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Autore: ___Page    21/11/2014    1 recensioni
Spalancò gli occhi, sollevandosi con la schiena dal materasso, in un gesto secco e improvviso.
Una mano tatuata andò a posarsi sullo sterno, contro cui il cuore batteva impazzito, mentre cercava di regolarizzare il respiro e calmare l’affanno che gli smuoveva il torace.
Chiuse gli occhi, deglutendo.
-Calma… Calma…- mormorò a se stesso, mentre riprendeva il controllo e il ronzio alla testa diminuiva pian piano.
[Non è un AU]
*Fan Fiction partecipante al LawxMargaret day*
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaret, Penguin, Trafalgar Law
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Contro ogni legge, contro ogni regola,
per quegli occhi di ghiaccio capaci di incendiarle il cuore






 
Inspirò a pieni polmoni l'aria tiepida della sera.
Nonostante si fossero accampati vicino al fiume e si trovassero nel cuore del bosco, quella radura era asciutta e per niente umida, il che avrebbe consentito loro un riposo degno di tale nome.
Peccato che lui non riuscisse a chiudere occhio.
Finalmente libero dalla pesante armatura, le mani sui fianchi, si girò a lanciare un'occhiata al bivacco, ormai ridotto a cenere e qualche brace che ancora rosseggiava, su cui avevano cotto la loro parca cena.
Nonostante ritenesse in cuor suo che il pasto offerto alla principessa non fosse nemmeno degno di tale nome, Ginevra aveva mangiato la lepre arrosto con gusto, ringraziando anzi per la cena e rifiutando di accettare le porzioni che lui e Gawain aveva provato a offrirle, insistendo invano.
Lanciò un'occhiata alle tende montate poco distante, dentro le quali riposavano la principessa e il cavaliere, nonché suo allievo.
Artù aveva chiesto espressamente che fossero il suo miglior cavaliere e suo nipote a occuparsi di quella delicata missione.
Non potevano vanificare la fatica fatta per tenere nascoste le trattative del matrimonio con un corteo in pompa magna e Lancillotto non aveva trovato miglior soluzione che viaggiare sotto mentite spoglie, attraverso il bosco e per strade poco battute, pur di salvaguardare la vita della principessa, allungando il tragitto e costringendo Ginevra a condizioni che qualsiasi donna, anche di basso rango, avrebbe di certo considerato inaccettabili.
Aveva creduto di dover sopportare per tutto il tempo le lamentele di una principessa viziata e, invece, non solo Ginevra si era adattata senza proteste ma addirittura lo aveva ripetutamente ringraziato per aver allungato il viaggio, accettando di dormire sulla nuda terra e mangiare ciò che capitava, al solo scopo di proteggere la sua incolumità.
Si era rivelata una donna forte, gentile, dolce e a tratti anche ribelle, al punto da avere lei stessa proposto di recuperarle degli abiti maschili per meglio celare la sua identità e da accompagnarli nelle battute di caccia, di tanto in tanto.
Sarebbe stata una degna moglie per Artù e la sovrana di cui Camelot aveva bisogno.
Sì, ne era rimasto affascinato, Lancillotto, e aveva finto che Ginevra fosse una donna qualunque, non la sua futura regina, alimentando stupidamente quel fuoco che ormai gli divampava dentro, bruciandogli il cuore.
Ma ora che mancavano solo sei giorni all'arrivo a Camelot, il dolore aveva preso a pulsare al centro del suo petto, facendolo sanguinare là dove credeva di non avere altro che un buco o un muscolo ormai rattrappito e incapace di provare sentimenti.
Ghignò amaramente al pensiero che lui, il più grande cavaliere del regno, conteso e bramato da innumerevoli donne, per lui semplici strumenti di piacere ai quali non si era mai voluto legare, si era innamorato dell'unica che non poteva avere.
Di colei che, ai suoi occhi, non era una futura regina ma solo una ragazzina spensierata e curiosa, capace di sciogliere il suo cuore di ghiaccio con un solo sguardo.
Non aveva potuto nulla di fronte a quelle disarmanti iridi dense e dolci come la cioccolata, che si illuminavano come il sole, quando rideva gettando la testa all'indietro e liberando nell'aria un suono cristallino e melodioso.
A nulla erano valse la sua proverbiale indifferenza e freddezza, la sua presunta misoginia e l'affetto per Artù.
Proprio per non ammetterlo con se stesso, aveva lasciato libero accesso a quel sentimento, senza nemmeno provare a contrastarlo, lasciandosi riempire le vene e il petto fino a rischiare di restarne divorato.
Scrutò nella penombra, illuminata dal quarto di luna crescente, cercando di captare con le sue iridi grigie e penetranti il corpo di Ginevra all'interno della tenda.
Ma anche senza vederla, riusciva a immaginarla benissimo, mollemente adagiata, i capelli biondi sparsi a incorniciarle il viso rotondo, le palpebre rilassate sugli occhi marroni e le labbra schiuse.
Ormai conosceva a memoria ogni centimetro della sue pelle di avorio e profumata di gelsomino e del suo volto perfetto e simmetrico.
E faceva male solo a pensarci, a pensare che le sue labbra non avrebbero mai assaporato quella pelle, la sua lingua non avrebbe mai schiuso quelle labbra e le sue dita non si sarebbero mai immerse tra i suoi crini dorati.
Senza concedere altro terreno allo sconforto, si avviò verso il fiume, bisognoso di lavarsi via di dosso il sudore e la terra accumulata durante i giorni di viaggio.
