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Autore: _Stereklove_    20/11/2014    3 recensioni
Ma quando uscì dalla Darkroom e si diresse in pista da ballo, ove c'erano tutti i ragazzi ubriachi, che si strusciavano l'uno contro il corpo dell'altro e si davano da fare in balli poco casti come sempre, Brian ebbe a pochi metri di distanza l'immagine che non avrebbe dimenticato facilmente per molto tempo. Dinnanzi a lui c'era un Justin che rideva e scherzava con Ethan; il violinista che gli stava portando via l'unico ragazzo che aveva mai amato e probabilmente ci sarebbe anche riuscito di quel passo. Ma quando loro si baciarono e Brian rimase lì a fissarli -insieme a Debbie e Michael-, qualcosa all'altezza del petto di Brian iniziava lentamente a sgretolarsi e finire in mille pezzi; come un vaso pregiato che si infrangeva sul pavimento, dopo una ineluttabile caduta.
{Britin. - 1.820 parole.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Deborah 'Debbie' Jane Grassi Novotny, Ethan Gold, Justin Taylor, Michael Charles Novotny-Bruckner
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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When I was your man.
 
“I hope he buys you flowers.
I hope he hold you hands.
Give you all hes hours.
When he has the chance,
take you to every party,
cause I remember how much you loved to dance.
Do all the things I should of done,
When I was your man.”
{ Bruno Mars - When I was your man. }

Era la serata dedicata al fumetto “Furore” -scritto da Micheal e disegnato da Justin-, preparata da Brian per pubblicizzarlo e aiutare le due persone che amava a vendere il frutto del loro duro lavoro. Erano tutti al Babylon, per festeggiare. Brian si sforzava di apparire tranquillo e cinico come al solito, anche se le cose tra lui e il suo ragazzo, non andavano per il verso giusto. Era dell'idea che tutto sarebbe andato per il verso giusto, alla fine. Il menefregista ed egoista Brian Kinney, che si era innamorato di un diciannovenne. Nessuno ancora si era abituato all'idea, eppure il biondo era riuscito a farsi breccia attraverso la sua possente armatura ed era arrivato dritto al suo cuore di ghiaccio, entrando così a far parte della sua vita incasinata. Egli, certo non sarebbe mai riuscito ad esternare ciò che provava per Justin con parole sdolcinate o gesti romantici, ma in un modo tutto suo l'amava e provava a dimostrarlo con piccoli ma significativi gesti, ogni volta che ne aveva l'opportunità. 

Il moro aveva appena finito di fare sesso con uno sconosciuto; che gran novità. Dopotutto era sempre il Re del sesso tra i gay, poco importava il resto. Ma quando uscì dalla Darkroom e si diresse in pista da ballo, ove c'erano tutti i ragazzi ubriachi, che si strusciavano l'uno contro il corpo dell'altro e si davano da fare in balli poco casti come sempre, Brian ebbe a pochi metri di distanza l'immagine che non avrebbe dimenticato facilmente per molto tempo. Dinnanzi a lui c'era un Justin che rideva e scherzava con Ethan; il violinista che gli stava portando via l'unico ragazzo che aveva mai amato e probabilmente ci sarebbe anche riuscito di quel passo. Ma quando loro si baciarono e Brian rimase lì a fissarli -insieme a Debbie e Michael-, qualcosa all'altezza del petto di Brian iniziava lentamente a sgretolarsi e finire in mille pezzi; come un vaso pregiato che si infrangeva sul pavimento, dopo una ineluttabile caduta. Justin si voltò verso di loro, incatenando il suo sguardo con quello del moro, ma solo per una breve frazione di secondi; subito dopo trascinò all'esterno il violinista e quella fu l'ultima volta in cui Brian vide Justin, quella sera. 

«Brian..» Fu l'unica cosa che riuscì a dire Michael -il suo migliore amico-, dopo un breve silenzio tra di loro, in cui Brian era rimasto ancora a guardare il punto in cui poco prima era Justin.

Ma al richiamo dell'altro, sembrò risvegliarsi dalla trance e rivolse il suo sguardo verso le due persone che in quel momento erano preoccupate per lui, come mai prima d'ora. Egli aveva -come di routine-, aveva stampata sul viso un'espressione tranquilla, come se non fosse successo un bel niente. Ma gli occhi lo tradivano ogni volta ed esternavano il suo vero stato d'animo, al posto suo. Scosse il capo e si passò un mano tra i suoi capelli, per tirarli indietro, con indifferenza. «Credo che andrò in sauna a scoparmi qualcuno.» Si limitò a dire in tutta risposta, con una scrollata di spalle proprio in stile Brian Kinney. Ma le sue vere intenzioni erano diverse. 

