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Autore: Impossible Prince    08/11/2014    2 recensioni
«Il vuoto è misterioso. Se tu guardi dentro il vuoto, il vuoto poi guarda dentro di te e ti consuma»
Dream è un giovane di venticinque anni con una grandissima carriera di allenatore alle spalle e un presente da giornalista per il più importante quotidiano nazionale.
Sfiduciato e poco stimolato dal mondo degli allenatori, Dream si ritrova in poco tempo, senza opporre resistenza, in balia di party aristocratici, Campioni incompetenti e amici incapaci di stimolare e risollevare la sua vita dalla noia, che ormai è diventata le fondamenta su cui si basa la sua esistenza.
Il ragazzo dovrà destreggiarsi così in un contesto politico precario, dove il Presidente del Consiglio Giovanni porta avanti politiche sempre più autoritarie e liberticide e ricordi di un passato apparentemente invalicabili che costituiscono una pesante ombra sul suo futuro.
Tutti i capitoli sono stati oggetto di una profonda riscrittura.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Giovanni, N, Nuovo personaggio, Red, Team Rocket, Vera
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 17 – Sospetti e Verità
La mano della donna si posò sulla porta, bussò rapidamente e senza dar tempo all’uomo di rispondere entrò con passo deciso all’interno dell’ufficio.
Adelaide indossava un tailleur in tweed color verde smeraldo e camminava sicura su quelle scarpe nere lucide con il tacco di qualche centimetro.
Era molto magra e alta. Le rughe solcavano il suo viso, il suo collo e i capelli, biondi color cenere, si posavano ordinati sulle spalle. Gli occhi, castani, incutevano una sorta di terrore nell’interlocutore, era una donna ferma, rigida e fredda, non lasciava trasparire alcuna emozione. L’ideale per essere la segretaria del Presidente del Consiglio.
L’ufficio di Giovanni aveva una grande finestra ricoperta da delle tende bianche, grandi librerie in legno lucido nero riempite per la maggior parte di cornici con sue foto all’interno. Sul pavimento era possibile trovare qualche pianta e anche qualche statua o trofeo ottenuto nel corso della sua carriera da allenatore o politica.
Quando Adelaide entrò nella stanza, Giovanni fece un cenno al Ministro dell’Istruzione, Atena, chiedendole di fermare il discorso che stava portando avanti.
Atena riunì tutti i fogli sparsi sul tavolo e li rimise, ordinatamente, all’interno di una cartella di cartone su cui era stata posata un’etichetta: “DDL 14/2016”.
«Presidente», disse la segretaria sporgendo verso Giovanni una serie di fogli pinzati accuratamente tra loro, «La lista delle persone di cui questa sera la commissione delibererà l’arresto. Necessito della sua firma sull’ultimo foglio per l’autorizzazione finale» disse la donna con espressione severa. Giovanni prese gli occhiali da vista presenti sulla scrivania a cui era seduto, prese i fogli dalle mani di Adelaide che chiuse le mani tra di loro appena sotto la vita.
«Lui c’è?» chiese cominciando a leggere la relazione appena consegnatali.
«Ho chiesto espressamente al Presidente della Commissione se il nome compariva all’interno dell’elenco, mi ha comunicato che lo può trovare alla pagina sei» rispose la donna.
Giovanni saltò tutte le pagine e scorse la pagina alla ricerca di quel nome, il suo viso si illuminò con un piacevole sorriso; aveva trovato quello che cercava.
«E’ incredibile cosa si debba fare per avere un po’ di controllo all’interno dell’Associazione della Lega Pokémon» commentò l’uomo mentre andava all’ultima pagina pronto a firmare la lista dei nomi. Riconsegnò poi il plico ad Adelaide: «Inviaglielo immediatamente e congratulati con il Presidente della Commissione per l’ottimo lavoro svolto».
L’uomo si tolse gli occhiali pronto a tornare a discutere con Atena della riforma della scuola, quando Adelaide, abbassando lievemente lo sguardo e tossendo delicatamente attirò nuovamente l’attenzione su di sé: «In realtà, Presidente, ci sarebbe un’altra cosa…».
L’uomo la guardò perplesso: «Ovvero?».
