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Autore: Klaineinlove    11/11/2014    2 recensioni
Dopo la morte di sua moglie, Burt decide di tenere Kurt al sicuro. Diventa molto protettivo nei suoi confronti facendolo studiare a casa e permettendogli raramente di uscire. Con il tempo Kurt cresce restando all'oscuro della realtà che lo circonda.
Le cose cominceranno a cambiare quando Blaine Anderson entrerà lentamente nella sua vita.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Non farmi cadere! Non farmi cadere!”

Kurt urlava sovrastando la risata di Blaine.

“Te l'ho detto, non ti spingo troppo in alto. Forse solo un pochino”

“AHH” Kurt continuò ad urlare mentre stringeva le mani intorno alle corde dell'altalena di legno su cui era seduto e che Blaine stava spingendo.

Quando Blaine fermò la giostra Kurt saltò giù divertito

“Sei stato cattivo” urlò ridendo cominciando ad inseguire Blaine.

Nel parco in cui si trovavano c'erano molti bambini bambini, ma a loro non interessava, continuavano a correre e a cercare di acchiapparsi a vicenda. Alla fine caddero a terra stremati.

“Non. Respiro.” cercò di pronunciare Kurt

“Non sei abituato a correre eh?”

“Non venivo in questo parco da quando avevo sette anni. Mi mancava tutto questo”

Blaine rotolò sullo stomaco per guardare bene il viso di Kurt

“Perché non parli con tuo padre? E' ingiusto quello che fa”

“Non è ingiusto. Lui è il miglior padre, vuole solo proteggermi”

“Fino a quando? Vuoi vivere qua per sempre? Non vuoi viaggiare? Prendere un treno o un aereo? Non vuoi poter uscire con un gruppo di amici, fare tardi la sera, uscire la mattina a correre, seguire un corso, andare in palestra?”

Kurt cambiò posizione incrociando le gambe “Certo che lo voglio. Ma mi spaventa.”

“Devi affrontare queste paure, devi diventare forte come l'uomo che immagino che sei”

Kurt fissò Blaine “E tu? Che vuoi fare? Quando finirai la scuola intendo. Rachel mi dice sempre che andrà a NY”

“Io non lo so. Non ho mai riflettuto bene su quello che volessi fare dopo il mio diploma” spiegò il moro strappando un fiore dal prato e girandolo tra le mani, Kurt lo tirò via e lo sistemò dietro l'orecchio di Blaine.

“Sei una bella donzella così!” lo prese in giro ridendo

“Andiamo, la donzella ti riporta a casa prima che tuo padre torni” disse Blaine alzandosi e accompagnando Kurt a casa.

 

Una volta andato via da casa Hummel, Blaine stava per tornare a casa, ma svoltò per un'altra strada fino ad arrivare all'officina di Burt.

Fu proprio l'uomo ad avvicinarsi alla sua auto “Hai bisogno di aiuto?”

“Mi chiedevo se poteva controllare i freni” mentì Blaine.

“Certo, apri il cofano anteriore” Burt si mise subito a lavoro.

“Il suo cognome è Hummel?” domandò Blaine fingendosi serio

“Sì”

“Oh quindi lei abita vicino casa degli Berry? Sono un amico della loro figlia, Rachel”

Burt rise “Sei innamorato di quella ragazza? E' brava, è amica di mio figlio”

“Suo figlio?” ripeté con finto tono sorpreso, Blaine

“Sì, si chiama Kurt”

“Kurt Hummel? Non l'ho mai sentito. Che classe frequenta? Immagino vada al Mckinley”

“No. Lui studia a casa”

“Oh, come mai?”

Burt non rispose continuò a controllare i freni del ragazzo

“Mi dispiace, non volevo essere scortese, magari suo figlio ha qualche problema e-”

“No. E' sanissimo in salute e comunque i tuoi freni sono a posto. Non mi devi niente, puoi andare. Buona giornata”

Burt si voltò lasciando Blaine impalato e senza aver concluso nulla.

