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Autore: rossella0806    26/11/2014    2 recensioni
Alessandro Terenzi è un giovane commissario di Torino: è scapolo e vive con la sua tartaruga, Miss Marple, in un trilocale.
E' la sua prima avventura online: si ritroverà infatti ad indagare su un caso complicato che avrà dei risvolti clamorosi. Per riuscire a dipanare la matassa, verrà in suo aiuto un misterioso "collaboratore", che gli consiglia di andare in Toscana, a Porto Ercole.
Qui incontrerà dei personaggi ognuno con una caratteristica e una storia diverse, e verrà a conoscenza di un passato che spesso ritorna.
Se a Torino Terenzi è sempre affiancato dall'ispettore Ghirodelli, nella provincia grossetana, il giovane poliziotto sarà accompagnato da una ragazza, Ginevra, laureata in Archeologia, amante dei dolci e "sfruttata" dal notaio Marchetti, suo datore di lavoro.
Insieme riusciranno a risolvere il Mistero a Doppia Indagine!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
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A mezzogiorno il commissario non ha ancora terminato le sue ricerche.
Ormai sono quattro ore che lavora, gli occhi cominciano a bruciargli e stranamente gli è anche ritornato l’appetito.
Decide perciò di fare una piccola pausa, giusto il tempo di mettere insieme i dati che è riuscito a ricavare da quella navigazione contorta in Internet: prende un foglio dalla stampante accanto al proiettore e si mette ad elencare i punti chiave di quello che ha scoperto:
 
 
  1. Gli ultimi casi avvenuti a Torino e a Porto Ercole, simili a quello che la mia squadra ed io stiamo trattando, risalgono all’incirca a una decina di anni fa, donne belle e ricche perseguitate da amanti respinti, ma nessuno di essi ha gli estremi per essere paragonato all’indagine in corso;
  2. Dando un'occhiata ad alcuni siti di giornali locali, ho scoperto che a Porto Ercole -mezzo secolo fa- abitava un certo Giovanni Arcangeli, morto in circostanze mai del tutto chiarite;
  3. Telefonato al numero indicato sul sito per avere informazioni  riguardo  all’Arcangeli deceduto: è stato sposato, ha avuto figli, che lavoro faceva? Domani mi daranno le risposte che cerco;
  4. Che collegamento c’è tra l’Arcangeli evaso e quello morto anni fa?  Spero di scoprirlo presto …
  5. Casolare in viale Nadotti n°24, risulta essere un ex orfanotrofio
 
Terenzi si appoggia senza tanti complimenti allo schienale imbottito della sedia girevole: osserva soddisfatto le parole scarabocchiate sulla carta e, per la prima volta dopo settimane, si sente in pace con la sua coscienza di uomo e di poliziotto.
Dopo aver messo in ordine tutti i punti sopra elencati, infatti, il commissario si sente più sollevato, perché gli sembra di aver fatto un lavoro più che doveroso, e forse, tutto sommato, catalogare i suoi pensieri prima o poi gli varrà a qualche cosa.
Controlla il segnale digitale in basso a destra sul computer e, nota con piacere, che manca meno di un’ora al pranzo.
Così, spegne il PC, ripiega il foglio su cui ha scribacchiato quelle parole per adesso ancora incomprensibili, poi si alza dalla sedia, e finalmente esce dalla sala conferenze.
 
