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Autore: rossella0806    16/11/2014    2 recensioni
Alessandro Terenzi è un giovane commissario di Torino: è scapolo e vive con la sua tartaruga, Miss Marple, in un trilocale.
E' la sua prima avventura online: si ritroverà infatti ad indagare su un caso complicato che avrà dei risvolti clamorosi. Per riuscire a dipanare la matassa, verrà in suo aiuto un misterioso "collaboratore", che gli consiglia di andare in Toscana, a Porto Ercole.
Qui incontrerà dei personaggi ognuno con una caratteristica e una storia diverse, e verrà a conoscenza di un passato che spesso ritorna.
Se a Torino Terenzi è sempre affiancato dall'ispettore Ghirodelli, nella provincia grossetana, il giovane poliziotto sarà accompagnato da una ragazza, Ginevra, laureata in Archeologia, amante dei dolci e "sfruttata" dal notaio Marchetti, suo datore di lavoro.
Insieme riusciranno a risolvere il Mistero a Doppia Indagine!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
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Domenica 8 Luglio, ore 19.45
 
Per l’ennesima notte consecutiva, il commissario non ha chiuso praticamente occhio, troppo preso a lambiccarsi il cervello con mille domande. Perché Serena Gandolfi è stata rapita? Conosce forse Giovanni Arcangeli? Con chi stava parlando al telefono ieri pomeriggio? Che cos’è questa storia dell’azione illegale che la spaventava così tanto?
Se solo sapessi rispondere anche ad una sola di queste domande, finalmente farei un passo avanti, si ripete Terenzi.
La giornata prosegue senza nessuna novità: in paese, l’ispettore Oldoini e i suoi uomini non hanno trovato alcuna traccia della ballerina, e anche da Torino le notizie tardano ad arrivare. Le indagini continuano a rimanere ad un punto morto: nessuna segnalazione dell’Arcangeli, il questore che bolle come una pentola sul fuoco, gli ospiti dell’agriturismo sempre più nervosi e agitati.
Seduto su una delle poltrone di taffettà in giardino, il poliziotto continua a rimuginare sugli episodi avvenuti nei giorni scorsi, quando si sente chiamare:
-Commissario, posso?- la voce di Ginevra Morini suona titubante: la giovane gli si avvicina incerta, l’orlo del vestito di cotone bianco, lungo appena sopra le ginocchia, si muove al ritmo della brezza marittima.
-Ah, è lei. Ha finito di giocare alla piccola investigatrice?- chiede acido l’uomo.
-Sono venuta qui proprio per questo. Volevo scusarmi con lei per come mi sono comportata l'altro giorno. Non avrei dovuto andare in giro a fare domande, mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo, ma le prometto che non succederà mai più-
-Si sieda…- la invita Terenzi, il gesto della mano a seguire le sue parole questa volte meno astiose, poi continua:
-Tutto quello che le ho detto ieri sera, serviva solo per il suo bene. Là fuori, da qualche parte, c’è un pazzo maniaco che rapisce donne e ne terrorizza delle altre! Come pensa che dovrei comportarmi, da pubblico ufficiale quale sono?-
-Ha ragione…-  Ginevra comincia a strisciare i palmi delle mani uno contro l’altro, la voce colpevole per i rimproveri che l'uomo le sta muovendo contro. .
-Qui non è questione di avere ragione o torto! Parliamo della sua sicurezza!-
-Lo so, è solo che mi sono lasciata prendere la mano-
In quel momento un fruscio di foglie distoglie il commissario dalla sua arringa: il rumore proviene da un cespuglio lì vicino, in prossimità dei lampioni messi lungo il vialetto d’entrata del giardino.
-Chi è?- grida lui voltandosi di scatto -mi aspetti qui, torno subito!-
-No, commissario, non vada…aspetti!-
 
