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Autore: fra_piano for ever    25/11/2014    3 recensioni
La vita a volte può essere complicata e particolarmente difficile. Questo i ragazzi dello Studio On Beat lo sanno bene perchè ciascuno di loro quotidianamente si confronta con una realtà più o meno dura e la affronta nel modo che ritiene più giusto. Quest'anno, però, sembrano tutti intenzionati a raddrizzare un po' le cose e a migliorare la propria situazione. Piano piano i protagonisti impareranno a leggere tra le righe del cuore e comprenderanno che, nascosti nel profondo, tra disperazione e dolore, si trovano ancora amore e speranza.
Pairings: Leonetta, Pangie, Diemilla e altri
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Francesca posò lo sparito  che aveva appena iniziato ad osservare, sul comodino accanto al letto e si alzò svogliatamente per aprire la porta e zittire quel maledetto campanello che continuava a suonare ininterrottamente da ormai quasi cinque minuti. Davanti a lei comparve un Federico serio e teso come mai lei lo aveva visto. “Fede! Che ci fai qui?” domandò lei, scostandosi di lato per lasciarlo entrare in casa. “Hai un po' di tempo da dedicarmi? Ho bisogno di parlare con te.” affermò risoluto il giovane. Negli ultimi giorni aveva riflettuto molto e, alla fine, era giunto alla conclusione che parlare con Francesca ed essere sincero sui sentimenti che provava per lei sarebbe stata la cosa migliore per entrambi. Era proprio per quello che, nonostante la pioggia che quel pomeriggio si abbatteva con particolare violenza sulla città di Buenos Aires, si era recato a casa della Cauviglia. “Certo che ho del tempo da dedicarti, anche tutto il pomeriggio se necessario! Ma è successo qualcosa? Mi sembri un po' nervoso...” Fin da quando il giovane Juaréz era apparso davanti a lei da dietro la porta, Francesca aveva avuto un cattivo presentimento, che le parole di Federico e il suo volto teso nonotevano far altro che confermare. “Sono qui per spiegarti come sono andate realmente le cose.” iniziò lui, torturandosi nervosamente le mani. “A cosa ti riferisci?” domandò la ragazza, rivolgendogli un'occhiata interrogativa alquanto preoccupata. “Io... Io non volevo, davvero.” balbettò il castano, non sapendo come cominciare. “Smettila di girarci intorno! Che cosa è successo Federico?!” chiese quasi urlando la Cauviglia, esasperata dal comportamento di quello che da pochi giorni poteva definire ormai il suo fidanzato. Non ne poteva più: aveva già capito che quelle che portava il giovane Juaréz erano delle cattive notizie, ma non riusciva a sopportare tutta quell'ansia causata dall'attesa. Prima avrebbe saputo cosa Federico volesse intedere con quelle parole e prima si sarebbe messa l'animo in pace. Dopotutto non poteva essere qualcosa di così grave... “Devo parlarti di me e te, di noi due.” Finalmente, dopo parecchi istanti di silenzio, il ragazzo si decise a parlare, pur mantenendo l'aria tesa sul volto. Non riusciva proprio a trovare il modo adatto per spiegare a Francesca come stessero le cose. Eppure quando aveva maturato quella decisione di essere sincero con lei era così determinato che era sicuro che le parole gli sarebbero uscite da sole. Solo in quel momento si accorse che non avrebbe mai potuto essere così: si era affezionato troppo a Francesca e ora non riusciva meanche ad ipotizzare di poterla ferire in qualche modo. Lei era l'unica tra tutte le persone che lo circondavano che si fosse presa la briga di comoscerlo davvero, l'unica che lo aveva ascoltato quando gli altri non lo aveva lasciato ascoltare. Insomma lei era diventata, nell'arco di un tempo brevissimo, la sua migliore amica e confidente. Come poteva ora spiegarle che la loro storia era solo una finzione e che all'inizio si era avvicinato a lei senza essere guidato da un affetto sincero? Non lo sapeva, ma di una cosa era certo: non sarebbe stato per niente facile. “Allora? Io sto aspettando!” La voce stizzita di Francesca lo riportò con violenza alla realtà e, incatenando i suoi occhi castani a quelli neri della ragazza, capì che era arrivato il momento di dirle la verità. Le sue bugie terminavano lì. “Quando mi sono avvicinato a te non è stato per un effettivo interesse nei tuoi confronti, la realtà è che sono stato uno sciocco e quel giorno, vedendoti passare davanti al parco con la tua amica, ho pensato che non eri poi così male e mi sono messo in testa di conquistarti.” spiegò con lo sguardo basso Federico. “Come ti sei permesso?!” domandò con rabbia la Cauviglia. “Io mi fidavo di te! Credevo fossi cambiato... e invece niente! Inizio a pensare che Camilla abbia ragione: quello come te non cambiano mai! Avrei dovuto darle ascolto...” 
