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Autore: virgily    09/11/2014    1 recensioni
-Tze’... scommetto che sia un bamboccio buono a nulla-
-tuttavia quel bamboccio, essendo piu’ grande di te di soli due mesi si e’ aggiudicato la nomina di Boss dei Vongola... Mentre tu rimarrai soltanto un semplice sicario-
-sempre se non lo ammazzo prima...-
-ma come...“La Mala Femmina” dei Vongola tradirebbe in questo modo la sua amata famiglia? Non e’ molto nobile da parte tua...-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il ticchettio incessante dell’orologio appeso alla parete scandiva perfettamente il pesante silenzio che si era venuto a creare all’interno dell’infermeria non appena il giovane Kyoya Hibari aveva fatto il suo ingresso. Solitamente ci si aspettavano le sue povere vittime che erano state pestate a sangue e senza alcuna pietà, ma ritrovare il presidente del comitato disciplinare in persona, seguito a ruota da una bella ragazza, destava insoliti sospetti.
-Prego…- il giovane dottore dalle occhiate affabili immediatamente fece scivolare uno sguardo malizioso e attento lungo il corpo sinuoso della giovane studentessa, senza soffermarsi sul suo delicato ovale.
-Visitala. E sbrigati- gli ordinò il ragazzo riportandolo immediatamente con i piedi per terra.
-Non ne vedo il motivo. Sto bene- rispose con fare scocciato la giovane alle spalle del ragazzo. Era una voce squillante, vellutata e sotto certi versi familiare all’orecchio del dottore, che per la prima volta da quando erano entrati nel suo studio finalmente si decise a guardare il faccia quella bella ragazza di cui poco gli importava se non il fisico. E fu proprio in quel misero istante, quando mise bene a fuoco il suo sguardo su quel ghignetto roseo e quegli occhi felini che Shamal sbiancò di colpo. Era rimasto folgorato, e non necessariamente in modo positivo. Dal canto suo, la piccola Miu fin dal primo momento aveva ben osservato ogni movimento di quell’uomo dalle fattezze tanto familiari quanto disgustose, e non appena si rese conto che anche lui doveva averla riconosciuta, per lei fu piuttosto difficile trattenere un ghignetto divertito alla sua reazione.
-Tu stai zitta e fa come ti dico- senza neanche rivolgerle uno sguardo, Hibari l’aveva zittita con fare autoritario e dispotico, facendole salire i nervi a fior di pelle. Miu odiava essere comandata a bacchetta, soprattutto da lui. Quella sua voce fredda e inespressiva era un tormento per le sue orecchie, per non parlare della sua espressione perennemente sorniona e rigida. Lo detestava, in tutto il suo essere. Eppure, ancora non riusciva a darsi una spiegazione per cui lo trovasse così dannatamente affascinante. Sbuffò, roteando le iridi chiare contro il soffitto, superando il moro per andarsi a sedere sul ciglio del piccolo lettino per le visite. Il dottor Shamal immediatamente si alzò dalla sua scrivania e andò frettolosamente a serrare le candide tendine che gli avrebbero concesso un minimo di privacy. Sapeva che molto probabilmente Hibari sarebbe restato a fare la guardia, perciò doveva stare molto attento. Fronteggiò allora la sua giovane paziente, la quale gli sorrideva argutamente accavallando graziosamente le gambe l’una sull’altra, scrutandolo con degli occhi talmente grandi dai quali persino lui poteva intravedervi una rabbia repressa trasudargli da ogni dove.
-Allora, signorina …?-
-Sawada Miu- rispose lei con un ghigno eloquente
-Miu… Bene. Allora signorina Miu, mi dica cosa si sente- affermò il dottore, avvicinandosi appena, osservandola di sottecchi, in un vano tentativo di svolgere il suo lavoro.
-Nulla. Sono soltanto scivolata per le scale e Hibari è stato così gentile da accompagnarmi qui.- il sarcasmo palesava a ogni sua piccola parola, e mentre si approcciava a massaggiarle le spalle, Shamal lasciò che l’angolo destro delle sue labbra s’incurvasse appena verso l’alto. Le fece cenno di sbottonarsi appena la camicetta della divisa scolastica, quel tanto che le bastava per farla calare lungo le spalle, permettendogli di vederle la schiena maculata da piccole chiazze livide e vecchie cicatrici. Purtroppo la sua innata indole da donnaiolo stava cominciando a prendere il sopravvento, e restare calmo in una situazione del genere, con quella bella pelle nuda e vissuta, e le bretelline del sottile reggiseno di pizzo in bella vista, beh inutile dire che trattenersi per lui era assai difficile.
