Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: _Trilly_    13/11/2014    6 recensioni
Violetta, Angelica, Angie, Pablo, Leon, Diego, Francesca, Marco. Ognuno di loro ha un passato che vorrebbe cancellare, dimenticare. Si sa però, che per quanto si possa fingere che non sia mai esistito, esso è sempre là in agguato, pronto a riemergere nei momenti meno opportuni, portando con se sgomento e profondo dolore. Tutto questo perchè il passato non può essere ignorato per sempre, prima o poi bisogna affrontarlo. Ognuno di loro imparerà la lezione a sue spese.
Leonetta-Diecesca-Pangie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Francesca, Leon, Pablo, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



“Siete fuori tempo ragazzi, che vi prende oggi?” Violetta recuperò il telecomando da sopra il piccolo tavolino e spense lo stereo, fissando Leon e Diego incredula. Erano passate tre settimane da quando Vargas era stato ammesso allo Studio e quasi subito si era ritrovato coinvolto in uno degli esercizi organizzati da Pablo, in particolare doveva creare una coreografia insieme alla ragazza e al giovane Galindo, ma quel giorno sembrava che Violetta lavorasse da sola. I due ragazzi infatti dovevano essere su un altro pianeta, erano distratti, lenti, scoordinati, cosa per niente da loro. Appena lo stereo fu spento, Leon e Diego si fermarono, ma lo stesso sembrava che non l'avessero sentita e per questo la Castillo gli si avvicinò, schioccando le dita davanti ai loro occhi, offesa. “Ehi, si dia il caso che ci sono anch'io qui, consideratemi.” Finalmente Leon parve tornare alla realtà e le sorrise, attirandola a se. “Certo che ti considero, Amore mio.” Le lasciò un dolce bacio sulla fronte, ma lei si liberò dalla sua stretta, stizzita. “Voglio sapere che sta succedendo,” sbottò, incrociando le braccia al petto e fissandolo attentamente. Il giovane sospirò, cercando con lo sguardo l'aiuto di Diego, che troppo perso nei suoi pensieri nemmeno se ne accorse. Galindo stava ripensando alla terribile lite tra i suoi genitori e Marco a cui aveva assistito quella mattina, dato che i due coniugi si poteva dire che lo avessero perdonato per ciò che era accaduto tra lui e Francesca e suo fratello non lo poteva accettare. “Vi rendete conto che ha baciato la mia ragazza? Dovreste odiarlo e tenerlo segregato in camera per sempre!” Quella e tante altre frasi erano state urlate quasi con disprezzo dal ragazzo e se Pablo e Angie, un po' offesi avevano tentato di farlo ragionare, Diego era sprofondato nel profondo mutismo che in quel periodo lo stava contraddistinguendo. Da quel giorno che avevano parlato fuori al Restò Band, non aveva più visto e né sentito la Cauviglia, un po' perché aveva trascorso la maggior parte del tempo in sala prove per tentare disperatamente di tenere occupata la mente e un po' perché nessuno dei due aveva fatto un passo verso l'altro, forse tormentati dal senso di colpa. Riconosceva infatti che Marco avesse ragione e che fosse stato un pessimo fratello, ma allo stesso tempo non riusciva a smettere di pensare a Francesca. Gli mancava ogni cosa di quella ragazza, il suo sorriso, i suoi occhi così pieni di vita, le sue labbra che tanto avrebbe voluto riassaporare, si sarebbe persino accontentato di guardarla da lontano o di litigarci, ma comportarsi come se lei non esistesse non riusciva a sopportarlo. Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e si scolò un lungo sorso, peccato che quel semplice gesto gli riportò alla mente che proprio lì in quell'aula, Francesca gli aveva confessato il suo amore e si erano baciati, tra l'altro la ragazza aveva prima bevuto da una bottiglia come quella che in quel momento aveva in mano. Sbuffò sonoramente, riponendo la bottiglia e solo allora, notò che Leon e Violetta lo stessero fissando. “Diego,” iniziò la Castillo, raggiungendolo con pochi passi. “Le cose con Marco vanno ancora male?” Lui scrollò le spalle, incurante. “Al solito.”
Anche Leon si avvicinò, circondandogli le spalle con un braccio. “Non prenderla male, tuo fratello aspettava solo l'occasione giusta per vendicarsi degli affronti passati,” gli disse, beccandosi un'occhiataccia da Violetta. “Non gettare terra sul fuoco, Leon. Diego e Marco sono fratelli e hanno bisogno di superare le loro divergenze e...”
