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Autore: Maia_Auro    04/11/2014    4 recensioni
Pur vivendo nella Grande Mela, Aurora è una ragazza semplice: ama leggere, disegnare e danzare. Di carattere timido, le persone più importanti sono la sua famiglia, Kristopher e le sue migliori amiche Chelsea e Tamara; tutto sembra andare bene ma dopo una serata in discoteca niente sarà più come prima... Persino le sue migliori amiche, di cui Aurora si è sempre fidata, sembrano avere un enorme segreto...
Ispirato a "Città di Ossa"
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Altri respiri affannosi si unirono al suo e un ringhiare sommesso di cui Aurora non capiva la provenienza, pensò al documentario sui felini, pensò al documentario sui felini: la testa le suggerì l’immagine di una pantera o di una tigre, animali affascinanti, flessuosi e pericolosi. La paura l’aveva pietrificata a terra e sarebbe rimasta così per tutto il tempo, ma in questo modo era indifesa e alla portata di qualunque cosa fosse entrata. Doveva agire. Spostò il braccio e si rese conto di essere immersa in una nube di polvere che non le permetteva di vedere ad un palmo dal naso. Mentre essa si diradava una figura nera le venne incontro e una mano si protese verso di lei, Aurora soffocò l’urlo in gola quando si rese conto che la voce era di Jace «Stammi vicino ragazzina, potrebbe essere pericoloso»
«Smettila di chiamarmi ragazzina ho un nome: sono Aurora»
«Beh non cambia molto le cose, stammi vicino e basta» strattonò Aurora facendola mettere dietro di se. La tensione nella stanza era al massimo, Jace era pronto a scattare in qualsiasi momento, Aurora poteva sentire la sua ansia dai soli muscoli del braccio destro che le cingeva i fianchi proteggendola con la sua figura mentre con la sinistra impugnava la spada. Passarono così qualche minuto, fermi e immobili con la sola musica della discoteca di sottofondo, quando la nebbia si diradò quasi completamente le prime figure che videro erano a qualche metro di distanza da loro, ancora indistinte, si poteva però veder benissimo una delle due persone sollevata da terra; il cuore di Aurora continuava a martellare “BUM-BUM-BUM” sperava vivamente che Jace non la potesse sentire, era l’ultima persona a cui voleva dimostrare la propria paura. La ragazza emise una risatina nervosa, era una situazione assurda eppure l’orgoglio non era intenzionato a sparire in quel momento.
Finalmente la visibilità fu totale e si poté vedere alla perfezione Isabelle a circa 1o 2 metri d’altezza appesa per una caviglia, con un cavo color rosso, svenuta. La prima sorpresa fu quando Aurora capì che il cavo era animato da una persona come gli incantatori di serpenti, la seconda sorpresa, molto più scioccante, fu quando vide che la persona in questione era Tamara. Osservò l’amica sbalordita e anche un poco impaurita, i suoi riccioli bruni erano scompigliati e attaccati alla faccia per il gran caldo, gli occhi verde smeraldo erano diventati scuri e intensi, una lunga coda color ambra da gatto si muoveva convulsamente, doveva essere molto agitata.
«Tamara?!»
«La conosci?!» Jace si girò verso di lei spalancando gli occhi dorati
«Certo, è una delle mie migliori amiche!»
«Sei amica di una strega?»
«Strega?!» la sua voce salì di un’ottava
«Lasciala andare» un’altra voce si aggiunse al discorso, Aurora ebbe ancora più paura nel guardare la persona che aveva parlato perché quella voce era tanto familiare quanto l’essere alla sua destra era simile alla sua amica Tamara. Si rese conto di fissare la flessuosa coda muoversi da una parte all’altra, alzò gli occhi e trovò alla sua sinistra Chelsea mentre teneva per il collo Alec contro quella stessa colonna dietro la quale Aurora si era nascosta poco prima. Anche Chelsea non sembrava più la stessa persona: il corpo e i capelli biondi erano suoi ma il viso era una maschera di cera bianca, non era mai stata così pallida, gli occhi azzurri erano ghiaccio, le pupille ridotte ad una fessura inesistente, le labbra tese in un ringhio mostravano canini bianchi e affilati come rasoi.
«Ho detto, di lasciarla, andare» pronunciò le parole una ad una con tono sempre più aggressivo «Non sono abituata a ripetere le cose più volte»
Aurora si incamminò verso l’amica con passo lento, superando Jace «Chelsea non sono sua prigioniera» sentiva il cuore batterle in gola e non riusciva a ricacciarlo giù «Visto?»
Alec tentò di liberarsi colpendo la sua aguzzina ma causò solamente un aumento della stretta al collo. Jace cercò di prendere Aurora per riportarla dietro di se al sicuro ma la ragazza si scostò evitando il tentativo. Se era veramente la sua Chelsea non le avrebbe fatto mai del male «Lascialo andare, non vedi che non respira più?» la presa della vampira non diminuì nemmeno per un attimo. Le convulsioni di Alec cessarono mentre gli occhi diventavano due globi bianchi «Chelsea per piacere lascialo andare!» nella voce si sentì tutta la sua disperazione, la tensione, la paura, tutte emozioni oppressive. A quel punto Chelsea distese le dita molto lentamente lasciando finalmente cadere Alec, Aurora sentì il ragazzo emettere lunghi respiri interrotti da qualche colpo di tosse, si rivolse poi alla strega-gatta «Tamara molla Isabelle, con un po’ più di delicatezza per favore»
Il braccio di Tamara si abbassò e anche il cavo fece lo stesso appoggiando il corpo svenuto della cacciatrice per terra. Jace e Alec si avvicinarono preoccupati. Chelsea e Tamara invece corsero verso Aurora escludendola dalla conversazione.
«Vi lasciamo andare. Ma non rifatevi mai più vedere. Non saremo così buone in futuro» minacciò Chelsea
«Non potete farlo andreste contro il Conclave!» Alec si alzò dal corpo di Isabelle, la quale finalmente ripresi i sensi si era seduta tenendosi la testa tra le mani
«Non importa, non avvicinatevi ad Aurora e andrà tutto bene» rispose Tamara con tranquillità accarezzandosi la coda
«Ma è una mondana, voi non dovreste nemmeno avvicinarvi a lei. Soprattutto tu!» Alec puntò il dito contro Chelsea «Sei una vampira, come fai?»
«Questi non sono fatti vostri» rispose in modo secco la ragazza-vampiro.
Jace e Alec fecero passare un braccio attorno alla vita di Isabelle mentre con l’altro presero le sue braccia mettendosele ognuno su una spalla per issarla e aiutarla. Solo in quel momento Aurora si rese conto di non sentirsi molto bene, la testa era leggera e in bocca aveva un sapore di rame. Tutto iniziò a roteare, in lontananza sentiva delle voci pronunciare il suo nome ma sembravano lontane. Poi il nulla.

   
 
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