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Autore: ValeDowney    21/11/2014    4 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love
 
Capitolo II: Polvere dorata - Prima Parte

 
Foresta Incantata

Era inverno. C'era molto freddo e già da un po’ stava nevicando. Per gli abitanti, era anche la stagione giusta per cacciare la selvaggina, che sarebbe almeno bastata per sopravvivere alla fredda stagione.
Un cucciolo di volpe rossa stava correndo tra gli alberi mentre due cacciatori lo stavano inseguendo.
“Presto, non ci deve scappare. È molto preziosa” disse uno di loro.
La piccola volpe continuava a correre, non accorgendosi dove stava per entrare, ma tutto a un tratto si fermò. Davanti a lei si ergeva un muro.
Si volse, guardando i cacciatori avvicinarsi sempre più. Riguardò avanti e notò un piccolo buco. Vi passò attraverso, sbucando dall’altra parte e correndo per l’enorme giardino al di là di esso.
I cacciatori, non potendo fare la stessa cosa, si aiutarono a vicenda, riuscendo a scavalcare il muro e rincorrendo la povera volpe, la quale arrivò davanti ad un enorme portone in legno. Si alzò sulle zampe posteriori e, con quelle anteriori, grattò più volte contro la porta, sperando che qualcuno la sentisse e venisse ad aiutarla.
Smise quando dietro di lei arrivarono i due cacciatori. Si voltò e li guardò con le orecchie abbassate.
“Sei in trappola. Ora verrai con noi e sarai la portata principale” disse un cacciatore, quando all’improvviso le porte dietro la volpe si aprirono. Comparve un fumo viola che lasciò posto a...
“Il Signore Oscuro” disse l’altro cacciatore con paura nella sua voce, indietreggiando di un passo come il suo compare. Davanti a loro c'era proprio Tremotino, il temuto Signore Oscuro.
“Che cosa ci fate nella mia proprietà? Con che coraggio avete osato oltrepassare le mura del mio castello?” replicò Tremotino, guardandoli con uno sguardo minaccioso.
“Stavamo cacciando” rispose uno dei due cacciatori.
“Lo sapete che è vietato cacciare nella mia proprietà?” domandò Tremotino.
“Se lo avessimo saputo, non saremmo neanche entrati qua” rispose l’altro cacciatore.
Tremotino rise, per poi dire: “Ottima risposta, dico davvero, mio caro, ma chi entra qua senza il mio permesso subirà delle tremende conseguenze.”