“Ti prego lasciami finire! È vero: non avevo le migliori intenzioni quando ho iniziato a frequentarti, ma poi... poi tutto è cambiato! Ho scoperto che ragazza fantastica sei e mi sono sentito un'idiota per come mi sono comportato! Mi dispiace, davvero.” Il giovane Juaréz alzò gli occhi, gonfi di rimorso e di pentimento e incontrò quelli scuri della bruna, che lo fissavano pieni di amarezza e di delusione. Lo sguardo della ragazza lo colpì con piu forza di cento lame, proprio al centro del cuore. Come aveva potuto trattarla in quella maniera? Come aveva potuto farla soffrire così? “Vorrei solo che restassimo amici...” mormorò timidamente il castano, sperando che la Cauviglia apprezzasse la sua sincerità e non si arrabbiasse troppo. “Amici?! Come puoi chiedermi di rimanere amici dopo tutto quello che mi hai fatto?” urlò ormai al limite della sua pazienza Francesca. Non solo Federico aveva ammesso di essersi preso gioco di lei, ma aveva pure la faccia tosta di chiederle di essere amici! Proprio non riusciva a comprendere con quale coraggio avesse potuto porle quella domanda dopo tutto il dolore che le aveva causato. Immersa in quelle riflessioni, la Cauvilgia avvertì gli occhi pizzicarle e farsi leggermente lucidi. Continuo a ripetersi che non valeva la pena di sprecare lacrime per quell'idiota, ma la realtà era che stava male, tremendamente male. Negli ultimi tempi aveva vissuto in una bugia, illudendosi che davvero il giovane Juaréz provasse qualcosa per lei. “Esci da casa mia!” esclamò con voce ormai rotta dal pianto la ragazza. Federico tentennò: aveva un'ultima domanda da porle, forse la più importante di tutte. “Mi credi?” Francesca alzò il volto, così da poterlo guardare dritto negli occhi; sembrava sincero infondo, ma non poteva certo accettare subito le sue scuse e perdonarlo così su due piedi! Avrebbe voluto credergli, Dio solo sapeva quanto lo avrebbe voluto, ma in quel momento non poteva proprio. Aveva bisogno di tempo, tempo per riflettere e per stare un po' da sola. “Non lo so... Non posso risponderti subito: devo pensarci bene. Per favore adesso va' via.” mormorò stancamente Francesca, con il volto rigato dalle lacrime e il cuore devastato dal dolore.










-Perfetto! Grazie davvero: senza di voi non so come avrei potuto fare.- Pablo chiuse la telefonata con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. Aveva finalmente trovato a chi affidare suo nopote e quella sera sarebbe potuto uscire con Angie come promesso alla bionda. Il suo buon umore era visibile anche a chilometri di distanza quel giorno: una passeggiata con la sua migliore amica gli avrebbe permesso di distrarsi un po' e questa non poteva che essere una cosa positiva.