“Basta!” Sbottò Diego, esasperato, facendola ammutolire di colpo per lo spavento. “Non ho voglia di essere psicoanalizzato, ok?” Detto ciò, lasciò l'aula a grandi falcate, sbattendo la porta. Era stanco, maledettamente stanco di tutto e di tutti. Raggiunse il cortile dello Studio e si sedette su un muretto, conficcandovi le unghie con sempre più decisione. In quel periodo non si riconosceva più, avrebbe potuto stare fuori per tutto il giorno, andare ad ubriacarsi, tanto ormai i suoi genitori lo avevano liberato dalla punizione, ma si sentiva così fiacco, così apatico. Nulla era capace di attirare il suo interesse, tutto gli sembrava inutile, superfluo, patetico.
Nell'aula di ballo nel frattempo, Violetta aveva trattenuto Leon per il polso prima che potesse andare dietro all'amico, costringendolo di conseguenza a voltarsi verso di lei. “Allora, hai intenzione di dirmi che sta succedendo a te e a Diego?” Lo interrogò, fissandolo attentamente. Il ragazzo ruotò gli occhi e sospirò, poi si sedette a gambe incrociate al centro dell'aula e lei lo imitò, capendo che dovesse trattarsi di una questione seria e quando lui le strinse la mano, ne ebbe la conferma definitiva. “Ho mentito,” sotto lo sguardo confuso della giovane aggiunse: “Non è vero che presto avrò un lavoro. Basta che sentano il mio nome e per magia non hanno più bisogno di manodopera,” ammise, afflitto. “Non so che fare.”
Violetta gli accarezzò la guancia con la mano libera, sorridendogli rassicurante. “Non arrenderti, vedrai che presto troverai qualcuno a cui non importa il tuo cognome e io sarò sempre qui a sostenerti.” Leon sorrise, poggiando la mano sulla sua. “Spero tu abbia ragione.” Lei lo strinse forte a se, facendogli poggiare il capo contro il suo petto. “Tu non sei come ti descrivono e riusciremo a dimostrarlo, non ho dubbi su questo.” Il giovane annuì, strofinando il naso contro il suo collo. “Mmm...che dolce che sei, piccolina mia.” Le lasciò un focoso bacio sul collo, facendola rabbrividire. “Ti amo.” Violetta sorrise, facendo scorrere le dita nei suoi capelli. “Ti amo anch'io.” Gli diede un bacio sulla fronte, continuando a stringerlo a se. “Tu lo sai cos'ha Diego, vero?” Chiese lei all'improvviso, facendolo irrigidire. “Dimmi la verità.”
Leon sospirò, sollevando il capo così da poterla guardare negli occhi. “Mi prometti che non ti arrabbi?” Violetta corrugò le sopracciglia, confusa, ma anche preoccupata. “Che avete combinato?” Il ragazzo esitò per alcuni istanti, poi non potè fare altro che confessare. “Diego ha iniziato ad andare dietro a Francesca per vendicarsi di Marco, voleva che lei lo lasciasse...voleva fargliela pagare per l'ostilità e le frecciatine con cui lo aveva accolto una volta uscito dal carcere.”
“Che cosa?” Esclamò Violetta, sgranando gli occhi sconvolta. Un po' lo aveva sospettato, infatti si era anche scontrata con il cugino, ma averne la conferma l'aveva decisamente spiazzata. Aveva fatto bene allora a prendersela con Diego, lui non aveva rispetto per nessuno, nemmeno per lei a cui diceva di volere tanto bene. “Da quanto tempo lo sai?” Leon non rispose, non ce ne fu bisogno, aveva già capito. Si rimise in piedi, scuotendo la testa, delusa. “Tu lo sapevi e non hai fatto nulla per impedirglielo?” Sbottò, mentre il ragazzo scattava in piedi a sua volta, con lo sguardo basso. “Potevi almeno dirlo a me! Guardami negli occhi quando ti parlo!” Aggiunse, spintonandolo stizzita. Vargas sospirò, incrociando il suo sguardo. “Non spettava a me dirgli cosa fosse sbagliato e comunque la vendetta è finita ancora prima di iniziare.” Prese Violetta per le spalle, così che la smettesse di agitarsi. “Credo che Diego si stia innamorando di lei, se non lo è già,” spiegò, lasciandola stupefatta. “Come? Ne sei sicuro?”
