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Autore: _diana87    10/11/2014    4 recensioni
"E va bene, vi dirò tutto, ma voi dovete lasciarmi parlare senza interrompermi, okay? Fate finta che vi stia raccontando una storia... agente, lei sa come funziona un romanzo, mi auguro... c’è un prologo, che potremmo identificarlo in questo momento, in cui il bravo ragazzo viene scambiato per un traditore e cerca di convincere la polizia che lui non c’entra niente... poi c’è il corpo, che è la parte centrale in cui vi racconto come si sono svolti i fatti... infine, c’è l’epilogo, in cui c’è la resa dei conti e la morale della storia... perché ogni racconto ha sempre la sua morale..."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Quando la rossa diva varca la soglia del Dodicesimo lo fa come se camminasse sul palcoscenico. Un’eleganza unica, racchiusa nel suo abbigliamento non troppo sgargiante, con colori vivaci in grado di mettere in risalto i suoi capelli e la sua carnagione, e per finire, gli occhiali da sole scuri che fanno voltare tutti gli agenti del Dodicesimo.
Si ferma, seguita da Alexis, chiedendo qualcosa ad un agente in borghese, e questo risponde volgendo lo sguardo verso Kate.
“C’è una visita per te, Beckett.”
La detective alza la testa dai suoi appunti e non si trattiene correndo a braccia aperte verso i suoi ospiti.
“Martha, Alexis!”
Un abbraccio caldo, consolatorio. Forse quello di cui aveva bisogno. Vedere qualcuno di famiglia, qualcuno che fosse lontano dalla diplomazia e dalla burocrazia. Negli ultimi mesi, aveva visto sempre e solo le stesse facce tese, corrucciate, obbligate a sorridere per allentare la troppa tensione di fronte ad un caso di portata mondiale.
“Oh Katherine! Aspettavamo tue notizie, ma non ti sei fatta più sentire!” le dice Martha, allentando l’abbraccio.
La detective non riesce a rispondere alla domanda della donna perché la voce squillante di Hayley le giunge da dietro. “Kate, ricordati la nostra lezione dopo! Oh mio Dio, Martha Rodgers!” la giovane traduttrice si avvicina con fare pimpante davanti la diva. Alexis guarda la ragazza davanti a lei e poi rivolge uno sguardo preoccupato verso Kate.
“Ho visto in streaming il suo ultimo lavoro a teatro... oddio, lei è una dea, è stata superba nel ruolo della comare di Windsor!”
“Grazie, cara.” Fa semplicemente Martha. Sorridendo alla giovane ma senza indugiare oltre. Con la coda dell’occhio osserva gli sguardi tra sua nipote e Kate. Alexis sta tentando di studiare lo sguardo cupo della detective, ma senza risultato. È come se avesse subito intuito qualcosa, come se Kate si stesse trattenendo dal dir loro qualcosa di importante.
“Hayley! Vogliamo far sapere al mondo che i dipendenti della CIA seguono i programmi illegalmente? Rappresentiamo gli Stati Uniti, per l’amor del cielo!” Christina passa accanto al gruppetto di donne tenendo lo sguardo fisso sul suo tablet. Non ha neanche alzato gli occhi per vedere di chi si trattasse. Troppo presa dal suo lavoro.
Non c’è da meravigliarsi se quella donna non conosce Nikki Heat.
Il tono di voce austero della Finch ammonisce Hayley, che si porta le labbra in dentro e dice quasi in un sussurro “Mi scusi...”
Martha le prende le mani, e calore e gelo si fondono in un uno. Quella ragazza passa tanto tempo al computer. Fortunatamente, alla diva basta poco per far rilassare chiunque, anche rivolgendole un semplice sorriso.
“Ti manderò un autografo, se desideri. Ti chiami Hayley, giusto? Lo manderò per posta a quei brontoloni della CIA.”
Kate sorride a sua volta, conoscendo lo spirito animista di mamma Castle. Ci vorrebbero più persone come Martha Rodgers in giro, allora sì che il mondo sarebbe un posto migliore.
Dopo che la giovane traduttrice si è allontanata, la diva torna ad assumere il suo sguardo preoccupato verso Kate.
“Allora, cara, che succede?”
“Venite, parliamone da un’altra parte.”
Il modo in cui Kate si fa strada davanti alle due Castle spaventa Martha ancora di più.
