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Autore: FairySweet    18/11/2014    1 recensioni
... "Perché sei ancora qui?" ma quello sguardo orgoglioso e vivace, figlio del tempo, figlio di un ricordo che custodiva gelosamente non accennava ad abbassarsi "Perché sei qui?" ma più provava a parlare con lui e più tutto diventava lontano e sfocato, lontano da loro, lontano dal mondo, lontano da ogni cosa che fino ad ora l'aveva sempre tenuta al sicuro ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                         Troppo Vicino         




“C'è qualcuno che chiede di voi” “Un paziente?” ma il vecchio servo scosse leggermente la testa sospirando “Qualcuno che viene da molto lontano suppongo” “Lontano?” “Torino” socchiuse qualche secondo gli occhi tentando di ricordare chi potesse avere un appuntamento con lui ma alla fine, vinto dalla curiosità, autorizzò quella visita.
Non conosceva quell'uomo ma aveva l'impressione di averlo già visto da qualche parte.
“Prego, accomodatevi” “Sono solo poche parole dottore, non avete bisogno di scomodarvi per me” “Dunque …” riprese appoggiandosi allo schienale della sedia “ … voi venite da Torino?” “Diciamo così” “Questo in che modo dovrebbe aiutarmi?” “Mi manda il duca Visconti” “Il duca?” l'altro annuì appena “Ho visto il duca due giorni fa e non ...” “Il mio signore ha una richiesta da farvi e sa bene che avete cose più importanti al momento ma spera che la vostra amicizia lo aiuti” “La mia amicizia è sempre qualcosa su cui può contare perciò vi prego, non esitate a …” “La duchessa” il respiro si bloccò di colpo morendogli in gola “È la duchessa il motivo per cui sono qui” “Anna?” un sorriso ironico e leggero prese vita sulle labbra dell'uomo “Come di certo sapete, la salute cagionevole della duchessa negli ultimi anni si è aggravata. Il medico personale della mia signora è a Napoli per assistere ad un importante convegno. Nonostante la presenza dei suoi assistenti e del dottor Farni il duca si sentirebbe più tranquillo se fosse un medico intelligente e bravo come voi a prendersi cura della duchessa, almeno fino a quando il dottor Rinaldi non sarà di ritorno e questo accadrà in cinque giorni più o meno” fece una pausa osservando l'espressione confusa sul viso di Antonio “Naturalmente il duca vi ricompenserà più che adeguatamente” “Perché io?” “Voi siete un amico oltre che un ottimo medico, sarà più facile per la duchessa parlare con voi” “Crede davvero che sarà così semplice?” “Credo che la duchessa vi infilzerà la gola con un coltello ma non temete, io sarò lì a proteggervi” “Molto rassicurante” “Il duca vi prega di riflettere bene su questa cosa. Sa che vostra moglie è in una fase molto delicata” “Ho detto che il duca poteva contare sulla mia amicizia tutte le volte che voleva ma questa non è una situazione facile. La duchessa e io abbiamo un passato e quel passato non fa altro che confondere” “Il passato è solo una parola di sette lettere. Potete decidere di non usarla più se vi va” “Ma resta comunque una parola importante” l'uomo sorrise appena annuendo “Posso chiedervi una cosa?” domandò d'improvviso “Il vostro volto non mi è nuovo, per caso ci siamo già incontrati?” “Sono un angelo custode” esclamò divertito l'altro infilando la porta alla velocità della luce.
Un angelo custode che diventava più nitido ogni secondo che passava perché quell'uomo silenzioso era lo stesso che anni addietro aveva accompagnato l'amore in quel campo di grano baciato dal sole.



Lo so che quest'idea non ti piace, so anche che ti arrabbierai e che urlerai o che te la prenderai con la nostra meravigliosa servitù ma non è stata colpa loro amore mio. È stata una mia scelta così ti prego di prendertela solo con me.
Ti amo, sei l'amore della mia vita e non voglio vederti stanca o sofferente e sappi, che la scusa del “gioco con le bambole” non ha funzionato.
Ci vediamo tra una settimana angelo mio e voglio vederti bella e sorridente come ti ricordo ogni volta che parto.


