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Autore: _Pikadis_    09/11/2014    2 recensioni
Zita è così, una ragazzina tanto allegra e tanto malinconica.
Le manca tanto l'infanzia, il mondo luminoso e felice in cui tutto è sempre rose e fiori e l'adolescenza, così vicina all'universo triste e doloroso degli adulti, non si è rivelata all'altezza dei suoi sogni.
Vorrebbe solo tornare indietro, ha paura del futuro. Vorrebbe tanto scappare e non tornare mai più.
E quale posto migliore per nascondersi, se non le pagine del suo manga preferito?
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apriamo le danze.


Mi sveglio piano, realizzando secondo dopo secondo che mi trovo sotto un piumone caldissimo e parecchio comodo. Mi rigiro un po’ e, a pensarci bene, sembra proprio il mio piumone. Sbatto un paio di volte le palpebre e realizzo. Quindi era tutto un sogno? Insomma, ero talmente stanca da addormentarmi senza rendermene conto e sognare tutto? Wow…dovrei fare qualcosa però, le allucinazioni potrebbero essere il segno di qualche particolare malattia neurologica. Mentre mi arrovello in questi contorti pensieri mattutini, mi sciolgo dal caldo abbraccio del letto. A giudicare dal buio che avvolge la mia camera, dovrebbe essere ora di andare a scuola. Non faccio in tempo a muovere il primo passo che inciampo in qualcosa di parecchio grosso e mi ritrovo a tu per tu col pavimento. La botta mi ridà un briciolo di lucidità, facendomi notare, mentre mi rialzo, che sono inciampata in una valigia, una di quelle che mia madre tiene in soffitta, quella più grande tra l’altro. Non credo che la mia famiglia mi voglia improvvisamente sfrattare, quindi non mi spiego perché ‘sta cosa stia qui ad attentare indisturbatamente alla mia vita, ma la cosa strana è un’altra. La camera in cui mi trovo non è la mia. Non è la mia e non è nemmeno una di casa mia. Sono spaventata e confusa, molto confusa. Che razza di rapitore è uno che quando ti rapisce si porta appresso tutta la tua roba? E che si prende anche il disturbo di cambiarti e metterti il pigiama, poi! Aspetta, questo è inquietante…ma calmiamoci, diamine! Mi guardo intorno e non mi sembra di essere bloccata. Le finestre sono aperte, anche se socchiuse, ecco il perché della poca luce, la porta altrettanto, posso provare a scappare. Mi avvicino e la apro lentamente. Nel corridoio su cui affaccia la luce è molto abbondante e la casa sembra pulita e, soprattutto, disabitata. Azzardo ad uscire, con molta circospezione, evitando di infilarmi le pantofole parlanti dei Furby. Per la precisione, mi trovo alla fine di un corridoio, su cui si aprono altre tre no, cinque, porte che per ora sono sbarrate. Al capo opposto ci sono delle scale. Bene, non ho intenzione di visitare stanze a caso, quindi decido di scendere al piano di sotto. Sento una musica però, che proviene dalla stanza più vicina alle scale. È un pezzo che mi è familiare…e non è nemmeno una registrazione, c’è qualcuno che la sta suonando, interrompendosi di tanto in tanto per aggiustare qualche nota. Mi ritrovo ad un bivio: o scendo le scale o scopro chi sta suonando. Dannatissima curiosità, poggio il palmo della mano sul legno chiaro dello stipite e con l’altra spingo la maniglia. Rimango impietrita sull’uscio.

-Reiko? –la voce mi esce con una tonalità quasi isterica. Lei, che se ne stava seduta ad un pianoforte a coda, si gira di scatto, sorpresa, poi mi sorride.

-Buongiorno Zita! Per una volta sono io a svegliare te, eh? –si alza e, con tutta la tranquillità immaginabile, si avvicina –Perché sei così sconvolta? –stranamente mi ritrovo a corto di parole.

-C-cosa ci fai qui? –riesco solo a farfugliare, ritrovandomi poi a voler fare un migliaio di domande -Cosa ci faccio io qui? Dove siamo? Insomma mi vuoi spiegare qualcosa? –Reiko distoglie lo sguardo e sorride nervosa, grattandosi la testa.

-Ecco vedi…non è proprio così semplice da spiegare…che ne dici di cominciare a fare colazione?
Sorseggio il latte caldo e sgranocchio biscotti come se nulla fosse, mi comporto come se avessi sempre vissuto in questo gigantesco salotto-cucina su toni crema, mentre vorrei solo che Reiko mi spiegasse cosa diavolo sta succedendo.

-Allora? –sbotto, quando ormai non ce la faccio più ad aspettare. Reiko posa la sua tazza e sospira.

-Allora da cosa vuoi cominciare? –dice fissando il suo latte.

-Dove sono? –chiedo quasi ovvia.

-A casa dei miei zii. –risponde lei con un’alzata di spalle. E c’era da aspettare per dirmi una cosa del genere?

-C-come? E cosa ci sarebbe di sco –mi blocco di botto, realizzando -Reiko, i tuoi zii…quelli in Giappone? –sempre evitando di guardarmi, annuisce. Improvvisamente ho paura.

