Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: IceQueenJ    11/11/2014    1 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti e scusate il ritardo. Ho problemi con il computer e sto cercando di aggiustarlo da sola, visto che me ne intendo, ma questo richiede il doppio del tempo. Sto, quindi, passando tutto quello che ho sul pc in altre parti, in modo da essere sicura di non perdere nulla di prezioso.

Dopo questa piccola premessa, veniamo al capitolo. E' un pov Bella, con un piccolo pov Edward alla fine. In questo capitolo Bella gli darà qualche gatta da pelare, ma Edward saprà cavarsela. Questa è la seconda parte del capitolo scorso, a cui ho deciso di cambiare titolo, perchè credo rappresenti meglio il succo del capitolo.

Non ho altro da aggiungere, se non volete che vi "spoileri" cosa succede nel capitolo, quindi ... Buona lettura e ci leggiamo alla fine con alcune note.

Capitolo 23: Forgive Me

Pov Bella

Era passata una settimana da quando ero tornata a Volterra e di Edward ancora nessuna traccia.
Né un messaggio, né una telefonata.
Niente di niente.
Che rabbia!
Ho diritto a una spiegazione! Soprattutto dopo quello che mi ha raccontato Alice.
Chissà cosa combina.
Chissà se vede qualche altra ragazza o se ne ha vista più di una.
Dio! Sto impazzendo.
Mi manca così tanto che … Aah! Che nervi!
È uno stronzo!
Se fossi uscita io con qualcuno che non fosse lui, sarebbe venuto a prendermi con la forza senza farmi dire neanche una parola. Anzi, molto probabilmente, non sarei neanche uscita di casa, perché mi ci avrebbe chiusa dentro.
È proprio il caso di dirlo … i maschi e la loro gelosia ingiustificata.
Però … guai se noi donne osiamo mettere bocca nei loro affari. Subito si alterano e pensano che siamo gelose.
Ma noi no! Noi non possiamo pensare che loro lo sono allo stesso modo.
E la loro di gelosia? La loro che cos’è?
Ah dimenticavo … è senso di protezione.
Ma per piacere!
Però nonostante sia geloso, lo amo e mi manca. Tantissimo.
In fondo Edward, non è tanto geloso. È geloso quanto basta e poi a me piace la sua gelosia.
È divertente … quindi questo discorso, non posso proprio farlo.
Già … non posso proprio.
E adesso, mentre sono in treno per tornare a casa, mi chiedo cosa stia facendo al momento.
Se stia pensando a me o se sia uscito.
Nell’ultimo paio di giorni, ho avuto delle strane sensazioni.
Alice si comporta in modo strano.
Due giorni fa poi … ho creduto di morire quando ho visto Edward entrare nella stanza di Alice come una furia. Chissà cosa gli aveva combinato quella pazza.
Peccato, però, che lui non mi abbia proprio salutata. Mi ha completamente ignorata.
‘Forse non ti ha vista. Altrimenti l’avrebbe fatto. Non credi?’.
Boh chissà! Spero proprio sia così, perché altrimenti vuol dire che davvero è finita per sempre e che non vuole più vedermi.
In questi giorni ho sempre avuto la speranza che mi mandasse un messaggio, ma niente.
Una settimana fa, all’aeroporto, ho sperato fino alla fine di vederlo apparire, ma ancora una volta … niente.
Non è venuto.
Guardai l’ora sul cellulare per distrarmi da quei pensieri.
Sorrisi.
Giusto in tempo.
Oggi sarei dovuta arrivare a casa per le quattro, ma ci hanno avvisato che un professore era assente e quindi ho deciso di tornare a casa per l’ora di pranzo.
In questi giorni vivere in casa mia è davvero uno spasso.
Mia madre è troppo su di giri e mio padre fa di tutto per contenere la sua euforia, senza riuscirci. In più, confabulano spesso tra loro e quando chiedo cosa succede, mi rispondono sempre “nulla di importante, tesoro”.
Mah!
Non me la raccontano giusta.
