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Autore: ELIOTbynight    20/11/2014    6 recensioni
Come due persone scoprono di avere tantissime cose in comune, persino le stesse ferite nel cuore.
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[Partecipante al contest "Abnormalize - crack pairing multifandom contest" organizzato da Amens Ophelia sul Forum di EFP.]
[Partecipante al contest “La nicchia” indetto da Meryl Watase, DoubleSkin, Manga e Blueorchid31 sul forum di EFP: vincitrice del premio Originalità.]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anko Mitarashi, Kabuto Yakushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Incontro di due anime solitarie


 
 
Con accortezza e circospezione, Anko setacciava la foresta di Konoha, sperando in realtà di non trovare nulla di strano. Balzando da un ramo all’altro, il suo viso veniva prima coperto dall’ombra degli alberi e poi illuminato dalla calda luce del sole, in un alternarsi di colori e di pensieri. La sua mente tornava ad un lontano passato, in cui la sua esistenza dipendeva da quella serpe di Orochimaru, prima maestro e poi nemico giurato.
Da pochi anni era finita la quarta grande guerra degli shinobi; la pace pareva regnare sovrana, ma la prudenza non era mai troppa nel difficile mondo dei ninja. Anko lanciava numerosi sospetti verso Orochimaru, la cui fama si era sparsa ovunque. Anche se ora era morto, Orochimaru poteva aver lasciato qualche segno pericoloso di sé nel mondo dei vivi ed era ancora un’ombra irritante nella vita di Anko, decisa a farla sparire.
Per questo motivo aveva chiesto il permesso al collega Kakashi, ormai Hokage, di trovare e distruggere i nascondigli di Orochimaru che si trovavano nei dintorni. Al minimo movimento losco, Anko avrebbe fatto piazza pulita.
Si fermò alla base di un grosso ramo e restò inginocchiata sotto la luce del giorno. Sospirò e guardò in alto, calcolando quanto tempo aveva già passato fuori dal villaggio e quanto ancora gliene rimaneva. Intanto, però, cercò un po’ di serenità in quel bagliore delicato, come per volersi purificare dal male che aveva subìto e che forse si trovava ancora dentro di lei.
Balzò in avanti e continuò la sua ricerca, fino a giungere ad una radura. All’ombra di un albero piuttosto robusto, c’era una piccola capanna all’apparenza insignificante, ma che aveva rappresentato a lungo una riserva di medicine rare che sicuramente erano servite ad Orochimaru per mantenersi in vita.
“Dovrebbe essere vuota ora”, pensò Anko prima di scendere a terra e camminare verso di essa per dare una controllata.
Vi arrivò lentamente di fronte ed aprì la porta. Il buio e il vuoto polveroso della capanna non la stupirono più di tanto. Il silenzio, invece, la turbava e Anko non ne conosceva il motivo. Fece due passi all’interno e constatò che non c’era più nulla che testimoniasse il passaggio di Orochimaru o di qualcuno in generale. Sospirò e fece per tornare indietro, ma lo sguardo le si posò in un angolo e le sue gambe si irrigidirono.
Un’ombra stava lì immobile, senza fare il minimo rumore. Era un’ombra che Anko conosceva bene.
- … Kabuto!-