-Scivolata per le scale eh? Ma che maldestra signorina…- la provocò appena, lasciando scivolare le sue grandi mani esperte lungo tutta la sua schiena, costatando che il colpo subito al contrario doveva essere stato causato da un impatto ben più grave di un semplice scivolone.  Ma come al solito fece finta di niente. Quando si trattava di Kyoya Hibari tutti facevano finta di niente. Quasi in una frazione di secondo, la giovane si era voltata di scatto, e le sue dita sottili e agili avevano afferrato il morbido cravattino del dottore; e tirandolo con forza lo aveva costretto ad accorciare sensibilmente le distanze tra i loro corpi. Nascondendosi appena nell'incavo del suo collo, portandogli allora le labbra all'orecchio destro, la piccola Miu sussurrò piano con fare deciso e serio:
-Continua così e ti spezzo le mani, Shamal-
-Oh, anche tu mi sei mancata- ridacchiò bofonchiando appena a causa della pressione sul collo dovuta al nodo della cravatta che man mano si stringeva sempre di più tra le mani candide della ragazza.
-Fossi in te comunque, farei attenzione a quel tipo. Anche se so che non mi darai retta…-
-Perspicace il dottore…- concluse la giovane studentessa con un risolino divertito, lasciandolo finalmente andare. Con un leggero colpo di tosse, Shamal concesse un ultimo sguardo alla bella Mala Femmina dei Vongola, la stessa che aveva incontrato in missione qualche anno prima, la stessa ragazzina che un tempo stava per portargli via il cuore, letteralmente. Era affascinante, era pericolosa… e sicuramente se Reborn l’aveva fatta scomodare dall’Italia doveva esserci un motivo.
-Bene! Direi che ha soltanto un graffietto. Si riprenderà in fretta signorina!- esultò tornando nelle sue più consuete vesti da dottore, scostando appena la tenda per osservare che, come aveva previsto, Hibari era rimasto allo stipite della porta, con i suoi occhi agghiaccianti perennemente puntati su di loro, come un condor pronto per afferrare e trucidare le sue prede.
-Allora?- domandò infine il ragazzo, inchiodando il giovane dottore da parte a parte con il suo solo sguardo, facendolo quasi rabbrividire.
-Non riporta nulla di grave. Un bel sonno ristoratore e le passerà tutto. Fortunatamente è stato solo uno… scivolone- non gli piaceva il modo in cui il dottore aveva pronunciato quelle ultime parole. Si sentiva una leggera punta di sarcasmo mista a dell’insolenza, e Hibari sapeva bene che gliel'avrebbe fatta pagare per questa sorta di mancanza di rispetto. Sentitosi fulminare dai suoi occhi chiari e glaciali, il dottor Shamal fece un piccolo inchino con il capo, e senza dire nulla si congedò, lasciando i due ragazzi soli all’interno dell’infermeria. Miu si stava finendo di aggiustare la camicetta con tutta calma. Percepiva lo sguardo pesante e indagatore del moro dietro di lei, e intuiva che non doveva essere un tipo molto paziente. Proprio per questo motivo aveva deciso di spendere molto tempo nel ricomporsi. Voleva irritarlo, studiarlo. E sebbene ancora cercasse di comprendere per quale, motivo quello spocchioso le interessasse tanto, doveva ammettere che gli piaceva stuzzicarlo. Era il suo unico motivo per non detestare quell'insulsa scuola. Era la sua cavia, il suo avversario prediletto.
-Sai, non ti facevo così- affermò lei improvvisamente, voltandosi appena di tre quarti contro di lui. E Hibari la vide: con la camicia ancora sbottonata per una buona parte, il merletto dell’intimo chiaro che s’intravedeva appena dalla morbida stoffa appena sgualcita. Eppure rimase impassibile, non era certo una simile vista che lo avrebbe fatto fremere. Piuttosto ad attirare il suo sguardo, per un misero lasso di tempo, fu la sua pelle pallida macchiata da piccole chiazze violacee, e con sua sorpresa, anche da piccole cicatrici quasi trasparenti. Fu questo dettaglio ad attirare la sua completa attenzione, anche se ne ignorava completamente il perché.
-Così come?- domandò lui di rimando con tono ovviamente scocciato. Quella ragazzina gli stava facendo perdere molto tempo prezioso, anche se doveva ammettere che non tutto il periodo trascorso in sua compagnia poteva considerarsi come sprecato.
-Il tipo che resta in infermeria dopo uno scontro-
-E infatti non lo sono- rispose lui secco, -Di solito gli erbivori inutili li lascio marcire lì dove cadono. Ma con te voglio assicurarmi che ti riprende in fretta. Io e te non abbiamo ancora terminato il nostro duello- Hibari fece una piccola pausa, sollevandosi appena dallo stipite della porta, restando in piedi a osservarla, sempre tenendo le braccia conserte.