-Ti ricordi quando ti dissi che sarei tornata in Giappone alla fine dell’anno, che sarei stata dai miei zii? –sì che mi ricordo, è stata la prima volta che Reiko mi ha apertamente parlato della sua famiglia. Lei ha vissuto con sua madre a Tokio fino all’età di cinque anni, poi si sono trasferite in Italia. Non ho ben capito il perché di questo trasferimento, ma c’entra qualcosa con il padre, poiché i genitori di Reiko sono separati. Ma comunque, a causa di questa prolungata assenza della madrepatria, Reiko non vede i suoi parenti da anni, allora le hanno proposto, una volta finito l’anno scolastico, di trasferirsi da loro per un po’. –Ecco, diciamo che i miei zii non abitano proprio in Giappone…almeno non in quello che conosci tu… -sto capendo davvero poco e la cosa mi preoccupa. Tutto sta prendendo una piega troppo strana e comincio ad avere una brutta sensazione in fondo allo stomaco.

-Reiko, per favore, spiegati…  -finalmente gli occhi scuri di Reiko incrociano i miei.

-Zita, siamo nell’universo di Shugo Chara. –sembra che qualcuno mi abbia tirato un pugno nello stomaco–E non solo…io qui ci sono nata, sono il Regolatore di questo universo.

-Cosa? –ora comincio a sentirmi male sul serio.

-Vedi, ogni volta che qualcuno scrive un libro o una sceneggiatura, la storia dà vita al suo universo parallelo, in cui tutto scorre secondo le leggi dell’autore. Naturalmente tutti questi universi sono, per così dire, ‘meno reali’ del tuo, che è quello originario da cui tutti gli altri derivano, e per questo sono abbastanza instabili e fragili. Per evitare che collassino su sé stessi l’autore, anche se inconsapevolmente, nomina un Regolatore, ovvero una persona in grado di gestirlo e comunicare con l’universo di partenza in caso di necessità. Io sono il Regolatore di questo…- prende un sorso di latte e continua-…e ho bisogno del tuo aiuto.

-Cosa? –chiedo sconvolta.

-Sì, hai capito bene, sono stata io a farti arrivare fin qui. Il sistema è semplice, basta avere con sé una copia dell’opera, un Regolatore pronto ad aprire il passaggio e il gioco è fatto.

-No dico –istintivamente mi alzo e comincio a indietreggiare, Reiko comincia a dare segni di squilibrio –Posso provare a credere di trovarmi dentro Shugo Chara, che tu sia il ‘Regolatore’ di questo universo…ma diamine Reiko, sembra tutto così assurdo… -Reiko apre la bocca come per dire qualcosa, ma prima che possa emettere un suono, vado a sbattere contro qualcuno. Mi giro di scatto, ritrovandomi a guardare Ikuto Tsukiyomi dritto negli occhi.

-Buongiorno e ben arrivata! Scusa se non ci siamo ancora presentati, ma io sono Ikuto, il cugino di Reiko –mi fa un inchino –Ieri sera siete arrivate così tardi che non ho avuto il tempo di presentarmi…comunque –dice, rivolto alla cugina –io sto uscendo, torno per pranzo, ciao! –e se ne va, sbattendo la porta. Rimango in piedi, paralizzata. Mi giro piano verso Reiko, che mi guarda con un’espressione divertita e soddisfatta.

-Assurdo, dicevi? –dice con tono divertito. Torno a sedermi e prendo la testa tra le mani, cercando di riordinare i pensieri.

-Quindi quando leggevamo Shugo Chara…tu sapevi già come sarebbe andata a finire?

-No, in realtà sapevo solo che i personaggi erano i miei parenti e, ti giuro, quando ho visto per la prima volta quel manga, sono rimasta sconvolta… -sorride malinconicamente scuote la testa.

-E i miei parenti, la mia famiglia, sa che sono qui? Insomma, mi daranno per dispersa…

-Oh no, tranquilla –scaccia con la mano quel pensiero –crederanno che tu sia davvero venuta in Giappone con me, come anche gli altri del resto...ma non preoccuparti, tanto telefoni e internet funzionano normalmente.

-Ah però, siamo tecnologici! –abbozzo un sorriso. Non posso crederci, non riesco a crederci! Quindi il mio sogno era vero, sono sul serio arrivata nell’universo Shugo Chara.



Pika's Time:
Oilà, gente! Mi inchino a voi che avete avuto la pazienza di leggere il secondo capitolo e arrivare qui in fondo, nell’oscuro antro dell’autrice! Bene, comincio subito col dire che questo capitolo è corto e non mi piace, punto. Ma è solo di passaggio (o almeno è questa la scusa che mi ripeto per convincermi che in fondo vada bene), quindi spero mi perdonerete! Ma comunque, cosa ve ne pare? Vi sto incuriosendo almeno un po’? Spero vivamente di sì…ah, a proposito, volevo avvisare chiunque avesse letto la ‘vecchia edizione’ di questa storia, che il personaggio di Agata in questa non esisterà e la sorella di Zita, Alice, avrà molto meno spazio. Volevo anche ringraziare cristie13 per aver recensito lo scorso capitolo! Inoltre, per chiunque se lo stesse chiedendo, la musica che suona Reiko è Nuvole Bianche, di Ludovico Einaudi!
Ooook, mi sembra di aver detto tutto, se vi va lasciatemi una recensione, anche negativa ovviamente, e alla prossima!
Baci, Pika

(Yukihine è una brutta persona.)

 
  
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