             
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Appena seduto sul dondolo, al riparo dai forti raggi solari, Terenzi nota poco più in là, dietro a una quercia, la signorina Leontini e Umberto Parini che stanno concitatamente parlando tra di loro:
-Forse glielo dovremmo dire!- insisteva il giovane, dando le spalle al poliziotto, l’alta figura slanciata a scaricare il peso ora su una gamba ora sull’altra.
-No, non faremo di testa tua, ne va della vita di Serena!- risponde accalorata Monica, un vestito rosso senza spalline che le calza a meraviglia, i capelli raccolti da un grosso fermaglio a forma di delfino.
-Sì, ma io sono contrario, sappilo fin da adesso! Se lei fosse qui seguirebbe i miei consigli, ne sono sicuro!” la voce di Umberto si fa più alta, mentre si passa distrattamente una mano tra i folti capelli castani.
-Invece no!- sottolinea la donna, gli zigomi che cominciano ad imporporarsi -è meglio come ho intenzione di fare io! Dal momento che Serena non è qui, non può dirci ciò che è giusto o non è giusto fare per lei! Siamo noi che dobbiamo decidere, se vogliamo aiutarla veramente!-
-Ma ti rendi conto che se ci dovessero scoprire finiremmo nei guai?!- incalza il giovane, continuando a scuotere esterrefatto il capo.
Cosa avranno da litigare quei due?, si domanda Terenzi, in questa storia ognuno ha qualcosa da nascondere e così non fanno altro che complicare ancora di più le cose.
In quel mentre arriva la signorina Maria Elena Ragusi, l’inseparabile borsa di tela, i pantaloni bianchi di lino calzati come una diva degli anni Cinquanta, e uno scamiciato azzurro, in tinta con i sandali aperti:
-Buon giorno, commissario. Non l’ho vista stamattina a colazione. Novità sulle indagini?- gli chiede la critica d’arte, parandogli di fronte: una mitraglietta avrebbe saputo distanziare meglio i suoi colpi.
-Sì, ma sono notizie riservate- il poliziotto non ha voglia di tirare il discorso troppo per le lunghe, perché ovviamente è interessato a scoprire il motivo della discussione tra i due giovani.
-Li ha visti anche lei, allora?- domanda divertita la donna, scrutando interessata nella direzione dello sguardo dell’uomo, gli occhi accesi come quelli del leone quando ha a pochi metri la sua preda.
-Chi, scusi?-  il commissario cerca di far finta di niente, sforzandosi di squadrare innocentemente l’intrusa con accurata noncuranza.
-Ma come chi? Non ha visto come stanno discutendo la Leontini e il ragazzo?- sorride la donna guardandosi le unghie.
-Ah, sì, certo, loro due! Lei sa di che cosa stanno parlando?-  si informa Terenzi, cercando di non far trasparire il suo interesse.
-Io? No di certo. Non è affar mio, e poi cosa crede, che vada ad origliare le conversazioni altrui?-
-Non mi permetterei mai, signorina, semplicemente mi chiedevo se, per puro caso, lei avesse sentito l’argomento della discussione. Una persona passeggia tranquillamente in un luogo aperto –come d’altronde è questo giardino- e per caso ascolta qualche parola qui e là: può succedere, ma ovviamente dicevo così per dire, non voglio insinuare nulla, ci mancherebbe!-
Il commissario trova davvero strana quella donna, ma vuole ugualmente fare il suo gioco.
-Io comunque non so nulla. Adesso devo andare. A più tardi-
-Aspetti, io non intendevo offenderla- il poliziotto si alza dal dondolo, ma la donna si è già allontanata, lasciandolo lì da solo, come un bambino che vuole sapere troppo delle cose dei grandi, e a cui nessuno bada o dà ascolto.
 
