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Autore: Ecilef    24/11/2014    1 recensioni
-Non puoi farlo dopo tutto quello che abbiamo passato, salire sul quel cazzo di aereo per non tornare più!-
Ho un nodo in gola che mi smorza la voce, le lacrime agli occhi in procinto di scendere, ormai c'ho fatto l'abitudine. Ma ora non posso. Non ora.
Non so da dove cominciare onestamente. Mi sento come un'isola sperduta in un infinito oceano, solo che qui di infinito, c'è solo il grazie che devo dedicarti.
-Storia ispirata situazioni realmente accaduti.
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve, ecco il primo capitolo della storia. 
Mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione sui capitoli
: se vi piacciono o meno.
Grazie per essere qui :)
Mi volto per guardarla negli occhi, era disperata, piena di lacrime.
-Mi dispiace, ma io non provo più le stesse cose per te, mi hai fatto male, avevo bisogno di qualcuno quando non c'era nessuno.-
-Ti prego, non farlo.-
-Scusami, ma non poso.- Torno dentro, fuori fa abbastanza freddo.
Scusa di che? Bah.  Quella stupida frase mi è rimbombata nella mente, come un martello pneumatico.
Il problema più grande è che il martello pneumatico lo sentivo in testa la mattina successiva, quando mi sono svegliato per andare a scuola.
-Mamma!- Cerco di chiamarla urlando da una stanza all'altra.
-Buongiorno, dimmi Antonio.- Entra in stanza.
-Mamma, ho una forte emicrania e mi gira tutta la testa, ho mal di gola, anche la nausea-
Mi sento veramente male, la gola mi brucia così forte che non riesco nemmeno ad ingoiare.
-Misuriamo la febbre, vieni.- Mamma mi mette il termometro sotto il braccio.
-Se hai la febbre non vai a scuola eh!- Mi avvisa.
-Ti prego non parlare.- Le mie parole si bloccano a metà frase, la mia gola non lo permette.
-Vediamo, alza il braccio.- Toglie e guarda il termometro facendo una faccia terrorizzata, occhi spalancati e bocca aperta.
-Dici-
-39 °C, è alta, ora ti porto una Tachipirina, riposati.-
Annuisco, e aspetto che mi porti la medicina per poi riaddormentarmi.
E' una cosa bruttissima, è passata una settimana e con tutte le medicine che ho preso, non si è abbassata minimamente; anzi, è salita a 40.
-Dobbiamo portarti al pronto soccorso.- Mamma mi avverte preoccupata, dopo avermi misurato la febbre ancora una volta.
-Si, hai ragione.- Mio padre annuisce.
Loro sono già vestiti, io sono ancora in pigiama, non perdiamo altro tempo e siamo diretti verso l'ospedale più vicino.
Che bella cosa: una famigliola felice, che sta andando al pronto soccorso.
Entriamo e subito mi fanno stendere in una stanzetta con le tende di colore lilla dove mi mettono le flebo nel braccio.
-Ommamma, che anno di merda.- Affermo molto schiettamente.
-Non avere paura- Mamma mi rincuora come sempre.
-Io sono tranquillissimo.- Cerco di rassicurarla.
Improvvisamente entra un medico, è giovane ed indossa un camice bianco fino alle ginocchia.
-Salve, Dottor Bianchi.- Dice stringendo la mano ai miei.
-Salve- Rispondono all'unisono.
-Cosa succede?- Si avvicina a me iniziando a visitarmi.
-Ha la febbre alta da una settimana, oggi ha toccato i 40, gli fanno male le orecchie, la gola, gli gira la testa..-
-Signora state tranquil...- Improvvisamente si blocca e poi riprende dopo alcuni secondi. -Ha le tonsille infiammatissime, c'è bisogno di un intervento di urgenza, deve rimuoverle.-
Devo essere sincero, in quel preciso istante mi sono sentito un pò abbattuto, non avevo forza per muovermi ne per reagire.
Vedevo mia madre che stava quasi per svenire.
-Dai, tranquilla.- Sussurro alzando il pollice in segno di 'ok'.
Mi portano su una barrella in un corridoio, le luci scorrono verso dietro, mi diriggono verso la sala operatoria. 
Sento in lontananza l'infermiera dire ai miei genitori -Non potete entrare, aspettare qui.-
Chiudo gli occhi e penso: ma che periodo di merda.
La mia autoironia non mi abbandona mai.
-Ok, Antonio, ora sentirai una puntura sul braccio, poi ti sentirai stanco ed è tutto normale, è l'anestesia, ti addormenterai e sarà tutto finito.- Mi informa l'infermiera.
Annuisco. 
Sento il pizzico leggero e poco a poco sento la parte della mano e delle dita tutta addormentata, successivamente il piede, poi la testa.
Decido di chiudere gli occhi per velocizzare l'effetto.
-Si sta svegliando, si sta svegliando!-
-Shhh- Sento in lontananza.
Vedo ombre sfocate, ma piano piano la mia vista diventa più nitida.
-Buon risveglio!- Sono i miei compagni di classe.
-Come ti senti?- Daniela mia accarezza il braccio e Franscesco si mangia le unghie.
Apro la bocca per parlare, ma nel momento in cui la mia voce sta per uscire dalla mia gola sento un bruciore come se le fiamme dell'inferno si fossero stazionate nella mia gola.
