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Autore: Penguy    16/11/2014    3 recensioni
"Il ragazzo riemerse dalle acque,portandosi le mani alla testa e scostandosi i capelli dal volto all’indietro.
Il tritone non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura che riaffiorava, illuminata dalla luce della luna.
Era splendido. Sembrava un qualcosa fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni."
Makoto,giovane pompiere qualificato.Haruka,tritone dai profondi occhi zaffiro.
Una storia tanto insolita quanto l'attrazione che lega i due protagonisti.
Un'amore sbocciato quasi per ironia,destinato a far soffrire inevitabilmente entrambi.
Verrà,questo amore,alla fine,coronato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Man mano che i giorni di riposo concessi per motivi infortunistici trascorrevano tranquilli,l’arto ferito sembrava migliorare gradualmente,non richiedendo neanche più l’uso di antidolorifici.

Le ultime settimane avevano donato un lieve calo delle temperature con l’arrivo delle prime piogge di fine stagione.Il cielo si presentava ora cupo e nuvoloso,costringendo gli abitanti a portare con sé un ombrello per non essere trovati alla sprovvista di fronte eventuali precipitazioni improvvise.

Makoto passeggiava per le strade,stringendo fra le dita la consueta busta di plastica contenente del pesce fresco.Ogni giorno faceva ritorno al luogo del fatidico incontro per controllare la situazione o a rimuovere,se necessario,il precedente pesce andato a male e sostituirlo con uno nuovo.
Ricordò con tenerezza che era solito avere tale abitudine anche con i mici del quartiere,per i quali stravedeva.Non sempre mostravano,però, gratitudine nei suoi confronti,permettendo di essere avvicinati o accarezzati,ma poco importava.La soddisfazione di vedere i loro musi allegri ,una volta sazi,era impagabile.Miagolavano in coro felici,giocando fra di loro.

Era rimasta ancora impressa nella sua mente  l’immagine di una gattina minuta dal pelo folto e bianco con la quale giocava spesso un paio d’anni fa.Dopo esser’entrato a far parte della squadra dei vigili del fuoco,non era stato più in grado di dedicarle un po’ del suo tempo,affidandone ,di conseguenza,le cure ad un’anziana dal carattere gentile.

Grazie a quei giorni piatti e beati,stava piacevolmente riscoprendo quella che era la sua vita prima che fosse trasformata in una lotta continua.
“In fondo…non è stato poi del tutto negativo  ricevere dei giorni di riposo..” pensò ironizzando la circostanza della disavventura.Probabilmente se avesse affermato qualcosa del genere in pubblico,sarebbe stato certamente rimproverato.E lo sapeva bene.
Tante persone,più di quanto immaginasse,si erano recate personalmente a fargli visita preoccupate per le sue condizioni.Alcune signore avevano portato lui persino delle pietanze pre-cotte per evitare che si sforzasse in modo eccessivo;altre ancora si erano offerte di dare una mano con le faccende domestiche o persino di ospitarlo momentaneamente presso le loro case.
Ovviamente Makoto,lusingato da tutte quelle attenzioni,aveva declinato cortesemente,rassicurandole sul proprio stato.

Anche i suoi genitori  avevano saputo dell’accaduto,dopo essere stati avvisati puntualmente dal superiore.Inutile parlare delle innumerevoli telefonate effettuate nell’arco della giornata.Chiedevano se avesse mangiato,se stesse bene,se avesse consultato il medico,se accusasse dolore e cose simili…

Era naturale che fossero preoccupati a quel modo e di questo se ne dispiaceva davvero molto.

Presto o tardi si sarebbe ripreso del tutto e la sua vita sarebbe tornata movimentata come sempre.Per questo aveva deciso di godersi a pieno queste giornate.

Posò la vista su ciò che stava trasportando con sé.
Neanche lui l’avrebbe creduto fattibile,ma quel semplice incontro ravvicinato aveva permesso che qualcosa dentro di lui mutasse radicalmente.Nonostante sapesse in che razza di faccenda si stesse addentrando,non si pentiva di nulla.Anzi.Era motivato a continuare.

Ancora immerso nei pensieri,scese lungo la valle,fino a giungere sulla costa,ove iniziava ad imperversare una leggere brezza marina,che scostava lui le ciocche cadenti sulla fronte.