“Se ci lascia prendere quella stupida volpe, le promettiamo che ce ne andremo subito” disse il cacciatore. Tremotino abbassò lo sguardo e osservò il cucciolo di volpe accanto a lui, sempre con le orecchie abbassate per la paura; quindi, riguardò i due.
“No, non ve la lascio prendere, e sapete anche il perché? La stagione è decisamente fredda e ho deciso di usarla per farmi una bellissima e calda pelliccia. E poi è mia, visto che si trova nella mia proprietà” disse Tremotino.
“Quella volpe appartiene alla Regina: è nelle sue terre” replicò l’altro cacciatore.
“Frase errata. Volevi dire “era” disse ridendo Tremotino e, prima che i due potessero obiettare, un fumo viola li avvolse, trasformandoli in due topolini. Tremotino sorrise compiaciuto, poi andò dai due animaletti e, prendendoli per la coda, li mostrò alla volpe, mettendoglieli davanti e dicendole: “Tieni, ora puoi anche mangiarteli. Consideralo un mio premio per te, per essere riuscita a scappare dalle terre della regina”, ma il cucciolo di volpe si limitò a guardarlo, raddrizzando le orecchie e scodinzolando.
“Bè, cosa stai aspettando? Ho detto di mangiarteli, prima che scappino” disse Tremotino, ma la volpe andò di fianco a lui, strusciandosi contro la gamba, mentre i due topolini corsero via. Tremotino li guardò andarsene, dicendo: “Non possono fare molto in quelle condizioni. Spero che un gufo se li mangi” e abbassò lo sguardo, guardando la volpe, allontanandosela da sé.
Camminò verso la porta, dicendo: “Sei libera di andare, non ti voglio tra i piedi” ed entrò, ma prima che le porte si chiudessero magicamente dietro di sé, qualcun altro entrò con lui. Ovviamente Tremotino se ne accorse. Si fermò. Si voltò e, abbassando lo sguardo, vide il cucciolo di volpe che lo osservava.
“Ti avevo detto di andartene. Guarda che ti trasformo veramente in una calda pelliccia da indossare” le disse, ma il cucciolo di volpe gli andò nuovamente accanto.
“Senti, se non te ne vai all’istante, davvero ti trasformo in una pelliccia, ma non ti indosserò: ti brucerò nel camino” disse Tremotino, ma sembrava proprio che le minacce non servissero a nulla, perché il cucciolo di volpe si avvicinò a lui e, proprio come poco fa, si strusciò contro la gamba.
Tremotino la guardò. Poi guardò fuori e vide che stava nevicando. Riguardò il cucciolo di volpe, dicendogli: “Per oggi rimarrai qua, ma domani ti voglio fuori da questo castello” e se ne andò nel salone, seguito, ovviamente, dalla volpe.
Tremotino camminò verso il lungo tavolo posto al centro della stanza, mentre qualcos'altro attirò l’attenzione del cucciolo di volpe: un arcolaio. Dopo essersi avvicinato, incominciò ad annusarlo, mettendo il muso nel cestino pieno di lana dorata, quando Tremotino si voltò e replicò: “Ehi, sta' lontano da lì! Non lo devi toccare! Solo io posso!” e la piccola volpe lo guardò. Tremotino notò che aveva qualcosa di strano. Si avvicinò, si abbassò e vide un po’ di polvere dorata sul muso dell’animaletto.
“Hai visto che cosa hai combinato?! Te lo avevo detto di starci alla larga! Per punizione dormirai in quell’angolo!” replicò Tremotino e, dopo aver preso il cucciolo per la collottola, si rimise in piedi e lo lasciò cadere in un angolo della stanza, lontano dal camino acceso.
“Che questo ti serva da lezione, piccolo sacco di pulci!” replicò Tremotino e se ne andò, mentre il cucciolo di volpe lo guardava, abbassando tristemente le orecchie, per poi acciambellarsi e cercare di dormire.


