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Autore: sweatheroflove    09/11/2014    2 recensioni
Robert Gold, assassino, Regina Mills, ricca snob e Belle French, giovane amante dei fiori e dei libri.
Cosa farà Robert Gold, quando dovrà andare contro ad uno dei suoi più potenti clienti della città, solo per un paio di occhi azzurri?
Cosa farà Belle French quando capirà di essersi innamorata del suo rapitore?
Cosa faranno insieme?
Rumbelle AU, Londra
Genere: Fluff, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Peek at her eyes

 
Belle’s POV

Era da ormai molti anni che sua padre era così, sempre alterato, stanco, irascibile; ogni sera si fiondava in un bar qualsiasi e tornava nel profondo della notte dopo aver riempito di mance il barman e alleggerito il suo portafoglio.
Belle ormai ci era abituata. I primi tempi, subito dopo la morte di sua mamma, non si aspettava che suo padre avrebbe reagito così, ma poi dopo qualche mese aveva imparato come doveva comportarsi con lui: la sera lo aspettava sveglia in camera sua , leggendo per alleggerire l’attesa e, quando finalmente arrivava, si metteva a dormire. Dopodiché la mattina si svegliava prima, gli preparava la colazione e si avviava al negozio, sicura che lui non sarebbe stato in grado di aprirlo, e iniziava a lavorare; se c’era poco lavoro riusciva pure a studiare per preparare i suoi esami.

E così aveva fatto anche quella mattina.
Si era diretta al negozio e aveva messo a posto gli ultimi ordini che aveva da preparare poi, visto che aveva appena finito una sessione di esami e non doveva studiare, e non aveva più niente da fare, si era messa a fantasticare  tra se e se.
Finché non era entrato un uomo. Lei aveva fatto finta di non conoscerlo, tutti in città facevano finta di non sapere chi fosse, ma in realtà mentivano tutti perché lo sapevano.
Ogni tanto si veniva a sapere di qualche persona deceduta per cause sconosciute e in seguito si scopriva che quella persona aveva qualcosa a che fare con i potenti, li aveva fatti arrabbiare, magari non apposta, e loro chiamavano lui: Robert Gold.
La polizia non faceva niente; forse non sapeva niente o forse era anche lei corrotta. Più probabile la seconda opzione.
Fatto sta che i casi non venivano mai risolti e beh, Londra è una città grande per nascondersi.
Ma quando lei lo aveva visto, nel suo negozio, non aveva potuto fare a meno di capire subito chi fosse e immaginare perché fosse lì: lei e suo papà non pagavano l’affitto alla Mills da tanto, troppo tempo. Non ce la facevano a permettersi tutto.
Gli aveva chiesto di cosa avesse avuto bisogno e lui le aveva chiesto un mazzo di fiori per un anniversario di fidanzamento. Per Belle fu naturale chiedersi chi mai avrebbe potuto stare con un uomo così oscuro, così mostro, ma fece il suo dovere e gli preparò il mazzo più in fretta possibile: se fosse arrivato suo papà non sarebbe andata bene, lo sapeva.
Ma poi accadde tutto in fretta e l’uomo le chiese di suo padre e lei non fece quasi in tempo a rispondere che sentì la sua solita figura imbronciata raggiungerla dal retro, e tutto era successo.
Robert Gold aveva capito chi era suo padre e ora, lei se lo sentiva, sarebbe tornato per la resa dei conti da parte della Mills.
 

Due settimane dopo


Robert’s POV

“Stasera alle 8 da me. Così mi racconti come procede e finalmente ti posso far assaggiare la mia meravigliosa torta.”
Questo era quello che aveva letto aprendo il messaggio appena arrivato da Regina e aveva deciso di accettare.
“Ci sarò, ma non ho intenzione di parlare di lavoro.” La sua risposta.
Non avrebbero parlato di lavoro, no. Era da troppo tempo che non trovava una donna che lo faceva sentire così. Era una passione forte come una scarica di elettricità e non era come le altre. Lei era semplicemente ricca, affascinante e bramosa. Qualsiasi cosa lei potesse avere o desiderare sarebbe stata sua, qualsiasi prezzo.
Ed era questo che gli piaceva di lei: non si arrendeva e buttava giù chiunque le fosse tra i piedi, proprio come lui.
E poi, beh, facevano del sesso stupendo, su quello non c’era proprio niente da dire. La prima volta era successo il giorno dopo averla conosciuta, quando lui era passato da lei per piccole informazione sui French: dopo aver resistito a qualche sua provocazione, Robert non ci aveva più visto l’aveva sbattuta al muro e baciata appassionatamente per finire a ritrovarsi nel letto di Regina stanchi ma soddisfatti.
Dopo essersi controllato allo specchio, prese le chiavi della sua Cadillac e dopo essere sceso nel seminterrato per prendere una bottiglia di vino dalla sua collezione, si diresse a casa di Regina.