Ora non restava che definire un paio di piccoli dettagli e poi tutto sarebbe stato pronto per quella serata un po' diversa. “Ángel!” gridò l'uomo per farsi sentire dal nipotino, tutto intento a giocare nella sua cameretta. “Che c'è zio?” domandò il piccolo, comparendo da dietro una porta. “Vieni qui per favore, devo parlarti.” annunciò l'uomo, sedendosi sul divano e facendo spazio al bimbo accanto a sè. “Questa sera io devo uscire...” iniziò l'uomo, guardando attentamente il nipotino per cogliere al volo ogni sua reazione. “Esci con la tua fidanzata?” chiese con aria furba il bambino, prendendolo in contropiede. “Ma tu dov'è che hai sentito parlare di queste cose?” domandò incuriosito e leggermente imbarazzato Pablo. “A scuola. Il mio vicino di banco dice che ormai sono grande e che dovrei avere anch'io una fidanzata.” affermò Ángel, con il faccino tutto serio. Galindo trattenne a stento le risate alle parole del nipotino tanto che, a causa dello sforzo, divenne rosso in volto. “Hai solo otto anni: c'è ancora tempo per pensare all'amore! Non affrettare le cose, piccolo.” lo ammonì lo zio. “E comunque Angie è solo la mia migliore amica.” “Ah...” mormorò il bambino. “Ma quindi questa sera resto a casa da solo?” domandò contento subito dopo, già pregustandosi una divertente conclusione della giornata a base di giochi fino a tarda ora. “No, no ovviamente! Verrano qui ad occuparsi di te due miei amici: Marcela e Matias, te li ricordi?” chiese il moro, sperando che il nipotino accettasse quella risoluzione. “Quei tipi tanto simpatici che ogni volta che andiamo a trovarli ci regalano tanti cioccolatini?” Pablo annuì con foga. “Esatto proprio loro! Allora che te ne pare?” “Sì, può andar bene... Ma tu a che ora tornerai?” domandò Ángel, la cui curiosità era proprio insaziabile. “Starò via poco, un paio d'ore credo... però tu promettimi che ti comporterai bene.” “Certo!” esclamò il bimbo con un'espressione angelica dipinta sul volto. “Avanti ometto, vieni qui! Dammi un abbraccio forte forte!” Pablo si avvicinò al nipotino e lo prese tra le braccia, stringendolo a sè con delicatezza, come se avesse paura di fargli male; subito il bimbo rispose a quella stretta, aggrappandosi saldamente alle spalle dello zio. “Ti voglio bene.” sussurrò debolmente Ángel. “Anch'io piccolo, anch'io.” mormorò il moro, accarezzandogli dolcemente la schiena. Il rumore acuto e fastidioso del campanello interruppe quel tenero abbraccio e subito Pablo si diresse verso la porta, spalancandola per lasciare entrare Matias e Marcela, subito seguiti da un bimbo dagli occhi azzurro cielo e i capelli di un bel biondo scuro che doveva avere all'incirca l'età di Ángel. “Grazie mille per essere venuti, vi devo un favore!” esclamò prima ancora di salutarli il direttore dello Studio. “ Figurati, non è affatto un problema per noi! Anzi, se avrai bisogno di aiuto anche in futuro, conta pure su di noi.” affermò gentilmente Marcela, parlando a nome di entrambi. “Già! Ma si può sapere con chi esci?” domandò curioso Matias, beccandosi subito un'occhiataccia dalla Parodi a causa della sua indiscrezione. “Con Angie.” rispose prontamente il moro. “Ah! Non sapevo che ci fosse del tenero tra voi due!” esclamò con un sorriso sornione il biondo La Fontaine.  “No, ma cosa hai capito? Siamo solo amici!” ribatté imbarazzato Pablo. “Sì certo, solo amici! Anche io e la mia Marcy dicevamo così e guardaci ora: siamo sposati, felici e contenti come nelle favole e abbiamo anche un figlio al seguito.” affermò sorridente Matias, indicando il bambino che era venuto con loro. “Togli pure la parte riguardante le favole. Qui non saremo mai felici e contenti se qualcuno non diventerà un po' più responsabile!” lo fulminò con lo sguardo la moglie. “E dai Marcy! Non puoi avercela ancora con me per quella storia!” si lamentò La Fontaine. “Invece posso eccome! Ti rendi conto della gravità di quello che hai fatto? Sei un irresponsabile!” gli urlò contro Marcela, alzando il tono di voce in una maniera impressionante. “Questo lo sapevi anche quando