«Il vice-presidente della Regione di Hoenn, Max, la vorrebbe incontrare».
«Ma non aveva un appuntamento… Non lo aveva, vero?» disse Giovanni con una leggera smorfia che camuffò malamente.
«No, Presidente, non lo aveva. Ma ha insistito in maniera tutt’altro che delicata affinché io la informassi che si trova qui fuori. E…, in totale libertà, mi sento in dovere di comunicarle che è piuttosto agitato… direi quasi spaventato».
«Atena, ci daresti cinque minuti?», il Ministro annuì seneramente, posò la propria cartella di pelle sul tavolo e si alzò dalla poltrona, uscendo dalla stanza seguita da Adelaide che annunciò a Max la possibilità di incontrare il Capo del Governo.
Max sbatté dietro di sé la porta dell’ufficio e camminò piuttosto rapidamente verso la scrivania dove l’ex capo del Team Rocket era seduto e lo stava osservando in maniera piuttosto severa.
Capelli rossi, occhi neri e un passato nel Team Magna, associazione criminale che prevedeva la distruzione dei mari e il risveglio del pokémon leggendario Groudon.
Dopo la discesa in politica di Giovanni, il Team Rocket e il Team Magma, assieme ad altre associazioni criminali come il Team Idro o il Team Clepto e Cripto della regione di Auros, strinsero un’alleanza creando un unico organismo politico chiamato Repubblica Nuova.
Alle elezioni regionali del 2015, tenutesi poco prima della terza vittoria di Giovanni, però, Repubblica Nuova venne sconfitta dal Partito Democratico, un partito di Centro-sinistra che portò alla poltrona più alta della Regione il Campione della Lega di Hoenn, Rocco Petri.
Max, candidato ufficiale di Repubblica Nuova, venne eletto vice-presidente del consiglio regionale come rappresentante delle minoranze.
Era un uomo calcolatore, freddo, l’opposto del suo vecchio nemico, ora collaboratore, Ivan. Se c’era un problema politico, Max lo risolveva senza che i media o l’opinione pubblica lo venisse a sapere. Pur essendo Hoenn l’unica regione non in mano al Partito, per Giovanni non era un problema poiché c’era un uomo come l’ex comandante Magma a coordinare la situazione. Vederlo così sconvolto, sudato e nervoso, mentre brandiva un pezzo di carta ormai completamente sgualcito, fu di gran effetto per gli occhi del Presidente del Consiglio.
«Si può sapere che cosa ti prende? Vieni qui senza appuntamento e pretendi pure di vedermi, ti è dato di volta il cervello?!» chiese Giovanni adirato.
Max passò sulla scrivania il foglietto: «Lo abbiamo ricevuto questa mattina dalla polizia. Ho convinto il Governatore che era il caso di informarti prima di divulgare la notizia. Siamo nella merda, nella merda più totale».
Giovanni si infilò nuovamente gli occhiali da vista, sollevo leggermente il foglietto con la mano destra e lanciò un’occhiata gelida verso Max. Fu in quel preciso istante che il suo cuore cominciò a battere a ritmo sempre più sostenuto.
 
Ciclamipoli era una delle principali città di Hoenn insieme a Ferruggipoli, Porto Alghepoli, Porto Selcepoli e Verdeazzupoli. Era parte fondamentale per l’economia regionale e nazionale.
Il motore economico non si basava sulle industrie e il relativo indotto creato all’interno della conglomerato urbano, Ciclamipoli diventò ricca perché nella seconda metà del ventesimo secolo furono tolti tutti i vincoli al gioco d’azzardo vedendo una fioritura di casinò che miravano a renderla una sosia di Las Vegas.
La sua posizione strategica, crocevia di Hoenn, costringeva migliaia di allenatori a passare tra le sue strade quotidianamente, portando ingenti somme di denaro ad oliare costantemente e continuamente ogni genere di negozio cittadino. Se c’era una cosa su cui tutti gli economisti erano d’accordo, riguardava proprio Ciclamipoli: non avrebbe mai potuto fallire.