Chiuse gli occhi ed inspirò lentamente quell’aria così fresca e genuina.

Pose ciò che portava sulla calda sabbia,ed iniziò pazientemente a liberarsi del nodo che ne cingeva le due estremità.

Levò lo sguardo al cielo,rivolto ai bianchi gabbiani che volavano liberi e in gruppo,volteggiando e nuotando nell’aria come fossero onde,planando e scendendo sulla battigia.Seguì con gli occhi la discesa di uno di loro che con grazia predisponeva le zampe all’atterraggio.

Atterrò pian piano,beccando sassolini e conchiglie qua e là,mentre saltellava verso il retro di una roccia.

Il castano,allungò il capo per tentare di spiare dove si stesse dirigendo il piccolo volatile dal piumaggio biancastro seguito poi dai suoi simili.

Sgranò gli occhi,premendo poi le dita sulle proprie labbra per evitare di emettere un gemito di stupore.

Il tritone era proprio lì.Dinnanzi a lui.

Mangiava il pesce con gusto,sottolineando un grande appetito e allontanando di tanto in tanto i gabbiani che lo beccavano insistenti con lo scopo di sottrarglielo.
Tale era la fame che non si era neanche preoccupato di celarsi in acqua,portando con sé il gustoso pranzetto.

Se non altro,le sue condizioni,fortunatamente,erano decisamente migliorate.

Sorrise alla vista del suo viso che delineava un pizzico di ingordigia verso gli altri predatori.

Permase a contemplarlo da lontano,finché non notò un espressione di delusione dipingersi sul volto del corvino dopo aver concluso il pasto prelibato.Forse aveva ancora fame?
Era suo desiderio porgergli le giuste cure per sfamarlo,ma non avrebbe sopportato di provocare nuovamente la sua scomparsa temporanea.
Notando con una nota di dispiacere il tritone rigirare la lisca in cerca di qualche rimanente,si fece coraggio,uscendo allo scoperto.Avanzò a passo felpato,serrando le labbra,sperando di fare il meno rumore possibile,mentre calpestava la rena con le scarpe pesanti.

Impacciato per com’era e con la leggerezza di un pachiderma ad ogni avanzamento,ovviamente così non fu.

Haruka scorse quasi subito la sua presenza,indietreggiando verso il mare,ad ogni suo passo avanti.

Makoto si arrestò a pochi metri da lui,sfoggiando l’asso nella manica ed attirando la sua attenzione su ciò che adesso si accingeva a posare sulla sabbia: Un merluzzo di un color grigiastro con lievi sfumature azzurre fresco di giornata.

La creatura spalancò gli occhi,senza celare una visibile contentezza paragonabile a quella mostrata da un bambino di fronte ad un gelato.

« Prendilo,è tuo. » lo esortò il castano tornando a sedersi in un punto distante.

Il corvino permase a guardarlo perplesso,indeciso sul da farsi.Rimembrando il male provocatogli da quei due uomini dall’aspetto minaccioso e quelle reti,era naturale che avesse timore. Ma adesso,in un certo senso era diverso.Davanti a lui vi era lo stesso ragazzo che qualche settimana prima aveva salvato lui la vita.Che motivo avrebbe avuto di trarlo in inganno?

Lo guardò con lieve sospetto : non mostrava più l’espressione spaventata o insicura di quella notte…ma sorrideva dolcemente come fosse la cosa più normale del mondo.

Fidarsi o non fidarsi?

Una cosa era certa: non avrebbe permesso che quei rumorosi uccelli si nutrissero per nessuna ragione.

Decise,allora, di concedergli il beneficio del dubbio e di avvicinarsi al “dono”,abbassando la guardia.
Lo assaggiò con fare titubante mentre,ogni tanto,lanciava sguardi al castano controllando che rimanesse seduto.
Un delizioso gusto,nonostante il pesce fosse crudo,invase le sue papille inducendolo a mangiare con appetito.Infatti,non ci volle troppo prima che lo concludesse.

Era incredibile la precisione con cui ripuliva quel salmone per evitare di ferirsi o ingerire una spina appartenente alla lisca.

« E’ stato di tuo gradimento? »  chiese Makoto rompendo il silenzio e facendolo sussultare lievemente.

