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Autore: ___Page    10/11/2014    3 recensioni
"Lo sai cucinare è un po’ come fare musica. Ci vuole il giusto equilibrio fra tutti gli ingredienti per ottenere il dolce perfetto, proprio come ci vuole equilibrio tra le note e tra gli strumenti che le suonano per trovare la melodia perfetta.
Un giorno creerai la tua ricetta, lasciando tutti a bocca aperta e quello sarà il tuo spartito più bello."
*Fan Fiction partecipante al Fluff Fest Challenge*
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Offerta di pace
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Sabo, Koala
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno
Prompt: Offerta di pace
Note: Fuori piove e io piango per la sopraggiunta fine di questa raccolta che consacra Sabo e Koala come mia OTP (** ** **). Voglio ringraziare davvero tanto AceDPortogas, Amx89, bubbles, Star, LuNA exist, RollyChwan, Zomi, ZoRobin_2000 e infine AlexiaLil ed Emy a cui dedico questo capitolo. Ammaziamoci di romanticismo! Ringrazio naturalmente anche i lettori silenziosi e spero di rivedervi alla prossima raccolta di questa challenge. Altrimenti che il fluff sia con voi e grazie davvero per avermi supportato! Alla prossima e buona lettura! Piper. 


 


OFFERTA DI PACE



Ringrazio di cuore quei quattro gatti che si sono fermati a sentirmi nonostante siano le sette di sera del 31 dicembre.
Non so cosa ci faccio ancora qui a quest’ora.
Con le giornate che si accorciano a vista d’occhio, una persona normale smonterebbe alle cinque, cinque e mezza al massimo.
Io invece sono ancora qui, in questo maledetto parco, ad aspettare chissà che.
Un miracolo probabilmente.
Mi passo una mano tra le ciocche bionde, mentre i miei pochi ma comunque apprezzati spettatori si disperdono, e osservò qualche istante la condensa formata dal mio respiro, nell’aria fredda dell’ultimo giorno del 2014, prima di raccogliere tutta la mia attrezzatura e avviarmi a casa di Ace e Perona per il cenone.
Senza più Koala ad aiutarmi con l’asta del microfono sono in difficoltà e ammetto di non riuscire a ricordare come facevo prima di incontrare lei.
Sono uno stupido idiota, lo so.
Ancora qui a sperare, dopo due settimane di totale e assoluto mutismo.
Fortuna che la mia barba ha tempi di crescita pari a quelli del decadimento del Carbonio 14 perché altrimenti a quest’ora sembrerei un barbone.
Perché sì, sarò patetico, ma sono così svogliato e depresso che sono due settimane che non mi rado, vivo di cereali e pizze d’asporto ed è già tanto se mi sono fatto la doccia.
Che poi vorrei capire dove ho sbagliato.
So che c’è un collegamento con quella ragazza che mi si è accostata per dirmi che le era piaciuta la canzone, l’ho capito, ma mi domando cos’avrei dovuto fare allora!
È per questo che suono!
Per far piacere alla gente!
Ed è per questo che vengo sempre qui, per farmi conoscere e diventare una faccia nota almeno in un quartiere!
No okay.
Qui ci venivo per lei, lo ammetto.
E sempre per lei continuo a venirci.
Avanzo insensibile al freddo che mi sferza la faccia e lancio una malinconica occhiata alla sua panchina.
E mi blocco, aggrottando le sopracciglia.
L’alone di luce del lampione lì vicino illumina parzialmente la seduta di pietra e io noto che c’è qualcosa appoggiato.
Mi avvicino incuriosito e sgrano gli occhi riconoscendo un pacchetto di caldarroste e un cupcake Rocky Road lì affianco.
Li studio lievemente interdetto.
Non possono mica esserci arrivati da soli, proprio sulla sua panchina.
È evidente che è opera sua, sono un ramoscello di ulivo.
Un’offerta di pace.
Mi ritrovo ad abbozzare un ghigno e proprio in quel momento un rumore di ramo spezzato mi fa voltare.
Lei è lì, davanti a me, che mi osserva con gli occhi lucidi per il vento e il naso rosso di freddo.
Sento l’impulso di abbracciarla e stringerla a me tanto mi è mancata ma, a parte che con tutto quello che ho in mano finirei per scaraventarla a terra, e poi non è che io non sia proprio per niente arrabbiato con lei.
Insomma è lei che è sparita senza una parola, ignorando tutti i miei messaggi e le mie telefonate!
Certo però se penso a quanto mi è mancato il suo profumo…
Oh dannazione, Sabo, datti un contegno!
-Ciao…- mormora incerta, avanzando di un altro passo e capisco subito che è tesa e a disagio.
Teme un mio rifiuto e io mi sento un bastardo.
-Ciao- rispondo asciutto.
D’altra parte non voglio nemmeno lasciarmi troppo andare.