Alexis aveva già percepito quell’aria di ansia e tensione, anche da come l’aveva abbracciata: stretta, poggiando la testa sulla spalla, accarezzandole dolcemente la schiena, come a non volersi sciogliere più da quell’abbraccio. Le fa accomodare nella stanza dove ormai lei e Hayley fanno lezione di arabo. Si prende del tempo per sistemarsi sulla poltroncina, struggendosi nel trovare la giusta posizione, ma senza mai alzare lo sguardo sulle due, sedute davanti a lei.
Finché Martha azzarda a iniziare la conversazione.
“Abbiamo provato a chiamare qui, ma dava sempre occupato. E quando siamo entrate, grazie a un agente che si è rivelato essere mio fan, abbiamo trovato il distretto completamente cambiato. Che cosa sta succedendo?”
“Mi dispiace se non ho potuto dirvi nulla, ma c’è un protocollo di riservatezza da rispettare. Stanno monitorando Al-Qaida e i suoi movimenti, quindi loro hanno tutto sotto controllo.” Risponde Kate, mantenendo un distacco nel suo tono di voce. Lo sguardo è ancora abbassato.
Alexis e Martha si guardano a vicenda, e ora tocca alla piccola Castle prender parola.
“Perché quella ragazza parlava di una lezione che ti attende?”
Kate si morde il labbro, sentendosi esposta. Non può più mentire.
Martha le poggia la mano sulla sua ed è a quel punto che la detective vede crollare il suo muro di difesa. Quando alza lentamente lo sguardo, ha gli occhi lucidi, trattiene una lacrima, ma questo non le impedisce di parlare. “Sarò schietta con voi. Partirò per una missione sotto copertura con la speranza di trovare Castle.”
Martha le stringe ancora di più la mano. “Katherine!”
“Non preoccupatevi, sto facendo un addestramento molto serrato. Non mi succederà niente.”
La lacrima è lì, pronta per scendere, lo sente.
“Lo spero per te, sai! Ho già perso Richard, e non posso rischiare di perdere anche te! Sei come una figlia per me, Katherine.” Il tono di voce di Martha è tremolante, un misto tra il rimprovero e la preoccupazione. Non molla la presa.
Alexis invece si protrae e va ad abbracciarla. La lacrima è scesa, non ce l’ha fatta a trattenerla, e va a posarsi sul maglione nero della piccola Castle. Chiude gli occhi, lasciando che l’abbraccio le porti conforto.
“Riportaci papà, Kate.”
“Lo farò.”
Tocca a Martha alzarsi e abbracciare le due. Stavolta è un abbraccio frettoloso, ma molto stretto, come a suggellare un patto: riportare a casa Richard Castle. Alexis scioglie l’abbraccio e si adagia vicino alla detective, mentre la diva si siede dall’altro lato della poltroncina.
Prende i capelli di Kate da entrambi i lati, per sistemarglieli sul viso. Sorride ed estrae un fazzoletto dalla sua borsa, una di quelle all’ultima moda che sicuramente Christina Finch possiede. Delicatamente, le asciuga le lacrime dal viso, come solo una madre avrebbe potuto fare.
Pone le mani sulle guance, adesso asciutte, e marca un sorriso sul suo volto.
“Stai attenta. Ti voglio bene.”
 
Continua a passeggiare avanti e indietro per l’obitorio, torturandosi le mani.
L’amica dottoressa alza di tanto in tanto l’occhio dalla cartellina giusto per vederla fare questo giochino snervante. Infine, posa il tutto sul tavolo vicino a lei, vi poggia una mano sopra e l’altra la mette sui fianchi.
“Ok, tesoro, dimmi cosa c’è che non va e non dire ‘niente’, perché te lo leggo in faccia. Hai qualcosa che ti turba.”
Impossibile nascondere qualcosa a Lanie Parish. Kate l’ha imparato ormai da tempo, e l’amicizia che le lega da anni ne è una prova.
Si blocca improvvisamente lì davanti, tenendo ancora le mani una sull’altra, con le dita intrecciate tra loro. Esita per un istante, decidendo se sputare subito il rospo, oppure continuare a giocarci su. Alla fine opta per la prima.
“Io e l’agente Jones abbiamo avuto... un momento.”
La dottoressa lascia volontariamente cadere le braccia lungo il corpo e spalanca la bocca.
“Che vuoi dire? Il nostro sexy agente inglese ti ha fatto delle avances?”
“Lanie!” la rimprovera la detective, con un tono di voce alto, ma si ritrae imbarazzata.