 
Quando rientra all’agriturismo per pranzare, la signora Gabriella richiama l’attenzione di Terenzi: sembra preoccupata e agitata, si agita dietro il bancone della reception, alla ricerca di chissà cosa, poi- appena nota il poliziotto- rincuorata, si dirige verso di lui.
-Commissario, mi scusi, ma vorrei riferirle una cosa…-  
-C’è qualche problema in sala conferenze? Mi sono permesso di prendere un foglio dalla stampante, spero che la cosa non le abbia dato fastidio-
-Oh no, commissario, cosa va a pensare? Lei non deve assolutamente scusarsi, si figuri, io l’ho fermata per un altro motivo- la donna si asciuga le mani nel grembiule da cucina, le cui cocche sono ora divorate dalle dita frementi della proprietaria.
-E’ qualcosa di urgente?-
Lei annuisce convinta:
-Sì. Questa mattina -e anche adesso a dir la verità- ho notato che la signorina Leontini e il signor Parini…-
-Stavano litigando- conclude Terenzi.
L’espressione sul viso della donna sembra un po’ delusa, ma si riprende subito, domandando:
-Come fa a saperlo? Li ha sentiti anche lei?-
-Appena due minuti fa. Anzi, a riguardo, lei sa qualcosa di più su quello che si sono detti?-
Gabriella sorride, asciugandosi le mani sul grembiule, un sorriso sghembo ad increspare i lati della bocca:
-In effetti qualcosa ho sentito, ma così di sfuggita: le assicuro che non ho origliato!- si difende prontamente la donna.
Ancora con la stessa storia: questa mattina ce l’hanno tutti col fatto se origliare i discorsi degli altro sia lecito o meno, che dicano le cose come stanno e la facciano finita! pensa il poliziotto, un respiro più profondo degli altri ad alzargli il torace.
-Non si preoccupi, signora. Se questo serve per le indagini, non avrà commesso alcun tipo di reato- la rassicura subito Terenzi, conducendola per un gomito più vicino al bancone, appoggiando la schiena contro il finto legno lucido, in modo da avere l’intera visuale dell’entrata e delle scale, nel caso in cui i due interessati facessero improvvisamente la loro comparsa.
-Bene, adesso mi sento sollevata! Con tutto quello che è successo ultimamente, il mio umore è diventato piuttosto, come posso dire, traballante. Prima questo posto era un luogo tranquillo, frequentato da semplici famiglie e turisti, ma adesso con gli avvenimenti di questi giorni sono diventata molto preoccupata. Anche se è aperto da poco è un luogo rispettabile, e ho paura che tutta questa pubblicità negativa possa nuocere all’agriturismo. Non è facile gestire una situazione del genere, sa?-
-La capisco, signora, e mi dispiace-
-Lei è molto gentile, comprende come mi sento, i miei figli invece mi dicono che sono petulante, ma io mi preoccupo anche per loro e… -
-Va bene, signora: adesso, però, mi racconti che cosa ha sentito-
La donna emette un lungo sospiro, il viso trasfigurato come nelle migliore tragedie greche:
-Ecco, questa mattina, saranno state le nove e trenta, mentre stavo riordinando l’ufficio, ho sentito la signorina Leontini e il signor Parini litigare. Avevo la porta aperta, così ho potuto vederli mentre uscivano verso il giardino. In realtà all’inizio stavano parlando normalmente e io non ci avevo nemmeno fatto caso, ma poi hanno cominciato a parlare sempre più forte, fino a quando ho sentito pronunciare dal ragazzo il nome della ballerina scomparsa. Allora sono uscita dalla stanza e mi sono avvicinata al giardino. Lì ho visto che la signorina Leontini tratteneva il ragazzo per la camicia, dicendo che bisognava pensarci bene prima di riferire qualsiasi cosa. Ma lui insisteva del contrario. Insomma, fatto sta che, tra un tira e molla dietro l’altro, dopo un po’ si sono allontanati e io non ho sentito più nulla. Credevo che la discussione fosse finita lì, fino a quando mezz’ora fa, la musicista è tornata nuovamente alla carica-
-Ha sentito altro?-
-In realtà sì: il signor Parini continuava ad insistere che forse era meglio riferire qualcosa a lei, commissario, poi lei è rientrato e sono venuta a riferirle tutto-
-Grazie, signora, mi è stata di grande aiuto-
                                                  
 
                                                   
 
Il mistero si infittisce , e anche di molto, pensa il poliziotto. L’unica cosa da fare, oltre a quella di aspettare le notizie richieste su Giovanni Arcangeli, è chiedere informazioni ad Umberto Parini sul perché di quella strana conversazione con Monica Leontini.
Terenzi bussa alla porta della sua stanza, ma l’ennesima sorpresa nel giro di poco, lo attende: infatti quello che gli apre non è Umberto, ma suo fratello Eugenio.
-Commissario, è successo qualcosa?- chiede stupito il ragazzo, una T-shirt rossa e i pantaloncini beige, le ciabatte per il mare ai piedi.
-Per il momento no, ma ho urgente bisogno di parlare con suo fratello. Non è questa la sua stanza?-
-Sì, lo era fino a sabato. Poi abbiamo scambiato la stanza e adesso lui è nella mia camera: è la seconda qui davanti-
-Glielo ha chiesto per un motivo particolare, o è stato lei a volerlo?-
-No, io … beh, in realtà non lo so …-
 -Non importa, grazie lo stesso-
Le ali ai piedi di Mercurio, avrebbero fatto un baffo alle scarpe improvvisamente frementi del poliziotto che, prontamente, si dirige nella direzione indicatagli.
 