Storybrooke presente

Rose si svegliò e guardò fuori dalla finestra. Il sole stava sorgendo ed era il momento ideale per mettere in atto ciò che faceva ogni mattina all’alba.
Scese velocemente dal letto. Prese alcuni vestiti dal suo enorme armadio e poi se ne andò in bagno a lavarsi e vestirsi. Corse giù dalle scale, cercando di non svegliare suo padre e, dopo essersi messa la giacca, se ne uscì di casa, dove ad aspettarla c'era Dove, un uomo alto più di due metri, pelato e vestito tutto di nero. All’apparenza poteva incutere paura, ma per Rose era dolcissimo, visto anche che si trattava della guardia del corpo personale sua e di suo padre.
“Buongiorno, Signorina Gold. Mattiniera come sempre” le disse Dove.
“Buongiorno, Dove. Hai quello che ti ho chiesto?” chiese Rose, fermandosi di fronte a lui.
“Come ogni mattina, Signorina Gold, ma ora faremmo meglio ad andare, prima che suo padre si svegli e non la veda in casa” rispose Dove e, mentre apriva la portiera della macchina (preferivano non usare la Cadillac di Gold, per non destare sospetti proprio a quest’ultimo), Rose disse: “Non ti preoccupare. Papà dorme come un sasso, visto che lavora sempre tanto” e, dopo essere salita in macchina, Dove chiuse la portiera, per poi andare al posto di guida, avviare la macchina e partire.
Durante il tragitto, Dove disse: “Dovrebbe dire a suo padre dove se ne va ogni mattina, ma questo è solo un mio consiglio, per non farla finire nei guai.”
“Non posso dire a mio padre che, ogni mattina, mi reco nella foresta: lui mi ha proibito di andarci” disse Rose.
“Come mai?” domandò Dove.
“Secondo lui è un posto pericoloso ed è troppo vicino alla linea di confine della città. Non capisco perché non voglia che mi avvicini a quella linea. Insomma, è solo una linea” rispose Rose.
Dove fece un’espressione un po’ perplessa e disse: “Forse non vuole che si allontani troppo dalla sua vista e si cacci in qualche sorta di pericolo. Dopotutto, siete solo lei ed il Signor Gold.”
“Anche tu fai parte della famiglia, Dove” disse sorridendo Rose, riguardando avanti.
Finalmente arrivarono alla foresta. Dove accostò la macchina al lato della strada e, dopo aver spento il mezzo, entrambi scesero, ma non prima che Dove estraesse qualcosa dal baule, per poi affiancarsi alla bambina, il quale lo guardò: l’uomo teneva in mano, infatti, un secchiello di ferro con dentro dei vermi.
“Credi che alla tua amica piaceranno?” chiese Dove, mentre i due si addentravano nella foresta.
“Sì, sono i suoi preferiti, ma ovviamente mangia anche altre cose” rispose Rose.
“Per esempio cosa?” domandò Dove.
“Insetti di ogni genere; uccelli; uova; piccoli anfibi e rettili. Ma uno dei suoi cibi preferiti sono i frutti di bosco e la frutta in generale” rispose Rose.
Si addentrarono ancora di più, finché non si fermarono davanti a un piccolo buco nella roccia. Dove si fermò, mentre Rose fece qualche passo avanti, per poi fermarsi e abbassarsi. Allungò una mano e disse: “Vieni pure fuori: siamo io e Dove”.
Dapprima non successe nulla, ma poi dal buco comparve un musino e, poi, una volpe. Rose sorrise nel vederla. Mentre la volpe usciva, Dove si avvicinò a Rose, mettendo accanto a lei il secchio con dentro i vermi.
La volpe guardò Dove, ma poi riguardò Rose e mise la sua testa sotto la mano della bambina. Anche l’uomo si abbassò, stando accanto a Rose, chiedendole: “ Come l’hai scoperta?”
“Stavo andando a trovare Henry nel nostro castello sulla spiaggia, ma sulla strada ho incontrato Lucy e le sue amiche. Volevano farmi uno dei loro soliti scherzi, così ho incominciato a correre, non accorgendomi dove stessi andando e che, soprattutto, mi stavo allontanando dalla città. Sono finita qua, ma quelle perfide continuavano a inseguirmi. Non volevo essere una codarda, ma dovevo nascondermi da qualche parte, o chissà cosa mi avrebbero fatto. È stato a quel punto che sono entrata in questo buco e ho incontrato Excalibur” spiegò Rose.
“Excalibur?! Che strano nome… per una volpe” disse stupito Dove.
“Non lo so perché mi sia venuto fuori un nome così, ma mi è piaciuto e l’ho trovato adatto a lei” disse Rose.
“E’ un nome epico e leggendario” disse Dove.
“Hai ragione ed è anche come se Excalibur sapesse da sempre il suo nome: le è piaciuto fin da subito” disse Rose e, dopo aver preso alcuni vermi da dentro il secchio, li diede alla volpe, mettendogli sul terreno, che incominciò a mangiarli.
“Dovrebbe mostrarla a suo padre” disse Dove.
“Se mostro Excalibur a papà, penserà subito di farci una bella pelliccia da indossare durante l’inverno” disse Rose.
“Non credo che il Signor Gold sia capace di uccidere un animale indifeso come questa volpe, e poi si narra che siano animali che possono anche nascondere doti magiche” disse Dove. Rose lo guardò stupita, dicendo: “Non avevo mai sentito questa cosa.”
“Ovviamente è solo una storia, ma secoli addietro alcuni constatarono che le volpi fossero capaci, in qualche modo, di trovare oggetti dai poteri portentosi” spiegò Dove.
Ci fu un po’ di silenzio, ma poi Rose disse: “Lo sai che potrebbe essere vero? Dopotutto, anche Excalibur è speciale”.
“E come?” domandò Dove.
“Ha della polvere dorata sul muso” rispose Rose ed entrambi guardarono la volpe, che si era retta sulle zampe posteriori, appoggiandosi con quelle anteriori contro il secchio, per mangiare i vermi all’interno di esso.
“E’ sicura che sia proprio polvere dorata? Potrebbe essere semplicemente polvere di qualche roccia” chiese Dove.
“Credimi, ne sono sicura: ho provato a toglierla, ma rimane lì. Se fosse della semplice polvere, sarebbe già venuta via” rispose Rose.
“E come avrà fatto a finire sul suo muso?” domandò Dove.
“Questo rimane un mistero” rispose Rose.