“Che c’è? A me piace.” Le fa il verso la dottoressa, spalancando le braccia.
Per qualche istante si fissano divertite. Kate la guarda stralunata, incapace di credere a ciò che l’amica le ha appena detto. Lanie, invece, alza i sopraccigli e poi fa spallucce. La detective ritorna a torturarsi le mani. Un altro espediente per allentare la tensione, che però non sembra riuscirle minimamente.
“Niente di tutto ciò. Mi stava aiutando con l’addestramento sotto copertura e ci siamo solo trovati molto vicini.”
“Vicini quanto? Tesoro, niente panico. Non hai fatto nulla di male.” Ma Kate non la sta ascoltando. Abbassa lo sguardo, grattandosi la testa. “Quanto tempo è passato da quando non vedi Castle? Due mesi.”
È a quel punto che Kate la interrompe alzando il suo sguardo afflitto. “Mi manca, Lanie. E ho paura di non riuscire in questa missione.”
La dottoressa comprende il suo dolore. Si avvicina per consolarla come solo lei riesce a fare. Mettendoci un po’ di umorismo e dandole carica. Aggiungendo quella dose di gesti con le mani. “Da quanto tempo ci conosciamo? Non rispondere. Da troppo tempo.” Prende a farsi domanda e risposta da sola, e provocando continui sorrisi sul volto della detective. “Non ti ho mai vista indecisa su una sola cosa nel tuo lavoro. Ora non farti influenzare da tutti questi agenti sparsi per il Dodicesimo, ma dimostra loro quanto vali.”
Basta uno sguardo. Un semplice sorriso e una mano sulla spalla per sollevarle il morale.
Lanie Parish sa quando far sentire bene una persona, specialmente se quella persona si tratta della complicata e conflittuale Kate Beckett, che per anni non ha fatto altro che anteporre un muro tra lei e chi cercava di capirla e di entrare nel suo mondo.
Solo Richard Castle era stato in grado di abbattere quella barriera e lo aveva fatto togliendo mattoncino dopo mattoncino, senza andare di fretta, senza metterle pressione.
Eppure in quella circostanza, senza lui a darle il sostegno necessario, lei si sente spaesata. Era arrivata anche a non prendere più il caffè la mattina per evitare di non condividerlo con nessuno, ma poi ci aveva ripensato ed era giunta alla conclusione che doveva dimostrarsi matura e combattiva.
Doveva farlo per lei e per il suo scrittore.
“A proposito. Immagino avrai saputo che l’agente Rodriguez è passato qui questa mattina e ha iniziato a flirtare con me.”
Lanie cambia discorso e conclude la frase con fare malizioso. Kate la guarda e ridacchia. Sembra che alla dottoressa faccia piacere ricevere attenzioni e stuzzicare il suo uomo.
“Ecco perché Esposito ha dato di matto l’altro giorno.”
“Oh sì, e ha risposto col suo modo di fare da prima donna... ‘Hey chica, se prova a toccarti, gli spacco il muso’.” Dice Lanie, facendo il verso a Javier. “Ah, questi uomini.”
“Va bene, dove vuoi arrivare?”
Gli occhi vispi di Kate guardano Lanie con impazienza. In realtà, la detective sa benissimo dove l’amica vuole andare a parare, ma la paura di ammetterlo le blocca anche il respiro. La dottoressa riprende la sua cartellina e con una penna in mano si mette a fare dei segnetti sulle pagine, come ad annotarsi qualcosa. L’altra continua a fissarla senza muovere un muscolo.
“Tesoro, vorrei sapere qual è il tuo problema con gli agenti inglesi. L’ultima volta che uno di loro ti ha fatto la corte, hai rinunciato a uscire con lui perché aspettavi Castle.”
Ecco il momento in cui Kate si decide a fare una mossa.
Un piccolo passo in avanti, accorgendosi di avere le gambe più rigide del previsto. Deglutisce non facendosi notare e ricorda quando un paio di anni fa c’era quell’agente di Scotland Yard che le faceva il filo di cui ora a malapena ricorda il nome. Anche allora lei e Lanie avevano discusso sui sentimenti che provava per Castle.
Si morde il labbro inferiore, portando indietro nel tempo quel ricordo. Lanie, intanto, la guarda inclinando la testa da un lato, e si avvicina a lei con fare preoccupato. Le sfiora il braccio, giusto per accertarsi che lei la stia ascoltando dal suo stato apparente di trance.
