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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    26/10/2008    5 recensioni
"Notte buia, senza luna né stelle. Nuvole oscure gravide di pioggia lambivano il cielo notturno. Il deposito ferroviario di South City era immerso nel buio e nel silenzio. Rottami metallici formavano grossi ammassi sparsi disordinatamente qua e là, vecchi tranci arrugginiti di rotaie buttati alla rinfusa sul terreno duro e ghiaioso. Vecchi vagoni ormai in disuso stavano ribaltati e semi distrutti qua e là, i vetri distrutti. Un ombra scivolava silenziosamente tra i rottami, nascondendosi e mimetizzandosi nel buio: era una figura agile e snella; un pallido raggio di luna, sbucato dalle nubi nere, lo illuminò per un istante, mostrando una fluente capigliatura mora e due profondi occhi di un lucente viola, in mano teneva una pistola, era solo un ragazzo." SALVE! Shun è tornata!! Beh, coloro che hanno seguito una mia vecchia fic sanno che mi era spiaciuto molto quando la conclusi. Ecco, ora la sottoscritta si è imbarcata in una nuova avventura! BACK TO THE EXPRESS è il ricominciare del viaggio, del nostro viaggio. Del viaggio dell’AMESTRIS EXPRESS. Questa storia è dedicata a colei che mi ha fatto sorridere, che ha approvato la nascita di questo seguito, che ha dato l’input per la storia. È dedicata a SHIKADANCE. È solo merito suo se questa storia ha visto la luce. Beh, che dire, divertitevi e godetevi questo nuovo viaggio!!! UN BACIO SHUN EPILOGO ONLINE!!! PRESTO, UN CAPITOLETTO SPECIALE!!!
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Envy, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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My Fic

**BACK TO THE EXPRESS**

PROLOGO

Notte buia, senza luna né stelle.

Nuvole oscure gravide di pioggia lambivano il cielo notturno.

Il deposito ferroviario di South City era immerso nel buio e nel silenzio.

Rottami metallici formavano grossi ammassi sparsi disordinatamente qua e là, vecchi tranci arrugginiti di rotaie buttati alla rinfusa sul terreno duro e ghiaioso.

Vecchi vagoni ormai in disuso stavano ribaltati e semi distrutti qua e là, i vetri distrutti.

Un ombra scivolava silenziosamente tra i rottami, nascondendosi e mimetizzandosi nel buio: era una figura agile e snella; un pallido raggio di luna, sbucato dalle nubi nere, lo illuminò per un istante, mostrando una fluente capigliatura mora e due profondi occhi di un lucente viola, in mano teneva una pistola, era solo un ragazzo.

Stava nascosto dietro un vagone, accoccolato tra le ruote, scrutando l’oscurità attorno a lui.

Quel silenzio innaturale non prometteva nulla di buono, se lo sentiva.

Improvvisamente, si udì una scarica di colpi di arma da fuoco risuonare sordamente nella notte, e un urlo penetrante di dolore.

La figura impallidì, cosa era successo?

Doveva assolutamente scoprirlo.

Silenzioso e quasi invisibile, scivolò in avanti con uno scatto fulmineo, degno di un gatto, e si diresse spedito verso il punto da cui si era udito l’urlo e gli spari; guardingo, scivolò lungo le zone d’ombra, evitando i punti scoperti, la pistola saldamente nella sua mano, pronta a far fuoco.

In quel momento, udì una serie di passi lontani in corsa.

Qualcuno stava scappando.

Il giovane misterioso allungò il passo, il cuore oppresso da una strana e orribile sensazione di pericolo.

Svoltato di scatto dietro a un cumulo di vecchi rottami meccanici, sbucò in uno spiazzo debolmente illuminato da un lampioncino che spandeva una luce arancione spettrale tutto intorno.

Riverso a terra, un corpo.

Il ragazzo impallidì vistosamente, e si guardò attorno, preoccupato, poi rinfoderò l’arma e corse affianco al corpo a terra; la persona a terra non poteva avere più di 18 anni, era un ragazzo come lui, il viso a terra, i lunghi capelli biondi sporchi di terra e fango.

Il moro sentiva di conoscerla.

Delicatamente, poggiò due dita sul collo del ferito: i leggeri battiti del cuore indicavano che era ancora vivo.

Con sollievo, lo sollevò piano, cercando di girarlo senza accentuarne le ferite già gravi; vedendone il viso, però, ebbe un tuffo al cuore.

Quei lineamenti gli erano tremendamente familiari.

L’aveva riconosciuto.

“EDWARD!!” urlò con voce strozzata il ragazzo, “Edward, svegliati, ti prego!” implorò lui, terrorizzato, ma l’amico non reagì minimamente.

Il giovanissimo detective non ci pensò su due volte: lo prese delicatamente in braccio, cercando di tamponare le ferite più gravi: “Sta tranquillo, amico mio, ora ti porto al sicuro.” sussurrò Envy, sparendo nella notte.

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“Pronto, qui Headquartier di Central City, cosa posso fare per lei?”