Il corvino annuì timidamente,rivolgendogli uno sguardo di gratitudine.

Il castano si levò in piedi. « Domani te ne porterò un altro.Mi raccomando,aspettami qui…» sussurrò lui prima di voltarsi e di tornare a camminare verso casa.

Il corvino continuò a rigirare le dita fra i granelli,finché la sua figura non scomparve del tutto,oltre la valle.
Credo sia impossibile descrivere le emozioni che in quell’istante esplosero dentro al suo cuore.Emozioni di paura?No,di felicità.Una felicità immensa mai provata prima.La sua vita da sempre era stata colma di solitudine,diffidenza,inquietudine,amarezza…

Quel ragazzo dallo sguardo smeraldo,si stava prendendo cura di lui e ciò lo riempiva di gioia.Da sempre,inevitabilmente,dagli esseri umani aveva ricevuto solo cattiveria,conoscendo il loro lato peggiore.
Ma lui era diverso. Era certo che non avrebbe mai fatto lui del male;lo aveva capito guardandolo diritto negli occhi,scavando a fondo nello specchio dell’anima.

Si rituffò in acqua dopo svariati minuti,avvertendo i fievoli raggi di sole punzecchiargli fastidiosamente la pelle.Sorrise per la prima volta al pensiero che il giorno seguente lo avrebbe rivisto nuovamente.
Avrebbe rivisto il suo bel viso candido,il suo bel corpo….
Avrebbe sentito ancora la sua voce penetrargli con la stessa abilità all’interno del corpo, facendolo tremare….
Avrebbe avvertito di nuovo i suoi delicati occhi posarsi su di lui e annullare tutti i suoi pensieri di sgomento.
Attenderà per quel momento ,con trepidazione,per tutta la notte.
Aspetterà solo per lui.


Il cielo,nel frattempo,diveniva sempre più plumbeo e nuvoloso,tanto da oscurare le luminose stelle che spuntavano timidamente.Gli abitanti approfittavano del clima gradevole,nonostante il tempo incerto,per passeggiare lungo le strade tranquillamente o recarsi in qualche locale per conversare con conoscenti.
C’era chi leggeva un giornale…
Chi spazzava i marciapiedi..
Chi siedeva sulle panchine,scambiandosi effusioni d’amore..

Le lanterne dei negozi si accendevano illuminando le entrate e i bambini a bordo delle loro allegre biciclette, portavano dolci sorrisi in giro per le silenziose vie.
Era la solita semplice cittadella,popolata da persone semplici e che vivevano in modo altrettanto semplice.
Il ragazzo vi era cresciuto in quelle vie e poteva vantarsi di averle percorse quasi tutte.
Avrebbe voluto che anche il giovane tritone avesse potuto camminare in quelle stradine in pietra,proprio come lui.L’oceano è decisamente più vasto,ma chissà se può offrire spettacoli differenti fra loro.
Chissà se può offrire miriadi di cieli stellati..
Chissà cosa può celare nelle sue profondità..
Magari un giorno avrebbe potuto domandarlo proprio ad un suo abitante: il corvino il cui corpo è imprigionato in un limbo di vite completamenti divergenti tra loro.
Lo avrebbe fatto sicuramente.

Continuò a camminare,fermandosi poi al contatto di una pagina di giornale sotto la suola.
Sulla superficie poteva ancora leggersi: “Due pescatori della città si offrono volontari per la cattura della bestia marina! Acclamati eroi dai cittadini”
Eroi di cosa? Era assurdo il polverone che stava alzando questa faccenda.E quei due signori se ne approfittavano non poco.
Accartocciò l’articolo e lo gettò in un cestino di rifiuti più avanti.

Rincasò poco più tardi,accorgendosi di parecchie chiamate perse da “mamma e papà” sul display del telefono.Prima di cena li avrebbe richiamati sicuramente.
Si stese sul letto,passandosi una mano fra i capelli che davano l’idea di essere molto disordinati.
Guardò i soldi posti sul comodino da dare al pescivendolo l’indomani.Sorrise,chiudendo gli occhi.

“Mi prenderò cura di lui e lo proteggerò”.
 
 
Il giorno seguente si presentava,a dispetto delle previsioni,piacevolmente soleggiato e la quiete governava le azzurre acque marine.

