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Autore: discord    26/11/2014    3 recensioni
Possiamo dire che Wendy Hughes, una giovane ragazza albina, l’unica figlia di John Hughes , orfana di madre e quasi di padre, è una ragazza difficile. Ma dicono sia la vita a trasformare le persone, e dunque, questa vita non era mai stata troppo allegra a parer della psicologa che la seguiva.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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               Dal capitolo precedente..
Adesso che era nel club si sentiva realizzato.  Wendy e Patrick erano la sua caccia ai momenti.
Non poteva avere voglia di altro se non ripercorrere qualche passo indietro, non si era mai sentito così comune.
<< Buona fortuna per domani, Wendy. >> E la baciò sgraziatamente la fronte,  finalmente  poteva, e lei si fidava più di lui.
Adesso che non era più soltanto un’altro attore intervistato da suo padre. L’avrebbe rivista più spesso, ora che era un po’ più vicino all’essere sua, ma la sua chiarezza, il suo essere così limpida e atipica, la sua purezza il dolce suono delle sue parole gli sarebbe mancata lo stesso.



                                  CAPITOLO   5
                                        Run, run, between the forest.

Perdonami,
la tua nascita non ha fatto altro che tardare questo giorno, la mia vita era già irrecuperabile prima di te.
Ti amo, credimi, mi dispiace di aver distrutto anche la tua.
Ti prego, prometti che farai della tua vita ciò che io non ho fatto della mia. E’ strano che sia io a dirtelo, ma a quanto pare non sono una brava madre. Perdonami, ti amo, per sempre. Perdonami
                                                                                                                                                               
                                                                                                                                                             - Mamma




Ed è inutile dirlo, la gente disperata, quella veramente rotta dalle malignità della vita, perde il suo senso poetico, quello che da speranza e forma alle illusioni. Tutto quello in cui credeva era stato cancellato e l’ultima prova della tragedia era scritta su quel pezzo di carta. Si chiese perché la gente che decide da se di andarsene lasciasse un oggetto su cui rimuginare i momenti perduti per sempre, e ‘per sempre’ è una parola che pesa più di altre.
Quel foglio era mutilato di cicatrici, lasciate dalle lacrime di una figlia che non avrebbe più respirato affetto per anni.
Wendy si era costruita dei riti, quella lettera era uno di questi, perché ci si costruisce delle banalità, dei punti di riferimento, per continuare ad andare avanti quando una corda stretta al collo ti lascia i piedi ad un pelo del pavimento.
Per fino il primo giorno di  scuola era diventato un rito, che ogni anno si ripercuoteva nella sua losca mente, e lasciava che i pesanti flagelli della sua esistenza venissero nascosti da un cappuccio sugl’occhi, pregando che la sfortuna non la riconoscesse.
Loro tutti le erano sempre sembrati così lontani, tanti punti colorati che si divertivano in modi stupidi.
Doveva essere questo il motivo per cui la odiavano, pensò, loro si dilettavano di sfavillanti tinte, e lei non aveva neanche un colore.  Questa società non accetta gli individui con una divisa diversa, bisogna essere davvero uguali in questo mondo per esserne riconosciuti abitanti.
Il suono della prima campanella la fece riemergere dai pensieri mentre una mano stretta al fianco la strattonò verso di se.
<< Ci vediamo dopo le lezioni. >> Per quanto non lo avesse guardato riconobbe subito il ghigno divertito di George. Ad ognuno la propria nemesi.

