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Autore: Linx93    18/11/2014    1 recensioni
Quando hai passato gli ultimi anni della tua vita a lottare, alla fine della guerra, cosa rimane nella tua vita?
Quando perdi coloro a cui vuoi più bene, cosa rimane nel tuo cuore?

La grande guerra dei ninja è finita da qualche giorno, Naruto e Hinata affrontano la perdita e i cambiamenti che le loro vite devono sostenere. E il dolore, che irrimediabilmente li unisce, sarà lo strumento del loro avvicinamento.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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OPTIMISTIC

"If you try the best you can,
The best you can is good enough. "


Il tocco gentile ma deciso della mano di Naruto sulla spalla di Hinata la risvegliò dallo stato di trance in cui era caduta. Si rese conto che nessuno era rimasto al cimitero oltre lei (e Naruto, a quanto pareva), che il sole era alto in cielo e dello stato di intorpidimento in cui versavano le sue gambe.

Finalmente, alzò la testa, portandosi le mani al viso per accorgersi che le lacrime ormai si erano asciugate. Dopo un minuto, che sembrò un'eternità per entrambi, prese la mano di Naruto per scostarla, e si voltò.
Non sapeva cosa aspettarsi da quel contatto così intimo e improvviso. Lui l'aveva aspettata e osservata per tutto quel tempo.
Un po' come ho fatto io con lui per anni interi, pensò.

Lo guardò dritto negli occhi. Non voleva mostrare la propria fragilità in quel momento, non dopo che l'ultima volta che si erano ritrovati in una situazione simile era stata lei a risvegliarlo e riportarlo alla ragione.

Naruto aveva un'espressione difficile da interpretare. Gli occhi leggermente lucidi e arrossati, segno di un pianto breve ma intenso, la fronte aggrottata, le labbra tese in una fessura.
Restituì lo sguardo dalla ragazza, trovandolo quasi surreale nel suo dolore mascherato inutilmente dall'apparenza di forza e determinazione che Hinata voleva mostrare.
La kunoichi gli appariva pallida, la pelle quasi brillante sotto il sole. Gli occhi erano lucidi e sulle guance poteva vedere i segni su cui, era sicuro, le lacrime erano scese copiose. Anche lei era corrucciata, ma in fondo ai suoi occhi poteva vedere quel dolore che tanto li accomunava.

Hinata parve percepire lo stesso, e il suo sguardo si addolcì. Ora sembrava la ragazza dolce e timida di sempre.
Arrossì sotto lo sguardo di Naruto: mai avevano condiviso un momento di tale intimità, fisica ed emotiva. Il suo cuore cominciò a galoppare nel petto, senza dare ascolto alla sua mente, ancora aggrappata a quella lapide alle sue spalle.

La ragazza non capiva.
Dalla fine della guerra, lui non aveva mai dato segno di volerla avvicina e parlarle. Nel suo cuore aveva aspettato quel momento, ripercorrendo con la mente i momenti dopo la morte di Neji, quando lui, rinsavito dalle sue parole, le aveva tenuto la mano.
Ancora sentiva il calore di quel momento, seppur legato a un ricordo terribile.

Non riusciva a dire nulla, e prima che cominciasse anche solo a pensare a un modo per interrompere quel silenzio, Naruto parlò.
«Mi dispiace», disse con voce roca. «Per tutto, per Neji, per non averti cercato prima. Per essere stato la causa della perdita tua e della tua famiglia.»

Hinata sgranò il gli occhi. Davvero era questo quello che pensava?
«Naruto-kun, entrambi sappiamo che non è stata colpa tua. Neji ha scelto di sacrificarsi per me, come dovere verso la nostra casata, come dovere verso se stesso. Se non avessi voluto proteggerti, non sarebbe accaduto..»
Si fermò, come per lasciare a Naruto il tempo di assimilare quelle parole e il loro significato.

«O forse sarebbe accaduto comunque, in un'altra occasione. Per Neji, non sarebbe esistita morte più nobile di questa. Ora è libero»
"Anche se lo vorrei qui con me" continuò col pensiero.