“Ti voglio bene, Kate, e so quanto ami quel folle di uno scrittore. Ma forse dovresti considerare anche l’opzione che lui potrebbe non voler tornare più.”
 
Kate non vuole pensare all’ipotesi di Lanie. Vuole essere positiva e credere che tutto andrà per il meglio, e che il suo Castle tornerà da lei.
È pur vero che l’amica le ha fatto aprire gli occhi ponendole di fronte ad una realtà sconcertante: è passato del tempo, lui è in un posto straniero, costretto a partecipare al folle piano di un terrorista, magari è stato anche minacciato, e forse è anche cambiato.
Non ha valutato l’opzione che lui non voglia più rivederla, dopotutto. Lei si sta facendo a pezzi per rintracciarlo e sperare in un suo contatto, ma come può sapere se anche lui stia facendo lo stesso per lei? Magari l’ha dimenticata.
E poi c’è l’agente Mike Jones. L’aveva aiutata, si era dimostrato cordiale, nonostante i suoi sbalzi d’umore, ma sembrava sinceramente interessato a lei e a fare in modo che ritrovasse Castle. Forse lo aveva anche involontariamente incoraggiato a starle accanto, e di questo se ne dava una colpa.
Scuote la testa, poggiandola sul muro che divide la stanza degli interrogatori con la stanza al di là del vetro, dove si trova lei in quel momento. Sospira tra sé, riempiendosi la mente con assurdi pensieri. È voluta andare in quella camera neutra, una sorta di ‘terra di nessuno’, per rilassarsi, riflettere, invece si è accorta che è impossibile fare entrambe le cose. È in quell’esatto momento che si chiede se salvando Castle stia facendo la cosa giusta.
 
Qualche ora più tardi, la stanza principale è in fermento.
Il maxischermo continua a mostrare le stesse immagini: l’Afghanista, i militanti jihadisti pronti alla guerra che alzano i loro kalashnikov verso il cielo, un muezzin che richiama i fedeli in preghiera, e poi foto di Al-Qaida, di al-Nusra e infine quell’orrendo video di Castle tenuto prigioniero.
Christina Finch, però, decide di bloccare l’immagine sul logo del Fronte al-Nusra, chissà forse per turbare la sensibilità di Beckett, oppure semplicemente perché vuole introdurre l’argomento.
“Fronte al-Nusra, gruppo affiliato ad Al-Qaida, operativo in Siria e in Libano. Il suo nome completo si traduce con ‘fronte del soccorso al popolo di Siria.’ Formatosi nel 2012, è stato definito dal governo degli Stati Uniti come organizzazione terroristica proprio in quell’anno.” Fa una pausa, prendendo il telecomando per far scorrere altre immagini. “Al-Nusra è un gruppo jihadista che pratica la jihad, la guerra santa, occupando militarmente e con la forza, i territori circostanti per annetterli ad Al-Qaida.” Lo schermo va avanti fino a quando non mostra la foto di Nasir Sayf Al-Islam.
È il ritratto di un giovane, bell’aspetto, all’apparenza sembra discendere da una ricca famiglia, ma il Dodicesimo come gli altri agenti della squadra sanno bene che le apparenze ingannano.
“Nasir sa il fatto suo. È giovane, intelligente, ma non molto esperto in strategie di guerra. Per questo invierà un gruppo di uomini a Beirut la prossima settimana per far rifornimento. Dato la situazione geopolitica attuale, si aspetta che saremo noi a rintracciarlo in Siria, e invece colpiremo in Libano.”
“Mi scusi, come ha fatto ad avere questa soffiata? La falla nel sistema sta funzionando?” la interrompe Kate.
Christina si volta a mezzo busto per guardarla. Si è ricomposta, indossando un tipico completo da agente federale. Ha anche pettinato i capelli a dovere e si è rifatta il trucco; è come se indossasse una maschera in quel momento, e lo stesse facendo per ingannare se stessa e far credere a tutti che sta bene. Fortunatamente il funzionario della CIA è un’ottima osservatrice, altrimenti non starebbe volgendo quel tipo di lavoro, però rispetta la sua privacy e non dice niente per stuzzicarla.
“Di solito risponderei con ‘informazioni riservate’, ma in questo caso sento di dovervelo dire.” Dice facendo una risatina, che provoca un sorriso alla detective. “Ringraziamo la nostra fonte in Egitto che ci sta informando a distanza sugli spostamenti degli uomini di Nasir. I suoi uomini e il gruppo di al-Nusra si incontreranno a Beirut. Detective Beckett, verrai inviata in mezzo al più grande suq del paese, ti confonderai con la folla, ti comporterai normalmente. Ricorda: non dare nell’occhio e parla poco.”
