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Autore: rossella0806    13/11/2014    2 recensioni
Alessandro Terenzi è un giovane commissario di Torino: è scapolo e vive con la sua tartaruga, Miss Marple, in un trilocale.
E' la sua prima avventura online: si ritroverà infatti ad indagare su un caso complicato che avrà dei risvolti clamorosi. Per riuscire a dipanare la matassa, verrà in suo aiuto un misterioso "collaboratore", che gli consiglia di andare in Toscana, a Porto Ercole.
Qui incontrerà dei personaggi ognuno con una caratteristica e una storia diverse, e verrà a conoscenza di un passato che spesso ritorna.
Se a Torino Terenzi è sempre affiancato dall'ispettore Ghirodelli, nella provincia grossetana, il giovane poliziotto sarà accompagnato da una ragazza, Ginevra, laureata in Archeologia, amante dei dolci e "sfruttata" dal notaio Marchetti, suo datore di lavoro.
Insieme riusciranno a risolvere il Mistero a Doppia Indagine!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Agriturismo Campo dei Fiori, ore 20.30
 
La cena è appena stata servita, gli ospiti si sono riversati sul buffet degli antipasti e dei contorni, come stanchi e affamati viaggiatori del deserto alla vista di un’oasi.
La piccola comitiva sembra che abbia ritrovato la tranquillità nonostante l’episodio della sera precedente: gli ospiti chiacchierano tra di loro, i tavoli a gruppi di quattro gli uni vicini agli altri, le grandi vetrate che danno sulla terrazza a incorniciare quello che sembra un quadro di uno stanco verista.
-Come mai Serena non è ancora scesa a cenare?- domanda Monica Leontini ad alta voce, seduta insieme alla critica d’arte e a Ginevra, guardando il posto vuoto della ballerina di fianco a lei.
Solo in quel momento tutti i presenti si accorgono della sua mancanza: in effetti la signorina Gandolfi non è tra loro e, l’ultima che l’ha vista, dopo il commissario, è stata proprio la violinista.
-Cosa significa? Non ha avvisato nessuno di voi che non sarebbe scesa?!- chiede preoccupato Terenzi, due tavoli più in là: chissà perché, ma in quel momento sta già immaginando il peggio.
-Ci siami incontrate in giardino poco più di mezz’ora fa, ma non mi ha detto nulla. Sembrava rilassata, anzi mi ha detto che aveva parlato con lei, commissario, e che adesso si sentiva protetta-
-Non dobbiamo pensare al peggio: per favore, qualcuno vada a vedere se è in camera sua- continua Terenzi.
-Vado io- si offre Monica.
Mentre aspettano che la donna ritorni, il poliziotto si alza e si avvicina ai tavoli della comitiva con cui è arrivato la mattina precedente:
-Otre alla signorina Leontini, qualcuno di voi l'ha vista?-
Tutti i presenti scuotono la testa, storditi e non completamente consci del motivo di quella brusca interruzione nella cena appena iniziata.
-E’ da questa mattina a colazione che non la vedo- commenta Ginevra – dopo che io e lei ci siamo salutati, commissario, è scesa in veranda e si è seduta al mio stesso tavolo-
-E non ha detto quali sarebbero stati i suoi programmi per la giornata?- continua Terenzi, la voce calda e profonda, perfetta simulatrice del suo stato d'animo tutt'altro che pacifico.
-No, non abbiamo quasi parlato: le ho chiesto se si era ripresa dopo lo spavento che ha subito ieri sera e, poi, abbiamo cominciato a fare quattro chiacchiere sul tempo, sui nostri lavori, tutte cose banali. Finita la colazione, io sono andata a fare un giro per il paese, e l’ho lasciata lì, sulla terrazza-
La violinista ritorna tutta trafelata, l'elegante chioma bionda scossa un pó a destra e un pó a sinistra:
-Non c’è! Ho bussato ripetutamente, ma non mi ha aperto! Commissario, se si fosse sentita male?-
-Per favore, stiamo calmi. Vado a chiedere le chiavi della stanza alla signora Gabriella-
L’uomo si alza e si dirige verso la porta della sala, quando uno dei fratelli Parini lo blocca:
-Aspettiamo a tirare conclusioni affrettate. Probabilmente sarà uscita per fare una passeggiata: dopo tutto questa sera fa un gran caldo…- azzarda Umberto, la voce calma nel volto squadrato e abbronzato dal sole caldo di luglio.