Haruka celava la sua presenza fra le acque,mentre attendeva l’arrivo del bel giovine.Le proprie ferite bruciavano ancora un po’,rendendogli difficoltoso nuotare nelle correnti più avverse.Di conseguenza risultava lui difficile inseguire e catturare un pesce,se non si riusciva neanche a stargli dietro…e rubarne qualcuno ad un pescatore o ad un predatore era fuori discussione.
La mattina precedente,affamato e indebolito,era rimasto così stupito dal trovare del cibo accuratamente disteso sullo scoglio,che aveva creduto fosse una trappola e solo più tardi,divorato dai morsi della fame,si era lanciato su di esso.

Mosse inconsciamente la pinna caudale in segno di entusiasmo all’idea che presto sarebbe giunto per lui.Pareva felice come una Pasqua,nonostante si ostinasse a celarlo allo sguardo dell’interessato.
Guardava speranzoso ed impaziente prima a destra e poi a sinistra,poi di nuovo a destra e poi di nuovo a sinistra.
Lo stomaco iniziava a protestare,reclamando il nutrimento necessario.
Afferrò un ciottolo che giaceva sul fondale,iniziando a giocare con esso per ingannare il tempo.Non che in acqua avesse molta altra scelta,data la sua vita solitaria…
Continuava a lanciare il sassolino a mo’ di giocoliere,catalizzando l’attenzione solo su di quello.
D’un tratto un altro sassolino rimbalzò vicino al suo corpo,spaventandolo a tal punto da costringerlo ad immergersi in modo repentino.
Riemerse solo con il capo,curioso di scoprire chi fosse l’autore di quel gesto.
Ebbene.Il bel castano sorrideva mortificato mentre chiedeva perdono per averlo spaventato nel tentativo di attirarne l’attenzione su di sé.

Haruka,cautamente,si avvicinò al bagnasciuga,alzando poi lo sguardo verso Makoto che delineava sul viso un espressione di tenerezza.Permase immobile,lasciando intendere che non avrebbe fatto lui il primo passo.

Makoto comprese il suo cruccio e senza proferire parola alcuna,adagiò delicatamente il pasto di fronte alla creatura e si allontanò per ricoprire le consueta distanza.

Era decisamente troppo presto per pretendere la sua fiducia.Era del tutto normale.Avrebbe atteso,finchè non si sarebbe sentito sicuro.Costituiva,già di per se,un gran traguardo il fatto che permettesse che stesse lì,accanto a lui,senza cercare di fuggire.
Il tritone mangiava,infatti, tranquillamente,mentre il castano controllava che sguardi indiscreti non curiosassero troppo.

« Il tuo corpo è proprio affascinante,sai? » commentò Makoto percorrendo con lo sguardo le sue forme e scaturendo involontariamente una nota d’imbarazzo del corvino,che in risposta smise di mangiare momentaneamente.

Il ragazzo,notandolo,spiegò che le sue intenzioni non erano quelle di metterlo a disagio,ma bensì di esprimere un sorta d’interesse a riguardo,in seguito ai molteplici manuali consultati .
Visibilmente nel panico,il castano incatenò tra loro frasi di scuse e di giustificazioni che non facevano che peggiorare la situazione,confondendo il tritone che si chiese fosse il caso di preoccuparsi.
Frenò le parole e inspirò arreso,permettendo all’altro di continuare ad assaporare un delizioso spadino.

Mentre ammirava i suoi occhi e la sue squame che riflettevano il sole,colorandosi di luminose tonalità,un pensiero ,da sempre fisso nella sua mente,iniziava ora a mutare..
 

…“ Una parte di me ha sempre paragonato l’oceano ad una specie di mostro pronto ad inghiottire qualsiasi cosa,senza lasciarne traccia alcuna….ma mai avrei potuto immaginare che fosse capace di celare creature così meravigliose.."

 


*Spazio autrice*
Carissimi lettori,vi comunico che le scuse e i chiarimenti per il ritardo saranno presto presenti sul mio profilo.
Quindi qui sotto,a coloro che ancora mi seguono,(se ci sono ancora dopo due mesi),domando cosa ne pensate di questo cap.
Grazie ancora e tanti tanti bacini.

See you next cap.
  
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