Leon annuì. “Ho parlato con lui e...lo conosco e mai ho notato una simile luce nei suoi occhi quando parlava di una ragazza.”
La Castillo abbassò lo sguardo, pensierosa. Ora tutto le era chiaro, quella sorta di apatia in cui era caduto Diego, l'eccessiva ostilità di Marco verso il fratello. Non era solo Francesca ad amare Diego, era anche il contrario. Come aveva fatto a non capirlo prima?
Quello che Leon e Violetta non sapevano, era che appostata fuori la porta ci fosse Lena e che avesse sentito ogni cosa. Sul volto della ragazza faceva bella mostra di se un sorrisetto che non prometteva assolutamente nulla di buono.



“Ne sei davvero sicura?” Chiese Marco, stupefatto. Lena aveva appena finito di raccontargli per filo e per segno della conversazione che aveva origliato tra Leon e Violetta e doveva ammettere di essere rimasto sorpreso, tutto si aspettava ma non quello. “Quindi Diego è davvero innamorato di Francesca?”
Lena ruotò gli occhi, esasperata. “Sveglia, Marco!” Gli schioccò le dita davanti agli occhi, parlandogli poi come se fosse stato un bambino un po' tardo. “Faceva tutto parte di un piano per ferire te, è questa informazione che devi usare contro di loro, solo questa.”
Marco la fissò confuso, allora lei si affrettò a spiegargli. “Devi dire a Francesca di questo piano, solo così lei lo odierà ed entrambi soffriranno.” Un sorriso malvagio le increspò le labbra, pregustando già le conseguenze di quella soffiata. Galindo la fissò per alcuni istanti, poi sorrise a sua volta. Lena aveva ragione, se voleva separare definitivamente Diego e Francesca, doveva far sapere alla Cauviglia del piano, doveva farglielo odiare e allora si che la sua vendetta sarebbe stata raggiunta. Dovevano soffrire esattamente come stava soffrendo lui. “Ora so cosa devo fare, grazie,” mormorò, stringendola in un forte abbraccio, che lei contraccambiò euforica e rossa in volto. Se giocava bene le sue carte, Marco avrebbe odiato sempre di più suo fratello e la sua ex e avrebbe invece apprezzato lei, l'unica che gli era rimasta accanto e chissà che finalmente non avrebbe ricambiato i suoi sentimenti. Lena lo sperava e aveva intenzione di utilizzare ogni mezzo a disposizione per raggiungere il suo obiettivo.



Francesca sfogliava svogliatamente le pagine della rivista che aveva appena acquistato, la sua mente però era decisamente altrove. Sperava che una passeggiata per il parco l'avrebbe aiutata a distrarsi e a non pensare, ma niente...i pensieri continuavano a fluire imperterriti e andavano in un'unica direzione: Diego Galindo. Nonostante il senso di colpa per aver peggiorato il rapporto tra i due fratelli e la delusione che aveva letto negli occhi di Pablo e Angie, non riusciva a smettere di amarlo. Ogni notte sognava loro due in un mondo dove potevano stare insieme senza essere giudicati male e puntualmente si risvegliava con le lacrime agli occhi, rendendosi conto che fossero solo fantasie. Quanto era stupida, quanto era patetica. Ammesso che non ci fossero stati ostacoli, cosa le assicurava che Diego l'amasse? Magari per lui si trattava di una semplice attrazione, del gusto del proibito o cose simili e quello di sicuro non aveva nulla a che fare con l'amore. In fondo lui stesso una volta le aveva confessato di non credere assolutamente in quel sentimento, io non sono predisposto, le aveva detto, quindi fantasticare su qualcosa di diverso era assurdo e alquanto patetico.
“Francesca.” Quella voce...non era nella sua testa, era lì a pochi metri da lei, ne era sicura. Quando alzò lo sguardo infatti, si ritrovò di fronte Marco con un espressione afflitta. Onestamente tutto si aspettava tranne che il suo ex le rivolgesse la parola, pensava che l'avrebbe evitata, a meno che non si fosse fatto avanti per polemizzare. “Ciao Marco.”
Galindo le rivolse un breve cenno, poi senza chiedere se potesse si sedette accanto a lei. “Devo parlarti,” esordì serio. Francesca fece per dire qualcosa, ma lui le fece cenno di tacere. “Non sono qui per litigare,” specificò, cosicché lei poté tirare un sospiro di sollievo. “Cosa devi dirmi allora?” Marco prese un profondo respiro, sforzandosi di trovare le parole giuste e soprattutto di mostrarsi arrabbiato per qualcosa che invece lo rendeva euforico. “Si tratta di Diego.” Prima che Francesca potesse dire qualsiasi cosa, si affrettò a spiegare. “Ti è venuto dietro per vendicarsi di me, sapeva quanto ci tenessi a te e quanto perderti mi avrebbe fatto stare male. Vargas lo ha confessato a Violetta poco fa.”