 
Appena Umberto apre la porta, Terenzi si precipita all’interno della camera.
-Commissario, che cosa sta facendo? Non è il caso che lei…-
-Mi scusi, ma devo parlarle, e subito anche. Chiuda la porta, per favore-
-Così mi sta spaventando. Cos’è successo? Qualcosa di grave?-
Terenzi aspetta che il giovane faccia come gli è stato ordinato, nel frattempo si guarda attorno nella stanza ordinata, quindi, nella maniera più tranquilla, comincia a parlare:
-Non crede di dovermi delle spiegazioni, signor Parini?-
-Io? No, non mi pare-  poi aggiunge titubante –forse si riferisce al cambio di stanza con mio fratello?-
-Per esempio…-
-Ho voluto cambiare il numero di camera perché…- il giovane si siede sul bordo del letto, i palmi delle mani che sfregano sulla stoffa leggera dei pantaloni di lino bianco.
-La prego, parli pure liberamente- lo incoraggia il poliziotto, parandosi di fronte.
-Può sembrare una cosa stupida-
-Lo lasci decidere a me se è una cosa stupida oppure no. Allora?-
-Io e Serena, cioè la signorina Gandolfi, volevamo stare in due camere vicine. Come può vedere, questa è la stanza che conduce direttamente all’altra ala del corridoio, proprio dove c’è la camera di Serena-
-E perché mai, se posso chiederglielo? Quando siamo arrivati ognuno è stato libero di scegliere dove dormire-
-Lo so, ma la signorina Gandolfi ed io abbiamo … una relazione- spiega tutto d’un fiato il ragazzo.
Terenzi sorride tra sé e sé: un amore clandestino, dunque, chissà quale segreto credevo mi nascondesse.
-Intende dire una relazione alla luce del sole o…-
-No, non lo sa praticamente nessuno. Ci siamo conosciuti sei mesi fa ad un suo spettacolo teatrale: degli amici in comune ci hanno presentato e così abbiamo cominciato a frequentarci. Io abito a Grosseto, mentre lei è sempre in giro per l’Italia, per il mondo. E’ stata Serena a decidere di venire qui, ha detto che finalmente avremo potuto stare da soli: tra tre settimane parte la sua tournée estiva e così volevamo approfittarne, ma dopo quello che è successo, non riesco a darmi pace, tutti i nostri progetti sono svaniti- Umberto si mette le mani sugli occhi e, disperato, emette un profondo sospiro.
-Signor Parini, questa è stata un’omissione gravissima a suo carico! Si rende conto che così facendo sta intralciando le indagini?! Lei mi ha tenuto nascosta una cosa che magari ha attinenza con la scomparsa della sua fidanzata! Voglio sperare che quello che mi ha riferito sul colloquio telefonico sia vero e che non si sia dimenticato di raccontare qualche altro particolare!- esclama irritato il commissario, sedendosi sul letto, accanto al giovane.
-Quella conversazione c’è stata, è vero, ma io non ero sul dondolo come le ho detto ieri, ero nella sua stanza con lei, ma le giuro che non ho sentito una parola in più di quello che le ho detto!- si difende Umberto guardando in faccia Terenzi.
-Va bene, le voglio credere. E a proposito della discussione che ha avuto questa mattina con la signorina Leontini, che cosa mi dice? C’entrava la signorina Gandolfi, vero?-
Il ragazzo scuote ancora una volta la testa, si morde il labbro inferiore e, lo sguardo basso, confessa:
-Io volevo dirglielo, commissario, ma Monica non ha voluto: diceva che così facendo avrei potuto mettere in pericolo la vita di Serena. Sebbene abbia scritto nel biglietto che è in ottime mani, io non mi fido per niente di quel pazzo! Commissario, sono in ansia per lei, è per questo che sono stato zitto!-
-Se lei continua a non dirmi niente, allora sì che potrebbe portarsi per tutta la vita un peso di cui non riuscirebbe mai a disfarsi!-
-Ma io le ho già detto tutto quello che so, glielo giuro!-
Terenzi si sta alterando: dannazione, perché tutte queste mezze verità, perché nessuno gli dice le cose come stanno veramente?
-Inoltre, signor Parini, potrei incriminare lei e la Leontini per intralcio alle indagini o addirittura per favoreggiamento!-
