X Agosto
Capitolo 1
Una ragazza camminava con passo spedito
sotto la pioggia. Era uscita di casa senza portarsi dietro nè un
ombrello, nè una giacca a vento un po' più pesante. Teneva lo
sguardo basso, infastidita dalle gocce che precipitavano dal
cielo insistentemente. Le sue dita sottili erano strette attorno
a un guinzaglio, mentre un cane trotterellava allegro al suo
fianco, senza quasi accorgersi della pioggia. Ogni tanto si
fermava, fiutando qualcosa nell'aria, o fermandosi in mezzo al
prato del viale per fare i suoi bisogni. La giovane si fermava a
sua volta, iniziando a tamburellare il piede per terra, mentre
tirava leggermente il cagnolino finchè non si muoveva e
ricominciava a seguirla. Non vedeva l'ora di tornare a casa. Era
già fradicia e i suoi lunghi capelli corvini erano tutti crespi
e gonfi.
Il cane si fermò per l'ennesima volta:
-Charlie! Ti vuoi muovere? Non vedi che piove a catinelle???- il
cane non accennava a seguire l'ordine, mentre si impuntava con le
zampe posteriori.
La ragazzina diede un ultimo violento strattone, ma l'animale si
liberò dal guinzaglio, che era legato a un'imbracatura posta
sotto la sua pancia. Con un salto agile riuscì a divincolarsi da
quell'intrico di corde. La guardò poi, piegando leggermente la
testa di lato. Lei si lanciò verso il cane, ma non riuscì a
riprenderlo, sfiorando a malapena il collare. Il piccoletto
iniziò a correre, pensando che fosse un modo divertente per
giocare con la sua padroncina. La ragazza, dopo un attimo di
spavento e sconforto, si lanciò all'inseguimento del cane.
Il beagle era sempre stato veloce, e ormai era lontano. Lei
continuava a correre... Vide sbucare la strada, poco distante dal
cagnolino. Cercò di correre più veloce che poteva. L'idea che
il suo Charlie potesse finire sotto una macchina la faceva stare
malissimo. Come avrebbe fatto senza il suo migliore amico?
Possibile che fosse così stupido da continuare a correre?! Per
quanto potesse correre non sarebbe riuscita a raggiungerlo in
tempo! Ma non poteva arrendersi così! Il suo piccolino era in
pericolo. Iniziò a urlare a squarciagola a un ragazzo che stava
attreversando il viale nella sua direzione, e che era appena
stato superato da Charlie:
-Ti prego! Ferma il mio cane!!!-
Lui si guardò un attimo attorno spaesato. Si voltò e vide il
cane sfrecciare in direzione della strada. La ragazza lo vide
partire all'inseguimento, lasciando cadere l'ombrello che teneva
in mano fino a poco prima. In men che non si dica lo raggiunse,
fermandolo, tenendo stretto il collare. Lui cercò di scappare,
vedendosi tenuto da uno sconosciuto. Ma la sua mano era ferma.
Finalmente la ragazza riuscì a raggiungere il cane, afferrando
il collare del cane con uno scatto, risultando quasi scortese.
Con le mani tremanti, riaccanciò il guinzaglio. Si era presa
davvero un colpo. Il suo piccolino le era scappato e aveva
rischiato di perderlo... Per sempre. Al solo pensiero gli occhi
cominciarono a pizzicarle, mentre una lacrima cristallina si
mischiava alle gocce di pioggia che già numerose le solcavano il
viso. Abbassò di scatto lo sguardo per non incontrare quello
dello sconosciuto, chinandosi ad accarezzare insistentemente il
cane. Vide i piedi del giovane muoversi nella direzione opposta
alla sua, probabilmente per recuperare il suo ombrello. Dopo
essersi rincuorata della salute del cagnetto, si rese conto di
essere stata estremamente sgarbata. Come se si rendesse conto
solo in quel momento del luogo in cui era e di quello che aveva
fatto, si alzò di scatto. Si diresse con qualche ampia falcata
dal ragazzo, che una volta raccolto l'ombrello, lo stava portando
sopra la testa, muovendo un passo verso la direzione che stava
prendendo prima di essere interrotto.