                                           Tuo per sempre
                                                         Gregorio




Non aveva scelto lei, non aveva avuto alcuna possibilità di opporsi a quella decisione ma l'avrebbe accettato, l'avrebbe fatto per l'amore che la legava a Gregorio e per quella promessa sussurrata a fior di labbra ma non avrebbe permesso ad un ricordo di scombinare di nuovo tutta la sua vita perché in quella vita non c'era posto per la debolezza.
“Dottore, che piacere rivedervi” mormorò raddrizzando la schiena, l'uomo di fronte a lei sorrise osservandola qualche secondo.
Immobile sulle scale con un bel vestito color delle rose e lo sguardo severo e orgoglioso che non le era mai appartenuto.
Se ne stava lì, ancorata a quella postura rigida e controllata tentando di mantenere una freddezza mai nemmeno provata “Anna non hai bisogno di …” “Duchessa” puntualizzò colorando lo sguardo di sfida “Se non vi dispiace preferisco che in assenza di mio marito voi teniate il rispetto dovuto” “Se è questo che preferite duchessa” “Portate i bagagli del dottor Ceppi di sopra” “Si signora” “Avete affrontato un viaggio lungo, avrete voglia di rinfrescarvi e di riposare un po'” annuì leggermente tentando di rispondere ma lei si era già allontanata incurante della sua presenza lì.
La seguì silenzioso fino ad un salotto riccamente arredato.
C'era un bel camino di marmo bianco e tre poltroncine di velluto rosso proprio di fronte alla libreria.
Un enorme pianoforte occupava il lato sinistro della sala dove arazzi e decori rendevano tutto più sfarzoso.
Era una famiglia ricca, molto ricca e quella ricchezza era evidente in ogni più piccolo oggetto.
Dalle tende, alle tazze per il té, perfino i fiori sembravano decorati da un lieve senso di superiorità “Maria vi accompagnerà nelle vostre stanze, avrete tutto il tempo che vorrete prima di cena e per ogni evenienza potete chiedere alla mia servitù” annuì appena seguendo i movimenti nervosi di quel corpo esile e delicato e poi si accorse che nell'angolo più buio della sala, c'era lo stesso uomo che si era fatto carico di quel messaggio tanto importante.
Vestito di nero se ne stava appoggiato al muro mezzo nascosto dalla tenda di velluto spiando i movimenti della sua signora “Il nostro medico tornerà tra cinque giorni perciò non sarete costretto a sopportare questa situazione per molto” “Credete davvero di essere una situazione spiacevole?” “Quello che sono o non sono per voi non è affare mio” esclamò secca piantando gli occhi nei suoi.
Quella bellezza baciata dal sole era lì, chiara e lampante ma c'era qualcosa di diverso, qualcosa di strano e silenzioso che si portava via il rossore delicato delle gote.
“Duchessa, perché non vi sedete qualche secondo?”  domandò invitandola a sedere sulla poltroncina di fronte a lui “Sto bene” “Proprio perché state bene vi chiedo di sedervi. Vi sto trattando come una qualsiasi paziente perciò vi prego, sedete” sospirò leggermene abbandonandosi sul divanetto, lontana da lui, da ogni sua parola “Vi sentite strana” “No”  annuì leggermente inginocchiandosi davanti a lei, un bel respiro e poi la mano posata sul suo viso “Ora guardatemi per favore” ma quegli occhi scuri troppo vicini erano capaci di confondere i pensieri e cancellare le parole “Sentite … sentite il cuore battere più forte” “No” “Niente giramenti di testa?” ma l'espressione sul suo viso bastò come risposta “Portatemi dell'acqua zuccherata, mi raccomando, metteteci molto zucchero” “Subito signore” “Ora voglio che mi guardiate negli occhi e che mi ripetiate qualcosa di passato" "Di passato?" "Ditemi cosa avete fatto ieri sera" sussurrò sorridente ma lei tossichiò leggermente “Non credo sia …” “Volete ascoltare il medico per qualche secondo?” gli occhi si colorarono di sfida e ironia cancellando in