Per tutta risposta, le arrivò un kunai dritto in viso a velocità folle, fortunatamente evitato. Anko non attese un secondo di più per reagire: scagliò un paio di shuriken verso il nemico e poi fece partire un fascio di serpi dalle braccia, ancora una volta segno dell’oscura presenza di Orochimaru nella sua vita. Kabuto si abbassò per non essere colpito e si avventò su di lei, che sbalzò fuori dalla capanna con un tonfo.
- Che cosa ci fai qui, Kabuto?!- chiese la kunoichi, prima di alzarsi.
L’altro camminò lentamente fuori e alla luce del sole fu ben evidente la sua espressione beffarda dietro gli occhiali. Sistemandosi la mantella sgualcita che gli copriva la schiena, rispose:
- E’ la stessa domanda che potrei fare a te, Anko.-
Quest’ultima strinse i denti per la rabbia. Non aveva certo dimenticato la brutta esperienza vissuta durante la quarta grande guerra a contatto con quell’astuto ninja medico, perciò non aveva la minima intenzione di trattarlo bene.
Si rialzò in fretta e lo sfidò con lo sguardo:
- Solo perché ora siamo in tempo di pace, non mi fido di te. Dimmi perché sei qui, in uno dei tanti nascondigli di Orochimaru!-
- Non posso neanche immergermi nei ricordi?- fece lui, con il suo solito sorriso amaro. - Voglio capire se mi sono davvero disintossicato dall’ossessione che avevo per il maestro. Non ho cattive intenzioni, se te lo stai chiedendo.-
- E allora perché mi hai atterrata??- esclamò lei, prima di lanciargli contro un altro fascio di serpenti.
Per dimostrare che in effetti il suo volere non apparteneva più al male, Kabuto si lasciò catturare da alcune serpi, che gli immobilizzarono le braccia e il torace.
- Lasciami andare, Anko … - le intimò, con tono serio e calmo. - Non hai motivo per arrabbiarti con me; ho già espiato le mie colpe tempo fa.-
Dentro di sé, Anko sentiva che era vero, eppure reagì d’impulso:
- Continuo a non fidarmi di te!-
Kabuto iniziò ad indagare nell’animo tormentato della sua avversaria, cosa che sapeva fare benissimo pur di mettere gli altri in difficoltà ed avere la meglio.
- Non sei sempre stata così aggressiva con chiunque … E’ stato Orochimaru a cambiarti, vero? Ma io non sono lui, non cerco più di esserlo da tanto tempo. Lasciami andare!-
Il ninja aveva ragione ed Anko aprì gli occhi a dismisura, sentendosi come colpita da un proiettile in pieno petto. Era tutto il giorno che aveva in mente Orochimaru, il peggior pensiero che potesse mai infastidirla, quindi non aveva potuto che reagire in modo aggressivo di fronte a Kabuto, in un posto del genere.
- Come … Come posso credere alle tue parole?- mormorò, titubante.
L’altro addolcì leggermente lo sguardo e disse:
- Permettimi di dimostrarti che ti ho detto la verità.-
Anko si morse il labbro inferiore, nervosissima. Era sul filo del rasoio, non aveva idea di che cosa fare. I suoi occhi tremanti incontrarono quelli rassicuranti e fermi di Kabuto, come per esprimere tutto ciò che a voce non sarebbe stato possibile tirare fuori.
- D’accordo.- sussurrò infine lei. - Ma non azzardarti a fare passi falsi.-
Lentamente, mollò la presa e le serpi tornarono indietro, scomparendo. Il ninja si massaggiò le braccia un po’ intorpidite. Guardò Anko con un appena accennato sorriso di ringraziamento, al quale la kunoichi non si sentì di rispondere e rivolse al vuoto i suoi occhi tristi.
 