Conclude quella riunione facendo un cenno del capo che sta ad indicare che tutti possono tornare al proprio lavoro.
Kate fa un passo per raggiungere Mike, che intercetta il suo movimento, ma la detective cambia idea all’ultimo; si volta, afferra Hayley per un braccio, indossando di nuovo la maschera di prima, e le chiede se può ascoltarla mentre legge un testo in arabo.
 
Dall’altra parte del mondo, in quello stesso istante, è notte fonda. Mentre gli abitanti di Saqlawiyah riposano, Nasir ha appena terminato una riunione con alcuni dei suoi strettissimi collaboratori.
Il resto dello squadrone composto da cinquanta uomini, è rimasto in disparte, seduto a terra fuori le mura. Ma da quella stanza vetrata, Rick ha cercato di leggere senza successo il labiale di Nasir e i suoi fidati, mentre Yoel, suo addestratore, è rimasto seduto accanto a lui mangiucchiando gli avanzi della cena. Fino a quando uno degli uomini esce fuori per parlare.
È alto, massiccio, tutto vestito di nero e i suoi occhi sono scuri come il catrame. Stringe i pugni e prende parola senza neanche muovere un muscolo. Potrebbe sembrare un robot e l’idea stuzzica lo scrittore. Ogni tanto l’uomo alza l’indice per porre enfasi su determinate parole, che Castle riesce a capire.
Beirut, armi, mercato, attenzione, americani.
Appena l’uomo rientra da Nasir, lo squadrone innalza inni di gioia, impugnando ciascuno il proprio kalashnikov.
“Yoel, che cosa hanno detto?” chiede Rick sottovoce, mentendo.
“Nasir vuole fermarsi al mercato di Beirut. Noi in codice la chiamiamo ‘terra di nessuno’ perché un posto affollato ideale per effettuare scambi di armamenti. Ci si confonde facilmente con la folla.”
“E’ sicuro quindi? E che succede se qualcuno ci nota?”
L’addestratore smette di mangiare, riponendo pezzi di carne sul piatto. Si prende le mani, sistemandosi a sedere, e le lascia a penzoloni sopra le ginocchia.
“Non starai pensando di scappare, Rick?” il silenzio dello scrittore, fa avvicinare Yoel. “Said, te lo dico da amico: lascia perdere. Ti uccideranno prima ancora che tu possa fare un passo se non ubbidirai ai loro ordini.” Lo mette in guardia, ma Castle deglutisce e distoglie lo sguardo. Seduti lì, nel buio, all’addestratore è impossibile notare le goccioline di sudore che scendono dalla fronte percorrendo la guancia dello scrittore. “Nasir pensa che sia stato te a creare la falla nel sistema operativo.”
“Cosa?! Ma se so a malapena accendere un pc, scrivere e navigare su Internet!”
Yoel sospira. Alza la testa davanti a sé. Il gruppo terrorista è impegnato nel suo rituale di gioia, eccitato dall’idea di andare in missione.
L’addestratore di Rick muove le labbra il più piano possibile, senza distogliere lo sguardo dal gruppo di uomini. Alza lo sguardo per notare il capo di Al-Qaida che dà dei colpetti sul braccio al suo fidato, sorridendo.
“So solo che Nasir ti tiene sotto controllo. Tu gli servi per questa sua missione jihadista, ma appena finirà tutto, non esiterà a farti fuori.”


 
Angoletto dell’autrice (poco) sana di mente:
Mi mancavano le donne Castle tutte riunite, sebbene per una situazione poco piacevole...
Non bastonate Lanie: da amica sta dando a Kate tutti i suoi consigli da valutare... io aggiungerei che anche l'agente Rodriguez deve tenere le mani lontane da Lanie :p
Intanto, Yoel è diventato amico di Rick e lo mette in guardia... speriamo non faccia passi falsi a Beirut!
E con questo, mi prendo una pausa. Settimana prossima non ci sono, quindi non posterò. 
Chi ha gli arretrati, avrà tutto il tempo per recuperare ;)
Mi dispiace lasciarvi proprio così, ma siamo arrivati a metà storia. Dal prossimo capitolo, le cose iniziano a farsi ‘serie’.
Grazie per chi continua a seguirmi, leggere, recensire ecc...
A presto!
D.
   
 
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