-Senti. Scusa per la mia reazione di poco fa... Mi è preso un
bel colpo!- cercò di giustificarsi lei, ma il ragazzo non
accennava a darle ascolto: -Ti ringrazio! Se non ci fossi stato
tu a quest'ora chissà dove sarebbe il mio Charlie!-
Lui si voltò squadrandola dall'alto in basso, rispondendo:
-Bene... Prego e arrivederci.- Con un tono freddo e scostante.
Lei si morse il labbro inferiore, riducendo gli occhi a due
fessure. La risposta l'aveva innervosita e non poco. Cercò di
contenersi, ricordando a se stessa che ad aver fatto il primo
errore era stata lei. Si sforzò di non reagire troppo duramente,
parlando in modo dolce e comprensivo:
-Senti... Mi dispiace veramente! Sono stata una cafona! Ti offro
un tè...-
Il ragazzo si girò, con un sorriso immenso stampato in volto.
-Grazie!!!-
La giovane lo guardò sbigottita: "Ma che scroccone è sto
tizio??" cercò di non dare troppo a vedere il suo pensiero,
sfoderando un sorrisetto di circostanza. Poi spiegò in tono
pratico:
-Bhe... Ma prima vado a cambiarmi e portare a casa il cane. Tu
aspettami pure qui.-
Il giovane diede una rapida occhiata ai vestiti infradiciati
della ragazza, e agli occhioni spalancati del cane, che lo
guardava stranito.
Con un passo fu al fianco della ragazza, coprendola con il suo
ombrello:
-Ti accompagno... Però assieme al tè, voglio anche un pezzo di
torta!- affermò, mostrando poi la punta della lingua.
-Scroccone!- commentò l'altra, rimandandogli l'occhiata. Non
sapeva perchè, ma si sentiva di poter subito dare confidenza a
quel ragazzo. Era qualcosa che non sapeva come spiegarsi... Una
specie di sesto senso.
Il cane sembrò infastidito dalle occhiate che si lanciavano i
due. Saltò per attirare l'attenzione, non ottendendo l'effetto
sperato. Spinse il suo muso contro il polpaccio della padroncina.
Lei lo guardò con due occhi gelidi. Era ancora arrabbiata per
prima. Si fece piccolo, piccolo, iniziando a camminare a testa
bassa, con la coda tra le gambe. Intanto ascoltava le risate
della ragazza, che camminava a fianco al tipo misterioso.
Ed è così che le mie sofferenze sono
raddoppiate. Mi ero ormai abituato a guardarla da lontano.
Sorridere nella mia mente quando la vedevo felice. Quando sentivo
la sua mano delicata sfiorarmi il capo e scivolarmi lungo la
schiena. Guardarla come un sogno irragiungibile...
Irrealizzabile. Tutto questo aveva un nonsochè di romantico. In
fondo io non potevo averla, ma nessun altro fino a quel momento
aveva avuto il privilegio di starle a fianco. O perlomeno non
l'avevo mai visto in faccia. Non li avevo mai visti insieme,
ridere. Scherzare... Abbracciarsi. Non so cosa sia successo
quella sera, quando si sono seduti a un tavolino di un qualsiasi
bar. Senza sapere niente l'uno dell'altra.
Fatto sta che quel tizio si è attaccato come una cozza a casa
MIA. E' sempre qui, sul MIO divano. Abbracciato alla MIA Angel.
Se penso che su queste stesse federe, dove adesso sono sdraiato,
inondato dalla luce mattutina che filtra attraverso le persiane,
sono stati loro, solo ieri. Avvinghiati uno all'altro... Sento il
mio piccolo cuore che si spezza. Non so se i cuori, nel momento
in cui si spezzano, in cui una piccola crepa si allarga sulla
superficie rossastra, facciano qualche rumore. Ma mi sembra quasi
di sentirlo, quel suono brusco, tutte le volte che li vedo
insieme.