“Buonasera, scusi per l’ora, ma ha bisogno di parlare urgentemente col Furher Mustang, è una cosa molto importante.”.

“Ok, un momento.. Chi è lei, mi scusi?”

“Dica che sono Envy, capirà.”

“D’accordo…”.

Il ragazzo moro cominciò a picchettare nervosamente le dita sul telefono a muro, lanciando di quando in quando occhiate nervose al corridoio deserto; erano arrivati di corsa all’ospedale militare, dove avevano ricoverato d’urgenza il suo amico.

Dovevano operarlo.

Erano passati ormai molti mesi dal loro ultimo incontro, ai tempi del glorioso Amestris Express: “Sono sempre pronto a salvarti la vita Ed, ma cerca di non mollare proprio ora, fallo per chi ti aspetta e soffrirebbe della tua scomparsa. Fallo per chi sto chiamando.. Ricordi quanto fosse disperato qualche mese fa? Ti prego, combatti…” singhiozzò sommessamente il giovane, cercando conforto nel pianto.

In quel momento, il filo dei suoi pensieri fu interrotto da una voce profonda che risuonava nella cornetta: “Envy, sei tu? Cosa succede?”, la voce del Fuhrer Mustang suonava ansiosa, quasi preoccupata, “Buonasera signore, scusi per l’ora, sono proprio io. L’ho chiamata perché deve assolutamente raggiungermi qui.” parlò lui stancamente, cercando di ricacciare indietro le lacrime, “Dove sei?” domandò lui, “Sono a South City.” rispose solo.

Cadde uno spiacevole silenzio per parecchi minuti.

“Envy, cosa è successo?” ripeté lapidario l’uomo all’altro capo del telefono.

Il giovane sospirò.

“Hanno sparato a Edward.”.

Altro lunghissimo e glaciale silenzio.

“Ero in missione per conto del Tribunale Militare, l’ho trovato nel deposito ferroviario, era malconcio, ma vivo. Adesso lo stanno operando.” interloquì esausto lui.

“Prendo il primo treno per South City, tra quattro ore sono lì.”.

Dopo un lungo silenzio, il Fuhrer aveva parlato, la sua voce sembrava quasi ridotta a un sussurro: “Mi raccomando, non lasciarlo solo, per favore..” terminò con voce strana, quasi lo stesse supplicando, “Non si preoccupi, non è nemmeno da chiedere. La aspetto qui.” affermò il ragazzo con un pallido sorriso prima di chiudere la comunicazione.

In quel momento, la porta della sala operatoria si spalancò, e ne uscì un medico, seguito da un gruppo di infermiere che portavano una barella.

Edward era vivo.

Subito il moro raggiunse l’amico e si mise a parlare col dottore, il giovane aveva ancora le vesti sporche di sangue, non aveva potuto pulirsi: “Dottore, come sta?” domandò il ragazzo, “Sta meglio, figliolo. Gli abbiamo estratto cinque pallottole,per puro miracolo non hanno leso organi vitali. Ma se si è salvato, non è solo merito nostro, è anche merito tuo, che lo hai portato qua di corsa.” gli sorrise lui; Envy spostò lo sguardo sull’amico con una stretta al cuore, il viso pallido e tirato, la maschera dell’ossigeno su bocca e naso, le labbra livide e socchiuse.

“Comunque non si sveglierà prima di qualche ora. È riuscito a contattare qualche familiare?”, la voce del medico riportò l’investigatore alla realtà.

“Si, il Fuhrer arriverà tra qualche ora… Gli ho promesso che lo avrei tenuto d’occhio, posso andare?” domandò stanco lui, “Certo, segui le infermiere, sono sicuro che la tua presenza gli sarà di conforto, almeno finché non arriveranno i familiari.” Lo rassicurò l’anziano dottore, “Grazie di cuore…” riuscì solo a rispondere, prima di seguire la barella con il suo amico sopra.

Alcuni minuti dopo, il ragazzo si trovava nella stanza assieme al suo amico che riposava tranquillo.

Una stretta fasciatura su tutto il busto era già macchiata di sangue.

Con un sospiro, il moro prese una sedia e l’avvicinò al letto, sedendosi: “Chi è stato, amico? Non preoccuparti, presto arriverà il tuo Comandante, anche tuo fratello. Ma fino ad allora, non ti lascerò solo.”.

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Tre ore dopo la situazione era sempre la stessa.

Il dottore era venuto un paio di volte a controllare la situazione e si era mostrato decisamente ottimista.

Il moro si stava ormai appisolando sulla sedia, quando un gentile tocco sulla sua spalla lo fece sobbalzare; voltandosi, incrociò lo sguardo di un infermiera dal dolce sorriso: “Scusami, ti ho spaventato..  Ti ho portato del caffè caldo. Bevine un po’, ti farà bene.” affermò lei, passandogli la tazza in plastica, “Grazie signorina…” ringraziò lui, stanco e assonnato, “Non preoccuparti, il dottore ha detto che ormai è fuori pericolo, ha superato brillantemente la notte, guarirà presto.” lo rincuorò, mentre cambiava la flebo ormai terminata, “Ne sono certo, il mio amico non si fa certo abbattere da una sciocchezza del genere.” Gli sorrise di rimando lui.