Dopo pochi attimi, lasso di tempo in cui Ginevra ne approfitta per tornare indietro all’agriturismo e chiedere aiuto, il poliziotto è già di ritorno con in mano un pezzo di carta ripiegato, l'espressione sconvolta mal celata sul volto:
-Commissario! La signorina Morini mi ha detto di venire subito, che forse era successo qualcosa- comincia Gabriella in preda all’angoscia:
-Sì- risponde l'uomo, una volta ripresosi dallo stupore che lo ha colpito - stavamo parlando quando ho sentito un rumore dietro quel cespuglio- continua indicando da quella parte -quindi sono andato a vedere che cosa fosse e ho trovato questo biglietto-  conclude il poliziotto, mostrandolo alla donna, la voce incredibilmente calma.
-Che cosa dice?- domanda lei, troppo agitata per prendere quel pezzo di carta ripiegata e leggerlo.
-E’ uguale a quello che abbiamo trovato la sera dell’aggressione- Terenzi si schiarisce la gola e comincia ad esporre alle due donne il contenuto del messaggio:
“Buonasera, commissario! State tranquilli, perché la signorina Serena Gandolfi è in ottime mani!  A presto! Il suo fedele amico Giovanni Arcangeli ”
 -Giovanni Arcangeli?! Chi è?!- chiedono stupite Ginevra e la proprietaria, ricevendo in risposta solo un mutismo carico di interrogativi da parte del poliziotto.
-Devo mandare il foglietto alla Scientifica per farlo analizzare e vedere se ci sono delle impronte. Vado a chiamare l’ispettore Oldoini, voi entrate in casa- e con rapide falcate in direzione dell’agriturismo, lascia le due donne ancora più esterrefatte a trotterellargli dietro.
 
 
Quando arriva l’ispettore, una ventina di minuti dopo, Terenzi gli corre subito incontro, impellente di rivelargli le ultime novità:
-Commissario, sono venuto appena ho potuto. Cos’è successo ancora?-
-Un altro biglietto, l’ennesimo! Guardi-
Dalle vetrate della sala da pranzo, luogo di quell’improvvisata riunione, il sole pomeridiano al tramonto, si riflette su metà viso di Oldoini, mentre tra le mani regge il messaggio scritto con i soliti caratteri minuti ed eleganti.
-Ma questo vuol dire che è stato Arcangeli a rapire la ballerina!- esclama l’uomo, una volta letto.
-Sì, purtroppo! Quello è davvero un pazzo, perché avrebbe dovuto rapirla?-
-Adesso come adesso non le so dare una risposta. Quando ha trovato il foglietto?- continua l'uomo restituendo il bottino a Terenzi.
-Mezz’ora fa: ero qui in giardino a parlare con un ospite dell’agriturismo, quando abbiamo sentito qualcosa muoversi lì vicino-  prosegue indicando il posto in questione, oltre la portafinestra  –e quando mi sono avvicinato al cespuglio, l’ho trovato-
-Quindi la persona che ha lasciato il biglietto, non dev’essere andata molto lontano! Chiamo subito in centrale e mando un paio di uomini a cercare nelle vicinanze!-
-Non penso che lo beccheremo, ispettore- Terenzi alza la mano destra a bloccare l'entusiasmo di Oldoini, che ha già tirato fuori dalla tasca il cellulare - quell’uomo è troppo furbo e come è riuscito a eludere i posti di blocco e ad arrivare fino a qua, a quest’ora sarà già fuggito-
-E cosa pensa di fare?- l’uomo si sposta di lato per schivare la luce troppointensa del sole.
-E se mettessimo degli agenti di guardia fuori dall’agriturismo?- un lieve sorriso incurva i lati della bocca del commissario.
-Potrebbe essere una soluzione, anche se siamo un po’ a corto di personale: tra le ferie e gli altri casi che stiamo seguendo, prima di un paio di giorni, non le posso mandare nessuno, purtroppo-
Terenzi annuisce in modo grave: sa bene a cosa si riferisce l'uomo, la temibile carenza di organico è il suo incubo anche a Torino:
-Sempre meglio di niente. E poi non è detto che per allora non lo abbiamo preso!-
-La speranza è l’ultima a morire, commissario-
-Già, la speranza è l’ultima a morire, ma quando muore lei, muore tutto, ispettore-
 