Di fronte però ad un lusso sfrenato e ostentato della città, l’altro lato della medaglia non era certamente indifferente, e non si trattava delle migliaia di persone che mensilmente finivano sul lastrico attratte dalle luci scintillante che le slot machine e i casinò offrivano. Il settore pubblico della regione di Hoenn era forse uno dei più arretrati della Repubblica e da più parti giungevano continue critiche su come i fondi regionali e federali venivano spesi dal governo locale, più attento alle lobby delle slot che alle necessità dei cittadini.
Un esempio erano i treni, utilizzati solitamente dai pendolari. Erano tristemente noti per essere malconci, vecchi e la società dei trasporti, la Trenn, forniva servizi di qualità precaria, con continui ritardi e cancellazioni. L’intera infrastruttura necessitava di un restauro complessivo, ma i fondi, promessi sempre durante le campagne elettorali, non venivano mai stanziati.
Dream osservò il cartellone con tutti gli orari dei treni in partenza da Porto Selcepoli. Erano le 8:01 e il treno diretto a Brunifoglia, che avrebbe dovuto prendere lui, era in ritardo di dieci minuti pur essendo quella la stazione di partenza.
Sarebbe sceso a Ciclamipoli alle 9:15, ritardi permettendo, mentre il treno avrebbe proseguito il suo viaggio prima fermandosi a Cuordilava e poi infine raggiungendo la fredda Brunifoglia poco prima di mezzogiorno.
Il ragazzo salì sul treno e girò immediatamente a sinistra, scendendo degli scalini posti sul lato delle scale che conducevano allo scompartimento superiore, che tendenzialmente somigliava più ad una sauna che ad un vagone di un treno regionale. Le pareti del vagone erano di color “giallo Pikachu cadaverico”, come disse una volta Vera. Non si capiva se quello era il reale colore del legno oppure, più semplicemente, era stato lo scorrere del tempo a rendere il bianco meno intenso. I sedili erano formati da delle panche in ferro imbottite e ricoperte con della pelle sintetica di color blu. In estate, il tessuto, era solito appiccicarsi alle gambe dei passeggeri e considerando che la pulizia dei treni avveniva una volta ogni due mesi, gli effetti non erano certamente piacevoli. I finestrini godevano della caratteristica di esser ricoperti di muffa o, per esempio di poter fungere da acquario involontario: il sistema per evitare la condensa non funzionava mai come doveva, facendo accumulare tra i doppi vetri una quantità assurda di acqua.
Il viaggio in treno, fu tutto sommato tranquillo e arrivò nella stazione ferroviaria sotterranea di Ciclamipoli. Per tutta la durata del viaggio tornò a percepire quella sgradevole sensazione che aveva avuto qualche giorno prima quando ritrovò Umbreon. La sensazione di avere degli occhi costantemente addosso. Di essere osservato, monitorato.
Salì le due rampe di scale mobili evitando accuratamente le pozzanghere causate dalle perdite dai tubi e poi raggiunse la metropolitana per arrivare alla fermata “Palestra Pokémon”.
 
La Palestra di Ciclamipoli era un edificio a tre piani di color giallo decorato con saette, sempre del medesimo colore, che confluivano tutte in una sfera poké posta sopra la porta d’accesso.
Raggiunto l’interno dell’edificio, Dream venne scortato fino all’ultimo piano e fatto entrare all’interno del piccolo ufficio in cui Walter, negli ultimi tempi, aveva cominciato a discutere di affari politici. Prima di allora, era raro che ricevesse qualcuno in quel posto, motivo per cui la stanza era piuttosto spoglia.
Quando Dream mise piede nello studio non poté non fare a meno di sentire un pesante tanfo di sudore. Camuffò il disgusto con un sorriso e si sedette sulla scomoda poltrona posta di fronte alla scrivania.
«Signor Dream, mi ha incuriosito la sua richiesta di un incontro – cominciò il Capopalestra seduto alla scrivania – ma siccome non le voglio far perdere tempo, deve sapere che da me non riceverà alcun’intervista. Quindi, possiamo definire conclusa la nostra conversazione» disse l’uomo allungando delicatamente la mano sinistra in avanti, come se volesse cacciare Dream nel breve tempo possibile.