 

“Ma tu sarai per me la vita intera
il soffio in cui la voce non arriva,
canzone vera.”
 
 
 
Era calato un silenzio imbarazzante che nessuno dei due riusciva a interrompere. Il lieve suono del vento che accarezzava le foglie regnava nella penombra di quella radura. Kabuto ed Anko erano seduti su un grosso ramo, avvolti in una tranquillità apparente.
L’animo di Anko rimbombava con fragore, ferito e sofferente perché era stato messo a nudo inaspettatamente. Le sfuggenti ombre del suo passato la scuotevano, alimentate da una fiamma accesa dalle parole di Kabuto.
“Non sei sempre stata così aggressiva con chiunque … E’ stato Orochimaru a cambiarti, vero?”
Le sue mani erano strette alla corteccia dell’albero, come per cercare disperatamente una via di fuga. Da troppo tempo lei era costretta ad affrontare e superare le angosce vissute per colpa di uno che era persino già morto, immagini inquietanti che però rimanevano nei ricordi. Tutte le sue paure premevano per uscire fuori in forma di lacrime e il ninja medico che stava accanto a lei lo notò con estrema facilità.
- Non ti sei ancora liberata dalla sua influenza?- domandò.
- Tu che ne dici?- sbottò Anko, infastidita da una ferita improvvisamente riaperta.
Kabuto si guardò intorno, osservando il paesaggio, mentre esordì:
- Posso capirti. In un certo senso, abbiamo vissuto le stesse cose.-
- Credevo … - lo interruppe lei, senza avere il coraggio di guardarlo in viso. - Credevo che Orochimaru facesse parte di un capitolo chiuso della mia vita … Eppure guardami, mi lascio ancora condizionare da lui anche quando non c’è più!-
Accortosi che le tremava la voce, l’altro cercò di calmarla:
- Non è una colpa. Quell’uomo ha una personalità particolare … E’ capace di far sua l’anima delle persone e quasi nessuno riesce a liberarsi.-
- Tu … tu come hai fatto?- chiese la giovane donna, incerta.
- Sono stati i fratelli Uchiha ad aprirmi gli occhi.- rispose Kabuto, ricordando le frasi di Itachi, l’Izanami di cui era stato vittima e l’esperienza stessa del fratello Sasuke. - Non è giusto vivere in funzione di qualcun altro; ognuno merita di costruire se stesso senza farsi influenzare.-
In quel momento, Anko si chiese se tutte le sue azioni fossero sempre state decise da lei sola o dalla presenza tenebrosa di Orochimaru nel suo passato e anche nel suo corpo. Lanciò un’occhiata ansiosa a Kabuto, poi lo prese per le spalle ed esclamò:
- Quindi sei riuscito a separarti da tutto ciò che ti legava ad Orochimaru. Dimmi come hai fatto! Ti prego, spiegami come fare a liberarmi di lui!!-
Prendendola a sua volta per le braccia, lui tentò di farla stare più tranquilla, dandole una spiegazione.
- Non hai capito, Anko … Non l’ho rifiutato, l’ho accettato.-
La kunoichi restò ammutolita, senza capire.
- Sono consapevole che Orochimaru ha contribuito a formare gran parte di ciò che sono.- proseguì lui, guardandola dritta negli occhi. - Il mio errore è stato continuare a pensare che lui fosse il centro della mia vita, mentre invece lo ero io. Non sono più un semplice servo di Orochimaru … Ora sono soltanto Kabuto Yakushi.-
… Certo.
Come ci si può liberare di qualcuno, se inconsciamente lo si considera il centro del proprio essere?
Anko era sempre andata avanti con la convinzione di aver dimenticato tutto ciò che l’aveva fatta soffrire, mentre invece l’oscura figura di quella serpe di Orochimaru l’aveva condizionata sempre, al punto da diventare aggressiva e nascondere i suoi dolori dietro la testardaggine e la vivacità. Non si era mai domandata se il proprio comportamento le appartenesse veramente, perché in cuor suo aveva sempre avuto paura della risposta.
Le lacrime iniziarono a rigarle il volto con naturalezza e libertà, una libertà tuttavia dolorosa. Anko strinse i pugni contro il petto di Kabuto, su cui però appoggiò anche la fronte.
- Che stupida … - balbettò tra i singhiozzi.
L’altro la avvolse in un abbraccio gentile e compassionevole. Riusciva a capirla meglio di chiunque altro, lui, che era rimasto immerso nell’ombra del suo maestro a lungo, perdendo di vista se stesso. Aveva ancora qualche dubbio, perché pensava ad Orochimaru ancora con un po’ d’inquietudine, ma aveva imparato la lezione e, come le aveva detto, si stava pian piano disintossicando da quella droga dannosa.
- Io ho avuto la fortuna di incontrare qualcuno, sul mio cammino, che mi dicesse dove stessi sbagliando.- sentenziò Kabuto, accarezzandole la schiena. - Se vuoi, io ti aiuterò.-
Anko detestava di dover gridare aiuto e di aver bisogno di lui. Odiava quella sensazione di calore sconosciuto che le stava illuminando il cuore, eppure non aveva intenzione di staccarsi dal petto di Kabuto. Continuò a singhiozzare e a bagnarsi il viso di lacrime, mentre lui la stringeva di più, in silenzio. Era sul punto di smettere, quando Kabuto sollevò il mento e le lasciò un lieve e lento bacio in mezzo ai capelli, sperando di aiutarla a riprendersi. Anko arrossì senza accorgersene e smise a poco a poco di piangere, per poi tenere le palpebre chiuse ed abbandonarsi nel caldo abbraccio di quell’uomo che si era offerto di salvarla.
E rimasero lì, immobili e insieme, facendo toccare le reciproche ferite l’una con l’altra. Dimenticarono tempo, spazio, ogni cosa. Si trasmisero a vicenda mille sogni e speranze, incertezze, suppliche e sospiri tutti in una volta. Le loro anime vibrarono tutt’intorno alla stessa frequenza, non più sole, non più incatenate a qualcosa di superiore.
E rimasero lì, stretti in un abbraccio senza inizio e senza fine. Con l’animo stanco, ma il cuore più felice.
 
 
 
“Hai nel cuore il mio tempo
e ferite di cui non so la colpa,
la stessa pena che affonda i ricordi,
anima i nomi.”
 
 
 
 
~ Fine ~





Salve! Sono contentissima che abbiate avuto la pazienza, la voglia e la curiosità di leggere questa mia OS. Vi ringrazio tutti di cuore! <3
I versi che trovate tra una scena e l'altra appartengono alla poesia "Innominata" di A. Temporelli, poesia che farebbe da prompt in uno dei due contest a cui partecipo con questa fan fiction. Mi piacerebbe moltissimo sapere che cosa ne pensate!

Baci by Eliot ;D
   
 
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