Proprio per niente.
Però sono felice di vedere che la loro sintonia, con gli anni, non sia passata. Si amano ancora come se fosse il primo giorno.
Riesco a vederlo dal loro sguardo.
Chissà se anch’io e mio marito saremo così, un giorno.
Chissà se … okay! Basta pensarci.
Ricordo quando una settimana fa sono venuti a prendermi all’aeroporto.
Charlie mi ha fatto mille domande su me, su Edward e su tutto il resto.
Non lo avevo mai visto in versione poliziotto e mi ha fatto morire dal ridere con le sue strane domande. La domanda più strana e oltremodo imbarazzante, é stata “Avete litigato perché non siete stati attenti e adesso c’è un piccolo Cullen in arrivo oppure per altro?”.
Alla mia faccia eloquente, Charlie era arrossito e aveva cambiato argomento.
Come facessero a sapere che tornavo sola, era un mistero per me. Molto probabilmente li aveva avvisati Christian.
Le voci allegre di Francesca e Marco riuscirono a distrarmi.
Francesca e Marco sono due ragazzi che ho conosciuto in facoltà e che ho scoperto, vivono a Volterra, come me. Frequentiamo le stesse lezioni e ciò rende il viaggio in treno meno deprimente e solitario, visto che viaggiamo insieme.
Nonostante questo, però, spesso mi sento sola, visto che quei due stanno insieme.
Sono felice per loro, ma spesso mi assale la malinconia e inizio a pensare a come sarebbe se ci fosse anche Edward con me.
Oltre a loro due, che conosco da poco, pochi dei miei vecchi amici sono rimasti qui e non vado d’accordo con tutti. Soprattutto per quello che è successo qualche mese fa.
“Bella a che pensi? Stavi sorridendo, finalmente”.
“Oh nulla Effe! Pensavo ad Alice. Tra due settimane sarà il suo compleanno ed io non ci sarò. Di nuovo. Le avevo promesso di esserci”.
 “Tranquilla. Puoi sempre farle una sorpresa, no? Sei sicura che sia solo Alice il problema?”.
Capii a cosa, o meglio a chi si riferiva.
“No, non è solo lei. Mi chiedo cosa accadrà tra me e Edward e non voglio che a pagarne le conseguenze sia la nostra famiglia. È vero, non siamo parenti stretti, ma non importa. I nostri genitori si conoscono da quando erano bambini e beh sai …”.
Francesca mi abbracciò.
“Capisco, ma sono convinta che per quel giorno avrete già fatto pace”.
“Lo spero, perché mi manca tantissimo”.
Marco, come sempre, sdrammatizzò. “Su ragazzuole … smettetela di frignare e prendete i vostri zaini. La prossima fermata è la nostra”.

Dopo essere scesi, facemmo un piccolo tratto di strada insieme e poi ci separammo. La mia casa era poco distante dalla stazione, così ci misi poco ad arrivare.
Salutai il portiere del mio palazzo e salii a casa.
Dovetti aspettare un bel po’ prima che mia madre venisse ad aprirmi, perché come il solito quando era a casa, mia madre era impegnata in qualcosa.
Incredibile come trovasse sempre qualcosa da fare, anche quando avrebbe potuto rilassarsi.
Chissà cosa stava combinando.
“Mamma … ce ne hai messo di tempo ad ap –”, ma mi zittii all’istante, perché la persona che venne ad aprirmi non era mia madre ma … “E – Edward … che ci fai tu qui?”.
“Ehm … sorpresa!”.
Una parte di me, nel vederlo lì, immobile, con gli occhi spalancati, davanti a me, avrebbe voluto corrergli incontro, ma l’altra, quella dominante, mise da parte il senso di vuoto che avevo sentito e la rabbia occupò il suo posto.
Eh no Cullen!
Decisamente no.
Non mi frega che hai preso un aereo e sei venuto qua … non mi frega che mi hai fatto una sorpresa e che ti sono mancata … non mi frega che mi sei mancato da impazzire. Non puoi presentarti qui dopo una settimana di silenzio e con quel sorriso da sballo e dirmi semplicemente “sorpresa”.