Quelle parole rimbombarono nella mente della ragazza, che cercava disperatamente di darci un senso. Non poteva essere vero, non poteva. “Se non mi credi, lo puoi chiedere a loro,” concluse Marco con semplicità. Sapeva di averle fatto sorgere il dubbio con quelle parole, così come sapeva di aver gettato seriamente i presupposti per spezzarle il cuore e se una parte di lui quasi si sentiva in colpa, quella parte che ancora l'amava, d'altra parte era convinto di meritare un riscatto dopo l'umiliazione che lei e Diego gli avevano provocato. Era passato agli occhi di tutti come il ragazzo tradito, un completo idiota che non aveva notato che suo fratello e la sua ragazza si facessero gli occhi dolci e non poteva accettarlo. Il minimo era che provassero le sue stesse sofferenze. “Diego non è in grado di amare, è solo un bastardo egoista e lo ha confermato ancora una volta. Mi sembrava giusto che tu lo sapessi,” concluse, alzandosi in piedi e fissandola attentamente. Perché non reagiva? Si aspettava di vederla piangere, che si disperasse e invece era ancora peggio...Francesca era immobile come una statua di sale, lo sguardo fisso nel vuoto. “Francesca,” sussurrò, tentando di attirare la sua attenzione, ma la ragazza non rispose, troppo persa nei suoi pensieri. Davvero Diego voleva solo usarla per ferire Marco? Per tutto quel tempo aveva semplicemente finto di essere interessato a lei? “Grazie per avermelo detto,” si limitò a dire, evitando di incrociare lo sguardo di Marco, che non potè fare a meno di sogghignare. Se la conosceva bene, ora Francesca avrebbe chiesto spiegazioni e non a Leon e Violetta, bensì proprio a Diego e allora si che ci sarebbe stato da ridere, quasi si immaginava la scena. “Bè, io vado, ho fatto il mio dovere.” Si allontanò senza attendere risposta, anche perché sconvolta com'era, sicuramente non avrebbe aggiunto altro. Già pregustava la sua vendetta, sarebbe stata un successo, ne era sicuro. L'italiana dal canto suo, non sapeva che pensare. Doveva fidarsi delle parole di Marco? Il solo pensiero le faceva venire una gran voglia di piangere. Poteva accettare che lei e Diego non potessero stare insieme, ma non che l'avesse presa in giro, era troppo per il suo cuore ferito. Prese il cellulare dalla borsa e iniziò ad armeggiarvi freneticamente. Aveva bisogno di risposte e solo lui poteva dargliele.


-Ho bisogno di parlarti. Raggiungimi al parco di fronte al cinema. È importante-


Senza rifletterci troppo, inviò il messaggio a Diego, mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue. Aveva una paura matta che lui le confermasse i suoi timori, ma allo stesso tempo non poteva restare con il dubbio, doveva sapere la verità. I minuti scorsero lentamente senza che il ragazzo le mandasse alcuna risposta e la cosa la innervosì ancora di più. E se non si fosse presentato?
Diego ripose il cellulare nella tasca dei jeans, poi affrettò il passo tra le affollate strade di Buenos Aires. Francesca voleva vederlo, non se lo aspettava proprio e nemmeno per un attimo aveva pensato di declinare l'invito. Vederla era quello che voleva di più, ne aveva un disperato bisogno. Svoltò l'ultimo svincolo e in un attimo il parco apparve nella sua visuale. Ora solo pochi metri lo separavano da lei. Forse era sbagliato presentarsi lì, ma in quel momento non gli importava. Al diavolo tutto, lui doveva vederla.
Sorrise, mettendola a fuoco seduta su una panchina. Era una sua impressione, o in tre settimane era diventata ancora più bella? Francesca sollevò lo sguardo e allora lo vide. Il cuore prese a batterle come un forsennato. Diego era venuto. Si alzò in piedi, facendo fatica a contenere il nervosismo. Avrebbe tanto voluto gettarsi tra le sue braccia e dimenticare le parole di Marco, dimenticare ogni cosa, ma non poteva e così restò ferma a fissarlo. Il giovane invece, aveva allontanato qualsiasi pensiero e con pochi passi l'aveva raggiunta. “Ciao bambolina,” sorrise, attirandola a se e facendo combaciare i loro petti. Gli sguardi erano come incatenati, i respiri si fondevano. “Non mi aspettavo il tuo messaggio.” Fece sfiorare i loro nasi e prima che Francesca potesse fermarlo, le stampò un bacio a fior di labbra.
