CAPITOLO
V: Una giornata difficile
Hermione
«Hermione!
Hermione fermati!» mi gridavano dietro Harry e Ron, ma io
continuavo
a camminare, anzi a correre, per i corridoi di Hogwarts. Non mi
interessava della lezione seguente, volevo andare nel dormitorio e
addormentarmi con la speranza che al mio risveglio tutto quello che
era successo alla lezione di Pozioni fosse stato solo un bruto
incubo.
Arrivai
alla torre dei grifondoro, entrai dal buco del ritratto della signora
grassa e salii di volata le scale del dormitorio femminile.
Lì Harry
e Ron non potevano raggiungermi.
Lanciai
via la cartella e mi buttai sul letto facendo cigolare le molle.
Presi il cuscino e lo abbracciai nascondendovi dentro il viso; non
volevo piangere. Non dovevo piangere. Quell'idiota non si meritava
nemmeno una delle mie lacrime.
La
cosa che faceva più male però era che io non lo
pensavo davvero, io
sapevo di piacergli e anche a me piaceva lui... Solo che ora, per
colpa del mio inutile orgoglio da grifondoro, l'avevo allontanato
ancora di più e non era affatto questo che volevo...
Dopotutto era
possibile che io mi fossi immaginata tutto e magari non gli piacevo
affatto e quindi non mi dovevo preoccupare di recuperare nessun
rapporto. Questa possibilità però faceva ancora
più male, così
una lacrima ribelle solcò la mia guancia, calda e salata.
Il
mio orgoglio però doveva durare fino in fondo quindi non
sarei
rimasta un minuto di più lì dentro. Sarei andata
alla prossima
lezione come tutti gli altri e a testa alta per giunta. Non
gliel'avrei data vinta. Mai.
Andai
a lezione di Storia della Magia, fui l'unica a prendere appunti,come
al solito, e ovviamente più tardi Harry e Ron mi avrebbero
chiesto
di passarglieli.
La
lezione non finiva più, anch'io avevo dimenticato la
monotonia delle
lezioni del professor Rüf,
finalmente
suonò la campanella e andammo tutti a pranzo.
In
Sala Grande c'erano già quasi tutti quando arrivammo,
compreso
Malfoy. Notai che mi stava guardando ma continuai a camminare con lo
sguardo dritto davanti a me.
Mi
sedetti tra Harry e Ron di spalle al suo tavolo.
Avevamo
quasi finito di mangiare quando arrivò la professoressa
McGrannitt
«Signorina
Granger può seguirmi nel mio ufficio se non le
dispiace?» non avevo
idea di cosa volesse da me, forse solo che diventassi rappresentante
di un qualche gruppo studentesco.
«Ci
vediamo alla prossima lezione» dissi a Harry, Ron, Ginny e
Neville
che si erano seduti difronte a noi e seguii la professoressa.
L'ufficio
era vicino e non appena varcai la soglia mi piantai per terra. Seduto
su una sedia della scrivania della McGrannitt c'era Draco Malfoy e al
suo fianco il professor Piton che poggiava le mani sulla spalliera
della sedia.
Capii
immediatamente dove sarebbero andati a parare, ma quale sarebbe
potuta essere questa grande punizione? Pulire i trofei? Lo stanzino
delle scope?
«Signorina
Granger si accomodi. Ci è giunta notizia che quest'oggi lei
e il
signor Malfoy avete avuto un diverbio davanti a tutta la classe di
pozioni» mi sedetti sulla sedia e tentai di mantenere un tono
calmo
e rilassato, quello di qualcuno che non ha nulla da nascondere.
«Sì,
è vero»
«E
da cosa è scaturito il tutto?» domandò
Piton. Ero un po' in
difficoltà, in effetti ero stata io a provocarlo, ma
dopotutto la
mia provocazione non meritava una risposta sprezzante e offensiva
come quella che avevo ricevuto.
«Il
diverbio è nato dal commento offensivo di Malfoy»
«Potrebbe
essere più precisa?» Piton voleva che ammettessi
di avere torto, mi
stava spingendo a contraddirmi, così risposi tutto d'un
fiato:«Io
ho fatto un commento ironico con molta leggerezza e probabilmente
Malfoy l'ha presa sul personale e così a pensato bene di
ribattere
con un commento inadeguato»
«Malfoy
si è già sorbito la ramanzina dal sottoscritto,
non c'è bisogno
quindi che lei ribadisca, anche perché non è
nella posizione per
farlo».
Guardai
Malfoy; aveva uno sguardo inespressivo, io invece lo fulminai.
«Risolveremo
questa faccenda una volta per tutte con una punizione per
entrambi»
disse la McGrannitt. Ora però la prospettiva di un'ipotetica
punizione non mi andava proprio giù, era stato lui ad
insultarmi io
non meritavo una punizione!
«Entrambi?»
«Sì,
signorina Granger, entrambi»
«Ma...
Perché?! Sono successe cose ben più gravi in
questa scuola e sono
rimaste impunite, questa in confronto è davvero una
sciocchezza!»
«Non
sta a lei decidere, e poi quest'anno non possiamo permetterci il
lusso di sbagliare. Al Ministero basta qualcuno che non si pulisca
bene il moccio per iniziare una polemica dalla quale non sarebbe
facile uscire. Quindi entrambi vi recherete domani sera alle dieci
con Hagrid al limitare della foresta proibita per aiutarlo nel suo
compito di guardiacaccia».
Ero
a dir poco shockata e spostavo lo sguardo da Draco a Piton alla
McGrannitt con la bocca aperta. Malfoy continuava ad avere uno
sguardo inespressivo e vacuo, non aveva proferito parola e non aveva
dato segno della sua presenza. Molto strano per un egocentrico
narcisista come lui.
«Potete
andare» disse Piton.
Mi
alzai presi la borsa che avevo appoggiato alla sedia e mi diressi
verso l'aula di Incantesimi. Ero a dir poco furiosa, ma il giorno
dopo sarebbe finito tutto. Avremmo scontato la nostra punizione e
fine della storia.
Durante
il tragitto un altro pensiero si fece strada nella mia mente...
Dopotutto, saremmo stati io e lui da soli nella foresta proibita
lontano da sguardi indiscreti. Non era poi la punizione peggiore del
mondo.