-E se andassimo a cercarla?- insiste Monica, guardando il poliziotto.
-D’accordo- risponde Terenzi  -dividiamoci in piccoli gruppi: le tre signore verranno con me, mentre voi due -comanda indicando i fratelli Parini- andrete a chiamare Leonardo e Paolo e li porterete con voi: cerchiamo in ogni angolo della campagna, in giardino, all’interno dell’agriturismo, dovunque!-
In quel mentre entra reggendo la prima portata la signora Gabriella che, spaventata da tutta quell’agitazione, domanda:
-Santo Cielo! Cosa sta succedendo?!-
-Non sappiamo dov’è la signorina Gandolfi: lei l’ha vista?- le ribatte Terenzi.
-No, è dall’ora di pranzo che non la vedo…-
-Allora lei resterà qui, in modo che se dovesse tornare, troverà qualcuno ad aspettarla. Mi dia le chiavi, per favore, prima voglio controllare la sua camera-
-Sì, certamente, venga con me- risponde la donna, appoggiando il grande piatto ovale sul primo tavolo libero.
-Non perdete tempo inutile, altrimenti non la troverete più!- sentenzia sarcastica la critica d’arte, continuando a mangiare di gusto lo sformato di verdure.
Terenzi la guarda furioso:
-Signorina Ragusi, non è il momento adatto per decretare sentenze a casaccio. Piuttosto cerchi di rendersi utile e di provvedere come tutti gli altri alle ricerche della Gandolfi-
La donna annuisce con un lieve sorriso dipinto sulle labbra:
-Come vuole lei, commissario- posa la forchetta di lato al piatto e si alza obbediente, il rumore della sedia appena trattenuto.
 
               
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Le affannate ricerche durano per quasi un’ora con la partecipazione di tutte le persone alloggiate all’agriturismo.
Alla fine si ritrovano nell’ingresso per fare il punto della situazione.
Dopo ciò che è accaduto la sera precedente, gli ospiti sono di nuovo in apprensione e non vedono l’ora di ritrovare la signorina Gandolfi, in modo da mettere fine a quella spaventosa angoscia.
Improvvisamente la voce di Gabriella, promossa a segugio nelle ricerche nel giardino dell'agriturismo, richiama l’attenzione degli altri: proviene dalla serra, un edificio allungato e rettangolare fatto di mattoni e ardesia, a una cinquantina di metri dall'entrata sul retro.
-Commissario, presto, venga! Penso di aver trovato qualcosa!- esorta la donna, correndo verso di loro.
Il resto del gruppo lo segue immediatamente: la proprietaria tiene, tra le mani tremanti, un prezioso scialle di lino azzurro a grandi fiori bianchi.
-Sono entrata nella serra qualche minuto fa e, abbassando lo sguardo, mi sono accorta di questo scialle nascosto vicino al vaso di rose- Gabriella indica una grande composizione di rose gialle in un grosso vaso rettangolare.
-Questo scialle appartiene a Serena, gliel’ho visto addosso quando ci siamo lasciate nemmeno due ore fa!- esclama Monica Leontini.
Tutti i presenti fissano con aria incredula Terenzi che, flebilmente, ribatte:
-Rose gialle, come a Torino…- le parole del commissario sono un sibilo: non se l’aspettava di certo una nuova mossa così meschina. Quel pazzo ha colpito di nuovo e questa volta ha rapito una giovane donna. Se di rapimento si tratta … forse è una semplice coincidenza, riflette il poliziotto. Forse lo scialle è caduto per caso alla ballerina, durante una passeggiata piú che improbabile nella serra. Forse la donna, semplicemente, non aveva voglia di cenare con il resto del gruppo, ancora scossa dall’episodio della sera precedente, così ha deciso di allontanarsi per fare una passeggiata, dimenticando di avvisare.
-Sono sue queste rose?- chiede il commissario rivolto a Gabriella.
-No, non le ho mai viste. Nella serra tratto solo piante esotiche-
La donna, infatti, non riesce a capire come il vaso sia finito lì: solo lei e i suoi due figli hanno le chiavi e, quando poco prima è entrata, ha aperto la porta tranquillamente come tutte le altre volte.