Il Campione, di rimando, gli sorrise: «Mi spiace che ci sia stato un disguido, ma io non sono qui in veste di giornalista, non è un’intervista quella che voglio ottenere. Sono qui come allenatore e come cittadino» disse con un espressione fiera sul volto.
«Bene, ma accetto sfide solo il martedì e il merc…», Dream interruppe Walter. Era nel suo ufficio da neanche cinque minuti e quella era la seconda volta che lo stava cacciando. Era un atteggiamento che lo stava rendendo parecchio nervoso.
«Walter, io non sono qui per chiederle una sfida. Sono qui per chiederle una specie di... favore».
Walter rimase spiazzato all’udire quelle parole. Fece cenno al ragazzo di proseguire.
«Ho intenzione di scrivere un libro, un romanzo…».
«Se vuole soldi, mi spiace, ma non abbiamo la possibilità di finanziare lavori di un qualsiasi genere» si portò avanti il Capopalestra.
«Non sono qui per chiedere finanziamenti, non ho bisogno di soldi – Dream notò il posacenere sulla scrivania con alcune cicche al suo interno. Prese dal taschino della camicia il pacchetto di sigarette, ne estrasse una – Le spiace se fumo?».
Walter, di risposta, gli avvicinò il posacenere, «Quello che vorrei io – riprese l’allenatore – è... come dire… protezione».
«Protezione? Che intende?».
«Il libro che voglio andare a girare è la storia di un allenatore che per un certo periodo perde la propria strada. Un evento lo porta in questa direzione. I suoi amici non sembrano comprendere questa sua scelta e sullo sfondo abbiamo uno stato illiberale che accentua giorno dopo giorno la sua morsa nei confronti dei cittadini».
Dream accese la sigaretta, aspirò a pieni polmoni e poi sollevò delicatamente la testa buttando il fumo fuori dalla bocca, come se fosse una ciminiera industriale.
«E la mia protezione a cosa servirebbe esattamente?» chiese l’uomo accigliato.
«Beh, l’ambiente politico avrà la sua importanza nel romanzo, e tutti noi sappiamo quanto il governo negli ultimi tempi stia portando avanti operazioni stringenti che ne possano minare la sua immagine all’estero…».
Walter si alzò dalla sedia e si diresse alla finestra, posta alla sua sinistra. Scostò delicatamente la tenda fatta con bande verticali di plastica e osservò la città dall’alto: «Come intende chiamare questo… film?».
«E’ un libro, non un film. Comunque, stavo pensando a “Lost and Found”»  rispose Dream. Al sentire il titolo, Walter sorrise in maniera impercettebile.
«Quindi… insomma, lei vuole che il mio movimento si prenda la responsabilità politica e perché no, magari anche legale di tutte le nefandezze che lei vuole inserire nel suo film?».
Dream rimase un attimo perplesso dal tono utilizzato dall’uomo.
«Non ho ancora scritto nulla e già si parla di nefandezze? E’ un po’ prevenuto nei miei confronti» rispose Dream irritato.
Walter fece un cenno con la mano destra di non far caso a quanto detto, il Campione allora proseguì: «In ogni caso, non ho bisogno di soldi, il mio conto in banca è sufficientemente messo bene da ristrutturare l’intera linea ferroviaria di questa regione.
Quello che voglio dire è che... sarebbe un bellissimo gesto per l’opinione pubblica sapere che esiste un partito politico che si interessa ancora ai cittadini e alle loro libertà fondamentali. Quello che chiedo è protezione politica dagli attacchi che sicuramente i membri del partito di maggioranza o addirittura i membri del Governo potrebbero perpetrare nei confronti del mio lavoro».
«A ragione, direi» disse lapidale l’uomo.
Dream sgranò gli occhi, inarcò il sopracciglio destro e chiese chiarimenti: «Che cosa intende dire?»
«Io credo che, con tutto il rispetto parlando – disse l’uomo sedendosi nuovamente alla scrivania – gli allenatori debbano fare gli allenatori e non i cineasti; e se proprio non riescono a trattenere questa voglia di scrivere o dirigere un film, lo facciano pure, ma lascino la politica fuori».