Non temeva per l'incolumità di Ginevra.
Gawain era suo degno allievo e dotato di istinto tanto quanto lui.
Abbandonò gli abiti sulla riva, immergendosi lentamente fino alla vita e prendendo poi a sciacquarsi a palmi aperti.
L'acqua scorreva sulla sua pelle olivastra in piccole gocce che lasciavano una trasparente scia al loro passaggio.
Chiuse gli occhi, beandosi della rigenerante frescura che il fiume lasciava sulla sua pelle, rilassandosi per la prima volta da giorni.
Così tanto da non accorgersi dello sciabordio creato da un corpo che avanzava nell'acqua, avvicinandosi a lui.
Spalancò le palpebre, le iridi sbiancate, quando le sue mani si posarono sul proprio petto da dietro, inumidendo i palmi con l'acqua che lo imperlava e trattenne il fiato, sconvolto nel rendersi conto che a premere contro le sue scapole era il suo seno nudo.
Sconvolto dal piacere che quel contatto gli trasmetteva.
Sconvolto dallo stordimento che il suo profumo gli provocava.
Sconvolto dalla forza con cui il suo cuore scalpitava.
-Mia signora...- la chiamò faticando a mantenere la voce ferma e il suo solito tono distaccato -...che state facendo?!-
-Ti cercavo-
Chiuse gli occhi per un attimo quando il suo caldo respiro lo investì, solleticandolo sotto l'orecchio.
Richiamò a sé tutta la sua forza di volontà per restare lucido.
-È... pericoloso! Gawain...-
Le sue carnose labbra si posarono sul suo collo, risalendo verso la mandibola, guidandolo in paradiso e annullando la sua volontà.
Ginevra sorrise, continuando ad accarezzarlo sensualmente con le mani e con la bocca, quando reclinò la testa all'indietro, arrendendosi a lei e appoggiando il capo sulla sua spalla.
-Non m'importa- mormorò, donna come non mai, risvegliandolo.
Aprì gli occhi lucidi di piacere, voltandosi appena a guardarla, al colmo del desiderio.
Smise di pensare e si girò, avventandosi sulle sue labbra, trascinandosela sul petto, aggiungendo la propria lingua all'acqua che lambiva il suo corpo, violandola e amandola al chiaro di luna.
Le cinque notti successive furono le più difficili della sua vita.
Aveva combattuto contro molti nemici, uno più temibile dell'altro, ma nessuno mai era riuscito a minare la sua forza interiore come l'avere accanto la donna amata senza poterla amare.
Ma furono niente in confronto alla sera delle nozze, che gli martoriò il cuore e l'anima, nonostante il ghigno perenne dietro cui celò la sua sofferenza per tutto il tempo.
-Immagino sia dura per te-
Distolse lo sguardo dalla coppia reale, per portarlo su Gawain, accanto a lui, sollevando un sopracciglio interrogativo.
-Nessuno verrà mai a saperlo, ho parlato con Morgana, ci penserà lei-
Sgranò gli occhi incredulo, mentre la comprensione si faceva strada nel suo cervello.
-Tu lo sapevi?!-
-L'ho saputo dal primo momento in cui i vostri sguardi si sono incrociati- affermò il rosso, voltandosi sorridente verso di lui.
Lo sguardo di Lancillotto tornò severo.
-Avresti dovuto dirlo ad Artù. A lui dovrebbe andare tutta la tua fedeltà, è questo che ti ho insegnato- lo riprese, secco, mentre puntava nuovamente gli occhi di fronte a sé.
-Mi hai anche insegnato che bisogna essere pronti a tutto per un fratello- proseguì con tono pacato Gawain, facendo sussultare il moro.
Non trattenne un ghigno, questa volta di gratitudine e soddisfazione, prima di prendere un profondo respiro.
-Ormai sei pronto- mormorò sottovoce e fu il turno di Gawain di assumere un'espressione interrogativa e perplessa.
-Me ne vado. Parto stanotte- disse, irremovibile, puntando le iridi grigie in quelle verdi dell'amico, che si sgranarono a quelle parole -Non posso restare- proseguì, prima che il ragazzo potesse ribattere -Sarebbe deleterio per il regno e per noi se accadesse di nuovo. E se resto, accadrà-
Portò la mano sinistra a stringere la spalla destra di Gawain, prima di avvicinarsi ulteriormente al suo orecchio.
-Proteggila a costo della vita- sussurrò, per poi ghignare al cenno affermativo del suo allievo.
Si allontanò nella notte, ignorato da tutti, Lancillotto, il più grande cavaliere di Camelot, e più nulla si seppe di lui.
Prima di sparire per sempre dal regno, che tanto strenuamente aveva sempre protetto, si voltò un'ultima volta verso la sola donna che mai avrebbe posseduto il suo cuore.
Bellissima e sorridente, lo fissò con intensità, mostrando solo a lui tutta la tristezza che schermava i suoi occhi di cioccolato, nascosta dietro l'aria di festa che portava sul viso.
Durante quegli attimi di muta comunicazione, compresero entrambi che non sarebbero mai più stati felici in vita loro e che proprio il fatto di essersi posseduti avrebbe impedito loro per sempre di andare avanti.
Ma anche con questa consapevolezza nel cuore, gli occhi della regina gli trasmettevano, instancabili, un unico, sincero messaggio.
-Non me ne pento-
Ghignò, Lancillotto.
-Nemmeno io- mormorò all'aria della sera, prima che la notte lo inghiottisse, avvolgendolo con il suo scuro mantello.
  
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