Non puoi.
Non dopo quello che mi hai detto.
Fu mia madre la prima a parlare e a interrompere quel momento imbarazzate, arrivando dal salotto di casa.
“Edward … figliolo! Chi è alla porta?”, chiese. Quando, poi, mi notò, restò immobile. “Bella … tesoro … che ci fai qui … a quest’ora?”.
“Cosa ci fai lui qui, mamma?”, dissi fulminandolo con lo sguardo.
“Tesoro non essere arrabbiata con lui. In questi giorni non si è fatto sentire perché voleva farti una sorpresa. In realtà …”.
“No mamma, non parlare e non iniziare a difenderlo, d’accordo?”.
“Bella … non lo sto difendendo, sto semplicemente cercando di farti capire come stanno le cose”.
“Non credi che voglia sentirle direttamente da lui queste cose?”, urlai.
“Renee, Bella ha ragione, insomma … io … Bella, possiamo parlare?”.
“Se proprio dobbiamo! Pensavo ci fossimo detti tutto una settimana fa”.
“Per favore … è importante”, m’implorò.
Spostai lo sguardo dal suo e gli indicai di seguirmi.
Quando fummo arrivati nella mia stanza, si chiuse la porta alle spalle e iniziò a fissarmi. Lo fissai di rimando per un po’, pensando a quanto mi fosse mancato, ma la rabbia prese il sopravvento.
“Allora? Cosa c’è di così importante da dire?”.
“Mi sei mancata tantissimo. Tu non immagini nemmeno quanto. Non arrabbiarti con i tuoi genitori. Gli ho chiesto io di non dirti niente. Volevo che fosse una sorpresa, ma …”.
“Eh no! Non mi interessano le tue scuse. Non ho voglia di sapere se ti sono mancata e quanto ti sono mancata. Non mi interessa che avrebbe dovuto essere una sorpresa. Non mi frega che hai preso un aereo e sei venuto qua … non mi frega che mi hai fatto una sorpresa e che ti sono mancata … non mi frega che mi sei mancato da impazzire. Non puoi presentarti qui dopo una settimana di silenzio e con quel sorriso da sballo e dirmi semplicemente ‘sorpresa’. Saresti potuto venire in aeroporto a salutarmi, oppure avresti potuto chiamarmi e invece non l’hai fatto. Credi davvero che sia così stupida da non sapere cos’hai fatto in questi giorni? Credi che Alice non mi abbia raccontato nulla?”.
Lui abbassò la testa colpevole e poi alle mie ultime parole la rialzò, sicuramente per negare ciò che invece aveva fatto.
“Non è come pensi. Non sono uscito con altre ragazze. Andavo in qualche bar o a fare una passeggiata nel parco vicino a casa e pensavo a te … a noi. E vuoi sapere una cosa? Sai quante ragazze ci hanno provato vedendomi di nuovo solo? Almeno un paio a sera. E sai io cosa ho risposto? Ho risposto no. Avrei tranquillamente potuto smettere di pensare a te e andare con chi mi pareva. In fondo sei stata tu a lasciarmi e ad andare via, quindi perché stare male per qualcuno che non ti vuole più. E invece non l’ho fatto perché ti amo, okay? Non puoi essere arrabbiata con me perché ho avuto bisogno di tempo per pensare. E sai qual è stata la mia conclusione? Che sei una stupida. Hai deciso tutto da sola e non ha interpellato nessuno. Né me, né Christian, né Alice. Nessuno. Cos’avrei dovuto fare, secondo te? Come ti saresti sentita tu, al mio posto, se io ti avessi imposto la decisione di partire e lasciarti qui. Continua ad essere arrabbiata con me quanto vuoi, ma sappi che non sei l’unica ad essere tremendamente arrabbiata, okay?”.
Sapevo che aveva ragione, ma la rabbia non riusciva ad andarsene. In questi giorni avevo creduto davvero che fosse tornato alle vecchie abitudini, soprattutto perché mi aveva ignorato completamente, anche quel giorno … in camera di Alice.