Dream rimase basito all’udire quelle parole. Il capo del principale partito di opposizione, che in Parlamento si era sempre battuto affinché i cittadini potessero fare liberamente politica, gli stava sostanzialmente dicendo di non parlare di determinate cose. Era completamente esterrefatto che non si accorse che la cenere della sua sigaretta pendeva vistosamente, cadendo in milioni di particelle sui suoi pantaloni.
«Non è stato forse lei, durante la campagna elettorale a dire che tutti i cittadini debbano fare politica? E’ previsto persino dal programma del suo movimento! Inoltre, io non farò politica con il mio racconto, assolutamente. Descriverò l’ambiente, un preciso momento storico, e la politica avrà la sua importanza. Come mai quest’inversione di tendenza?».
«Senta, faccia poco il giornalista con me. Ci sono questioni che difficilmente un allenatore di… media statura può comprendere. Figuriamoci un qualsiasi cittadino il cui obiettivo è sbarcare il lunario. Piuttosto, perché non scrive un romanzo rosa? Vendono un sacco e sono molto apprezzati dall’uomo medio» continuò il Capopalestra senza osservare in faccia Dream.
«Ma è lei che teorizzava che “uno vale uno”! Santo cielo, questa è pura ipocrisia! Lei è un ipocrita! – gridò Dream con tutta la voce che aveva in corpo - Per non parlare di “allenatore di media statura” quando io l’ho asfaltata decine di volte negli incontri ufficiali e non, punto primo.
Punto secondo, io non credo che il cittadino medio sia un deficiente, anzi, penso che le sue facoltà cognitive siano state fin troppo tenute a riposo da una politica governativa che ha voluto creare una sorta di pascolo di pecore e capre, piuttosto che persone formate da ogni punto di vista culturale».
«Non si scaldi – riprese Walter – sto solo dicendo che probabilmente il governo ha le sue buone ragioni nel portare avanti determinati programmi. Non è tutto oro ciò che luccica, ma non è neanche tutta merda ciò che è di color marrone».
Dream rimase schifato dalla metafora fatta dal Capopalestra, la sua vena giornalistica era però tornata pienamente in funzione.
«E della rivoluzione che avrebbe portato avanti se avesse vinto alle precedenti elezioni? Cosa ha da dire al riguardo?».
L’uomo ebbe per un momento un’espressione visibilmente perplessa sul suo volto, poi assunse il classico tono che utilizzò durante i comizi nelle piazze durante la campagna elettorale: «La rivoluzione avrebbe spazzato tutti i poteri forti che comandano in questo Stato. I giornali, i sindacati questi politici incapaci di gestire la cosa pubblica!».
«Insomma, avrebbe creato un nuovo ordine…»
«In un certo senso, è corretto. “Un nuovo ordine” guidato e governato dai noi semplici portavoce! Perché noi sappiamo cosa è meglio per la gente comune, perché noi siamo comuni».
Era fatta. Disilluso prima e vendicativo ora, Dream non poteva lasciar correre alla delusione di aver creduto in un movimento politico che parlava di rivoluzione ma che sostanzialmente mirava a cambiare tutto perché nulla cambiasse. Persino nei vari discorsi elettorali di Giovanni, che ne aiutarono il successo nel 2006, annunciava di voler mandare a casa l’elite che dominava la Repubblica e costituire un nuovo ordine funzionante, con tutte le conseguenze del caso. Repubblica Nuova vinse e lentamente cominciò ad occupare tutti i posti decisionali e di garanzia dello Stato.
Dream voleva dimostrare al mondo che Walter mirava solo al potere. Si trattava di uno scoop giornalistico di grandissima importanza, l’ultimo su cui avrebbe probabilmente messo la firma, anche se la lettera di dimissioni era già stata accettata e convalidata. Ma ormai non poteva tornare indietro, ai tecnicismi burocratici ci avrebbe pensato dopo; il topo Walter era caduto nella trappola, ora bisogna semplicemente indurlo in una lenta agonia che lo avrebbe lasciato asfissiato sul campo.
«E all’ordine segue inevitabilmente una nuova disciplina» rispose Dream sorridendo in maniera beffarda.