“Ma cosa f..fai?” Balbettò lei, rossa in viso. Diego corrugò le sopracciglia, confuso. “Ti ho semplicemente baciata, l'altra volta non ti sei sconvolta tanto.”
La mora scosse la testa, abbandonandosi di nuovo sulla panchina e lui la imitò, fissandola divertito. “Non devi fingere, lo so che ti sono mancato.” Provò ancora a baciarla, ma lei lo respinse, spiazzandolo a dir poco. “Non ho cambiato idea, continuo a pensare che non dovremmo lasciarci andare, è sbagliato.”
“E allora perché mi hai chiesto di vederci?” Ribatté Diego. “Pensavo che volessi mandare al diavolo tutto e...”
“E cosa? Pensavi che avremmo ripreso a giocare al gatto col topo? Dimmi la verità,” continuò, specchiandosi nei suoi occhi verdi. “Perché sei venuto? Perché non hai esitato nemmeno per un attimo?”
Galindo la guardò come se gli avesse fatto la domanda più scontata del mondo, poi scrollò le spalle. “Mi sembra ovvio, volevo vederti.” Fece scorrere l'indice lungo la sua guancia, sorridendo malizioso. “Ho una gran voglia di baciarti.” Francesca avvampò di colpo, avvertendo il respiro farsi sempre più difficoltoso. “Diego, ti p..prego, smettila.” Scostò la sua mano e seppur infastidito, il ragazzo accettò di rimettersi composto. “Mi vuoi spiegare che sta succedendo?”
La ragazza prese un profondo respiro, poi tornò a guardarlo, torturando nervosamente l'orlo del suo vestito. “Marco mi ha detto che ti sei interessato a me per vendicarti di lui. Volevi usarmi per ferirlo? Dimmi la verità, ti prego,” lo supplicò, con un filo di voce.
Diego sgranò gli occhi a quelle parole. Come aveva fatto Marco a scoprirlo? Maledetto, non ci aveva pensato due volte a rivelarlo a Francesca, si stava vendicando alla grande.
“Ti prego.” La Cauviglia gli strinse una mano con le sue, guardandolo con le lacrime agli occhi. “Ti prego, dimmi che Marco ha mentito...dimmi che non mi hai solo presa in giro.”
Lui si specchiò negli occhi castani e supplicanti della ragazza, non sapendo proprio che dire. Avrebbe potuto mentire, ma non poteva essere così viscido, non con lei. Proprio per questo, anche se sapeva che stesse per condannarsi da solo, annuì. “Volevo fargliela pagare per come si stava comportando con me e soffiargli la ragazza mi è sembrata l'idea perfetta,” confessò, inconsapevole che con quelle parole le avesse lacerato il cuore come se fosse stato colpito da una violenta ed imprevedibile coltellata. “Poi però hai iniziato a piacermi davvero e...” S'interruppe, notando che Francesca fosse scattata in piedi. “Quindi ti sei solo preso gioco di me.” Diego fece per parlare, ma lei lo anticipò. “Per colpa tua mi sono messa contro tutto lo Studio, la tua famiglia su tutti e tu stavi solo giocando! Mi credono una poco di buono, una sfascia famiglie e...li sento i loro commenti al Restò Band, non fanno nulla per nascondere ciò che pensano e...ho incassato tutto in silenzio, convinta che almeno un po' di bene me ne volessi...avrei accettato tutto, anche che il tuo obiettivo fosse portarmi a letto, ma questo no...hai giocato con i miei sentimenti, mi hai ferita, mi hai umiliata e...” Francesca non riuscì aggiungere altro, sopraffatta dai singhiozzi. Le lacrime scorrevano ormai a fiumi sul suo volto e ciò incrementò il profondo disprezzo che Diego provava per se stesso. Odiava vederla stare male, soprattutto se era per colpa sua, non lo poteva sopportare. “è vero,” ammise, alzandosi a sua volta e bloccandole il polso, così da impedirle di scappare. “è iniziata come una vendetta, ma poi ho imparato a conoscerti e mi sei piaciuta...cavolo se mi piaci...ti giuro che non sto mentendo,” aggiunse, prendendole il mento e facendo incontrare i loro sguardi. “Sono stato un bastardo, tu non c'entri nulla con me e Marco e per questo ti chiedo scusa.” Non credeva lo avrebbe mai fatto e invece per la prima volta si stava scusando con una ragazza che aveva ferito. Con Ludmilla e tutte le altre nemmeno per l'anticamera del cervello lo aveva attraversato l'idea di scusarsi, ma con lei gli risultava quasi spontaneo, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. “Ho abbandonato i miei propositi di vendetta da un pezzo, te lo giuro.” Francesca tirò su col naso, tentando di fermare il flusso delle lacrime. Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto credergli, i suoi occhi sembravano così sinceri, ma c'era qualcosa che la frenava. “Perché non me lo hai detto?” Si azzardò a chiedergli. “Hai avuto tante occasioni per farlo.”