“Beh … sai cosa? Non ti credo, d’accordo? Io in questi giorni non me ne sono andata in giro fino a sera tardi, anzi a dirla tutta, non sono proprio uscita. A me risulta che tu abbia fatto il contrario, invece”. Sapevo che quelle parole lo avrebbero ferito e infatti … “Mi ferisce che la pensi in questo modo. Credi quello che vuoi, ma lascia che ti dica una cosa. Se non mi fosse importato nulla di te, adesso non sarei qui a cercare di risolvere questa situazione di merda, che non ho nemmeno creato io. Perché hai fatto tutto da sola. Se me ne avessi parlato, ora non starei qui a doverti implorare di credere alle mie parole e a chiederti fiducia. Perché questo mi dimostra, che ancora una volta, tu non ti fidi di me. Alice ha l’abitudine di parlare tanto, ma l’ha fatto con le migliori intenzioni del mondo, ma tu hai frainteso tutto. Come sempre, del resto. E sai cosa ti dico? Che io ho le idee chiare su quello che provo per te e su quello che potrei lasciare per te. Tu no! Tu non sai cosa vuoi … altrimenti non saremmo in questa situazione a discutere di tutta questa storia … altrimenti non saresti scappata alla prima difficoltà. Quindi … quando avrai le idee più chiare, fammi un fischio. Ero venuto qui per parlarti di una cosa importante, ma vedo che, forse, non ne vale la pena”.
Si voltò e senza guardarmi, uscì dalla mia stanza, sbattendo la porta dietro di se.
Aaah … Che nervi!
Lo odio!
Dio … che rabbia!
Mi lasciai cadere sul letto e chiusi gli occhi.
Perché sono arrabbiata così tanto con lui?
In fondo ha ragione.
Ho fatto tutto da sola. Ho imposto a tutti la mia decisione.
‘Sono proprio una stupida’.
Ma allora perché non riesco a calmarmi e a dirgli come mi sono sentita?
Controvoglia, mi alzai dal letto e andai a pranzare. Non avevo per niente fame, ma visto che non avevo mangiato per giorni, era il caso che mettessi qualcosa nello stomaco, altrimenti, mia madre mi avrebbe scuoiata viva.
Mi sedei a tavola senza parlare e iniziai a mangiare.
Le uniche voci che riempivano la stanza erano di mio padre e Edward.
Visto che non si vedevano da molto tempo, Charlie volle essere aggiornato sul campionato di baseball e soprattutto sui Mariners e Edward, quindi, dovette fargli un riassunto dettagliato della partita che li aveva portati alla vittoria per il secondo anno consecutivo.
Spesso mia madre li interrompeva, giusto il tempo di chiedere a Edward cosa volesse e poi i due riprendevano a parlare come se niente fosse.
“Bella perché non parli a Edward dell’Università di Pisa? Sono sicuro sarebbe molto interessato ad ascoltarti”.
A quella domanda, alzai la testa di scatto.
Il mio carattere burbero e orgoglioso, a volte anche un po’ acido, tornò a fare bella mostra di se.
“Sono sicura che a Edward non interessi, papà. Uno che frequenta un college così importante, perché dovrebbe essere interessato alla mia università?”.
Spostai lo sguardo su Edward, dopo aver guardato mio padre, è quello che vidi fu ancora una volta uno sguardo ferito. Il sorriso che gli aveva illuminato il volto quando aveva iniziato a parlare della sua squadra era scomparso.
“Adesso basta signorina. Credo che tu stia esagerando. Smettila di comportarti da lattante e smettila di ferire Edward con le tue parole. Se proprio vuoi saperlo, Edward non è venuto qui solo per te. Si è fatto quasi ventiquattro ore di aereo e due scali per parlare con te e non solo. E tu ti sei chiesta se ci fosse altro? No, non l’hai fatto. Se fossi in lui, me ne sarei già tornato a casa e non avrei provato per niente a parlarti. Non pensavo che tu potessi deludermi così tanto”.