Sento un rumore provenire dal piano di sopra. Angel si è
svegliata. Mi decido a svegliarmi del tutto da quello stato di
dormiveglia e salto giù dal letto con un balzo agile. Percorro
le scale il più velocemente possibile. Ed ecco quella sottile
porta di legno che mi separa da lei. Inizio a grattare
insistentemente sulla superficie marrone, aspettando che da
dentro mi apra.
-Ma ciao Charlie!-
Esclama guardandomi mentre apre la porta, riservandomi una fugace
carezza. E' già vestita e sta riordinando la sua camera, che è
sempre in super disordine. Riesco a capirlo anch'io, che sono un
cane! Finito qualche piccolo e veloce rassestamento, vola come
una farfalla verso lo specchio, dandosi una rapida sistemata ai
capelli lunghi. Canticchia. Lo fa da quando sta con quel tipo. Si
mette davanti allo specchio e canticchia. Va a fare la doccia e
canticchia. Si prepara e canticchia. Questo mi fa pensare. Che
questo ragazzo la renda davvero felice? Come mai io avrò
l'occasione di fare. La cosa mi addolora moltissimo, ma non posso
farci niente. Posso solo stare lì a guardare.
Ecco. Mi sono distratto un attimo, perdendomi nei miei pensieri,
e lei è scomparsa!!! Corro giù per la tromba delle scale,
mentre sento la sua voce che discute con sua madre.
-Mamma! Non fare storie! Stasera esco con Clive! E' il 10 agosto!
La notte delle stelle cadenti!-
-Ma ormai esci tutte le sere! Non vorrei che diventasse
un'abitudine! Quando andrai a scuola....-
-Non potrai più comportarti a questo modo!- le fece il verso
Angel, ripetendo la frase con cui sua madre concludeva le sue
ramanzine da un po' di tempo a questa parte.
-Sei davvero maleducata signorina! Oh signore mio, cosa ho
sbagliato nell'allevarla?- si chiese roteando gli occhi al cielo.
-Lascia in pace il signore che avrà cose più importanti da
fare!-
-Vedi di cambiare tono con me signorinella!!! Sei ancora una
bambina! E esci con un giovane che hai conosciuto qualche mese
fa! Non sai niente di lui! Cerca di non affezionarti troppo, che
potresti rimanere delusa!-
-Non sono più una bambina! So badare a me stessa e prendere le
mie decisioni!- urlò, sentendosi punta nell'orgoglio.
-Fa un po' quello che ti pare!- sbottò la donna, mentre gli
occhi scurrissimi si incendiavano, incenerendo la figlia.
La ragazza uscì dalla camera sbattendo la porta, come suo
solito.
Si avvicina lentamente a me con il viso imbronciato. Mi accarezza
e mi scocca un bacio in fronte.
-Preparati! Stasera vieni via con me.-
Iniziai a scondinzolare senza ritegno. Bhe... che ci volete fare.
Sono un pelo trasparente nei miei attegiamenti.
La sera sembrava non arrivare mai. Aspettavo e aspettavo. Ma le lancette sembravano non muoversi mai. Non avevo niente da fare. La casa era deserta. Avevo provato a commuoverli con la mia solita scenata: una grattatina alla porta, mugugnii struggenti e qualche ululato. Ma non era servito a niente. Erano uscite tutte e due comunque, come al solito. Odio la solitudine. Il tempo che non passa mai. E odio Clive! Con tutto me stesso! Ah... è vero. Non vi avevo detto come si chiama il mostro.Mi assopisco. Dormirò una mezz'oretta e poi troverò qualcos'altro da fare. Sono un cucciolo pieno di risorse io!
... E pieno di sonno. Mi sono alzato... Una
bella stiracchiatina, e giù dal divano, pronto a mettermi in
moto. Ecco che mi cade l'occhio sull'orologio, dai colori
sgargianti, che troneggia in salotto. Non è possibile. SONO GIA'
LE NOVE!!!! Devo prepararmi! Che scemo... Sono solo un cane. E lo
rimarrò per sempre. Vengo preso da un attacco di sconforto
improvviso. La mia natura non può cambiare. Per carità. Mi
piace essere cane. Meglio che uomo sicuramente. Troppe
preoccupazioni, troppo affanno. Superata una faticosa giornata,
devi rimboccarti le maniche e affrontarne una peggiore della
precedente. E poi certe persone sono davvero orrende, e forse è
meglio essere un cane, sicuramente meno intelligente e dotato, ma
con un cuore infinitamente più grande!