Ho sofferto come una cane questi quindici giorni, capendo molte cose, e ora non voglio permettere al sollievo di travolgermi senza essere certo al cento per cento di quello che rappresento per lei.
-Con… con i soufflé ho ancora qualche problema e così ti ho fatto un Rocky Road…- comincia, deglutendo a fatica, agitata e nervosa -… le caldarroste non so nemmeno come ho fatto a trovarle, in realtà sono immangiabili ma una ragazza mi ha detto che a lei hanno portato fortuna così…-
La osservo in silenzio, cercando di mettere a sopire l’istinto che mi sta suggerendo di mandare a farsi benedire l’orgoglio e prenderla tra le braccia.
La voglio disperatamente e, soprattutto, odio vederla così.
Attende ancora qualche istante e gli occhi le si riempiono di lacrime quando vede che non rispondo.
-Okay… senti io… so che è all’ultimo e sicuramente hai già da fare ma mi chiedevo se ti andasse di… non so… una pizza e un cinema, un… un capodanno un po’ alternativo?!- propone con un sorriso triste, dondolando il braccio, battendo il pugno contro la coscia.
È il mio turno di mandare giù a fatica, deciso a lasciare che sia lei a scoprirsi per prima.
Io so cosa provo, ho bisogno di capire cosa prova lei.
Ma forse un piccolo aiuto me lo posso anche dare.
-Mi spiace Koala, ho già un impegno. Oltretutto ho promesso che avrei portato la mia ragazza e tutti non vedono l’ora di conoscerla quindi non posso proprio mancare- le spiego, senza interrompere il contatto visivo, attento e teso per analizzare la sua reazione.
La vedo sgranare gli occhi e assumere un’espressione tra il deluso e lo sconvolto.
E poi lo riconosco, quel lampo disperato che le attraversa le iridi indaco.
Lo stesso lampo disperato che ha attraversato le mie quando ho capito di amarla e ho pensato di averla persa.
In un attimo il cuore si mette a scalpitare contro le costole, minacciando di spezzarmele.
Sta… sta succedendo veramente?!
-Oh…- riesce ad articolare a fatica, imponendosi un sorriso tirato che mi stringe il cuore -… io… certo è ovvio, la tua… la tua ragazza…- tortura la visiera del cappellino rosso, ricacciando indietro le lacrime e parlando più a se stessa che a me -Okay, allora io… vado- dice, cominciando ad allontanarsi ma ancora girata verso di me -Spero… spero che il cupcake ti piaccia e… buon anno nuovo Sabo- mormora a fatica il mio nome, quasi come se le facesse male pronunciarlo e poi si gira e si avvia, con un passo lento che non le appartiene.
Un’idea mi colpisce.
-Ehi! Dove vai?!- la richiamo e lei si volta a guardarmi, sorpresa -La festa è di là!- dico indicando la direzione opposta a quella verso cui si è avviata.
Corruga le sopracciglia, non capendo e io riesco a stento a trattenere un ghigno, assumendo un’espressione quasi supplice.
-Oh ti prego! Non dirmi che hai cambiato idea! L’ho promesso! Mi tocca il terzo grado poi!-
-Sabo ma cosa…- comincia al colmo della perplessità.
-Ho detto che avrei portato la mia ragazza ma la vedo difficile se la mia ragazza si ostina a camminare nella direzione opposta rispetto a dov’è la festa- mormoro, lasciandomi finalmente andare a un sorriso.
Ci mette qualche secondo a metabolizzare quello che ho appena detto e poi sgrana gli occhi incredula.
Io lascio cadere cassa e asta del microfono e allargo le braccia, in un invito a correrci dentro che lei non si fa ripetere.
Sorride, finalmente, con quel sorriso che tanto amo, e tutta la tristezza sparisce dal suo viso mentre mi corre incontro e mi getta le braccia al collo, baciandomi senza esitazione.
Non so per quale miracolo riesco restare in piedi, nonostante il peso della chitarra che mi sbilancia all’indietro, e, non appena sento di essere stabile, la stringo a me e smetto di pensare, rispondendo al bacio.
Ci stacchiamo dopo un tempo indefinito, sorridendoci senza riserve, gli occhi che brillano e i respiri che si mischiano in un’unica condensa.
Sento il suo cuore che batte impazzito contro il mio pettorale e penso che sia il suono più bello del mondo.
Mi sposto con la bocca, accostandola al suo orecchio.
-Sei tu il mio miglior spartito- le sussurro, facendola rabbrividire.
Si aggrappa a me, cercando le mie labbra per un altro breve ma intenso bacio.
Mi circonda il viso con le mani e mi fissa intensamente.
-E tu sei l’ingrediente segreto per rendere perfetta la mia vita-
Perdo un paio di battiti e poi torno a sorriderle.
Perché sì, è vero, stasera, qui, in questo parco, io e lei e i nostri cuori che battono all’unisono siamo semplicemente la ricetta perfetta.
  
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