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Autore: NavierStokes    23/11/2014    0 recensioni
La protagonista della storia ha un futuro già prestabilito: suo padre, importante avvocato, vuole che sia lei a succedergli nello studio legale e per questo la fa iscrivere a giurisprudenza e sempre suo padre cerca di avvicinarla al figlio di un illustre notaio, ragazzo di bell'aspetto e con una promettente carriera futura. I soldi e l'esteriorità sono due tratti fondamentali che dominano le azioni di tutti i personaggi, riuscirà la protagonista ad andare oltre? Avrà il coraggio di seguire il suo cuore e andare contro tutto ciò che le è sempre stato insegnato? Riusciranno gli occhi incantatori ed i tatuaggi di uno sconosciuto estraneo al suo mondo a farla liberare dalle catene?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Mamma, papà non mi capisce, pensa che dovrei mettere da parte ciò che sento per pensare solo ai soldi e al potere”, mia madre mi abbraccia. Vedo i suoi occhi azzurri, tanto simili ai miei, guardarmi carichi di amore prima di rispondermi “tuo padre ti ama, vuole solo il tuo bene, ma fare il genitore non è facile, non sempre si capisce quale sia il vero bene per i proprio figli. Segui il tuo cuore Deisy e non sbaglierai mai”. “Grazie mamma, ti voglio bene”, mia madre sta per dirmi qualcos’altro quando improvvisamente un rumore ci interrompe, DDDRRRRRRRRRIIIIINNNNNN. Ma cosa? È la sveglia, era solo un sogno. Mi metto a sedere con la schiena poggiata alla spalliera del letto, sono le 9.30 di mattina, mi sento un po’ frastornata per il sogno, mia madre sembra sempre così nitida nonostante siano passati tanti anni dalla sua morte. Avevo 4 anni quando ci ha lasciati, eravamo andati in vacanza in Sicilia, al mare, quando si è sentita male, ha sempre avuto il cuore debole e mi ha lasciato questo suo tratto. I dottori si sono accorti che soffrivo di cuore poco dopo il mio incidente, se non mi fossi infortunata mi avrebbe tradito il cuore prima o poi. Infatti non posso agitarmi troppo, devo sempre cercare di stare tranquilla, non so mai quando si può presentare una crisi. Mi alzo, scendo in cucina, prendo qualche toast e salgo in camera mia a studiare. Ore 12.30 Toc-toc. “Avanti”, mio padre entra nella mia camera, “Ehi papà buongiorno”. “Ciao principessa, volevo ricordarti che tra un’ora dobbiamo essere al club”, ah già il club degli avari presuntuosi, non vedevo l’ora. “Certo papà” rispondo sorridendo, “non ti preoccupare, finisco il capitolo e scendo”. “Non studiare troppo” mi bacia sulla fronte e se ne va. Non ho la benché minima voglia di andare al club, in realtà non ho mai voglia di andarci, ma oggi che ho in programma un pranzo con quel verme di Riky è ancora peggio del solito. Mi alzo dalla sedia e mi avvicino allo specchio, devo iniziare a vestirmi, intanto mi osservo con attenzione, la camicia da notte lascia scoperte le mie gambe bianchissime è un po’ magre, si intravedono anche le braccia con le bollicine sotto pelle che odio, buona parte del mio torace è coperto dai capelli scuri, forse sono davvero troppo lunghi come dice Jakie, ma a me piacciono, mi fanno sentire protetta. Ore 13.30 Siamo al club, mio padre e Jason, il padre di Riky stanno parlando di affari, ma di Riky nemmeno l'ombra. Nel frattempo mi allontano per salutare Jakie e chi mi trovo dietro un albero? Riky che bacia e palpa senza molto riguardo una giovane inserviente del club, ha la mano dentro la sua gonna e lei sembra gradire parecchio. Faccio immediatamente dietro front e torno al tavolo dove mi aspetta mio padre con Jason. Poco dopo ci raggiunge Riky e iniziamo il pranzo. “Victor hai sentito che finalmente hanno sfrattato quei pezzenti degli Snawtzer?” Chiede Jason a mio padre con un sorriso compiaciuto sul volto. “Sisi Jason ho sentito, sono contento, così la loro attività è stata definitivamente chiusa. Solo chi può veramente permettersi un’attività propria può mettersi sul mercato.” E vanno avanti così per un pezzo, a parlare di gente che considerano inferiore a loro e di quanto loro siano potenti. Finché ad un tratto Jason dice “ehi ragazzi perché non andate a fare una passeggiata?” E mio padre aggiunge “si andate a farvi un giro, noi intanto giochiamo un po' a golf”. L’ultimo pezzetto di torta mi va di traverso ed inizio a tossire, Riky mi da una pacca sulla schiena ma io immediatamente mi ritraggo stizzita e mi esce di bocca “chissà cos’altro hai fatto con quella mano”. I nostri padri mi guardano senza capire, ma lui mi guarda con l’espressione di uno che ha capito eccome. Ebbene non importa sostengo il suo sguardo, è lui che fa schifo non io. “Certo una passeggiata è proprio ciò che ci vuole” risponde Riky amabilmente. E, a malincuore, mi incammino con lui verso il lago. “Mi spii allora?” Chiede con un sorriso viscido appena ci allontaniamo. “Ho avuto la disgrazia di passare di lì per caso” rispondo io, “ma pensavo che fossi impegnato con joanna in questo periodo”. “Io sono impegnato con tante, tutte mi desiderano, come potrei negarmi?” Risponde convinto. “Mi fai schifo” sibilo tra i denti. “Oh no, in realtà credo ti piacerebbe molto venire a letto con me, ma non vuoi ammetterlo.” E così dicendo mi schiaccia tra lui ed un palo sulla riva del lago. Inizio ad urlare perché ho capito le sue intenzioni, ma nessuno mi sente. Intanto lui mi blocca entrambe le mani con un una sola delle sue e mi bacia con violenza. Mi viene da rigettare, vorrei che si staccasse subito da me, mi tocca il seno con la mano libera e sento che le lacrime iniziano a fuoriuscire dai miei occhi. “Certo non sei il massimo con il cuore da buttare che ti ritrovi e per il quale devi prendere continuamente medicine. Per fortuna però il tuo corpo da bambolina sexy compensa con questo tuo handicap” così dicendo sposta la mano più in basso e mi alza la camicia sulla pancia, mette una mano dentro e si stacca finalmente dalla mia bocca disgustato. Guarda lo sfregio di 20 centimetri che ha sentito con la mano, la cicatrice che mi è rimasta dopo che mi hanno operata e ricucita e che parte dalla fine della gamba sinistra per arrivare a metà del basso ventre. “Che schifo, cos’è questo sfregio rossastro? Mai visto una cicatrice così brutta.” Approfitto di questo suo momento di distrazione e, con tutta la forza che ho in corpo, spingo in avanti Riky che finisce rovinosamente nel lago. Mi dispiace per i suoi vestiti ultra firmati, ma se l’è cercata. “Piccola puttanella, come hai osato?” . Poi mi rendo conto che quello è stato il mio primo bacio e mi sento morire. “Non ti rendi conto che i nostri ci vogliono fidanzati, che possibilità di scelta abbiamo? Io continuerò a farmi tutte le ragazze dell’universitá, del club o di qualunque altro posto, ma a fine serata ci sarà un posticino anche per te nonostante tu sia tutta ricucita” ghigna mentre esce dall’acqua. Improvvisamente capisco che ha ragione, i nostri genitori non si fermeranno davanti ad un no. Vogliono l’unione dei loro cognomi e noi siamo il mezzo per ottenerla. Con le lacrime che mi rigano la faccia inizio a correre senza meta, esco dal club, continuo a correre con la vista annebbiata dal pianto, poi mi fermo, quando il cuore inizia a farmi male e la cicatrice inizia a bruciare. Ho paura che sia una crisi, mi guardo intorno, non so dove sono, è un vicolo malandato, ci sono dei mendicanti sui marciapiedi, un cane scheletrico gira affamato ed una bambina chiede l’elemosina ad una giovane donna in fondo alla strada. Entro in un bar dall’insegna scrostata e dalla porta rotta, non c’è nessuno al bancone. Vorrei qualcosa da bere per calmarmi, “c’è nessuno?” Nessuna risposta. Sto per uscire quando sento un boato, viene da locale, ma da dove? È come se sotto il pavimento ci fosse qualcuno, sento ancora delle urla, sono dei cori, sembra che acclamino qualcosa o qualcuno, ma non distinguo le parole. Mi faccio strada nella stanza, avanzo fino ad una porta, prendo coraggio e la apro, la curiosità è sempre stata un mio vizio. Oltre la porta ci sono delle scale che scendono nel buio. Improvvisamente la voce di mia madre echeggia nella mia mente “segui il tuo cuore”, inizio a scendere le scale.
   
 
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