Però... Se fossi un ragazzo... Potrei tenerla al mio fianco e
farle tante coccole. Riempirla di baci e carezze.
Sento il rumore metallico della chiave che gira dentro la
serratura. E' Angel! La riconosco da come la apre, delicatamente,
come per non fa rumore. Le corro subito incontro, facendole le
feste.
Però mi sembra strana. Ha un'aria quasi assente. Un'espressione
preoccupata. Sale di corsa in camera, senza degnarmi di uno
sguardo. Mi porto velocemente ai piedi della scala e la vedo
scendere con uno zaino esageratamente grosso per una serata con
il proprio ragazzo. Di solito le donne in queste occasioni
portano borsette minuscole, in cui al massimo entrano un mazzo di
chiavi e un pacchetto di fazzoletti. Mentre la presenza di quello
zaino mi inquieta. Non ne capisco il motivo. E quello che non
capisci ti fa sempre un po' paura. Prende il guinzaglio da una
zuppiera di ceramica, finemente decorata, che adorna il tavolo
della cucina. Mi viene vicino con passo svelto. Di solito mi
metto a correre intorno al tavolo, per giocare un po' con lei. Ma
adesso è diverso. C'è qualcosa che mi preoccupa. Non riesco
quasi a muovere le zampe. Ho un brutto presentimento. Mi mette il
guinzaglio e mi strattona fino alla porta, abbandonando una busta
bianca sul mobile in soggiorno. Chiude seccamente la porta e
scende le scale. La seguo, senza bisogno di essere tirato.
Cammino per abitudine. In questo momento vorrei poterle dire
qualcosa, chiederle chiarimenti. Ma non posso. Non potrò mai
parlarle. In un momento come questo, vorrei poter fare
qualcosa...
Dopo avermi portato in macchina (la macchina
dell'odiato Clive per precisare), aver percorso strade
sconosciute e aver percepito odori diversi dai soliti che sono
abituato a sentire, ci siamo fermati. In mezzo a un boschetto,
disperso tra le verdi campagne. Un posto assolutamente
sconosciuto e buio. Si sono seduti su una coperta, che Angel ha
tirato fuori dallo zaino... Uno zaino troppo grosso per una
serata galante. Un posto troppo strano per un appuntamento
romantico. Sentii un brivido lungo la schiena, ma non c'era
neanche un filo di vento. I due bisbigliavano... La voce di lui
era un pelo più alta:
-Angel! Che ti è saltato in testa? Questo cane ci sarà
d'impiccio?!-
-Non potevo scappare senza portarlo con me! E se non vuoi lui
vuol dire che non vuoi neanche me!-
Tipica mossa da fidanzata trascurata. Non badai a questo. Neanche
le smancerie di lui, che seguirono l'affermazione di Angel, per
dimostrare che gliene fregava eccome di lei. Badai alle loro
parole. Angel era scappata di casa con un ragazzo che conosceva
da pochi mesi. Aveva abbandonato sua madre, da sola in
quell'appartamento. In quel momento si spalancarono due strade di
fronte a me. Cercare la via di casa, rischiando di morire di
stenti o per mezzo di uno di quegli esseri infernali chiamati
macchine, oppure rimanere con Angel, finchè morte non ci separi
in tutti i secoli dei secoli... Amen.
Logicamente i due piccioncini hanno già fatto pace... Stanno
teneramente abbracciati. Uno accocolato tra le braccia
dell'altro. Quanto li invidio. Quanto LO invidio! Sono qui,
accovacciato di fianco alla mia padrona, anche se mi sembra di
essere anni luce distante da lei. Ogni tanto mi rivolge uno
sguardo o una carezza fugace... Ma ha ben altro da fare...