-La chiave della serra è intatta?-
-In che senso, commissario?-
-E’ possibile che qualcuno l’abbia presa per farne un duplicato?- il poliziotto cerca di trattenere il tono brusco che gli affiora perentorio dalla bocca.
-No, sono certa di no- la donna scuote la testa disperata, continuando -Come il resto dei presenti- a non capire.
-Questa mattina gli uomini dell’ispettore Oldoini hanno trovato una chiave di grosse dimensioni, proprio come quella che apre questa serra. Controlli, per favore-
La proprietaria dell’agriturismo prende dalla tasca del grembiule il mazzo di chiavi ed estrae quella che serve per aprire il vivaio:
-E’ leggermente ammaccata … - commenta con poca convinzione
-Dove la tiene di solito?-
-In un cassetto dell’ufficio. Ma ieri mattina, prima che arrivaste voi, sono venuta qui alla serra per bagnare le piante e le posso assicurare che la chiave era perfettamente integra!-
-Tutti hanno accesso al suo ufficio?-
-N-no. Solitamente lo tengo chiuso quando non sono nei paraggi. Dentro ho i documenti degli ospiti, le ricevute, le carte personali…- continua lei, con una punta di disperazione nella voce.
-E ieri mattina quando è venuta qui, l’ha lasciato aperto?-
-N-on non mi ricordo. Sono convinta che, come tutte le altre volte, l’abbia chiuso a chiave, ma così su due piedi non glielo giurerei, commissario-
Terenzi si guarda intorno, in cerca di impronte o di qualche altro indizio, che così ad occhio nudo non riesce a vedere:
-Non toccate nulla, lasciate ogni cosa al proprio posto. Qualcuno vada a chiamare immediatamente la polizia e faccia venire qui l’ispettore Oldoini-
-Vado io- si offre Gabriella.
-Commissario, le dovrei parlare- la voce di Umberto Parini attira l’attenzione di Terenzi.
-Mi dica … spero sia qualcosa di molto importante, perché mi scusi la franchezza, ma adesso non è il caso di discutere di cose che possiamo rimandare a più tardi-
-Lo so, ma è molto importante … -
-Allora se è così, venga con me-
I due uomini si allontano leggermente dal gruppo e il ragazzo inizia a raccontare, visibilmente imbarazzato:
-Ho notato qualcosa di strano oggi pomeriggio … -
-Qualcosa che ha a che fare con la scomparsa della ballerina?- domanda interessato Terenzi.
-Sì, cioè credo di sì: verso le quattro ho sentito la … la signorina Gandolfi parlare al telefono. All’inizio mi sembrava calma poi, ad un certo punto, ha iniziato ad alzare la voce, quasi ad urlare-
-Al cellulare, intende? Stava parlando con il suo cellulare o con il telefono della stanza?-
Il giovane guarda con aria dubbiosa il commissario, che non riesce più a trattenere la rabbia:
-Ecco non lo so di preciso, credo che stesse parlando con il cellulare, perché camminava avanti e indietro per la camera. Ho sentito solo che si riferiva a qualcosa di illegale che la spaventava … -
-Non ricorda esattamente le sue parole? – incalza l'altro, gesticolando con la mano destra.
-No, io ero seduto sul dondolo nel giardino e lei era nella sua camera: aveva le finestre aperte, per questo l’ho sentita-
-Ma se non ricordo male, il dondolo non è esattamente vicino alla stanza della ballerina … -
Il giovane alza le spalle e scuote la testa:
-Le sto solo dicendo cosa ho sentito, commissario-
-Va bene- il poliziotto si passa una mano sulla barba incolta, invisibili gocce di sudore ad imperlargli la fronte e le tempie  -le viene in mente qualcos’altro?-
-No, tutto quello che so gliel’ho già detto … -
-La signorina Gandolfi dava del tu alla persona con cui stava parlando al telefono?- domandò Terenzi, non volendo desistere da quelle apparenti preziose informazioni.
-Sì, mi sembra di sì. Anzi, ne sono certo-
-E non ha sentito se la ballerina chiamava per nome il suo interlocutore?-
-No, questo purtroppo no- conclude rassegnato il giovane.