«Beh – disse Walter ponendo entrambe le mani in avanti come per farsi scudo – io non ho detto questo, ma…».
«Ma, chiunque parli di un nuovo ordine puntualmente mira alla creazione di un ordine sociale che sostanzialmente si traduce in una sudditanza dei cittadini. Lo Stato che soffoca il suo popolo» Disse Dream interrompendo il politico. La tigre era balzata sulla sua preda e ogni frase sarebbe dovuta esser affilata e distruttiva.
«Io non ho mai detto che avrei voluto creare un nuovo ordine…»
«Ma ha detto “in un certo senso” che significa che approva la mia definizione» rispose Dream interrompendo nuovamente; «Sa chi teorizzava una rivoluzione per creare un nuovo ordine mondiale? Il Fascismo, quello vero però, quello Italiano degli anni ’20.
Sa chi è a favore della disciplina portata avanti anche con la forza? Non solo Mussolini, ma anche i piccoli teppistelli che fanno capo a Repubblica Nuova che la sera delle elezioni hanno preso a manganellate i simpatizzanti del Partito Democratico e qualche esponente del suo partito. E lei, con chi se l’è presa? Non con questi soggetti che vanno in giro per le strade ad incutere terrore per chi non la pensa come loro, no. Lei, la sera delle elezioni ha fatto un discorso che sbeffeggiava i Democratici.
Non capivo per quale motivo non parlasse di Giovanni e del suo risultato elettorale. Ma ora mi è tutto più chiaro: perché lei supporta l’azione di governo e la sua opposizione, in Parlamento, è semplicemente un’attività di propaganda politica fine a se stessa. A lei conviene di più che Repubblica Nuova sia al Governo perché porta avanti idee più simili alle vostre, rispetto a quelle che il Partito Democratico ha sempre difeso nel corso degli anni, e tutto questo lo fa alle spese e alle spalle del suo partito che si professa, un movimento che va oltre le ideologie novecentesche e che vuole fare esclusivamente gli interessi dei cittadini. Ebbene, signor Walter, da ex elettore di Pokémon 5 Stelle le dico che i cittadini non sono interessati al potere.
Alla gente comune, a cui lei dice di riferirsi durante i suoi monologhi nelle piazze, interessa sbarcare al lunario. Il vostro motto “non siamo né di destra, né di sinistra” significa che siete sempre e comunque a destra e mai, e poi mai a sinistra. Ora si capisce il motivo per cui lasciate la commissione giustizia quando si tratta di far fuori gli intellettuali, perché gli intellettuali sono una spina nel fianco tanto a Repubblica Nuova quanto a questo Partito “sfascista” che lei governa.
Se mai arriverete al Governo, e Dio non voglia, vi consiglio di rendere illegali i manganelli e sostituirli con dei più simbolici cazzi di plastica, per far capire a tutti i vostri elettori quanto li avete presi per il culo nel corso del tempo».
Walter, si scattò in piedi e urlando a pieni polmoni incitò Dream a lasciare lo studio immediatamente.
«Non c’è bisogno che si scaldi, non ho intenzione di rimanere qui un secondo di più – disse spegnendo la sigaretta sulla superficie della scrivania, lasciando una piccola bruciatura sul mobile – e come dissero in una serie tv: “Non la biasimo di fare il doppio gioco, è buona politica finché non si viene scoperti”. Non si preoccupi, Walter, Gesù la perdona!».
Dream prese la borsa che aveva appoggiato ai piedi della poltrona, si infilò la giacca e la allacciò, poi si avvicinò alla porta, la aprì e estrasse dalla tasca un piccolo registratore, lo mostrò a Walter.
«Ah, sì, ho registrato l’intera conversazione. Lo feci per dimostrare che lei era dalla mia parte… mi sbagliavo. Ma in un certo senso ho ottenuto qualcosa di meglio. Domani sarà sul principale quotidiano del Paese… buon divertimento» concluse il ragazzo facendo un cenno di saluto.
«E io la denuncerò! E’ illegale registrare le conversazioni senza che vi sia dato l’esplicito consenso!».
Walter era su tutte le furie, aveva tirato un pugno talmente forte sulla scrivania da far tremare i vetri.