hai accettato di sposarmi!” gridò in risposta il biondo, cominciando ad alterarsi anche lui. “Ehm... scusate se mi intrometto, ma se mi spiegate qual è il problema forse potrei aiutarvi...” si offrì Pablo, che fino a quel momento era rimasto in disparte, ma che, vedendo come la discussione stesse degenerando, aveva deciso di intervenire. “Grazie ma non c'è niente che tu possa fare. L'altro giorno mi hanno chiamata perchè Matias non si è presentato per prendere Thiago! Ti rendi conto di quanto sia irresponsabile mio marito?! Non si ricorda neanche di passare a ritirare nostro figlio da scuola!” La Parodi, rossa in volto per la rabbia e furiosa, incuteva più timore del solito e Galindo non se la sentì di contraddirla, perciò annuì preoccupato. Non avrebbe proprio voluto essere al posto del biondo La Fontaine: quando si arrabbiava, Marcela era peggio di un tornado, sarebbe stata capace di ribaltare chiunque le desse torto. Sfruttò perciò al volo quel momento e, con la scusa che ormai si era fatto tardi, scappò letteralmente dalla sua casa, che ormai gli sembrava fosse diventata una gabbia di matti. “Bene, ora che Pablo se ne è andato possiamo parlare con più calma.” esordì Matias, avvicinandosi alla moglie. “Scordatelo! Questa sera vorrei mantenere dei rapporti civili con te visto che dobbiamo badare ai bambini, ma non ho nessuna intenzione di perdonarti, nè ora nè mai! Quindi vedi di starmi alla larga e di non infastidirmi.” lo ammonì la bruna, sorpassandolo e avvicinandosi ai due bambini, che avevano assistito in silenzio a quella scena. “Avanti Marcy! Sono giorni che mi tieni il broncio!” I lamenti di Matias non fecero altro che infastidire ancora di più la moglie, che stizzita si allontanò a passo veloce dal salotto, dirigendosi insieme a Ángel e Thiago verso la camera del nipotino di Pablo. La donna, però, conoscendo bene il biondo La Fontaine, sapeva che non si sarebbe arreso così facilmente. Trasse un lungo respiro, come per recuperare la calma: sarebbe stata una lunga serata.










Pablo si sistemò per l'ennesima volta il colletto della camicia azzurra che indossava, prima di decidersi finalmente a suonare il campanello della casa di Angie. Sapeva che l'appuntamento di quella sera era solo un qualcosa tra amici, ma, nonostante questo, non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente nervoso e agitato. Aveva una paura folle di non aver scelto il posto adatto dove trascorrere la serata e, soprattutto, temeva di non riuscire a far divertire la sua migliore amica che, con tutto quello che stava passando in quel periodo a causa del carattere ribelle della nipote, aveva proprio bisogno di distrarsi un po'. “Pablo!” esclamò allegra Angie, comparendo da dietro la porta. “Ciao...” riuscì a balbettare il moro, troppo perso nella contemplazione della bellezza della bionda Saramengo per poter dire altro. “Sei... meravigliosa!” esclamò poco dopo Galindo, riprendendosi da quella sorta di trance in cui era caduto. A quel complimento la giovane donna arrossì violentemente, lisciandosi le pieghe della gonna bianca che indossava come per dissimulare l'imbarazzo. “Allora, andiamo?” La domanda di Pablo ruppe finalmente il silenzio che era calato tra loro e subito Angie afferrò il braccio che lui le porgeva. “Dove mi porti?” “È una sorpresa...” Tutto quel mistero non fece altro che incrementare la curiosità della bionda, che, da quando il moro era comparso sulla soglia di casa sua, fremeva dal desiderio di conoscere il posto in cui il suo amico aveva scelto di passare la serata. “D'accordo, però per favore dimmi che non è un ristorante elegante o qualcosa del genere perchè altrimenti avrei il terrore di comportarmi nel modo sbagliato: lo sai che non sono affatto un'esperta di Galateo...” lo supplicò la Saramengo. Galindo ridacchiò sommessamente prima di ricevere una gomitata in pieno stomaco da Angie, che lo fulminò con lo sguardo. “Ahia! Comunque sta' tranquilla: sarà una cosa molto informale! Ora però ci conviene salire in macchina perchè si sta facendo