       
                                                  ∞∞∞∞∞∞∞∞∞                                                    
 
Quella sera Terenzi non riesce a dormire: sai che novità, si dice, lo stomaco gli si è di nuovo chiuso, a cena non ha mangiato quasi nulla.
Dopo l’ennesimo biglietto l’unica cosa che potrebbe fargli tornare almeno un pizzico di buonumore, è avere davanti quel pazzo maniaco e adesso anche rapitore, per strozzarlo con le sue stesse mani.
Tre giorni che è lì, tre giorni da cui è arrivato e ancora non è riuscito a cavare nemmeno mezzo ragno dal buco.
Solo poche ore prima era quasi sul punto di prenderlo, quel Giovanni Arcangeli: lo ha addirittura sfidato lasciandogli un biglietto a poche centinaia di metri da lui, da un commissario di polizia!
Sono stato davvero uno sciocco, si dice, avrei potuto rincorrerlo, cercare di acciuffarlo, invece appena ho trovato quel maledetto foglietto, avevo le gambe come di ghiaccio, i piedi bloccati al terreno.
Perché quell’uomo si accanisce tanto su di me? Perché mi perseguita? Non può essere un normale delinquente che commette i suoi crimini mentre noi della polizia indaghiamo tranquillamente? Figuriamoci, così è chiedere troppo, sono io che devo adeguarmi al nuovo codice di comportamento dei malfattori, sono loro che decidono come giocare, tu sei solo una pedina nelle loro mani.
Si affaccia alla finestra della sua camera a guardare il mare, una distesa increspata e buia in lontananza, quasi a confondersi con la campagna, se solo questa non fosse perfettamente immobile.
Il cielo è altrettanto scuro, illuminato da piccole stelle incredibilmente luminose, che fanno presagire l’ennesima giornata estiva, cocente e africana.
Terenzi appoggia le mani sulla ringhiera del balconcino e, guardando verso il viale d’entrata dell’agriturismo, si accorge di un gruppetto di persone –ospiti sicuramente- che sta uscendo dal grande cancello in ferro battuto, forse per recarsi in uno dei locali notturni del paese.
Messa da parte la scarsa curiosità di quella scena, l'uomo chiude gli occhi e si lascia trasportare da quel profumo tipicamente di mare, la salsedine a stuzzicargli le narici, mista a quello dei bergamotti nel giardino sottostante.
Si siede sulla sedia e si toglie la maglietta rossa e blu a maniche corte, il torso nudo solleticato da quell'impalpabile brezza, la mano sinistra a lisciarsi la barba incolta.
 
 
Un biglietto. Un appuntamento che gli indica di recarsi al Passo degli Elfi alle 11 di sera:
-Che nome strano- pensa divertito Terenzi.
Il commissario decide ugualmente di andarci, sente che è suo dovere farlo se vuole risolvere l’indagine.
Non fa più caldo, quella mattina ha iniziato a piovere come non pioveva da giorni, forse addirittura dal diluvio universale, gocce grosse come granoturco cadono dal cielo, talmente fitte da non riuscire a distinguere la campagna circostante.
Il poliziotto guarda l’orologio: le undici e trequarti, eppure il posto è quello giusto, ne è sicuro, lo ha chiesto alla signora Gabriella prima di uscire, e lei glielo ha indicato sulla cartina che si è portato per non perdersi.
La pioggia continua a cadere, nessuno che passa da quelle parti, c’è solo lui. Abbassa lo sguardo e incredulo si accorge di essere in mutande, non ha niente addosso tranne quelle, eppure non sente freddo, non ha nemmeno un ombrello per ripararsi.
Finalmente dopo un minuto o due, fermo al posto comandato, Terenzi sente qualcuno che si avvicina: è una figura incappucciata, alta almeno due metri, e completamente vestita di nero.
All’improvviso il commissario viene agguantato da una grossa mano che lo imprigiona tra le sue dita forti e robuste. Lui cerca di divincolarsi, tenta di liberarsi da quella stretta assassina, ma non ci riesce, scalpita come un cavallo imbizzarrito, tira calci e pugni, grida aiuto, ma nessuno lo sente…
Si sveglia di soprassalto, la fronte madida di sudore e un’espressione di totale smarrimento dipinta sul volto ancora semi addormentato:
Un sogno, è stato solo un incubo, si ripete, mettendosi a sedere sul letto.
Guarda il suo orologio sul comodino: sono appena le quattro del mattino, ma ormai il sonno è perduto.
Terenzi si veste, apre la finestra della sua camera per prendere una boccata d’aria.
Tutti stanno dormendo, fuori non c’è nemmeno un alito di vento che soffia, in lontananza si sentono, senza difficoltà, i cinguettii di qualche uccello notturno che accompagnano l’oscurità.
Non posso continuare così, si dice, devo prendere in mano la situazione, altrimenti non solo non riuscirò a catturare quello squilibrato, ma diventerò pazzo a mia volta. E addio carriera, addio vita.
Lunedì 9 Luglio, ore 8.00
 