 

 

La mattina seguente, Kurt tornò al mercato con Burt, i due si fermarono di nuovo da Carole, la donna dei fiori: Kurt era certo che in casa avessero abbastanza piante, ma a quanto pare Burt non la pensava allo stesso modo.

“Kurt che piacere rivederti!” Sorrise la giovane donna abbracciando il ragazzino.

“Vieni ti faccio conoscere mio figlio. Finn vieni qui!”

Quando il ragazzone si presentò, Kurt lo riconobbe dalle foto che Rachel gli aveva fatto vedere.

I due oltre a presentarsi non si scambiarono molte parole, fino a quando Burt e Carole non si allontanarono.

“Mia madre mi ha detto che sei amico di Rachel Berry, è vero?” Domandò Finn gongolando sul posto

“Sì. E' la mia migliore amica”

“E lei ti ha mai parlato per caso di me?”

“Sì. Tu le piaci molto”

Finn spalancò gli occhi “Davvero?”

“Sì, guarda sempre le tue foto e immagina un futuro con te. Dovresti chiederle un appuntamento”

“Forse lo farò. Grazie amico!”

Alla parola amico Kurt si rallegrò “Di nulla...amico”

 

 

 

 

Blaine stava tornando a casa, aveva appena messo i suoi guantoni da boxe nel cofano della macchina quando il suo cellulare squillò.

Rachel Berry lo stava telefonando e per un momento Blaine pensò bene di evitare di rispondere, ma poi ripensò che magari la ragazza voleva delle ripetizioni quindi altri soldi sarebbero arrivati nelle sue tasche.

“Berry che vuoi?” domandò con tono poco gentile, sapeva che quella ragazza era petulante e doveva prenderla con arroganza.

“BLAINE!” Urlò una voce che non era quella stridula della ragazza

“Kurt?”

“OH MIO DIO. HO RICORDATO IL TUO NUMERO. CIAO BLAINE!”

Blaine allontanò il telefono dall'orecchio e poi lo riavvicinò “Kurt, stai bene?”

“BENISSIMO. CIAO BLAINE. SONO KURT!”

“Kurt chi hai telefonato? Dammi il telefon-Kurt! Smettila di saltare. Santana aiutami”

Blaine sentì diverse voci tra cui urla in spagnolo, probabilmente della Lopez, la cheerios. Blaine stava provando a dire qualcosa ma poi sentì le urla di Rachel e un botto enorme. Alcuni lamenti successivi erano quelli di Kurt.

“Cosa succede? Qualcuno può rispondermi?”

Nessuno dall'altro lato del telefono gli diede una risposta. Così Blaine invece di andare a casa deviò per casa di Rachel.

Quando arrivò alla porta, Rachel aprì spalancandola completamente “Cosa vuoi?”

Aveva i capelli fuori posto e una bretella le cadeva dalla spalla.

“Kurt mi ha chiamato, era....strano”

“Sta bene!” urlò la ragazza con troppa agitazione

“FA MALE, SMETTILA DI TOCCARE SANTANA!”

La voce di Kurt arrivò dritto alle orecchie di Blaine

“Dov'è?”

Rachel fece spazio e entrarono nel salotto, Kurt aveva i capelli scompigliati e le guance rosse e bagnate dalle lacrime, si manteneva il polso. Alzò lo sguardo e vide Blaine.

“Oh Blaine. Aiutami Blaine, io ti ho aiutato, ora tu aiuti me. Vero? Vero?”

“Ma è...ubriaco?”

“Gli abbiamo fatto bere qualche bicchierino. Ce l'ha chiesto lui”

Blaine guardò scioccato Rachel “Di pomeriggio? Ma siete impazzite? Potevo aspettarmi una cosa del genere da Santana, ma non da te Rachel”

“Oh zitto a aiutaci!” urlò l'altra ragazza “Il problema è che il bambino qui si è messo a saltare sul letto e poi è caduto con il suo corpo sul suo stesso braccio. Non è rotto, ma forse ha bisogno di una stecca”

Blaine scosse la testa “Siete due pazze. E tu Kurt, ti sei giocato anche l'uscita fino a casa di Rachel quando tuo padre vedrà cosa ti sei fatto”

“No ti prego. Diremo che ho salvato un gattino da un albero. Sarò un eroe!”