tardi...” osservò il moro, aprendole la portiera con fare da galantuomo. “Hai ragione, andiamo!” esclamò allegra Angie. “Ma ti ho fatto molto male?” domandò poi preoccupata, notando una smorfia di dolore sul volto dell'amico. “No, però devo ammettere che quella gomitata era piuttosto forte...” A quelle parole Angie si rabbuiò, iniziando, poi, subito dopo a sommergere Galindo di scuse, tanto che il pover'uomo dovette fermarla con un cenno della mano. “Non ti preoccupare: sto bene.” la tranquillizzò il direttore dello Studio. “Davvero?” Una certa ansia traspariva ancora dal volto di Angie, che si sentiva tremendamente dispiaciuta. “Davvero.” Dopo quell'ennesima rassicurazione, la bionda tirò un sospiro di sollievo e abbracciò forte l'amico. “Bene, adesso però andiamo!” esclamò vivacemente Pablo, mettendo in moto l'auto. Dopo neanche un quarto d'ora di viaggio i due si ritrovarono davanti ad un locale appena fuori città piuttosto piccolo ma carino, che ad Angie sembrava di conoscere bene. Non era molto decorato e quasi scompariva tra la moltitudine di enormi edifici che lo circondavano, ma aveva un qualcosa nell'aspetto che lo faceva apparire speciale agli occhi della bionda. “Vieni.” L'amico, scendendo giù dalla macchina, le prese la mano e la guidò fino alla porta dell'edificio, che aprì con un movimento indeciso del braccio. Nonostante si fosse mostrato sicuro di fronte alla giovane Saramengo, il timore di non aver scelto il posto giusto in cui passare quella serata lo aveva accompagnato per tutta la durata del tragitto. Ormai, però, si trovavano lì e il moro non poteva far altro che sperare in una reazione positiva da parte di Angie. “Pablo, ma questo è il luogo che penso io?” domandò con un sorriso a trentadue denti l'insegnante di canto, intuendo all'improvviso perchè quell'edificio avesse un'aria tanto famigliare. “Sì: questo è il locale dove venivano sempre a mangiare prima di una verifica o un'interrogazione quando eravamo semplici studenti, ricordi?” La bionda annuì, mentre un'espressione di pura gioia si faceva largo sul suo volto man mano che, guardandosi attorno, riconosceva piccoli particolari di quel posto. “La gestione è cambiata e ci sono state delle leggere modifiche, però, da quello che mi hanno raccontanto, il cibo è sempre buonissimo.” la informò il bruno, avvicinandosi ad un tavolino proprio sotto una finestra, che dava sulla strada, illuminata solamente dalla fioca luce dei lampioni, posti al margine del marciapiedi. I due si sedettero l'uno di fronte all'altra e, nell'attesa che il camerie venisse a prendere le loro ordinazioni, iniziarono a chiacchierare piacevolmente. “Sai non avresti potuto scegliere posto migliore per trascorrere la serata. Questo luogo è così magico, così pieni di ricordi fantastici!” Pablo si aprì in un sorriso, non avrebbe potuto essere più felice: tutti i suoi timori erano assolutamente infondati! E poi, più di tutto, lo rendeva euforico vedere la gioia che traspariva dal volto della sua migliore amica. Il legame tra lui ed Angie era sempre stato molto forte, ma, negli ultimi tempi, aveva avuto l'impressione che si fosse andato sempre più intensificando e sentiva che avrebbe fatto di tutto per lei, per vederla sempre così allegra. Ma era normale che provasse simili sentimenti per quella che riteneva solo un'amica? O forse tra di loro stava nascendo qualcosa di più profondo? Scacciò immediatamente quegli strani pensieri che si erano intrufolati nella sua testa: la Saramengo di sicuro non l'avrebbe mai visto sotto una luce diversa e poi lui aveva il suo nipotino Ángel a cui pensare! “Sono felice che ti piaccia qui: a me questo posto trasmette un'infinita serenità e poi il cibo è assolutamente delizioso, te l'assicuro.” disse Pablo, mettendo un freno ai suoi pensieri e ritornando alla realtà. “Ne sono certa, ma più del locale, del cibo e dei ricordi adoro l'ottima compagnia!” esclamò vivacemente la bionda, stringendogli teneramente una mano da sopra il tavolo. “Ne sono onorato.” mormorò Pablo, rivolgendole un dolce sorriso.