Dopo aver fatto una più che frugale colazione solo perché si è ripromesso di non diventare un morto vivente (mezzo panino con burro e marmellata e un bicchiere di succo d’ananas), Terenzi attraversa l’ingresso dell’agriturismo per recarsi nell’ufficio della proprietaria: in giro non c’è quasi nessuno, solo un anziano signore che sta leggendo il quotidiano su una delle poltrone di taffetà dell'ingresso.
-Buon giorno, signora: avrei bisogno di un piccolo favore- esordisce l'uomo, salutando dopo aver bussato alla porta.
 -Certo, commissario. Sono a sua completa disposizione-
Il tono di voce della donna è tranquillo, ma si vede dal suo viso segnato dalle occhiaie che dal giorno in cui è arrivata la comitiva - e con lei anche tutti i guai successi in seguito- la calma non fa più parte della sua persona, preoccupata com’è per la reputazione dell’agriturismo.
-Vorrei sapere se posso usare uno dei computer nella sala conferenze ... -
La donna emette un sospiro di sollievo, convinta com’era che l’uomo la stesse per mettere al corrente dell’ennesimo disastro successo in così poco tempo:
-Le do subito la chiave della stanza-
Gabriella rovista in uno dei cassetti della scrivania del suo ufficio e, dopo averla trovata, porge la chiave a Terenzi:
-Ecco a lei-
-Grazie, gliela riporto appena ho finito-
-Faccia pure con comodo-
 