Decise comunque di prendere un mazzo di fiori e quale posto migliore se non il Game o Thorns? Nel frattempo sarebbe passato un’altra volta a vedere se finalmente avrebbe potuto parlare con Maurice French, cosa che in due settimane non era riuscito a fare poiché si trovava davanti sempre la figlia.
Era una ragazza sveglia, aveva capito che c’era qualcosa che non andava e che il padre era il soggetto. Ogni volta cercava di difenderlo con scuse banali.
Era palese, lei aveva paura di lui. Le uniche due volte in cui era entrato nel negozio vedeva il suo sguardo perdere colore quando lo vedeva, assumeva lo stesso colore di tutte le persone che incontrava per strada e che gli rivolgevano una sguardo. Faceva questo effetto sulle persone: tutti lo temevano.
Entrò nel negozio e, come si aspettava, al bancone c’era sempre lei, Belle French.
Ora che si trovava lì dentro, non capiva perché aveva deciso di prendere dei fiori per Regina, neanche avessero una relazione stabile, però ormai era entrato e non poteva uscire dal negozio.
La ragazza era intimorita e Robert si accorse che fece del suo meglio per nasconderlo, ma non avrebbe potuto farlo con lui.
Notò che quegli occhi azzurri lo stavano guardando, impazienti, e si accorse che la stava squadrando senza dire niente.
Ci fu un minuto di silenzio nel quale entrambi si chiedevano se avrebbe parlato prima l’altro; -Buonasera- dissero insieme; lei sorrise flebilmente, lui rimase impassibile.
Belle si sentì audace quella sera, perché senza chiedere niente gli portò le stesse orchidee delle volte precedenti; -Presumo siano per la stessa donna. Se ho sbagliato vado a cambiarle-
Robert rimase colpito da quella scelta, nessuno aveva mai osato scegliere qualcosa per lui quando entrava in un negozio, i commessi erano sempre impassibili e vuoti, mentre lei gli aveva appena preparato un mazzo senza chiedergli niente.
-Mi scusi, è che è lo stesso mazzo che ha preso le due volte precedenti…- disse quasi in sua difesa Belle.
-E lei si ricorda tutte le preferenze dei suoi clienti?- rispose impertinente lui
-Beh, sa, non c’è molta gente che viene a comprare da noi ultimamente-
Robert la vide cambiare di colpo umore, come se avesse capito di aver detto qualcosa di sbagliato.
-Non fa niente, il mazzo va bene.- rispose lui seccato dalla lentezza della ragazza, guardando nel frattempo l’orologio da polso. Sette e venti. Non sarebbe arrivato in tempo. Casa di Regina era dall’altra parte della città e in più era l’ora di punta.
Sbuffò di proposito per far capire alla ragazza di essere in ritardo, ma lei forse quasi apposta, rallentò ogni azione.
Robert non resistette ed uscì dal negozio lasciando i soldi sul bancone, senza aspettare che Belle finisse di comporre il mazzo.
Senza neanche voltarsi immaginò il suo sguardo stranito e deluso allo stesso stesso tempo e sorrise pensando a quanto fosse bello lasciare di stucco le persone.

Alle otto era ancora in macchina e lui odiava essere in ritardo. Robert Gold non arrivava mai in ritardo da nessuna parte.
Quando alle otto e un quarto bussò leggermente trafelato ma comunque composto ed elegante alla porta di Regina, la donna gli aprì presentandosi vestita di un sorriso ampio e scintillante.
-Sono in ritardo, lo so. Non dirò niente a riguardo, a parte il fatto che non è colpa mia-
Lei neanche gli rispose e, dopo averlo trascinato in casa e chiuso la porta, lo coinvolse in un bacio ben poco casto. Lui di tutta risposta approfondì quell’unione giocando con la sua lingua. Dopo qualche minutò proprio lei, che aveva iniziato quel gioco, lo fermò.
-Direi che non mi interessa affatto del tuo ritardo. Proprio per niente. Forse interessa di più alle lasagne che si sono raffreddate però..te le dovrai far andare bene lo stesso.-
-Tu hai perdonato me, perché io non dovrei perdonarti per qualche lasagna?-

Così si diressero nella sala da pranzo e mangiarono, parlando del più del meno, finché ad un certo punto Regina, cambiò completamente atteggiamento.
Robert lo notò subito, aveva fatto un complimento alla sua tappezzeria azzurra e senza neanche accorgersene aveva apertamente collegato quel colore agli occhi della figlia di French. Sapeva di aver fatto un passo falso, ma gli era venuto spontaneo.
-Non so di che colore siano gli occhi della figlia di quel debitore. Non sapevo neanche che avesse una figlia e sicuramente non mi sono ispirata al colore dei suoi occhi per questa stanza. Non so nemmeno come ti sia venuta in mente, ma già che ci siamo, direi che è il punto di intervenire. Voglio vedere quello stronzo supplicare.-
Robert istintivamente strinse i pugni. Non che non avesse voglia di utilizzare finalmente il suo talento, ma…
Non sapeva neanche lui che cosa gli facesse venire questa strana sensazione di disgusto per le decisioni di Regina. Istintiva e capricciosa, forse troppo, ma era anche quello il lato che lo attirava a lei.
Rivide gli occhi azzurri di Belle che lo giudicavano e si sentì improvvisamente strano e accusato come mai si era sentito.