Foresta Incantata

Il cucciolo di volpe si svegliò di soprassalto, quando Tremotino fece cadere davanti a lei un piatto con dentro della roba da mangiare.
“Ecco il tuo pranzo. Vedi di mangiarlo tutto, perché avrei potuto benissimo usare questi avanzi per preparare qualche pozione” disse Tremotino e se ne andò al suo arcolaio, incominciando a filare.
Il cucciolo di volpe guardò la brodaglia che stava davanti a sé: di certo quegli avanzi non erano un buon pranzo, ma non poteva neanche morire di fame e sembrava proprio che quell’uomo che l’aveva salvata dai cacciatori non le avrebbe dato, per il momento, altro da mangiare.
Decise almeno di assaggiarli, ma il sapore era davvero sgradevole e, dopo aver messo da una parte quel piatto, ricominciò a perlustrare l’enorme stanza. C'erano oggetti, alcuni anche strani, di ogni tipo; un lungo tavolo e ovviamente quell’arcolaio che, prima, aveva attirato la sua attenzione e dove ora quell’uomo stava filando la lana tramutandola… in oro.
Per la curiosità, il cucciolo di volpe si avvicinò e, senza neanche pensarci, saltò sulle ginocchia di Tremotino. Questi smise di filare e abbassò lo sguardo, dicendo: “Scendi subito dalle mie ginocchia”, ma il cucciolo di volpe si distese, mettendosi comodo.
Tremotino lo prese e, dopo essersi alzato in piedi, lo guardò e, mentre lo teneva ad altezza viso, replicò: “Tu devi ascoltarmi, piccolo sacco di pulci, o se no ritorni immediatamente fuori, dove morirai di freddo e, stavolta, non sarò tanto clemente nei tuoi confronti! Sei già stata abbastanza fortunata che ti abbia permesso di entrare nel mio castello, ma devi stare alla larga dalle mie cose e, soprattutto, devi stare alla larga da me!” e lo riportò all’angolo di prima, mettendolo sul pavimento con poca delicatezza.
“Vedo che non hai mangiato i tuoi avanzi. Bè, peggio per te, perché per oggi non avrai altro di cui saziarti. Potevi mangiare quei due topi, ma te li sei fatti scappare. È nella tua natura cacciare, invece ti faccio trovare già il cibo pronto ed è così che mi ripaghi dopo che ti ho dato anche un riparo? Sono davvero senza parole” disse Tremotino, mettendosi una mano sul petto, come se fosse offeso.
Il cucciolo lo guardò con le orecchie abbassate e cercò di andarsi a strusciare contro la gamba, ma Tremotino lo allontanò, replicando: “E’ inutile che continui a fare la gentile con me, perché a me non è mai piaciuto chi supplica e vuole pietà e, poi, ti ho già detto più volte di starmi alla larga. Se ti ritrovo accanto al mio arcolaio o di nuovo sulle mie ginocchia, ti rinchiuderò nei sotterranei” e si allontanò da lei.
Il cucciolo di volpe emise dei versetti, ma poi abbassò lo sguardo, limitandosi a osservare il piatto pieno di avanzi. Pensava che quell’uomo, dopo averla salvata, fosse gentile con lei, invece era cattivo e senza cuore e, molto probabilmente, il giorno dopo sarebbe ritornata nella foresta, di nuovo sola e senza una famiglia che la proteggesse dai cacciatori.