«Andiamo, vuoi farmi credere che non t'importa?» Chiese Michael, con il tono di voce più alto del solito di alcune ottave, avvicinandosi al suo orecchio, in modo che l'altro potesse udire senza problemi, anche con la musica che rimbombava nell'aria e nell'intero locale gay.

«Cosa dovrebbe importarmi?» Chiese Brian, fingendo di non capire con la sua solita ironia, che usava per mascherare ciò che realmente sentiva.

«Justin è appena andato via con lo stesso tipo con cui ti tradiva e quindi a quanto pare vi siete lasciati.» Era solito farlo: Buttargli in faccia la realtà in modo che Brian reagisse in modo diverso, anche se difficilmente cambiava atteggiamento, tuttavia.

«E quindi? Justin ha diciannove anni, è grande e vaccinato. Può decidere ciò che vuole.» Affermò Brian, con entrambi le sopracciglia inarcate; come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo. 

«E' un coglione, Brian. Tu gli hai dato tutto ciò che hai e lui ti ricambia in questo modo. Non può passarla liscia e tu non puoi mentirmi, lo so che in realtò lo ami e ne soffri.» Michael gli puntò un dito al petto e con un'espressione delusa sul viso.

Brian non rispose, i limitò a scoppiare in una fragorosa quanto finta risata. Brian memorizzò quelle parole e con l'ennesima scrollata di spalle, si allontanò dall'amico, per dirigersi all'uscita del locale. Ma non era diretto alla sauna come aveva affermato poco prima, era diretto verso casa, verso il suo loft. Lo stesso loft che condivideva da diverso tempo con il suo compagno Justin, che probabilmente aveva scelto tutt'altro. Un nuovo ragazzo, una nuova casa e una nuova vita di cui Brian non faceva più parte. Ma proprio quando fu avvolto dal freddo di Pittsburg; qualcuno lo fermò, afferrandogli un polso in modo che si girasse. 

«Brian, Michael ha ragione in parte.» Era Debbie, che l'aveva seguito fin fuori il locale, nella gelidità di quella strada popolata solo da omosessuali il più delle volte. Brian voleva bene a Debbie come una madre, considerato che aveva passato più tempo a casa sua insieme a Michael, che nella propria con la sua famiglia, quella genetica s'intende. 

Brian cominciava a sentire freddo, avendo addosso solo una misera camicia nera firmata. Ma quello che sentiva dentro era anche peggio. Non rispose alla donna, semplicimente si limitò a guardarla attentamente negli occhi, perchè ad ella non servivano le parole per capire. A lei bastava semplicemente guardarlo negli occhi. Quegli occhi che mostravano l'animo di Brian, come un libro aperto. 

«Certo, l'ha detto in modo sbagliato. Ma è solo preoccupato per te, perchè ti conosce.» Debbie, poggiò una mano sul braccio dell'uomo, senza distogliere lo sguardo dal suo.


«Io non posso dargli un matrimonio etero felice, non posso dargli tutto ciò che vuole. Nella vita bisogna accontentarsi di ciò che si riceve, altrimenti si passa avanti; come ha fatto lui. E a me sta bene. Gli ho detto io di scegliere.» Ammise sincero per una volta ogni tanto, Brian. abbassò leggermente il capo, per rompere il contatto con gli occhi della donna. Si morse il labbro inferiore e scrollò le spalle. 

«Puoi ancora riprendertelo. Lui ti ama.»

«Sono stufo di sentire le stesse cazzate. Non me ne frega niente, chiaro? Non ho bisogno di nessuno, tantomeno di lui.»
Fu la sua risposta definitiva, prima di allontanarsi da ella per dirigersi alla sua auto. Debbie rimase lì, sospirando dispiaciuta per Brian.

***

I giorni passavano e nessuno sapeva spiegarsi in modo razionale il comportamento di Brian. Tutti non facevano altro che parlare di ciò che era accaduto tra lui e Justin in loro assenza. Ma all'uomo non importava di niente ed evitava chiamate o sms da parte dei suoi amici, il più delle volte. Per di più Justin era già passato a riprendersi tutti i suoi effetti personali nel loft, quando Brian non era stato in casa. Una volta notata l'assenza dei suoi oggetti, il pensiero che il biondo non sarebbe più ritornato tra le sue braccia, non fece che aumentare e distruggere l'uomo. 