-No, commissario, cosa sta dicendo?- gli occhi infuocati del giovane si posano allarmati sul viso dall’espressione arcigna del poliziotto:
- Io non c’entro niente con la sua scomparsa e sono assolutamente certo che anche Monica non ha fatto nulla! Noi vogliamo solo che Serena torni a casa sana e salva, non stiamo intralciando in nessun modo le indagini!-
-Allora parli!!!- sbotta il poliziotto.
Umberto si alza e comincia a passeggiare per la stanza:
-Vede, il pomeriggio di sabato in cui è scomparsa, Serena mi ha detto che quello sarebbe stato un giorno importante, perché avrebbe fatto una cosa che, per quanto lei non fosse d’accordo, doveva fare per forza-
-Glielo ha detto di che cosa si trattava?
-No, mi ha detto semplicemente che era una cosa molto importante, e che quando tutto sarebbe finito, me lo avrebbe raccontato senza esitazione. So solo che avrebbe dovuto incontrare una persona. Io non ho insistito, perché lei continuava a tranquillizzarmi, a dirmi che andava tutto bene, ma io capivo che c’era qualcosa che non andava, e non ho fatto niente per fermarla!- il giovane fa una piccola pausa, poi continua
- E la signorina Leontini che cosa c’entra in questa storia?-  domanda preoccupato Terenzi
-A Monica ho semplicemente raccontato della telefonata, subito dopo che alla serra sono venuto a riferirle della telefonata-
-Perché proprio lei e non un altro ospite?-
-Serena, lo stesso pomeriggio in cui è scomparsa, mi ha detto che la signorina Leontini era stata una sua amica, anni fa. Così mi è venuto naturale raccontarle quello che avevo sentito, ho creduto che lei sapesse qualcosa in più, ma evidentemente…-
-Non ne sapeva nulla, ancora meno di lei. E’ proprio sicuro che la signorina Gandolfi non le abbia detto con chi si doveva incontrare?-
-No, commissario, non mi ha detto nulla. Se era un incontro piacevole, di certo non me lo avrebbe tenuto nascosto. Io mi pento solo di non aver insistito, forse se lo avessi fatto, a quest’ora lei sarebbe ancora qui-
-Ho bisogno che mi dia il numero di cellulare della sua fidanzata…-
-Perché?-
-Lei conferma che il giorno della sua scomparsa la signorina Gandolfi ha usato il cellulare per telefonare, giusto?-
-Sì, ma non era il suo cellulare personale-
-Cosa vuol dire che non era il suo cellulare?!- chiede accigliato il poliziotto.
-Sì, lei ha due telefonini: uno per uso, come posso dire, privato, e l’altro per gli impegni lavorativi, e lei quel pomeriggio ha ricevuto la chiamata proprio su quest’ultimo, ma io non so il numero … -
Terenzi si sente sprofondare: adesso che credeva di avere un nuovo appiglio a cui aggrapparsi, si ritrova nuovamente in mezzo alla tempesta e al buio più neri.
-Lei conosce qualcuno che possa avercela con lei?-
-No, che io sappia no. La maggior parte delle persone che frequenta Serena le conosco anch’io, e le posso assicurare che sono tutte delle ottime persone-
-Mai un litigio, mai una discussione?-
-Questo lo escludo: lei è una professionista sul lavoro, non si tira mai indietro, è sempre gentile e disponibile con tutti-
-Cosa mi sa dire di Andrea Mirafiori?-
-Andrea è un ottimo professionista ed è anche un amico di Serena. Pensi che addirittura ha chiamato la figlia come lei, sono molto legati-
-Sì, questo lo so. E di Giovanni Arcangeli?-
-Non l’ho mai sentito nominare. Chi è?-
-Così, una curiosità personale-
-Non ha a che fare con la scomparsa di Serena, vero?-
-Era solo una mia curiosità-
Che bugiardo patentato, si dice.
-Per il momento può bastare, signor Parini. Ma se dovessi venire a sapere che lei o qualcun altro continua a mentirmi o a tenermi nascosto qualunque cosa sulla scomparsa della Gandolfi, le assicuro che due o tre capi di imputazione non glielo leva nessuno!- Terenzi si avvicina alla porta.
-Le giuro che è tutto quello che so-
-Lo spero per lei-
-Le chiedo solo di ritrovare Serena. Sana e salva-
-Lo farò, si fidi. Arrivederci, signor Parini-
 
   
 
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