Marcela si risvegliò di soprassalto, confusa spaventata. Il ricordo del sogno appena terminato era ancora vivido e si guardò intorno spaesata, non riconoscendo il luogo in cui si trovava. Si alzò di scatto dal divano di un tenue color pesca su cui si trovava e improvvisamente tutti i ricordi di quella sera e in particolare di quando Pablo le aveva chiesto di badare al piccolo Ángel le ritornarono alla mente. Velocemente si diresse verso la cameretta del piccolo di casa, con aria piuttosto preoccupata. Perchè non si sentiva alcun rumore? Solitamente suo figlio Thiago e il nipotino di Galindo erano molto chiassosi, come tutti i bimbi della loro età! E poi dov'era finito quell'irresponsabile di  Matias? Quando aveva bisogno di lui non c'era mai! Una volta arrivata sulla soglia della stanzetta di Ángel, Marcela posò una mano sulla maniglia e, stando attenta a fare il meno rumore possibile, la tirò verso di sè. Nel bu della notte distinse subito con chiarezza le sagome dei due bambini, profondamente addormentati nell'unico lettino della camera, e, proprio accanto a loro, quella del biondo La Fontaine, seduto su una sedia lì vicino. Avvicinandosi notò che anche suo marito era scivolato tra le braccia di Morfeo e che una delle sue mani grandi e leggermente ruvide era stretta attorno alle dita piccine e vellutate della mano di Thiago. Un sorriso sorse spontaneo sul suo volto di mamma e chinandosi sfiorò con un bacio la fronte del bimbo, per poi tornare a rivolgere le sue attenzioni al marito, che dormiva ancora profondamente. “Mati.” mormorò posando una mano sulla sua spalla destra e scrollandolo con delicatezza. Subito il biondo La Fontaine si svegliò coi battiti del cuore a mille, sobbalzando per lo spavento. “Marcela, sei tu?” Riconoscendo il tocco lieve di sua moglie, l'uomo si tranquillizzò e, portandosi una mano al petto, tornò a respirare normalmente. “Sì sono io.” Quel sussurro riaccese in lui la speranza. Che la Parodi fosse venuta a cercarlo perchè voleva fare pace con lui? Si augurava proprio che fosse così, perchè quella distanza che lo divideva dalla donna in quell'ultimo periodo gli causava un grande dolore e non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto sopportarlo. “Ti sei finalmente decisa a perdonarmi?” chiese speranzoso. “Andiamo di là a parlare, ti va?” Marcela evitò appositamente la sua domanda, volendo prima discutere con il marito di alcune questioni che le stavano particolarmente a cuore e perciò gli fece strada fino al divano salotto, dove si sedette comodamente. Matias subito le si fece vicino, fissandola con uno sguardo supplicante in quegli occhioni azzurri in cui la donna amava tanto specchiarsi. “Sono assolutamente infuriata per il tuo comportamento irresponsabile.” esordì la Parodi. A quelle parole il biondo La Fontaine si incupì: perchè ancora sua moglie non si decideva a perdonarlo? “Però... ho notato che ce la stai mettendo tutta per migliorare e ho visto con i miei occhi quanto tu ami nostro figlio...” “Certo, amo molto Thiago e amo molto anche te.” la interruppe Matias, sussurrandole con dolcezza le ultime parole. “Sì, lo so ed è proprio per questo che ho deciso di perdonarti.” Il volto dell'uomo si illuminò di gioia mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso. “Dici davvero? Oh, sono così contento, amore mio!” Lo sguardo di Marcela, alla vista della reazione del marito, si addolcì e la Parodi subito lo abbracciò con foga. Quanto le era mancato stringersi tra le braccia del suo amato irresponsabile? Tanto, troppo. Felicemente sorpreso il biondo La Fontaine rispose subito a quella stretta, afferrandola per la vita e attirandola maggiormente verso di sè. “Scusami per come ti ho trattato prima: ero molto arrabbiata e ho detto delle cose che non penso davvero. Mi perdoni?” domandò dispiaciuta, appoggiando la testa sulla spalla del marito. “Certo, ma ad una condizione.” Confusa la donna alzò la testa per poterlo guardare negli occhi e cercare di capire cosa intendesse Matias. “Quale condizione?” domandò notando lo sguardo furbo che era comparso sul volto del biondo La Fontaine. “Che tu mi dia un bacio.” spiegò con tono ovvio l'uomo. Senza esitare un secondo, la Parodi gli afferrò il volto con entrambe le mani e, voltandolo verso di sè, posò le labbra su quelle del marito, che subito chiese mutamente accesso alla sua bocca, dando il via ad una danza dolce e sensuale tra le loro lingue. I due sentirono come rinascere, dopo tutto quel tempo che avevano passato distanti, ed entrambi, nel profondo del loro animo, espressero il comune desiderio di non lasciarsi mai più, neppure per un attimo.