In questi casi ci si pone la fatidica domanda: MA COS'HA LUI CHE
IO NON HO? Lui ha due gambe... Cammina bene eretto su due piedi.
Ha delle labbra umane, da baciare. E delle braccia che possono
tenerla stretta a sè, che possono proteggerla e coccolarla. Io
non posso neanche lontanamente sperare che qualcosa tra noi
accadrà. Ma questo è il mio più grande desiderio. Nascosto
negli antri più bui del mio piccolo cuore, che batte interamente
per lei... Per un suo gesto, una sua parola, una sua carezza!
Non so cosa darei per poterle sfiorare il viso, con dita umane.
Per poter assaporare il gusto delle sue labbra, e affondare il
mio viso tra i suoi capelli.
Una scia luminosa attraversa il cielo, improvvisamente. E' stata
bellissima e magica, anche se è durata un attimo. Come tutte le
cose preziose è durata pochissimo, lasciando comunque una
sensazione di stupore per la sua incredibile bellezza. Sento la
voce meravigliata della mia piccola Angel alle mie spalle:
-Guarda Clive! Una stella cadente!-
Oggi è il 10 agosto! Me l'ero dimenticato! La notte magica, in
cui ogni desiderio può diventare realtà. Come sarebbe bello. Se
un desiderio, a cui aspiro con tutta la mia anima e con tutto il
mio cuore, si avverasse nella notte di S.Lorenzo, sarei la
creatura più felice del mondo. Non chiederei nient'altro dalla
vita.
Devo essere svelto. Il cuore mi batte a mille. E' un'operazione
delicata. Voglio vedere un'enorme e stupenda stella cadente,
mentre esprimo con tutte le mie energie un desiderio... Quel
desiderio.
"Voglio diventare un essere umano e poter stare anche se per
poco al fianco di Angel!"
L'ho vista! Una stella stupenda, che ha deciso di abbandonare il
suo posto nel firmamento, lassù. Per darmi una piccola speranza.
La più grande che abbia mai visto. Sento a malapena le
esclamazioni di meraviglia di Clive e Angel... Sono troppo
concentrato. Chissà se la stella mi ha sentito? Chissà se chi
sta lassù e tutto decide, è riuscito ad udire la mia richiesta
disperata e speranzosa, al tempo stesso.
Trattengo il fiato.. Non succede niente. Altre stelle. Ma nessuna
è bella come quella... Nessuna. Ho quasi timore a riformulare un
simile desiderio, anche se solo nella mia mente.
Dopo qualche istante di calma piatta, sento un dolore lancinante.
Non capisco da dove provenga. Forse hanno deciso che ho preteso
troppo. Che ho sfidato le naturali leggi umane e fisiche. Che
sono stato arrogante. Per questo vogliono forse la mia vita in
cambio?! Ho osato così tanto, da scatenare l'ira di Dio?! Emetto
un uggiolio sommesso, attirando così l'attenzione dei due
ragazzi. Il dolore si fa sempre più forte. Sembra che qualcosa
stia crescendo dentro di me, e che non trovi spazio all'interno
del mio piccolo corpicino. Che lo voglia dilaniare dall'interno?!
Mi faccio forza. In un attimo sono in piedi. Corro il più veloce
possibile. Corro e corro... Non mi fermo. Il dolore si fa sempre
più forte, ma io mi concentro sulla corsa. Devo pensare a
correre. A far muovere le mie gambine il più in fretta
possibile. Perchè sento la sua voce. Mi sta chiamando. Urla.
Chiama il mio nome. Ma io non posso tornare indietro. Non voglio
che mi veda morente...
Non so per quanto abbia corso. Mi fermo all'improvviso, come se
avessi esaurito tutte le mie energie. Come se il mio corpo non
potesse muoversi mai più. Cado a terra spossato... Mi si
chiudono gli occhi, malgrado lotti con tutto me stesso per
tenerli spalancati. Il buio mi inghiottisce... E' questa la
morte?!
CONTINUA...