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Autore: OstinataeContraria    21/11/2014    1 recensioni
"...dalla mia festa di laurea non mi ha più cercata, ed è anche da prima che non mi tocca neanche per errore, farei meglio ad andare, continuo a pensare...". Un principe azzurro un po' stronzetto è Diego agli occhi di Chicca, una incognita continua. In una calda estate, tra feste e serate, iniziano a conoscersi. Ma è lui quello giusto? Il vero amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una notte d’estate, come le altre, sono seduta su di una panchina, una birra e quattro chiacchiere in compagnia dei miei amici, accendo una sigaretta, l’ultima prima di tornare a casa a dormire, “Aspettiamo ancora un po’, è tornato Diego dalla Turchia e ci sta raggiungendo”, dice Giacomo, “si, dai aspettiamolo”, fa eco Loredana, la sua fidanzata, ed io mi dimetto alla loro decisione, in fondo, sono pur sempre loro ospite. Chiacchieriamo ancora un po’, arriva nel frattempo anche Nunzio, che inizia a rullarsi una sigaretta, ci scattiamo due foto, sono così minuta vicino a lui che sembriamo davvero il gigante e la bambina. Come al solito, sto facendo la scema per far ridere tutti, in piedi sulla panchina a imitare chi sa chi, mi giro ed eccolo li, abbronzatissimo nella sua camicia bianca, con la sigaretta tra le labbra e quel solito modo di fare svogliato, tendente quasi sempre all’annoiato; i nostri sguardi si incrociano, è una settimana che non ci sentiamo per nulla, mi sorride, quel sorriso smagliante che gli illumina gli occhi castano verde, quegli occhi che faccio fatica a non guardare, che in quella settimana di assenza mi ero illusa di aver dimenticato. “Ciao a tutti” dice, “Bentornato” – risponde Giacomo – “che ci racconti? Questo viaggio? Com’è Istanbul?”, ed inizia a raccontare del gruppo di amici, delle jeep fittate, delle serate, dei locali, ci fa vedere le foto, ed io e Lori ci incantiamo nello scoprire quei paesaggi. È tardi ormai, sono le 4 del mattino di un venerdì di inizio agosto, l’indomani c’è la festa di compleanno di Giacomo e ci sono un sacco di cose da preparare, forse è il caso di tornare a casa, Giac tenta di trainare via Lori e me, ma Diego mi inchioda, “Dai, prendiamoci un’altra birra.”, “ok, dai, vedo se Marco ci fa comprare l’ultima birra mentre puliscono”, “Chicca allora noi ci avviamo a casa, tu citofona quando vuoi”, mi dice Loredana. “ok, a fra poco”, le rispondo. Vado nel bar, da Marco, il proprietario, a chiedergli un’altra birra ma nulla da fare, “Tennent’s finite” mi dice, torno alla panchina e ci ritrovo solo Diego; “E gli altri?” domando, “E la birra?” mi risponde,  “Finita” “A casa”  - rispondiamo in contemporanea – iniziamo a ridere. L’imbarazzo iniziale sparisce, e decidiamo di andare alla ricerca di un locale aperto sul lungomare, prendiamo la sua macchina e ci avviamo, “sono le 4.30, non troveremo nulla!” - gli dico - “aspetta, accosta, provo a chiedere a qui se ci passano una birra” – scendo al volo dalla macchina e vado dal ragazzo che sta pulendo i tavolini fuori dal locale, sta per chiudere, per fortuna è gentile e mi serve al volo due tennent’s; torno verso la macchina e faccio segno a Diego di scendere, “Scendiamo in spiaggia a bere?” chiedo, “No” – mi dice lui – “con la sabbia poi sporco casa. Andiamo al porto, sali!”, perentorio come sempre. Durante il breve giro in macchina instancabilmente mi racconta del suo viaggio, io faccio finta di ascoltare ma in realtà vorrei solo andar via, tanto a che serve? Mi rimanderà a casa come al solito, dalla mia festa di laurea non mi ha più cercata, ed è anche da prima che non mi tocca neanche per errore, farei meglio ad andare, continuo a pensare. Arriviamo finalmente sull’ultima banchina del porto, scendiamo dalla macchina, ed io mi vado a sedere sul bordo, sono silenziosa, strano per me, ma lui non pare accorgersene, “Vieni qua, che fai seduta li?”, “Vieni a sederti anche tu, no?” – rispondo – “e, visto che sei vicino la macchina, portami anche le sigarette, sono nella borsa sul mio sedile”, “Vienitele a prendere”, mi risponde. Stronzo, penso tra me e me, aspetto ancora un po’, ascolto le onde del mare, ora anche lui si è zittito, sono di spalle ma sento il suo sguardo puntato contro la mia schiena, bevo qualche sorso di birra e mi decido ad alzarmi. Mi dirigo verso la macchina, lui è poggiato sullo sportello lato passeggero, quindi, non potendo aprire lo sportello, poggio la mia birra sul tettuccio dell’auto e mi sporgo oltre il finestrino a cercare le sigarette in borsa; mi rialzo con la sigaretta in bocca e sento la sua mano sul mio fianco, mi attira verso di lui, mi toglie la sigaretta e mi bacia, “Che stai facendo?” – gli chiedo mentre penso tra me - “Hai finito la birra? Ne beviamo un’altra?” mi risponde ignorando la mia inutile domanda, e continua a baciarmi. Ora sono realmente confusa, “Sono le 5, non troveremo nulla di aperto”, rispondo tentando di ostentare una calma che non ho, “A casa mia c’è tutta la birra che vuoi”, risponde laconico. Non aspetta neanche la mia risposta, toglie le birra dalla macchina e mi apre lo sportello, fa il giro ed entra in macchina, poggia una mano sulla mia coscia ed accende la macchina. Ok, respira, sta andando tutto come volevi che andasse, anche se non te lo aspettavi, forza Chicca, mantieni la calma…
   
 
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