-D’accordo, può andare- Terenzi, sempre più pensieroso, congeda Umberto Parini, poi esce dalla serra e si mette ad aspettare Oldoini all’ingresso della grande cascina, il caldo onnipresente come sua unica compagnia.
 
 
Un quarto d’ora più tardi arriva l’ispettore con i soliti due agenti in borghese della sera precedente, ma questa volta sono scortati anche dalla Scientifica.
Terenzi e Oldoini fanno sgomberare la serra, mentre su loro indicazione, gli ospiti si accomodano nel salottino dell’agriturismo, in attesa di fare il punto della situazione:
-Commissario, la signora Gabriella mi ha accennato al telefono quello che è successo, ma era talmente agitata che non ho capito bene … - lo saluta il nuovo arrivato, stringendosi le mani a vicenda.
- Buonasera, ispettore: abbiamo appena ritrovato lo scialle della signorina Gandolfi nella serra. Sembra sia sparita da un paio d’ore: l’ultima che l’ha vista è stata Monica Leontini, la musicista-  spiega l’uomo, indicando la donna che sta parlando con Ginevra, entrambe sedute su un divano vicino a uno scaffale della libreria.
 -Immagino che se siete così in apprensione vuol dire che non ha detto a nessuno dove sarebbe andata, giusto?- domanda Oldoini
-Sì, infatti. Prima di sparire, la Gandolfi ha parlato con me: l’ho di nuovo interrogata per sapere qualcosa di più sulla sua vita privata, ma mi sembrava assolutamente tranquilla, anzi ha risposto alle mie domande con calma e senza dare segni di nervosismo-
-Avete già controllato nelle vicinanze?-
-Sì, per quanto ci è stato possibile: l’agriturismo, la campagna, e per ultima la serra dove la signora Gabriella ha ritrovato lo scialle. Manca il paese, è vero, ma non vorrei creare falsi allarmismi. Può anche darsi che si sia allontanata volontariamente … -
-Manderò un paio dei miei uomini a cercarla. Sono certo che la troveremo, commissario, abbia fiducia- promette l'altro, dando un'occhiata in giro per la stanza.
-Lo spero. Anche perché c’è qualcosa che non mi quadra. Poco prima che lei arrivasse, Umberto Parini -vede quel ragazzo girato di spalle?-  mi ha riferito di aver sentito parlare al telefonino Serena Gandolfi, con una persona fino adesso sconosciuta, e che a un certo punto della conversazione lei abbia cominciato ad urlare-
-Questo può essere un indizio. E ovviamente Parini non ha sentito il nome dell’interlocutore nemmeno una volta, vero?-
-No, mi ha solo detto che lei continuava a riferirsi ad una certa azione illecita, ma di più non mi ha saputo dire-
-Un’azione illecita? Questo avvalorerebbe l’ipotesi di un suo allontanamento volontario. Presa dal panico per qualcosa di cui non sappiamo, ha preferito tagliare la corda. Cosa ne pensa?- autoasserisce sempre più convinto l'ispettore.
-No, non mi sembra il tipo per quel poco che l’ho conosciuta … -
-Immagino che abbiate già controllato la sua stanza…-
-E’ stata la prima cosa che ho fatto, ma era tutto in ordine, non c’era nulla fuori posto e il telefonino, purtroppo, non c’era-
-Se riusciamo a rintracciare il numero di cellulare della Gandolfi, sarebbe poi semplice risalire ai tabulati e scoprire con chi parlava poche ore fa, non crede?- continua Oldoini
-Certo, potrebbe essere un ottimo punto di partenza. Se siamo fortunati possiamo chiedere alla signora Gabriella, è probabile che lei abbia come recapito telefonico proprio il cellulare della ballerina- suggerisce Terenzi
-Allora facciamo così, commissario: io ritorno in centrale e mando un paio dei miei uomini a setacciare il paese, mentre lascio lavorare tranquilli gli uomini della Scientifica. Lei cerchi di scoprire il numero di telefono della donna: il primo che ha novità chiama l’altro-
-Molto bene. Ci sentiamo più tardi, ispettore-
 
La fortuna continua a girare le spalle a Terenzi: la signorina Gandolfi non ha dato alcun recapito alla proprietaria dell’agriturismo perché, per prenotare il suo soggiorno, la donna ha usato la carta di credito.