Diego annuì, amareggiato. “Lo so, ma non volevo ferirti e poi...e poi non sapevo nemmeno io cosa volessi e...”
“Diego.” Francesca lo interruppe, stringendogli ancora le mani, gesto che li fece entrambi rabbrividire. “Io ti ho confessato di amarti,” soffiò, rossa in volto. “Tu però non mi hai mai fatto capire cosa provi, è normale se ora io ho dei dubbi.”
Ancora quei maledetti sentimenti! Già Leon e suo padre gli avevano posto lo stesso interrogativo e ora era proprio lei a fargli quella muta richiesta. Come poteva darle una risposta se non la conosceva nemmeno lui? “Mi piaci,” buttò lì, a disagio. Nessuna delle ragazze con cui era stato gli aveva mai chiesto cosa provasse e si sentiva così impacciato a dover tirare fuori qualcosa di tanto personale. Se per lui quelle due parole erano state uno sforzo, per Francesca furono quasi nulle. “Anche a me piacciono tante persone, i miei amici, la mia famiglia, mi può piacere un pasto, un film. La mia domanda è diversa, ti piaccio come una ragazza con cui stare o come una con cui divertirti? Rispondimi Diego, dannazione!” Aggiunse, notando che non mostrasse intenzione a rispondere. “Non lo so, Francesca, non lo so!” Sbottò alla fine, esasperato. “Se vuoi una dichiarazione, hai proprio sbagliato persona, non ne sono capace!” La ragazza lo fissò per alcuni istanti, poi annuì. “Ho capito, non potevi essere più chiaro.”
“Cosa?” Diego le prese il polso, impedendole di andarsene. “Ti ho chiesto scusa, ti ho detto che ora sono sincero, perché te ne vuoi andare?” Le chiese, confuso.
Lei si liberò dalla sua stretta, stizzita. “Se non me lo avesse detto Marco, tu non lo avresti mai fatto! Magari ti piaccio come dici, ma non provi quello che provo io. Non voglio essere una delle tante che passa per il tuo letto, io non sono così,” deglutì, avvertendo di nuovo gli occhi farsi lucidi. “Lo so,” ribatté Diego, prendendola per le spalle. “Tu non sei come le altre, tu sei diversa.” La guardò in maniera così intensa che Francesca si sentì come spogliata della sua stessa anima. Quanto avrebbe voluto fidarsi di lui, lasciarsi andare, dimenticare ogni cosa. “Smettila di giocare con il mio cuore, se non puoi darmi ciò di cui ho bisogno, lasciami andare.”
“E tu di cosa hai bisogno?” Si azzardò a chiedere Diego, completamente in confusione. Sentiva che lei volesse che le dicesse qualcosa, ma non riusciva a capire cosa. “Se non lo capisci, credo sia proprio inutile continuare questa conversazione.” Si liberò dalla sua stretta, profondamente delusa. Per lei e Diego non c'era futuro, ora ne aveva la certezza. “Siamo troppo diversi tu ed io, è evidente.”
“Perché dici così, dannazione?” Sbottò lui, agitando le braccia. “Ti sto dicendo la verità ora, perché devi rendere tutto così difficile? Al diavolo tutti, pensiamo solo a noi.” L'attirò a se, determinato a mettere fine a quella conversazione con un bacio, ma fu nuovamente respinto. “Basta, Diego! Lo capisci o no che per me non è un gioco?” Esplose lei, lasciandolo a bocca aperta. “Non voglio mettermi contro tutte le persone a cui tengo per un semplice capriccio! Ho bisogno di certezze, cosa che tu non puoi darmi. Lasciami in pace,” aggiunse girando i tacchi e mollandolo lì come un idiota. Provò a chiamarla, ad andarle dietro, ma Francesca continuò a proseguire imperterrita e lui non poté fare altro che arrendersi. Il presentimento che ci fosse una cosa precisa che avrebbe dovuto dirle e che avrebbe potuto cambiare ogni cosa, continuava a tormentarlo. Ma di quale cosa si trattava?