La giovane donna, con un leggero inchino, uscì, portando con sé la flebo vuota.

In quel momento, il giovane udì un rumore di passi frettolosi nel corridoio; istintivamente, guardò l’orologio al polso.

Erano a malapena le cinque del mattino.

Curioso per tutta quella confusione, mise la testa fuori dalla stanza, e fu così che notò un gruppo di divise blu militari in fondo al corridoio; sorridendo, rientrò, erano finalmente arrivati.

Tranquillamente, si risedette al suo posto: “Sono arrivati.” disse solo, guardando la porta. Un minuto dopo, essa si aprì, facendo entrare un uomo dai corti capelli neri, accompagnato da un gruppo di persone; tutti quanti portavano le divise dell’Esercito: “Come sta?” domandò subito Roy Mustang, visibilmente preoccupato, “Salve a tutti.. Sta meglio, il dottore ha detto che è ormai fuori pericolo, ma non si è ancora svegliato.” parlò Envy, alzandosi in piedi, “Noi usciamo capo, lei resti con Edward.” interloquì il tenente Havoc, conducendo i suoi colleghi fuori dalla stanza.

Il Comandante ringraziò mentalmente il suo sottoposto, sedendosi al posto poco prima occupato dal suo giovane amico; poggiò il mantello sullo schienale della sedia e prese tra le sue mani quelle minute del ragazzo disteso a letto; a quel contatto, Edward si mosse leggermente, le palpebre fremettero per poi aprirsi, mostrando al Comandante uno sguardo opaco, “Ehi, come stai? È mai possibile che ti cacci sempre nei guai se non ci sono io?” sorrise sollevato, sporgendosi maggiormente sul ragazzo; il biondo rise, ma la sua risata somigliò più a un raglio strozzato,  “Hai ragione.. Cough!! Cough!!” tossì Ed, “Sto meglio, non preoccuparti, ne ho passate di peggiori…Come sono arrivato qui?” chiese con un sussurrò, cercando di mettersi seduto, “Ti ha portato Envy, ti ha trovato nel deposito ferroviario ferito e ti ha condotto all’ospedale.” spiegò il moro aiutandolo, “è qui fuori, ci sono anche gli altri, vuoi che entrino?” chiese poi, “Si, grazie..” gli sorrise lui; Roy gli diede un casto bacio, coprendogli le spalle con il proprio mantello, poi si diresse alla porta.

Tutta la squadra era seduta sulle poltroncine fuori dalla stanza, in evidente attesa, non mancava proprio nessuno: Riza e Jean erano seduti uno di fianco all’altro, Falman, Fury e Breda sedevano accanto a Envy e al tenente colonnello Hughes.

Tutti erano lì.

“Ragazzi, Edward si è svegliato.”.

La voce del loro Comandante li riscosse dal torpore.

“Vorrebbe salutarvi.” aggiunse il moro, invitandoli a seguirlo; il Mustang Team non se lo fece ripetere due volte e seguì il proprio Comandante nella stanza.

Fullmetal li accolse con un sorriso stanco, le braccia e il busto fasciate e il manto di Roy drappeggiato sulle spalle: “Salve a tutti.” salutò lui, “Ehilà! Ci hai fatto preoccupare!” esclamò con un sorriso sornione Hughes, “Scusate, mi caccio sempre nei guai..” interloquì imbarazzato, “Tanto poi intervengo sempre io a salvarti la pellaccia!” esclamò Envy, sbucando alle spalle del tenente colonnello, “Ehi, grazie. Roy mi ha detto che sei stato te a portarmi qui, sono in debito con te, amico.” gli sorrise il biondo, “non dirlo neanche, non ti avrei mai potuto lasciare lì!” esclamò Envy, poggiandosi alla parete, “Cosa ci facevi lì?” proseguì poi Ed, “Stavo indagando su una banda di assaltatori di treni per ordine del Tribunale Militare.

Il biondo scoppiò a ridere.

“Anche io sono stato mandato per la stessa ragione,a quanto pare c’è un alchimista e mi hanno mandato a raccogliere informazioni.” spiegò il biondo.

“Di nuovo assieme come ai vecchi tempi, eh?” sorrise il detective.

SALVE!

Shun è tornata!!

Beh, coloro che hanno seguito una mia vecchia fic sanno che mi era spiaciuto molto quando la conclusi.

Ecco, ora la sottoscritta si è imbarcata in una nuova avventura!

BACK TO THE EXPRESS è il ricominciare del viaggio, del nostro viaggio.

Del viaggio dell’AMESTRIS EXPRESS.

Questa storia è dedicata a colei che mi ha fatto sorridere, che ha approvato la nascita di questo seguito, che ha dato l’input per la storia.

È dedicata a SHIKADANCE.

È solo merito suo se questa storia ha visto la luce.

Beh, che dire, divertitevi e godetevi questo nuovo viaggio!!!

UN BACIO

SHUN

   
 
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