«Oh, ma suvvia. Stasera io sarò dichiarato in arresto e prima che possano infilarmi le manette ai polsi mi starò godendo un cocktail osservando la Torre Prisma a Luminopoli. Con le sue denunce mi ci pulisco il culo» disse Dream uscendo dall’ufficio e sbattendo la porta.
Uscì rapidamente dalla Palestra e si infilò tra la folla, Mew uscì di soppiatto dalla sua pokéball e lo teletrasporto a Fiordoropoli; in questo modo nessuno avrebbe potuto tener traccia dei suoi movimenti, non più di quanto avessero fatto fino a quel momento.
 
La sera era calata e quella si preannunciava essere una notte bollente per il giornalismo della Repubblica. Elvira era rinchiusa nel suo ufficio, con un avvocato e altri due colleghi che prendevano appunti ascoltando la registrazione inviatagli da Dream, quando il suo telefono cellulare squillò:
«Hey, Elvira, hai accesa la tv?» disse una voce maschile dall’altro capo del telefono.
«No, caro. Perché?» chiese la donna stupita per la chiamata ricevuta.
«Accendila e metti sul primo canale. Buon divertimento» e riattaccò immediatamente.
«Chi era?» chiese l’avvocato.
«Petri, ha detto di accendere la televisione sul primo canale... e di divertirmi» annunciò lei confusa. Poi schioccò le dita e si fece passare il telecomando, con cui accese la televisione.
La telecamera mostrava una signora bionda era in diretta davanti al Parlamento mentre reggeva in mano una serie di fogli: «Sì, eccoci, siamo davanti la Camera dei Rappresentanti che ha appena approvato a maggioranza la nuova delibera della Commissione Giustizia.
Tra le personalità che la Commissione ha chiesto di arrestare, quest’oggi, risaltano Paul Jofrey, de “Il Corriere di Fiordoropoli”, John Wilson, analista politico de “Il Pigdey” e poi anche il pluri-Campione della Lega Pokémon, Dream. Ecco, posso dire che è un po’ una sorpresa trovare Dream in questa lista, le motivazioni sul suo arresto dicono che sia per la sua attività giornalistica tutt’altro che conforme alla dignità della carriera. Curiosamente, è il secondo Campione dopo Rosso, che risulta tutt’ora ricercato ma….».
La donna fu interrotta dal conduttore del telegiornale, un uomo sulla quarantina, calvo, vestito molto elegantemente: “Scusa Raffaella se ti interrompo, scusami tanto ma c’è un ultim’ora proveniente dalla regione di Hoenn. Un comunicato appena emesso, che ora leggo in diretta:
Il Governatore della regione di Hoenn, Rocco Petri, ha comunicato che nella mattinata di oggi sono state trovate, un gran numero di schede elettorali utilizzate nei pressi del Monte Cammino. Dopo aver avvertito il Presidente del Consiglio Federale per mezzo del vice-Governatore Max e nonostante le richieste da parte della Presidenza stessa di archiviare il caso, il Governatore ha avvertito la Corte Costituzionale che ha fatto sapere che si riunirà a breve, in sessione d’emergenza, per discutere del caso.
La Presidenza della Regione ha inoltre disposto ordinato immediate indagini nei Percorsi di Hoenn per verificare la presenza di ulteriori schede elettorali chiedendo aiuto anche alla polizia federale e alla Guardia Nazionale dei Ranger”».
Il conduttore guardò un attimo la telecamera allibito di quello che aveva appena letto. Con grazia e classe, tentò di ricordare i dati della precedente tornata elettorale per fare un commento a caldo: «Se quello che ho appena letto venisse confermato e se queste schede elettorali si rivelassero vere, sulle precedenti elezioni si potrebbe dire che aggirerebbe lo spettro dei brogli.
C’è anche da sottolineare una bruttissima coincidenza, alquanto inquietante mi verrebbe da dire, poiché Hoenn, assieme alle altre regioni federali, registrò una scarsa affluenza alle urne proprio in occasione delle politiche di quest’estate. Se i dubbi venissero confermati, insomma, si prospetta un tenebroso futuro sulle sorti del Governo. Vi terremo aggiornati».
   
 
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