“Charlie … davvero! Non importa. Forse non è il caso che gli parli di queste notizie, se non le importa più di me. E poi mi merito tutto ciò che pensa. Troverò un modo per farmi perdonare”.
Fui sorpresa dalle parole che Edward rivolse a mio padre.
Si sentiva in colpa.
Ancora una volta si sentiva responsabile, quando poi la colpa in questo caso era solamente mia.
E poi cos’è la storia di questa notizia che Edward ha da darmi?
‘Ero venuto qua per parlarti di una cosa importante, ma vedo che, forse, non ne vale la pena’. Le sue parole di poco prima mi tornarono in mente.
Cavoli!
Perché non ci ho fatto caso prima?
Cosa deve dirmi di così importante?
Lo squillare insistente di un telefonino mi riportò alla realtà e vidi Edward alzarsi e lasciare la stanza. Chi è?
Perché non ha risposto qui?
Cosa nasconde?
Scusandomi con i miei genitori, lo seguii di nascosto e lo vidi dirigersi nella stanza che mia madre gli aveva preparato e, restando sulla soglia, ascoltai la sua conversazione.
“No Kate, non l’ho ancora fatto”.
Kate? Chi è Kate?
Meno male che ha detto no a tutte.
E cosa non ha ancora fatto?
Giuro che lo ammazzo con le mie stesse mani!
“Non ne ho avuto la possibilità e poi sai anche tu che voglio sia una sorpresa e voglio che sia tutto perfetto. Voglio prima aver fatto pace con lei”.
Quale sorpresa?
E se deve farmi una sorpresa, perché chiedere a un’altra ragazza?
“Senti Kate … è stato Christian a mettermi in contatto con te. Se lui si fida di te e del tuo buon gusto, allora mi fido anch’io. L’importante è che ci sia quello che ti ho chiesto”.
Cosa c’entra Christian?
“Sì, deve essere tutto pronto per quando torno. No! Non lo so ancora. Che cosa posso farci se Bella appena mi ha visto, ha iniziato a urlarmi contro? Tu non la conosci. La mia ragazza è un vero vulcano di energia”.
Trattenni il fiato.
La mia ragazza?
‘Mi considera ancora la sua ragazza. Oh … amore’.
“Ma perché giri il coltello nella piaga? Mi ha urlato contro proprio perché mi ama. No … non è un ragionamento contorto. Ti dico che è così. E poi non è la mia ex ragazza. Non è finita. Abbiamo solo avuto una discussione e adesso sto cercando di risolvere. D’accordo, adesso ti saluto. Sì … ascolta Alice, ma non troppo. Il suo stile è troppo colorato e a Bella piacciono le cose semplici. Hahahahah … sì, è l’opposto di mia sorella. D’accordo! Ah … dopo fammi chiamare da Christian. Ciao”.
Restai immobile accanto alla porta e non mi accorsi che Edward era uscito e mi stava fissando.
“Che fai? Mi spii?”, disse freddamente.
Io ignorai la sua domanda e ne feci un’altra.
“Chi è Kate?”, dissi assumendo un’espressione inquisitoria.
La sua espressione si rilassò un po’ e sorrise. “Lo sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda? Questo, quindi, mi fa capire che mi hai spiato e che non ti fidi di me”.
“Io mi fido, ma voglio sapere chi è questa Kate!”.
“No, mi dispiace. Non ti dirò nulla e ora scusami … ho da fare!”.
Gli corsi dietro e cercai di fermarlo perché stava prendendo la giacca e uscendo di casa.
“EDWARD … DOVE DIAVOLO VAI?”, gli urlai, ma lui fece finta di niente. “STO PARLANDO CON TE”.
A quel punto si voltò e mi freddò con le sue parole. “Mi sembra che non ti riguardi più quello che faccio. Questo l’hai detto tu” e uscì, lasciandomi sola.