La sala in questione non è molto ampia: sulla parete di destra c’è un armadio alto fino al soffitto e in mezzo alla stanza due lunghi tavoli di noce, su cui sono appoggiati tre computer a testa non proprio di ultimissima generazione. Sul bancone vicino alla portafinestra, sulla parete di sinistra, compare invece in bella vista un grosso proiettore, moderno e talmente tirato a lucido, da avere tutta l’aria di non essere mai stato usato.
 –Forza, mettiamoci al lavoro- si incoraggia il commissario, dopo aver preso posto davanti ad uno dei PC.
Non sa esattamente da che cosa iniziare. Accende il computer, clicca sull’icona di Internet, ma la connessione è tremendamente lunga: ci voleva anche questa, pensa. Clicca di nuovo e gli appare il cerchietto che gira ipnotico su se stesso.
Contemporaneamente il cellulare comincia a squillare: Terenzi preme sul tasto verde senza vedere chi sia.
-Pronto?-
-Buon giorno, commissario. Ci sono novità sul biglietto che ha trovato ieri?- lo saluta Ghirodelli.
-Buongiorno. No, non ancora, ma tanto sono sicuro che come per tutte le alte volte, quelli della Scientifica non avranno trovato nemmeno mezza impronta. Piuttosto lì, ci sono buone notizie?-
-Sì e no, dipende da che cosa intende lei per buone notizie-
-Tu dimmele, poi valuterò io- risponde spazientito l'altro
-Dunque, volevo informarla che abbiamo delle novità sul caso Arcangeli: sembra che abbia colpito ancora, proprio qui, vicino a Torino-
-Come ha fatto se è a Porto Ercole?!- domanda sbalordito il poliziotto, mentre, mentalmente, maledice tutta la tecnologia del mondo.
-Non lo so, ma questo conferma che la testimonianza della signora del cane è attendibile: probabilmente non si è mai mosso da Torino e lì in Toscana deve avere un complice-
-Non ci sto capendo più nulla, è tutto assurdo!- si arrende Terenzi, abbandonandosi sullo schienale della comoda poltrona
-Ha ragione, ma i fatti sono questi purtroppo … ha un attimo di tempo così le racconto cosa è successo?-
-Certo, ispettore, che domanda mi fai! Avanti, parla, dimmi tutto!-
L'uomo all'altro capo del telefono, sospira per farsi coraggio e, il tono serio, comincia a scandire le parole, una dopo l'altra, per il solito copione: -Arcangeli ha di nuovo scelto come vittima una donna bionda, quarantacinque anni, ricca e sposata, e per non farsi mancare nulla ha lasciato lo spartito inesistente con il biglietto minatorio e…-
-Una rosa gialla-
-Esatto!-
-La stessa procedura … - ribatte soprappensiero il commissario
-Da questo punto di vista sí ... la vittima scelta ha le stesse caratteristiche delle precedenti, ma è il luogo che è insolito: aperta campagna … -
-Come aperta campagna? Dove vive questa donna, non ha una casa?- la voce dell’uomo si tinge di una sfumatura sarcastica, il piede destro a battere con forza sul pavimento, la mano opposta a grattarsi la fronte.
-Non esageri, si è appena trasferita fuori città con il marito e la figlia: su quella che una volta era solo terra incolta, da circa un paio d’anni hanno cominciato a costruire delle villette unifamiliari e appena hanno ultimato la sua, la nostra vittima è andata ad abitarci giusto una decina di giorni fa-
-Come si chiama la donna?-
-Roberta Vinci: il cognome da sposata è Bellani-
-Il nome della via?-
-Viale Nadotti 24-
-E fino a un anno fa la zona era completamente disabitata?-
-Sì, esatto: è rimasto solo un vecchio casolare abbandonato da una quarantina d’anni, che demoliranno a breve, non appena arriverà il permesso del comune-
-Avete già interrogato la donna?-
-No, ci vado appena finisco di parlare con lei-
-Mi raccomando, occhi aperti: se Giovanni Arcangeli è ancora lì a Torino, non dovete farvelo sfuggire un’altra volta, intesi?-
-Stia tranquillo, commissario-
-Fammi sapere appena hai interrogato la donna-
-D’accordo, la chiamo più tardi. Lì come vanno le cose?-
-Allo stesso modo di quando ci siamo sentiti l’ultima volta: sto cercando di trovare qualcosa su Internet, ma la connessione non prende-
-Se mi dice cosa vuole cercare, lo faccio io per lei-
-Il problema è che non lo so nemmeno io-
-Comunque per qualsiasi cosa, non esiti a chiamarmi-
-Non preoccuparti: mettiamoci al lavoro, ci sentiamo dopo-
Il poliziotto chiude la telefonata, sospirando forte: quell’uomo agisce secondo un piano ben preciso, ma quale? Mi devo muovere se voglio trovare una risposta.
Il commissario pensa più volte al nome della strada indicatagli da Ghirodelli: viale Nadotti 24, a rigor di logica una strada come tutte le altre, ma che deve c’entrare per forza qualche cosa con quel folle di Giovanni Arcangeli.
Così, decide di mettersi immediatamente al lavoro, iniziando proprio da quel nuovo indizio: clicca di nuovo sull’icona di Internet, incrociando le dita affinché la fortuna –almeno per una volta- lo assista. E infatti, ora la connessione funziona.
 
   
 
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