Nel tardi pomeriggio, qualcuno entrò nel castello. Tremotino se ne stava seduto dietro al tavolone, quando questa persona entrò: si trattava di uomo alto e che indossava un’armatura.
“Dove è finita la cortesia? Una volta si bussava prima di entrare” disse Tremotino, guardando la persona. Anche il cucciolo di volpe, seppur contro il volere del Signore Oscuro, si allontanò dal suo angolino, avvicinandosi cautamente a Tremotino, per osservarlo meglio.
“So che lei è il mago più potente che ci sia” disse l’uomo.
“Sono contento che la mia fama mi preceda. A cosa devo questa sua intrusione?” chiese Tremotino.
“Si tratta del Re. Qualcuno ha rubato la sua spada e senza quella qualsiasi nemico potrebbe impadronirsi del trono” disse l’uomo.
“E lei è venuto da me per recuperare questa spada?” domandò Tremotino.
“Esattamente” rispose semplicemente l’uomo. Tremotino si alzò, dicendo: “Fatemi capire. Lei sarebbe venuto da me perché il suo Re potrebbe essere spodestato dal trono senza la sua portentosa spada? Ma, da quello che so, al fianco del Re c’è un altro mago dai grandi poteri”.
“Ma la magia di Merlino, non è in grado di trovare oggetti che sono stati “contaminati” dalla magia oscura ed è per questo che mi sono rivolto a lei, potente Signore Oscuro” spiegò l’uomo, facendo un piccolo inchino.
“Lei lo sa benissimo che la magia ha sempre un prezzo e io voglio qualcosa in cambio. Cosa è disposto a darmi?” chiese Tremotino, fermandosi di fronte a lui.
“La mia lealtà e protezione” rispose l’uomo.
“Non mi serve la sua protezione, quando ho tutto il potere che mi serve” disse Tremotino, voltandosi e dandogli di schiena.
“Ma qualcuno, un giorno, potrebbe attaccarla: essendo il Signore Oscuro, deve essersi fatto un sacco di nemici, nel corso dei secoli” disse l’uomo. Tremotino lo guardò, per poi rivoltarsi verso di lui e domandargli: “Saresti anche disposto a tradire il tuo Re?”
Ci fu silenzio, nel quale l’uomo puntò per un attimo lo sguardo sul cucciolo di volpe accanto a Tremotino, per poi riguardare quest’ultimo e semplicemente rispondere: “Sì”.
Tremotino sorrise e, nella mano destra fece comparire una lunga pergamena, mentre nella sinistra una penna d’oca, per poi dire: “Perfetto. Firma pure sulla giusta riga” e, dopo avergli consegnato la penna d’oca, l’uomo firmò in fondo alla pergamena.
Quando ebbe finito, sia la pergamena che la penna d’oca scomparvero in un fumo viola e Tremotino disse sorridendo: “Abbiamo un patto. Ritorna pure dal tuo Re, e quando gli avrò riportato la sua preziosa spada tu mi servirai… per sempre” e, ridendo, fece scomparire l’uomo in una nuvola viola. Il cucciolo di volpe abbassò le orecchie, tremando un po’ di paura: forse non era stata una buona idea cercare aiuto dal Signore Oscuro.