Era da non so quanto tempo che ero stesa sul mio letto e stavo aspettando il ritorno di Edward per parlargli e chiedergli scusa, possibilmente senza urlargli di nuovo conto, eppure … eppure ero anche terrorizzata all’idea di ciò che aveva da dirmi.
Ero terrorizzata all’idea che non mi avesse parlato di Kate perché non mi considerava più niente per lui, eppure … le parole che gli aveva rivolto … il modo in cui mi aveva definita, tutto lasciava capire che quella donna … ragazza fosse una semplice conoscente che stava semplicemente aiutando il mio ragazzo a organizzare qualcosa.
Il mio ragazzo … posso ancora definirlo in questo modo?
Posso … ‘Puoi … puoi … certo che puoi, Bella’.
Ho deciso!
Quando torna, gli dirò che lo amo e che farò di tutto per farmi perdonare.
Perché non è lui quello che deve sentirsi in colpa.
Perché non è lui quello che ha fatto errori su errori e non gli darò il tempo di dire nulla … perché tutto questo lo farò appena aprirà la porta ed io gli correrò incontro.
Tutta la mia buona fede, però, andò a farsi benedire, quando passarono minuti … minuti e ancora minuti.
Morivo dalla voglia di sapere cosa avesse da fare e chi fosse quella Kate.
Perché non mi aveva mai parlato di quest’amica?
Da quanto la conosceva?
Cos’era per lui?
‘Forse … forse stai diventando troppo paranoica’.
Già, sarà sicuramente così.
So che Edward era sincero stamattina, mentre mi diceva di non essere uscito con nessun’altra in questi giorni. L’ho letto nei suoi occhi, che non abbandonavano mai i miei.
Eppure … la parte più pessimista di me, mi diceva di non credere a quelle parole … mi diceva che avevo già sofferto abbastanza per colpa della mia infinita fiducia nei suoi confronti.
La mia unica distrazione fu la chiamata che ricevetti da Marco, che mi chiedeva di vederci a casa mia perché aveva un consiglio da chiedermi.
Disse che doveva parlarmi di Francesca e aveva bisogno di un consiglio per un regalo.
Accettai volentieri e dopo circa una decina di minuti, eccolo suonare impaziente al mio campanello.
Chissà cosa doveva chiedermi.
Spostai in un angolo remoto della mente il pensiero di Edward e della sua uscita improvvisa e accolsi Marco con il mio migliore sorriso, curiosa di sapere cosa aveva intenzione di regalare alla sua amata.
Dopo esserci scambiati un abbraccio e avergli offerto qualcosa, andammo in salotto e gli chiesi subito cosa voleva sapere.
“Come hai visto Francy in questi giorni? Ti ha parlato di un mio strano comportamento, per caso?”. La sua domanda mi lasciò interdetta.
Non sapevo cosa rispondere.
In effetti, Francesca mi aveva accennato qualcosa ieri, ma poi aveva lasciato cadere l’argomento con l’arrivo in mensa di Marco.
Decisi, allora, di indagare, prima di dire o meno al verità.
“Perché me lo chiedi? È successo qualcosa? Avete litigato?”.
“No, non abbiamo litigato … è solo che … ecco … ti prego! Dimmi se ti ha raccontato qualcosa”. Sospirai rumorosamente e poi optai per la verità.
“Sì, mi ha detto qualcosa, ma poi abbiamo smesso di parlarne perché le ho detto che stavi arrivando. Marco … ti prego! Dimmi cos’è successo!”.
“Io … io … ehm … ho un problema e non so come risolverlo ed è per questo che ho bisogno del tuo aiuto. Tu sei una ragazza, quindi puoi aiutarmi. Di solito chiedo consiglio a mia sorella più grande, ma adesso lei è in ansia per la laurea e non voglio appesantirla anche con i miei problemi. È per questo che sono strano. Solo … prometti di … di non pensare male”.
Prima di promettere lo guardai a fondo e capii che era sincero.
“D’accordo, accetto. Basta che non devo ammazzare o baciare nessuno”.