“Ho così tanta fame che mi mangerei un cavallo,” commentò Camilla, accarezzandosi la pancia che brontolava a più non posso. Seba ridacchiò, facendo scattare la sicura della sua auto, per poi prenderla per mano. “Tranquilla, siamo arrivati.”
Poco distanti da loro, anche Leon parcheggiò la sua motocicletta, per poi aiutare Violetta a scendere. Dopo tanta insistenza delle due amiche, i ragazzi avevano accettato di trascorrere la serata tutti e quattro insieme e così ora si ritrovavano fuori al bowling. “Fa freddo, eh?” Rabbrividì la Castillo, stringendosi al braccio di Leon. Lui sogghignò. “Io ti avevo avvertita, ma tu hai voluto lo stesso metterti la gonna, perciò non lamentarti.”
Violetta ruotò gli occhi e gli fece la linguaccia, staccandosi dal suo braccio e aggrappandosi a quello di Camilla. Seba si sentì di troppo tra le due amiche e fu quasi tentato di avvicinarsi a Leon, ma poi si ricordò chi fosse e desistette, incamminandosi da solo. Lui e Vargas non erano mai stati amici, addirittura quasi non si salutavano e ritrovarsi a passare la serata in sua compagnia lo faceva sentire a disagio. Loro due non avevano nulla in comune, venivano da mondi completamente diversi. Leon dal canto suo, la pensava quasi allo stesso modo. Aveva accettato di uscire con Seba e Camilla per fare contenta la sua ragazza, ma non si sentiva molto a suo agio. In ogni caso, tenendosi a distanza di sicurezza, Leon e Seba entrarono nel bowling, seguiti dalle loro ragazze. Subito un forte vociare giunse alle loro orecchie. La struttura era strapiena di giovani di tutte le età, che se ne stavano seduti ai tavoli a consumare le loro ordinazioni oppure sulla pista da bowling. Alla loro sinistra, c'era poi una lunga fila per prendere da mangiare. “Cosa prendete voi?” Chiese Leon, fermandosi e voltandosi verso Seba e Camilla. “Un hamburger gigante,” esclamò lei allegramente.
“Due hamburger, una birra e una cocacola,” confermò Seba, prendendo il portafoglio, ma Vargas lo fermò con un gesto della mano. “Pago io, facciamo i conti dopo. Tu e Camilla iniziate a cercare il tavolo, io e Vilu ci mettiamo in fila per le ordinazioni.”
Il moro annuì, prendendo la fidanzata sottobraccio. “Andiamo, Cami.” Mentre si allontanavano, a Violetta e Leon sembrò di sentire la Torres lamentarsi perché Seba aveva ordinato la bibita al posto suo e per questo ridacchiarono. Si misero poi in fila, ma la Castillo non fece altro che guardare il suo ragazzo, cosa di cui ben presto lui si accorse e per questo si accigliò. “Cosa c'è Amore, perché mi guardi così?” Lei prese un profondo respiro, poi sussurrò. “Grazie, so che ti costa molto essere qui con i miei amici e...bè, lo apprezzo molto.”
Leon sorrise, circondandole la vita con un braccio e attirandola a se. “Farei qualsiasi cosa per te, lo sai.” Le sfiorò la fronte con le labbra e lei si rilassò contro il suo petto. Vargas stava cambiando davvero e lo stava facendo per lei, non avrebbe potuto essere più felice di questo. Forse avevano avuto contro tante persone, sua nonna in primis, ma il destino sembrava volgere dalla loro parte e quello era sicuramente un alleato parecchio vantaggioso.
“Allora, che ne pensi di Leon?” Chiese Camilla curiosa, mentre lei e Seba prendevano posto all'unico tavolo libero che erano riusciti a trovare dopo un lungo girare a vuoto. Il ragazzo scrollò le spalle. “Non è male, ammetto che mi aspettavo di peggio.”