Naruto la guardò per qualche secondo, prima di decidersi di sedersi. Era stanco della mattinata passata, e ora che aveva trovato il coraggio di parlarle, voleva farlo mettendola più a suo agio possibile.
Lei capì e, piegando le ginocchia indolenzite, si sistemò davanti a lui. Immaginò cosa avrebbe potuto pensare un passante se li avesse visti, due ragazzi seduti a chiaccherare davanti a una lapide.
Accennò un timido sorriso.

«Sii sincera» disse infine Naruto «Pensi quindi di essere stata tu la causa della morte di Neji?» chiese, con un tono quasi rassegnato.
Hinata annuì, lanciando uno sguardo triste alla fredda pietra alle sue spalle.
«Perdonami, ti prego» continuò il ragazzo «Se non sono stato in grado di parlarti prima. Sapevo che tu potevi condividere i miei stessi sentimenti, eppure non ne ho avuto il coraggio, fino ad adesso» Prese un ciuffo d'erba, strappandone i fili. «Anche se a quanto pare l'unica cosa che riusciamo a fare è prendere la colpa tutta per ognuno di noi», aggiunse, sorridendo tristemente.

Hinata rimase in silenzio. Nella sua testa un dissidio fortissimo, una voce che non riusciva a zittire.
In cuor suo sapeva di pensare le stesse identiche cose di Naruto. Sapeva di essersi caricata quel senso di colpa dal peso inimmaginabile, di aver silenziosamente accettato di vivere ogni giorno della sua vita senza dimenticarlo mai. E stava bene così, pensava di meritarlo, per il semplice crimine di essere sopravvissuta.

Ma non voleva che Naruto provasse la stessa cosa. Era stato lui a salvare lei, a salvare l'intero villaggio. Lui poteva, anzi doveva vivere la sua vita felice, libero dal rimorso, pronto ad affrontare il futuro e ad aiutare il villaggio. Era il suo destino, e adesso lo capiva.

Scelse di mentire, scelse di indossare un sorriso finto e uno sguardo di gioia, parlandogli.

«Naruto-kun, non dobbiamo fare, farci questo» disse veemente, all'improvviso. Soppesò bene le proprie parole, in modo da poter toccare le corde giuste per riuscire a tirarlo su.
«Il peso della guerra che ci siamo lasciati alle spalle è enorme, come questo senso di colpa. Mia sorella, mio padre, continuano a dirmi che Neji non mi vorrebbe così, che devo andare avanti, che se non lo faccio sputo sulla sua memoria. E hanno ragione.» sospirò, soddisfatta.
«Non è stata colpa nostra, ma di Madara, Kaguya o chi per loro. Neji ha agito secondo un suo preciso desiderio, secondo un piano che probabilmente seguiva già da parecchio tempo»

Naruto la guardava stupito: non si aspettava che lei, così fragile fino a qualche minuto prima, potesse fargli un tale discorso proprio adesso.

«Dobbiamo essere felici, o il sacrificio di Neji e tutti gli altri sarà stato vano». Concluse.

Alla fine, decise di non mentire almeno col proprio corpo. Seguendo il proprio cuore, tese la sua mano verso quella di Naruto, stringendole delicatamente. Almeno con i suoi gesti voleva essere sincera e trasmettere a Naruto la sua volontà di stargli accanto e di aiutarlo, per quanto le fosse possibile.

Naruto rispose alla stretta della sua mano, che gli fece ricordare l'ultima volta che questo era accaduto, risentendo quello stesso calore nel cuore, il calore del conforto, dell'affetto e dell'amicizia.
Lanciò uno sguardo di gratitudine ad Hinata, ma si bloccò. Nonostante il discorso della ragazza, i suoi occhi esprimevano tutto tranne che il desiderio di felicità che aveva palesato poco prima.

Hinata lo capì, arrossendo violentemente. Capiva che non era stata capace di mentire completamente, semplicemente perchè il suo corpo continuava a seguire il mero istinto, senza sottostare al comando della sua ragione. Senza aggiungere una parola, divincolò la sua mano da quella di Naruto, si alzò e, rivolgendogli un ultimo sguardo prima di voltarsi, si allontanò dal ragazzo per tornare a casa, pensando velocemente a un modo per non farsi raggiungere e dover affrontare con lui la realtà delle cose.
  
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