“Certo, certo. Rachel portami dell'acqua, facciamolo riprendere e poi lo portiamo all'ospedale”

Le ragazze cominciarono a muoversi per la casa mentre Blaine si era seduto di fronte a Kurt.

“Ti fa male?”

Kurt annuì.

Rachel arrivò con una bottiglia d'acqua mentre Santana aveva preso le loro giacche.

Blaine aiutò Kurt a bere e poi lo fece distendere facendo attenzione alla mano

“Devi vomitare?”

“Non credo”

“Bene”

 

Poco dopo, Kurt sembrava essersi ripreso, così lo infilarono in auto.

“Il dolore sta passando, non devo andare all'ospedale” spiegò Kurt in preda al panico.

Santana gli prese il polso e lo strinse nella sua mano facendo urlare Kurt dal dolore

“No, ti fa ancora male”

Kurt non rispose, rimase a piagnucolare sul posto mentre Blaine lo osservava dallo specchietto retrovisore.

Arrivati in ospedale, un infermiere portò Kurt in un'altra stanza, lasciando attendere gli altri ragazzi.

“E' stato carino da parte tua...prenderti cura in questo modo di quel bambinone” spiegò Santana sedendosi accanto a Blaine accavallando elegantemente le gambe.

“Che vorresti insinuare?” rispose Blaine in modo brusco tanto che Rachel intervenne per calmare le acque.

“Santana voleva solo trovare un modo per ringraziarti, vero Santana?”

La cheerios fece spallucce e non rispose.

Kurt uscì dopo quindici minuti con un braccio fasciato

“Hanno messo una stecca e devo portarla per dieci giorni”

Blaine lo fissò preoccupato “Dai, un po' è passerà. Ti accompagno a casa”

Proprio mentre stavano uscendo dall'ospedale, Carole Hudson apparì dinanzi a loro.

“Kurt, ciao! Cosa ci fai qui?”

Kurt guardò alla sua destra le due ragazze e poi Blaine alla sua sinistra

“Mi sono fatto male”

“Oh mio dio, cosa hai fatto? Stai bene? Tuo padre lo sa?”

“No. Lui non sa nulla, ma sto bene”

“Vieni figliolo, so come tuo padre è protettivo nei tuoi confronti, meglio che ti riaccompagni a casa”

 

I ragazzi seguirono Carole che riaccompagnò Kurt a casa. Aspettarono il ritorno di Burt che ovviamente gli prese un colpo vedendoli tutti nel salotto ad aspettarlo.

Carole spiegò con calma cosa era successo (i ragazzi avevano spiegato già in precedenza l'accaduto alla donna, evitando di parlare della storia dell'alcol)

Burt esaminò il braccio di suo figlio e Kurt gli rassicuro che non gli faceva poi così male.

Alla fine tutti andarono via, tranne Carole che rimase a parlare con Burt, da soli in cucina.

Burt diede un'occhiata a Blaine ricordando di averlo visto nella sua officina, avrebbe chiesto informazioni in seguito a Kurt.

Carole cercò di calmare l'uomo che sembrava particolarmente agitato.

“Quando non conosceva quelle ragazze, lui era al sicuro, ora vado a prenderlo a casa loro alle due di notte, risponde male e vedi? Si è fasciato il braccio”

“Burt tu sai che Kurt sta diventando un uomo, vero? Non puoi lasciarlo chiuso in casa”

“Devo proteggerlo. Nessuno capisce Carole. Mi dispiace”

Carole annuì dispiaciuta. “Va bene, fai come meglio credi, sei suo padre”

 

Burt entrò in camera di suo figlio trovandolo già dormendo, evitò di svegliarlo e lo coprì con una copertina. Avrebbero parlato il giorno seguente.

Burt tornò in cucina riflettendo sulle parole di Carole, e forse avrebbe dovuto dare una possibilità a suo figlio, di fargli vivere l'adolescenza che meritava 

   
 
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