-Tutto Ok- Muovo le labbra senza parlare ed un pò mi dispiace, perchè volevo ringraziarli.
-Noi, Antonio, ce ne dobbiamo andare, speravamo ti svegliassi prima..- Mi avvisa Maria.
-Ci dispiace, ma verremo presto a trovarti.- Daniela aggiuge.
Sorrido per dire grazie.
-Ciao bello, rimettiti!-
-Ciaoo!-
-Ciao Anto!-
E' veramente uno strazio non poter parlare. 
Mi giro verso l'orologio, sono le 13.38, infatti sentivo un brontolio nello stomaco, ma ancora non riesco ad ingoiare, quindi faccio segno di 'no' ai miei genitori e mi metto in posizione per addormentarmi.
Sento la porta aprirsi e chiudersi, qualcuno  si è seduto vicino a me. 
-Ciao Antonio... come stai?- Sento una voce familiare, ma non mi giro. -Spero bene, ho parlato con i tuoi genitori, loro mi hanno rassicurato che è tutto ok, Marco è voluto rimanere fuori, odia gli ospedali..-
Apro gli occhi, spalancandoli, è Vincenzo!
-Tua mamma mi ha avvisato della sventura e siamo subito corsi..-Prende un respiro e dice: -Sai, da quella notte, mi sono sentito male, anzi no male, ma imbarazzato. Non sapevo cosa tu provassi, quali sono i tuoi gusti sessuali e a me non interessa saperlo. Ci ho pensato per tutte queste notti, non ti ho mai contattato perchè avevo paura che tu stessi male, perchè tu devi dimenticarti di quello che provi per me, perchè non potrai stare bene..-
Mi giro, verso di lui, guardandolo negli occhi. 
-Non provo nulla per te, tranquillo, mi piacciono le ragazze, lo sai..- la mia voce esce molto molto stanca, quasi con un filo di voce.
 Prendo un respiro profondo.
Chiudo gli occhi, vorrei che sparisse, anche perchè sono diventato di colore rosso in volto.
 -Ero mezzo ubriaco quella sera e non ho detto ciò che pensavo.. tutto qui. Stai tranquillo.- Non riesco più a parlare.
-Lo so, lo so, perdonami per aver pensato questo- Si tocca i capelli portandoli all'indietro.- Però boh, scusa..-
Dico non importa con un movimento del volto.
-Hai fatto palestra? Ti vedo più muscoloso.-
-Eh si, non avevo nulla da fare, dovevo sfogarmi..-
Improvvisamente suona il telefono di Vin.
-Oh, ecco, finalmente! C'e una sorpresa per te!- Mi guarda negli occhi. 
E' FaceTime, e dall'altra parte ci sono Isa, Paola e Andrea; nello stesso momento entra anche Marco.
-Oddiooo, ANTONIO COME STAI?- Paola si avvicina alla telecamera, anche troppo.
Vincenzo intanto si è sdraiato vicino a me, altrimenti non ci entravamo nella fotocamera.
-Ciao raga- Dico a bassa voce, sorridendo.
-Come stai?- Andrea mi domanda.
-Io bene, voi? che fate?- 
-Stiamo in un bar, non siamo potuti venire perchè sai che abitiamo troppo lontano.-
-Tranquilli, mi ha fatto un piacere enorme, vi voglio bene!- Con la mano faccio il gesto del bacio.
Loro mi salutano ed io faccio altrettanto. Mi ritengo molto fortunato ad avere amici come loro, mi sento importante per qualcuno.
-Ora devo uscire fuori, mamma mi sta aspettando..- Si alza e mi bacia la fronte.- ti voglio bene, mi sei mancato.-
Sento il mio cuore esplodere.
Vin esce dalla porta con Marco ed entra mamma.
-Come ti senti cucciolo mio?- Mi domanda.
-Cucciolo mio? Mamma ho 18 anni, ti prego..- 
-Sta zitto.- Mi accarezza i capelli.
-Mamma?- La chiamo cercando i suoi occhi
-Dimmi.-
-Voglio diventare qualcuno di importante, voglio essere importante per qualcuno.-
-Ma che dici? In che senso?-
-Mamma, tipo Barbara Bunnell, che è passata alla storia come la prima paziente a ricevere un rene.-
-Ma tu stai delirando.-
-E voglio anche essere importante come il suo donatore, Matt James che ha accettato di donare il rene a Barbara non perchè fosse una sua parente, o una cara amica, ma perchè era una perfetta sconosciuta.-
-Mmmh, come mai una persona dovrebbe donare un rene ad uno sconosciuto?- Mamma mi domanda confusa.
-E' proprio questo il punto, è soltanto una sconosciuta, ed è la gioia che è scaturita in lui per aver aiutato una persona. Penso sia una persona da ammirare, la vera gioia di un dono sta proprio nell'immaginazione della felicità del destinatario.- Tossisco, la mia voce è esausta.
-Sai, sei una persona intelligente, molto; sei importante per tantissime persone: a noi, ai tuoi compagni di classe, i tuoi compagni del mare, Vincenzo..-
-Anche Enzo?- chiedo.
-Soprattutto, abbiamo parlato fuori, prima che entrava, mi ha parlato di te, sono veramente contenta che tu sia importante per una persona così bella dentro.-
Annuisco e sorrido più forte che mai, poi mi giro verso la finestra ammirando il paesaggio che c'è fuori, poi chiudo gli occhi.
 
  
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