“Smettila di prendermi in giro. Non bevi baciarmi, non preoccuparti. Continuerai a baciare solo ed esclusivamente il tuo Edward. A tal proposito, mi racconti cosa vi siete detti oggi?”.
“Lo spero … dimmi prima il tuo problema, poi ti racconterò tutto”.
Mi raccontò tutto dall’inizio.
Mi disse che suo padre era stato trasferito a Bologna e che lui sarebbe dovuto andare con loro. Però, gli avevano detto che se la sua ragazza e i suoi genitori avessero voluto, Francesca sarebbe potuto andare con loro.
In tutti i casi, non avrebbero vissuto con i genitori di lui, ma nel campus organizzato dall’università per gli studenti fuori sede.
“Oh beh! Se era questo quello che dovevi dirmi, avresti potuto farlo anche senza tutti quei giri di parole. Sei sicuro che possiate cambiare sede di università senza dover rifare il test?”.
“Sì, ho chiesto in segreteria e hanno detto che possiamo farlo. L’importante è che il cambio avvenga prima dell’inizio delle sessioni d’esame. Spero che Francy accetti”.
“D’accordo, mi hai parlato del tuo problema, ma non capisco perché hai bisogno di me”, gli chiesi perplessa.
“Ho bisogno di te perché voglio fare una prova”.
“Che tipo di prova?”.
“Fingeremo che tu sia lei e dovrai reagire e rispondere nel modo in cui, secondo te, la mia ragazza risponderà”.
“D’accordo, nessun problema. Iniziamo quando vuoi”.
Provammo per quasi tutto il pomeriggio e le prove furono, come dire … abbastanza divertenti.
Marco era serissimo, ma io non riuscivo a trattenere le risate se lo guardavo negli occhi.
Quelle risate mi fecero dimenticare per un attimo Edward e i nostri litigi.
“Bella … smettila! Sei impossibile. Finiscila!”, urlò spazientito Marco.
“Hahahahah … d’accordo, d’accordo. La smetto. Faccio la seria. Promesso”.
“D’accordo, riproviamo. Dopo averle chiesto se possiamo vederci e esserci incontrati, vado dritto al punto”.
“Esatto. Adesso dì la tua battuta, su”, risi.
“Amore … devo dirti una cosa. È da un po’ di tempo che … che ti tengo nascosta una cosa, ma adesso è giunto il momento di parlartene”. Fece una pausa ed io stavo per iniziare a ridere di nuovo guardando la sua faccia seria e concentrata, ma una sua occhiataccia mi bloccò. “I miei devono trasferirsi e vogliono che io vada con loro”.
Feci per interromperlo, ma lui mi bloccò. “No, aspetta. Non è come pensi. Voglio che tu venga con me. Mi sono già informato. So che se dirai sì, dovranno acconsentire anche i tuoi genitori, ma … ecco! Finalmente te l’ho detto e mi sento più leggero. Non riuscivo più a guardarti negli occhi e a fare finta di niente”.
“Io … io non so che dire e … Hahahahah! Scusa … scusa … scusa! Non ci riesco”.
“Sei impossibile! Smettila!”.
Iniziammo a prenderci in giro, fin quando una voce ci bloccò.
“Continuate … continuate pure. Comunque … volevo solo dirti che sono tornato, visto che in casa ci sei solo tu”.
Io restai immobile.
Marco, invece, si alzò dal divano e gli si avvicinò, salutandolo come se nulla fosse.
“Ciao! Io sono Marco. Tu sei Edward, giusto? Piacere di conoscerti”.
“Il piacere è tutto mio … ora scusatemi! Vado di là a disfare i bagagli”.
Mi alzai e gli corsi dietro.
“Edward … non è come credi. Lo stavo solo aiutando. Io …”.
“Tu cosa Bella … tu cosa?”.
Gli presi il braccio per trattenerlo, ma lui si spostò bruscamente.
“N – non è come credi, davvero. Non fare così. Io …”.
“A me sembra di non star facendo nulla, Bella. Fai sempre tutto tu. Ora scusami, ma vorrei disfare i bagagli. Lasciami solo”.