“Hai visto?” Esclamò la Torres, euforica, stritolandolo in un forte abbraccio. “Non è un ragazzo cattivo ed è anche a modo. Possiamo uscire anche altre volte con lui e Vilu, no?”
“Bè, suppongo di si,” ribatté lui, facendo scorrere la mano lungo la sua schiena in maniera lenta e ipnotica. “Me lo immaginavo un cafone, un prepotente e cose simili, invece sembra tranquillo...spero di non sbagliarmi.”
“Vedrai che non sarà così,” sorrise Camilla, allacciandogli le braccia al collo e facendo sfiorare i loro nasi. “Andrà tutto a meraviglia.”
“Mmm...”borbottò Seba con un sorrisetto impertinente, lasciandole un bacio sul naso. “Spero che tu abbia ragione.”
“Io ho sempre ragione,” soffiò lei di rimando, facendo combaciare le loro labbra. Il ragazzo sogghignò, stringendola a se e approfondendo il bacio. In quel momento era come se le persone intorno a loro e il caos che provocavano non ci fossero, c'erano solo loro due. Continuarono a baciarsi con sempre maggiore intensità, finché qualcuno si schiarì la voce, facendoli sobbalzare. Leon e Violetta li fissavano divertiti, reggendo due grandi vassoi. “Interrompiamo qualcosa?” Ghignò il ragazzo, sedendosi di fronte a Seba. I due avvamparono di colpo, mentre la Castillo faceva fatica a contenere le risate. “Ma quanto siete teneri.”
Camilla la fulminò con lo sguardo. “Se non la smetti, ti svuoto questa in testa.” Dicendo ciò, sollevò il suo bicchiere di cocacola, scatenando le risate di tutti i presenti. “E farò lo stesso anche con voi due,” aggiunse, guardando Leon e Seba, che si finsero spaventati. “Che paura.”
La Torres mise un finto broncio e divertito, il moro le stampò un bacio sulla guancia. “Dai tesoro, stavamo scherzando.” Tra le risate presero a mangiare e a sorpresa, Leon e Seba si ritrovarono a parlare di calcio come se fossero stati dei vecchi amici, lasciando le loro ragazze a bocca aperta. Mai si sarebbero aspettate una cosa simile, le cose stavano andando meglio di quanto si aspettassero. Avevano quasi terminato di mangiare, quando il cellulare di Violetta iniziò a squillare. Confusa, la giovane vide lampeggiare sul display il nome di Francesca. Non fece nemmeno in tempo a rispondere e a dirle qualsiasi cosa, che la mora l'anticipò con frasi sconnesse tra i singhiozzi.
-Vilu...scusa se interrompo la vostra uscita...sto male e...ho bisogno di te e Cami- singhiozzò disperata, facendo sbiancare Violetta per la preoccupazione, tanto che Leon, Camilla e Seba la fissarono, accigliati. -Cos'è successo Francesca? Mi stai spaventando-
-Venite a casa mia, vi p..prego-
-Arriviamo subito, tranquilla- la rassicurò, chiudendo poi la conversazione e rivolgendosi a Camilla. “Francesca sta male, ha bisogno di noi.” Entrambe scattarono subito in piedi, imitate dai ragazzi. “Scusate se interrompiamo così la serata, ma Fran...” iniziò Violetta, ma Leon la zittì con un gesto della mano. “Va tutto bene, la vostra amica sta male ed è giusto che andate da lei.” Seba annuì. “Non credevo lo avrei mai detto, ma Leon ha ragione. Vi accompagniamo noi,” aggiunse, sotto il cenno di assenso dell'altro ragazzo. Violetta e Camilla sorrisero dolcemente ai loro ragazzi, poi tutti e quattro si incamminarono verso l'uscita. Destinazione: casa di Francesca.




Tempi duri per Leon, Diego e Fran. Leon per colpa della fama delle sua famiglia non riesce a trovare lavoro. Marco e Lena scoprono del piano originale di Diego e lo usano contro lui e Fran, peccato che alla fine il vero ostacolo è Diego stesso, che non capisce cosa la ragazza ha bisogno di sentirsi dire e finiscono per allontanarsi ancora di più :(
In compenso c'è la prima uscita a quattro Leonetta e Seba e Cami e i due ragazzi riescono finalmente ad intendersi :3 peccato per il finale con una Fran disperata :(
Grazie a tutti coloro che leggono e recensiscono, un bacio!! <3
ps. mi scuso per eventuali errori, vado di fretta e qualcosa potrebbe essermi sfuggito XD


 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: _Trilly_