Pablo e Angie camminavano tranquillamente, mano nella mano, per le vie della periferia di Buenos Aires. Dopo aver consumato un pasto delizioso avevano deciso, di comune accordo, di andare a fare un giro a piedi e, in quel momento, vista l'ora tarda, stavano ritornando alla macchina. “È stata una serata fantastica!” esclamò entusiasta la bionda. “Già.” concordò Pablo. “Sarebbe osare troppo chiederti di uscire ancora nelle prossime settimane?” Angie gli rivolse quella domanda con un filo di imbarazzo. Era stata davvero molto bene con Galindo, ma aveva avuto come l'impressione che in qualche modo il loro legame di amicizia si stesse trasformando in qualcosa di leggermente diverso. “Temo che non si possa fare... Sono davvero molto occupato in questo periodo.” Pablo, consapevole che non avrebbe potuto continuare a disturbare Marcela e Matias chiedendo loro di occuparsi di Ángel, tirò fuori quella scusa, che già lo aveva salvato più volte in passato. “Mi sa che ti conviene chiederlo a qualcuno un po' meno impegnato.” Angie a quella proposta scosse con vigore la testa, per niente convinta. “Assolutamente no! Quest'uscita è stata così speciale proprio perchè c'eri tu: non potrei mai sostiturti con nessun altro.” affermò decisa la bionda, fermandosi e guardandolo dritto negli occhi neri, che sfavillavano come perle preziose sotto la luce fioca dei pochi lampioni posti a margine della strada. Pablo, come già gli era successo più volte quella sera, si incantò a fissarla. Quanto era bella la giovane Saramengo? Decisamente troppo per un essere umano: così illuminata dal bagliore delle stelle, che baluginavano nel cielo notturno, sembrava una creatura angelica, discesa dal cielo per stare accanto a lui. I due rimasero occhi negli occhi per un tempo indefinito, senza accorgersi minimamente del fatto che i loro volti si stessero avvicinando sempre di più. Le loro labbra erano ormai a pochi millimetri di distanza quando i rintocchi della campana di una chiesa lì vicino scoccarono la mezzanotte, riportandoli improvvisamente con i piedi per terra. Subito Pablo, rendosi conto di quello che stava per accadere, mise a tacere il suo cuore, che gli urlava di assaggiare quelle morbide labbra che aveva davanti e si allontanò dal viso di Angie. La bionda Saramengo, con il volto in fiamme per la vergogna, lo seguì fino alla macchina, che i due raggiunsero in totale silenzio, troppo imbarazzati anche solo per aprir bocca.










NOTE AUTRICE: Sì, lo so che nell'ultimo periodo ho un po' trascurato questa storia e chiedo venia per questo, però sono stata davvero molto, molto impegnata... Allora, in questo capitolo succedono un bel po' di cose: innanzitutto Federico confessa a Francesca i suoi veri sentimenti e lei, giustamente adirata, lo caccia di casa, poi abbiamo l'appuntamento Pangie (*^*), tanto atteso da Dulcevoz e infine abbiamo anche una tenera scena Maticela :3 Bene, ringrazio tutti quelli che continuano a leggere/seguire/recensire la storia: siete fantastici!
Un bacio,
fra_piano for ever









  
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