Il commissario decide quindi di fare un tentativo interrogando Monica Leontini, l’ultima persona ad aver visto la ballerina prima della sua scomparsa.
Il poliziotto guarda l’orologio: sono le dieci e un quarto, non è troppo tardi.
Sale le scale e va a bussare alla stanza della donna, speranzoso in quell'incontro, come non lo era da ore.
-Chi è?- domanda la musicista.
-Sono il commissario Terenzi. Avrei bisogno di parlarle, posso entrare?-
Pochi istanti dopo, la porta si apre e compare la signorina Loentini, avvolta in una vestaglia color avorio.
-Mi scusi, stava dormendo?- il poliziotto è imbarazzato.
-No no, commissario, entri pure. Mi sono solo cambiata per la notte, ma non credo di prendere sonno con tutto quello che è successo. Non riuscivo a starmene seduta insieme agli altri, così sono salita-
Terenzi entra nella camera, perfettamente identica alla sua, se non per le pareti dipinte di un tenue azzurro:
-Non le farò perdere molto tempo-
-Non si preoccupi, si accomodi- la donna lo invita a sedersi sul divano ai piedi del letto a baldacchino.
-Vorrei solo farle qualche domanda riguardo il colloquio che ha avuto prima di cena con la signorina Gandolfi: da come si è comportata quando ha appreso della sua scomparsa, sembra tenere molto a lei -
-E’ vero- la donna annuisce convinta, la pelle tirata ai lati della bocca - io e Serena ci siamo rincontrate dopo otto anni: all’inizio non l’avevo riconosciuta, poi dopo l’episodio di ieri, ci siamo riavvicinate. Avevamo fatto insieme “Lo schiaccianoci” appunto otto anni fa, e da allora, purtroppo, ci eravamo perse di vista-
-E questo pomeriggio le sembrava tranquilla, non era magari agitata per qualcosa?-
-No, assolutamente no! Anzi, è stata molto carina con me: abbiamo rievocato i bei tempi e parlato delle nostre vite-
-A questo proposito, le ha detto qualcosa? Le ha confessato di avere paura di qualcuno?-
-No- la donna si stringe sempre più sulla sedia, le braccia conserte e un’espressione di intensa preoccupazione sul viso - le ripeto, commissario, era normale,  tanto che ci siamo messe d’accordo per fare una gita in barca domani mattina. Mi ha persino invitata ad andare con lei come prima violinista: tra tre settimane, infatti, partirà la sua tournée in giro per l’Europa e, dal momento che l’orchestra non è ancora stata decisa, mi ha offerto questa opportunità che io ho subito accettato di buon grado-
Terenzi sospira, la mano sinistra passata sulla barba incolta:
-E dopo, quando l’ha lasciata, vi siete date appuntamento per la cena, giusto?-
-Non proprio. L’ho salutata che passeggiava per il giardino. Infatti io stavo tornando all’agriturismo dopo essere stata al mare per tutto il pomeriggio. Ci siamo incontrate così, per caso, e abbiamo parlato fino alle sette e mezza, minuto più minuto meno. Poi io le ho detto che sarei andata a cambiarmi per la cena e così mi sono allontanata. Ma era sottointeso che ci saremo riviste più tardi-  la musicista abbassa lo sguardo, i pollici nascosti nei pugni.
-Le ha per caso parlato di un certo Giovanni Arcangeli?-
-Non ho mai sentito questo nome-
-Lei conosce il suo agente?-
-Chi, Andrea Mirafiori? Certo, lavorava già con Serena quando ci siamo viste l’ultima volta, ma le posso assicurare che è un’ottima persona, almeno da quello che mi ricordo-
-Va bene, adesso la lascio riposare. Grazie ancora per la sua cortesia, buonanotte- il poliziotto si alza dal divanetto, fa qualche passo e ha già le dita sulla maniglia, quando la donna  gli si avvicina, le braccia conserte, i capelli lasciati sciolti leggermente scompigliati sulle spalle.
-Commissario, la ritroverete, vero?-
-Certo, stia tranquilla-
Terenzi le appoggia una mano sul braccio e lascia la stanza.
 
   
 
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