-Come vedi non ne avevo bisogno. Comunque grazie…- un leggero silenzio calò su di loro, e mentre la ragazza cominciava a sblusare leggermente la sua camicetta infilandola sgraziatamente all’interno della minigonna a quadri, Hibari non smise mai di tenerla d’occhio, osservandola in ogni sua piccola mossa.
-Prima ti sei riposizionata la spalla tempestivamente e senza alcuno sforzo. Come hai fatto?- le domandò improvvisamente il giovane presidente, spezzando quel breve silenzio che era piombato su di loro.
-Beh, come hai potuto notare, non sono una ragazza molto tranquilla- gli rispose lei con un sorrisino sincero, forse il primo che espose in tutta la giornata.
-Ho solo imparato a cavarmela- gli disse infine, finendo di abbottonarsi la divisa, osservando compiaciuta, che proprio come qualche istante prima, lui non faceva altro che guardarla. Come se anche lui stesse cercando di studiarla, di capire per quale motivo, pur detestandosi tanto, quei due non facevano altro che trovarsi interessanti a vicenda.
-Allora ti è piaciuto lo spettacolo?- domandò infine lei, beffarda, quasi facendogli un inchino appena terminò di rivestirsi a dovere.
-Mi interessa la tua personalità. Il tuo corpo non mi fa né caldo né freddo- mentì senza alcuno sforzo.
-Davvero?- la ragazza, dal canto suo, gli espose un sorrisetto malevolo e malizioso mentre a passo svelto accorciava piano piano le distanze tra loro, arrivando perfino a fiancheggiarlo. E allungandosi appena, quel tanto che gli bastava per potergli quasi soffiare in viso, la ragazza gli espose uno sguardo talmente incisivo che persino per Kyoya Hibari fu difficile da ignorare:
-Strano… eppure mi è parso di sentirti vibrare prima, quando ti avevo in pugno- ridacchiò lei quasi malevola e seducente, abbassando la guardia proprio perché si stava divertendo a stuzzicarlo, senza prevedere che come una furia, il corvino la afferrò per il collo, sbattendola violentemente contro il muro adiacente all’ingresso dell’infermeria. Inevitabilmente la bruna, a seguito del forte impatto contro la parte, aveva inarcato schiena contro il ragazzo, accorciando ulteriormente le distanze tra i loro petti.
 -Non avevi in pugno un bel niente, donna- ringhiò quasi famelico, aumentando la presa attorno al suo diafano collo. Un sussulto timido sgusciò appena dalle sue labbra quasi serrate, ma non appena sentì la fitta dolorosa attenuarsi, Miu espose nuovamente un ghignetto divertito dalla sua reazione.
-E allora p-perché ti scaldi tanto eh, Hibari?- sogghignò lei in un sussurro soffocato.
-Sei irritante-Quella ragazza era incredibile. Non la smetteva mai di provocare, anche quando era in svantaggio e senza alcuna via di fuga. Ma era proprio qui che si sbagliava, perché nel frattempo, mentre erano intenti a sfidarsi con parole audaci e sguardi roventi, Miu aveva portato una mano alla sua gonna, estraendo un senbon da una piccola giarrettiera nascosta sotto la divisa. Con agilità allora punse il polso del moro, il quale allentando la presa si ritrovò pochi istanti dopo, con la schiena perfettamente spalmata contro il muro, e la piccola Miu che gli sorrideva mentre gli puntava l’acuminato senbon di acciaio contro la gola. Era stata una mossa intelligente, e la messa in pratica era stata impeccabile, non poteva nasconderlo. Le espose uno sguardo compiaciuto mentre la bruna accorciò ulteriormente le distanze tra i loro visi:
-Non sarà anche per questo che ti piaccio tanto?- ridacchiò lei consapevole di aver toccato un tasto dolente. Era la provocazione suprema, e sapeva che probabilmente le avrebbe azzannato la gola per una tale audacia, ma per il momento, quella con il coltello dal lato del manico era proprio lei.
-Strafottente erbivora…-
-Ah-Ah- Miu sussurrò piano, premendogli appena l’ago nella morbida carne pallida del suo collo,
-Preferisco quando mi chiami donna- rise infine lei, sobbalzando per la sorpresa quando, con un gesto del tutto repentino e impulsivo, Kyoya l’afferrò per le spalle, e senza neanche disarmarla, la portò nuovamente con le spalle al muro, rischiando che lo penetrasse con il suo micidiale senbon.  Ma la giovane Miu aveva una piena padronanza delle sue armi, e non mosse un muscolo, dopotutto non avrebbe rischiato di uccidere il suo l’oggetto del suo divertimento.