E detto questo entrò in camera e si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi, lì, immobile, davanti a quella porta.

Appena chiuse la porta della sua stanza, Marco mi raggiunse.
“Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?”.
“No, tranquillo. Tu non hai fatto nulla. Edward ce l’ha con me, non con te”.
“Comunque, so che non ti interesserà il mio parere estetico su di lui, ma … il tuo Edward è molto carino. Ci credo che tutte le fan dei Mariners siano invaghite di lui”, ammiccò lui.
A quelle parole, invece, lo fulminai con lo sguardo.
“Se volevi alleggerire l’atmosfera, sappi che non ci sei riuscito. Faccio di tutto per dimenticare le sue fan urlanti”.
“D’accordo, scusa. Non volevo farti arrabbiare. Forse sarebbe il caso che io vada, così potrete chiarirvi. Credo che la mia presenza sia di troppo. Se anche non vorrà ascoltarti, scrivigli la verità su un foglio e infilalo sotto la porta. Io l’ho fatto con Francy una volta ed ha funzionato”.
“Dici che funzionerà? Perché voglio far pace con lui entro stasera. Prima che tu mi telefonassi, lo stavo aspettando per chiedergli scusa, ma adesso … spero che …”.
“Tranquilla, ti ascolterà. E anche se non lo facesse, tu diglielo fino allo sfinimento. Adesso vado a risolvere il mio problema. Augurami buona fortuna”.
Lo abbracciai.
“In bocca al lupo Emme, ma sono sicura che andrà tutto bene”.
Rise del soprannome che gli avevo dato e mi rispose con il mio.
“In bocca al lupo, Bi. Ci sentiamo più tardi”.
Dopo aver accompagnato Marco alla porta, andai nella mia stanza e attuai il mio piano.
“A noi due … Cullen. Che vinca il migliore”.


Pov Edward

Entrai nella mia stanza e mi chiusi la porta alle spalle.
Sono così nervoso!
Cavoli! Quell’essere senza nome … ah no, aspetta, ce l’ha un nome, si è presentato … quindi ricominciamo daccapo.
Cavoli! Quel Marco stava toccando la mia ragazza!
‘Cullen … che sarà mai! Sono amici e lei lo stava aiutando in qualcosa che riguarda la sua ragazza. Non ti stava mica tradendo?’.
Non me ne importa un fico secco che non mi stava tradendo.
Quel coglione la stava toccando e lei non si tocca.
Dio! Sto diventando troppo paranoico.
In fondo non stavano facendo nulla di male.
Lei lo stava semplicemente aiutando ed io … io … io sono così arrabbiato.
Risi.
Bella credeva che io credessi che lui le avesse chiesto di andare a vivere con lui.
Lei, però, non sapeva che avevo sentito quasi tutto quello che si erano detti e io, sadico come sono, ho deciso che glielo lascerò credere.
Lei pensa che me la sia presa per questo, invece sono solo stanco e geloso.
Quello che non sa è che l’ho già perdonata per le cose che mi ha detto oggi.
Quello che non sa è che, per un po’, la farò cuocere nel suo brodo.
Mi avvicinai alla porta e li sentii parlare.
Bene … bene … bene.
Da questo momento metterò in atto il mio piano.


NOTE DELL'AUTRICE: Per il trasferimento di Marco e Francesca in un'altra università, non so se sia giusto quello che ho scritto, anche perchè, anch'io sono entrata in una facoltà a numero chiuso, ma non ho mai cambiato, quindi non so quanto sia fattibile. Lo stesso vale per i trasporti che Bella, Marco e Francesca usano. Non so quale sia il modo degli studenti toscani di spostarsi da una città all'altra e quindi ho usato la mia esperienza personale e non so quanto sia distante Volterra da Pisa.

Per il prossimo capitolo ... spero di averlo corretto per questo sabato, altrimenti lo pubblicherò nei giorni successivi.
Un bacio!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: IceQueenJ