qualche secondo il sorriso d'angelo che per un istane le era apparso sul viso  “Ero con mio marito dottore, abbiamo cenato assieme  …” sentiva le mani dell'uomo strette attorno al suo viso e lo vedeva annuire lentamente mentre i suoi occhi continuavano a studiare il suo sguardo “ … era l'ultimo giorno che passavamo assieme prima della sua partenza e così siamo stati soli tutto il tempo. Indossavo una vestaglia di seta e Gregorio ha slacciato uno per uno i …” “D'accordo” mormorò infastidito “D'accordo credo possa bastare” ma quel sorriso candido e irrisorio era ancora lì di fronte a lui e non accennava a diminuire “ … aveva le mani fredde, ha sempre le mani fredde ma è stato così dolce da …” “Ecco l'acqua dottore” chiuse gli occhi ringraziando silenziosamente il cielo per quell'interruzione improvvisa.
“D'accordo, ora bevete” ma lei scosse leggermente la testa appoggiandosi allo schienale “Se non volete seguire i miei consigli come posso aiutarvi a stare meglio” si accorse ben presto che quel lievissimo gesto non era per lui.
Vide l'uomo accanto alla tenda annuire leggermente, al suo fianco, con la manina stretta alla sua Edoardo.
Reggeva un nastro di seta colorato e chiedeva all'uomo il perché di quella presenza accanto a sua madre ma l'altro scosse leggermente la testa uscendo sul terrazzo “Vi chiedo scusa per questa interruzione” prese tra le mani il bicchiere d'acqua sospirando “Vostro figlio sarà spaventato, potete vederlo se ne avete voglia, non sarò di certo io ad impedirvelo” “I vostri discorsi con me si dovranno limitare solo ed esclusivamente alla medicina. I miei figli non sono argomento di chiacchiere. Purtroppo o per fortuna, ogni terrazzo di questa casa che affaccia sul giardino ha una bella scalinata, cercherò di limitare i giochi dei bambini in spazi adeguati per permettervi di lavorare, Maria?” la giovane si avvicinò a lei inchinandosi leggermente “Non appena Ludovica si sarà svegliata dai disposizioni adeguate, i bambini giocheranno nelle loro stanza e in giardino ma sarà loro vietato l'accesso a questa sala e a quella degli specchi. Niente corse su e giù per le scale senza prima averle autorizzate ...” bevve un sorso d'acqua costringendosi a mandare giù quell'intruglio terribilmente dolce che provocava la nausea “ … per il resto, avranno tutta la libertà che vorranno” “Si signora” pochi secondi ancora prima di restare soli.
“Come vi sentite? Va un po' meglio?” annuì leggermente alzandosi “Dovreste riposare duchessa, i cali di pressione si possono facilmente guarire ma dovete riposare” “Non fate altro che ripetermi tutti continuamente le stesse cose” esclamò gelida sistemando una ciocca di capelli “Dovete riposare duchessa, state bene? Avete voglia di mangiare qualcosa in particolare? Come se dovessi rompermi o andare in frantumi da un momento all'altro!” ma Antonio sorrise appena riponendo nella borsa i suoi strumenti.
Conosceva bene quel carattere, Anna odiava le oppressioni , odiava sentirsi controllata continuamente ma più di tutto, odiava la prigione della malattia.
Restare in casa per un'infreddatura era una tortura atroce. La febbre? Una maledizione dal cielo, come poteva restare chiusa in quella prigione d'oro? Sarebbe scappata, prima o poi avrebbe rotto quelle catene e sarebbe scappata.
Non troppo lontano da sentire la mancanza dei suoi affetti più cari ma abbastanza per respirare da sola, il suo compito? Impedire a quel cuore troppo veloce di prendere il sopravvento “Ora, se volete scusarmi, mi ritiro nelle mie stanze” gli passo affianco incurante del suo sguardo, di quella vicinanza troppo sottile, così come tanto tempo prima, era piena di rancore e di rabbia che non sarebbero mai passate perché la sua presenza lì, non faceva altro che accentuarne i segni.
  
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