-Facciamo così, donna: domani sera, al parco comunale alle otto- il moro fece una breve pausa, quel tanto che gli bastava per potersi inoltrare nella sua soffice chioma color cioccolato, portandole le labbra contro il lobo destro, facendola vibrare impercettibilmente sotto di lui:
-E questa volta ti azzanno alla gola- le soffiò con un tono di voce basso e roco, talmente graffiato che la bella Miu lo trovò piuttosto seducente per le sue orecchie.
-Oh ci sarò, puoi contarci Hibari- rispose lei, ridacchiando.

“Oh mio dio…” Pensò il giovane Tsuna senza riuscire a tenere a freno quella marea di pensieri sconclusionati che come dei flash cominciarono a mostrargli nella mente immagini di sua cugina e Hibari. Immagini che mai si sarebbe sognato di poter anche solo pensare nell’anticamera del suo cervello. Ecco il fatto: Tsuna era stato avvertito che sua cugina era stata mandata in infermeria per un malore, e sinceramente preoccupato della sua condizione, aveva ben pensato di andare a trovarla, e magari di recarle un po’ di conforto. Non la conosceva bene, anzi era più giusto dire che non la conosceva per niente, ma sperava nel profondo del suo cuore che sarebbero riusciti a legare. Certo, non era una ragazza facile: era fredda, sfrontata, ma sentiva quasi a pelle che in realtà sotto la corazza della malafemmina della famiglia Vongola, Miu non era altro che una ragazza buona, sensibile, e chissà magari anche dolce. Tuttavia, non appena aveva svoltato l’angolo con il corridoio che portava all'infermeria, il giovane Sawada aveva sentito un rumore inconsulto, un boato piuttosto forte. Così si era avvicinato di soppiatto e quasi affacciandosi dallo spiraglio aperto della piccola porticina socchiusa della sala, i suoi occhi ingenui osservarono come sua cugina fosse stata letteralmente braccata proprio dal peggiore dei suoi incubi: Kyoya Hibari. Tsunayoshi sapeva che quella mattina Miu si era messa nei guai sfidando in quel modo il presidente del comitato disciplinare, e sapeva che lui non gliel’avrebbe fatta passare liscia. Pensò che forse dovesse fare qualcosa, da quel poco che vedeva almeno, Miu gli sembrò inerme e disarmata.  Hibari era di spalle e la teneva compressa contro il muro. Poi, quasi trattenendo il fiato per la sorpresa, Tsuna riuscì ad ascoltare qualcosa:
-Facciamo così, donna: domani sera, al parco comunale alle otto- osservandolo poi mentre si cucciava pericolosamente contro il collo di sua cugina, non riuscendo a capire quale fosse il suo intento, ma quasi meccanicamente il suo buon senso gli suggerì che forse le voleva sussurrare qualcosa… o forse le stava baciando il collo:  “oh mio dio” pensò, “Hibari le ha chiesto un appuntamento…No, no IMPOSSIBILE!”. Quasi sgranando gli occhi, osservò appena sua cugina sollevare le labbra in un piccolo sorriso, e aguzzando bene l’udito gli parve di sentirla dire:
-Oh ci saró, puoi contarci Hibari- ridacchiando contenta. “Oh Dio” pensò nuovamente, “Non sta succedendo per davvero!”.
 
*Angolino di Virgy*

Dopo secoli, e secoli e secoli, tra peripezie varie e blocchi dello scrittore ho finalmente capito che razza di trama dare a questa storia che avevo accantonato per un po', alla ricerca della musa ispiratrice. Ho apportato qualche piccola modifica hai capitoli precedenti giusto per rendere la storia piú scorrevole. Per quanto riguarda il capitolo, non so se sia venuto proprio come lo volevo, ma spero solo che abbiate capito le mie buone intenzioni. Voglio scrivere dei capitoli piuttosto intensi, non solo per quanto riguarda la lotta continua tra Hibari e Miu, ma anche sul suo effettivo ruolo in tutta la storia. Non mi resta altro che sperare che il capitolo vi sia piaciuto, e mi auguro che lascerete qualche recensione, giusto per farmi sapere se la storia vi piace o se c'é qualcosa da migliorare. Sono aperta a qualsiasi genere di commento o critica costruttiva, chi mi conosce poi lo sa, amo complicarmi la vita e spesso ho bisogno di qualche consiglio. Grazie mille per aver letto il capitolo.
Buona notte, un bacio!
-V-
  
 
   
  
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