Storybrooke

Dopo aver finito di dar da mangiare a Excalibur, Rose e Dove uscirono dalla foresta, fermandosi accanto alla macchina: “Faremmo meglio a ritornare da tuo padre, prima che si svegli” disse Dove.
“Dubito che si svegli. Come ti ho detto prima, ha il sonno molto pesante e solo qualcuno molto preoccupato e che non ha paura di chiamarlo così presto alla mattina potrebbe svegliarlo, ma nessuno lo farebbe” spiegò Rose. Ma la piccola si sbagliava e, difatti, a villa Gold, quest’ultimo stava dormendo beato nel suo letto quando il suo cellulare, posto sul comodino, incominciò a suonare.
Gold si voltò dall’altra parte, ignorando il fastidioso suono, ma più lo ignorava e più suonava. Aprì del tutto gli occhi, infastidito anche da quella poca luce del sole che incominciava a filtrare tra le finestre ancora chiuse.
Si voltò e prese il cellulare. Quella poca rabbia divenne più forte quando vide il numero sul display. Aprì il cellulare, accettando la chiamata e, dopo esserselo messo all’orecchio, disse: “Buongiorno, vostra maestà. Vedo che anche lei è molto mattiniera.”
Dall’altra parte c'era Regina, che disse: “E noto che non sono la sola”.
“Ha interrotto il mio sonno solo per dirmi questo? La pregherei di tenersi queste frasi, per quando verrà in negozio” disse Gold, alquanto spazientito, ma sembrava che anche Regina lo fosse. Difatti replicò: “Sarà contento di sapere che non sono affatto dispiaciuta per averla chiamata a quest’ora. Poche chiacchiere Gold: non ho tempo da perdere”.
“Come mai così tanta fretta? Siamo solo ad inizio giornata” chiese Gold.
“Mio figlio Henry è sparito. L’ho cercato dappertutto, ma non riesco a trovarlo da nessuna parte. So, però, che sta sempre in compagnia della sua marmocchia” rispose Regina.
“Bè, a differenza sua e di suo figlio, Rose è ancora a letto e dubito che se ne vada in giro a giocare con lui, non prima ovviamente di aver fatto colazione insieme a me” spiegò Gold.
“Le consiglio di tenere più d’occhio sua figlia: ultimamente le sta sfuggendo di controllo” disse Regina.
“Lei lo sa che se anche prova solo a sfiorarla, potrei diventare molto cattivo” disse sorridendo Gold.
“Oh, ma io non ho affatto paura di lei” disse Regina ed interruppe la chiamata. Gold guardò il cellulare e, dopo averlo rimesso sul comodino, si alzò dal letto, non riuscendo più a prendere sonno. Non aveva mai sopportato quella donna e il solo fatto di vederla accanto alla figlia gli faceva ribollire il sangue. Doveva solo provare a toccarla, o anche solo a sfiorarla come le aveva detto prima, che non gliela avrebbe fatta passare liscia. Nessuno faceva del male alla sua bambina.
A fatica e aiutandosi con il bastone, camminò per la stanza, andandosi a lavare e cambiare. Poco dopo, passò accanto alla camera della figlia, e appena aprì la porta disse: “Rose, è ora di svegliarti o…”, ma si bloccò non appena vide che nel letto non c’era nessuno. Il suo sguardo divenne molto preoccupato e velocemente, sebbene la gamba gli facesse molto male, scese le scale cercandola per le altre stanze, ma della figlia non c'ra nessuna traccia.
Non sapeva cosa fare e, per la prima volta nella sua vita, anzi per la seconda, si trovava perso e aveva paura. Paura che qualcuno gli avesse rapito sua figlia e che le stesse facendo del male o che fosse perduta per sempre e non l’avrebbe mai più ritrovata.
Estrasse il cellulare, che fortunatamente non aveva dimenticato in camera da letto, dalla tasca della giacca e digitò il numero dello Sceriffo, ma si fermò prima di schiacciare Invio. Se doveva ritrovare sua figlia, al momento lo avrebbe fatto da solo. Lo Sceriffo sarebbe stato solo la seconda opzione e, se avesse cercato aiuto tra le autorità locali, la notizia si sarebbe sparsa subito: Storybrooke non era grande come cittadina e Gold non voleva che gli abitanti parlassero alle sue spalle di quanto non fosse un buon padre.
Chiuse il cellulare, rimettendoselo in tasca per poi prendere le chiavi della macchina. Uscì di casa. Andò verso la Cadillac, aprendola. Vi entrò e poi, dopo aver chiuso la portiera, partì.





Note autrice: Grazie tante per le vostre bellissime recensioni e, intanto che ci sono, volevo ringraziare anche tutti coloro che stanno seguendo la storia e che l'hanno messa tra i preferiti. Grazie davvero di cuore. Ed eccoci qua, come promesso, con il secondo capitolo (anche questo spezzato in due parti per via della lunghezza). Come avete potuto vedere, ho iniziato con i flashback e spero di essere stata brava nel fare il nostro amato Signore Oscuro della Foresta Incantata. A voi i giudizi, ovviamente. Personaggi nuovo: Excalibur. Volpe che viene salvata da Rumple e, che a Storybrooke, diventa amica con Rose (guarda caso). Ma come mai si chiamerà Excalibur ? Vi dico che non lo scoprirete in questo capitolo (quindi nemmeno nell'altra parte) ma nel terzo, perchè nella seconda parte di questo capitolo ho messo altro. Perchè ebbene sì, succederà qualcosa che non vi aspettavate tra Gold e Rose.

Alla prosssima parte e grazie ancora

  
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