La maggior parte del giorno la passava a scopare con chiunque gli capitasse a tiro, per reprimere i sentimenti che continuamente lo assillavano. E come per quando Justin era all'ospedale dopo l'aggressione, non faceva altro che bere alcool, sperando che ubriacarsi gli avrebbe fatto dimenticare di tutto quel casino -che lui stesso aveva causato-, almeno per un pò. Ma le cose non stavano andando come lui desiderava e in tutti i ragazzi con cui andava a letto, rivedeva quel diciannovenne biondino che amava, anche se non lo accettava. Brian per la prima volta stava assaporando cosa significava essere rimpiazziato, cosa significava non essere il centro del mondo per qualcuno a lui caro. Tutti non facevano altro che ripetergli che era stato un coglione e che Justin aveva fatto bene a ripagarlo in quel modo, ma non Michael. Egli era sempre al suo fianco, dandogli ragione per com'erano andate le vicende. Lui riusciva a vedere oltre l'armatura da cinico ed egoista che Brian portava e glien'era grato anche se non lo dimostrava o semplicemente diceva. 

Una sera -dopo poco più di una settimana dall'innagurazione del fumetto “Furore”-, mentre Brian se ne stava nel suo letto ormai divenuto troppo grande solo per lui, troppo ubriaco e troppo fatto di sostanze stupefacenti, non riuscì a distinguere la realtà dalle proiezioni che il suo subconscio dolorante gli mostrava. C'era Justin accanto ad egli sul letto; era su di un fianco, a reggersi la testa con una mano e il gomito poggiato sul cuscino. Gli sorrideva e lo guardava con sguardo colmo d'amore, come sempre l'aveva guardato, dal primo momento.
«Dimmi che mi ami, Brian.» Quell'immagine astratta, disse quelle parole più volte e Brian se ne stava lì a fissare la sagoma del ragazzo, aggrappandosi ad essa come mai avrebbe fatto prima di allora. Si avvicinò ad egli lentamente, con l'intenzione di baciarlo, ma a quel punto Justin sparì e l'uomo cadde con la testa sul cuscino, non riuscendo a tenerla alzata, considerato che gli scoppiava per tutte le sostanze ingerite. 

«Ti amo Justin.» Esalò Brian, senza nemmeno rendersene conto, per poi cadere tra le braccia di Morfeo e dormire profondamente per il resto della notte. L'ennesima notte passata in solitudine, perchè per quanti altri ragazzi si sarebbe scopato in quel letto, nessuno avrebbe avuto mai l'importanza che Justin aveva per lui. Poteva fare sesso anche con tutti i ragazzi gay di Pittsburg ripetutamente, ma quel senso di angoscia e solitudine, non lo avrebbero mai lasciato. Non più. Non da quando Justin l'aveva lasciato ed era inutile provare a fingere, quando l'unico a cui mentiva era sé stesso. Justin non sarebbe mai più ritornato e per lui era un prezzo ragionevole da pagare per tutte le cazzate fatte. 

“Se ami davvero una persona, lasciala andare.”

Ed era proprio quello che aveva fatto. Per lui era la cosa migliore da fare. Justin era giovane e meritava di vivere la sua vita, felice. E se Ethan lo rendeva realmente felice, a lui andava più che bene. Perchè anche se per tutti gli altri Brian Kinney era l'egoista per eccellenza, a lui non importava. Se avessero detto che era stato troppo codardo per rincorrere l'unica persona che abbia mai amato, lui ci avrebbe riso su. E se gli avrebbero poi nominati Justin, lui avrebbe finto di non conoscere nessuno sotto quel nome. Come se Justin non fosse mai esistito. Come se non l'avesse mai incontrato, salvato o amato. 

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*SPAZIO AUTRICE.*

Buon salve, people. 
Non so bene da cos'è nata questa assurda e deprimente One Shot. Sicuramente la 2x20 di Queer as Folk con l'aggiunta di 'When I was your man' di Bruno Mars, non fa bene alla mia salute mentale. 
Ma spero comunque che piaccia almeno a qualcuno e se perderete anche qualche minuti per dirmi cosa ne pensate, non mi dispiacerebbe. 
Ormai, scrivo continuamente Fan Fiction su ogni coppia slash che mi colpisce nelle serie tv, che non mi scandalizzo davanti a qualche commento negativo riguardo le cose angst che scrivo, lol.

Detto ciò, vi lascio. 
A presto.
_Stereklove_

 
 
   
 
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