Neanche Neal ti aveva  fatto sentire così crudele. E lei neanche la conosci.

-Cosa dovrei fare? Avevi detto solo minacce, per ora, ma che tipo di minacce?- disse con fare indifferente, anche se quello che il suo cervello stava creando era tutt’altro che indifferente.
-Non direi più minacce… perché non passare direttamente all’azione? D’altronde sei molto più bravo in questo. E poi così potrai ritornare a vedere quegli occhi azzurri che ti piacciono tanto-
Robert non riuscì a controllare lo stupore. Non riusciva a capire perché si sentiva così emotivamente coinvolto.
-Non mi dire, quella che sento è gelosia? Sei gelosa di quella – pensò al termine adatto – di quella sempliciotta.-
-Ma certo che no Robert! Ma come ti può venire in mente? Mi è semplicemente venuto in mente di valorizzare il tuo lavoro! Così nessuno dei due spreca tempo.-
Non era una proposta, Robert lo aveva capito. Era un ordine: ciò che Regina Mills voleva che venisse fatto.
-Che cosa dovrei fare?-
Regina sembrò pensarci su qualche secondo, ma in realtà aveva già bene in mente cosa fare da qualche minuto.
-Beh, quale modo migliore per attivare i neuroni del papà, se non quello di fare qualcosa alla figlia?-
Robert cadde dalle nuvole, ma non  riuscì a capire perché la sua testa continuava ad  unire le immagini del viso di Belle con quello dei tanti corpi che aveva fatto fuori, uno per uno.
Che diamine gli stava succedendo?
Non poteva mica mandare a puttane il suo intero lavoro, la sua reputazione per un paio di occhi azzurri. Non doveva.

Belle, Belle, Belle, Belle, Belle, Belle.

Il suo cuore stava pompando più sangue del solito.
Aveva bisogno di concentrarsi. Respirò profondamente e rispose.
-Si, forse hai ragione.-
Ecco, l’aveva detto. Dopo tutto era il suo lavoro e quella ragazza non era nessuno.

Belle, Belle, Belle, Belle, Belle, Belle.

Non era nessuno, ma perché il suo nome continuava a ripetersi freneticamente tra i suoi pensieri? Non era certo da Robert Gold fare così.
-Che devo fare?- Glielo chiese un’altra volta, sperando nel meglio.
-Uccidila.-
Era quella parola che aveva temuto. Non sapeva perché e non se lo spiegava, ma le sue tempie cominciarono a pulsare freneticamente e la sua vista si fece offuscata.

E’ così che intendi migliorare papà? Continuando a fare ciò che hai sempre fatto?

-Non penso di stare bene. Continuiamo il discorso domani, ma è meglio che torni a casa.-
Si alzò da tavola debole e pesante. Il dolore al ginocchio di tanti anni prima sembrò ripresentarsi di colpo, ma era solo una sua impressione.
-Non abbiamo bisogno di continuare il discorso, Robert. Ho già deciso. Riprenditi presto, non vorrei fare a meno di te.-
Dopo essere uscito dalla casa di Regina, Robert si infilò nella sua Cadillac e guidò tutta la notte, fino ad arrivare a Glasgow.
Non aveva con sé le chiavi della sua vecchia casa e non sapeva che avrebbe fatto, sapeva soltanto che non aveva la forza per pensare e non capiva che gli stava succedendo.
Aveva bisogno di fare ciò che faceva sempre quando era inspiegabilmente strano: sparare a qualcosa, o meglio, a qualcuno.
 
 
EECCOMI! In questa tarda serata di domenica 9 novembre posto questo delirante secondo capitolo.
Che dire, dunque, non ho potuto ricontrollare quindi ci saranno errori dovunque! Eee, ora inizierà a farsi un po’ più interessante la storia (lo spero) e vedrete come reagirà il nostro Robert!!
Ringrazio chiunque abbia recensito, aggiunto ai preferiti, da seguire ed eccetra eccetra!
Taanto love! Vi lascio, mi aspetta una terribile verifica di greco domani, e mi sto addormentando sul pc.
A domenica 16 novembre miei cari! <3
  
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