Delle prime lezioni infondo non c’è molto di cui preoccuparsi, i professori ti lasciano il tempo di riadattarti lentamente alla realtà, certo lentamente rispetto il solito.
<< Per Mercoledì voglio un tema su una persona che avete conosciuto quest’estate. Dato che è il primo giorno di scuola, lascio a voi libero arbitrio sulla quantità delle parole. >>
Il volto dell’indifferenza giacque su di lei fino alla fine delle lezioni, sarebbe stato così per i nove mesi seguenti, e le cose non sarebbero cambiate.
Patrick l’aspettava fuori, come ogni primo giorno dalla sua assenza, proprio dietro l’edificio, affianco ai campi da baseball ancora desolati.
Il  corridoio si faceva sempre più corto sotto i suoi passi scaltri, sperava di non incontrare George. Sua madre le aveva sempre ripetuto un proverbio italiano:’ il buongiorno si vede dal mattino’, così se lo avesse evitato, non sarebbe dovuta imbattersi in lui per tutto l’anno.  O almeno le sarebbe piaciuto pensarlo, ma ci si può fidare delle parole di una suicida?
Il destino ha un piano per tutti noi, ma del tutto crudele e colmo di infima sfortuna. << Non ti sarai dimenticata di me, latticino. >> Una voce apparentemente dolce e candida, creata a nascondere la più abbietta delle personalità, un ragazzo curato e dal fisico scolpito, ma se solo avesse ereditato la classe dai suoi genitori..
‘ Ignoralo ‘ – pensò, continuando per altri tre passi contati da lei stessa prima che la sua mano pesante le afferrasse il cappuccio, e con se i capelli.
Giusto il tempo di udire una risatina proveniente dai suoi  ‘amici’ privi di personalità ( Patrick gli aveva sempre chiamati i 3 magi e la cometa) prima di ritrovarsi faccia a faccia con il nemico.
242 stimoli al suo istinto difensivo, ma solo teoria niente pratica.
Si guardarono negli occhi in un tempo indefinito, magicamente le sopraciglia corrugate del ragazzo si rilassarono, lasciando che una mano arrivasse alle sue pallida guancia.
<< Rimani sempre la solita bambina abbandonata, per sempre sola, mai amata. >> Di certo la rima era un cliché. Non le importava, per quanto tutto ciò che dicesse fosse così ipocritamente reale, sperava che tutto fosse finito in fretta, in modo da raggiungere Patrick alla macchina.
<< Lei ha me. >> Esordì Patrick dopo un breve silenzio. Avrebbe riconosciuto la sua voce in un concerto heavy metal, peccato che questo intervento  Holywooddiano non rientrasse nei loro patti.
<< Millward, credevo che ti fossi estinto da un pezzo ormai. >> Un ghigno malefico si formò sul volto di George, un impulso proveniente dalla voce di Patrick lo portò a lasciare Wendy e dirigersi verso di lui.
<< Credo che se dovessimo stendere un grafico sulle estinzioni ci troveremmo nel mettere alla base le tue capacità intellettive. >>
<< Ok, basta. >> Intervenne la ragazza prima di ogni altra possibile reazione.
Il resto dei seguenti attimi non seguirono alcun filo logico preciso, una lista di azioni svolte a difendere una paura, non ancora chiara in quel periodo.
I magi afferrarono il ragazzo per le braccia in modo da renderlo indifeso, e nel pieno della sua ramificata debolezza George cominciò a tirargli una raffica di calci e pugni.
E Wendy, che odiava dover stare a guardare, per quanto nella sua mente l’amico meritasse la sua punizione per essersi intromesso, dopo due richiami, afferrò nei limiti della sua delicatezza la spalla del bullo che, preso dalla furia si girò di scatto per darle un pugno in piena faccia. Un colpo feroce, che la scaraventò al suolo mentre i suoi sensi collassavano. Ebbe giusto l’opportunità concessa dalla sua mente di contare fino ad otto prima che il suo conscio cominciasse a riprendersi dall’urto, lasciando che i nervi ricominciassero a rilasciare impulsi provenienti dal suo udito.
<< Wendy, mi vedi? >> 
<< Levati idiota! >> - Lo rimbeccò lei, mentre si rialzava. - << Dove sono andati? >> Aggiunse guardandosi intorno con il timore di un attacco a sorpresa.
<< Se ne sono andati non appena il disagiato ti ha colpita. >> Poi abbassò gli occhi nel vedere lo zigomo latteo della ragazza immancabilmente arrossato e il suo labbro inferiore sanguinante. E non disse nulla quando Wendy gli lanciò un’occhiata fulminante e proseguì scocciata verso la macchina.


<< E’ solo che non sopporto il solo pensiero che possano farti qualcosa, senza neanche un motivo preciso, Wendy. >> Esordì Patrick, dopo essere tornati a casa della ragazza muti e in collera.
<< Non hai fatto altro che prolungare i fatti, se fossi rimasto in disparte qualche secondo in più la situazione non sarebbe comunque precipitata. >> Rispose cauta ma inevitabilmente innervosita.
<< Come puoi permettere che continuino dopo tutti questi anni? Qualsiasi altra persona sarebbe pronta ad ammettere che quel ragazzo è adorabile. E lo è, con tutti tranne che con te. >>
Lo guardava  con uno sguardo truce mentre maneggiava del ghiaccio. << C’è solo una persona che George odia più di me, e quello sei tu. Credi sia stata una buona mossa? Ti sbagli. >> Rimbeccò la ragazza lanciandogli la quarta borsa del ghiaccio addosso.
<< Tu avresti fatto lo stesso per me. >> Disse amareggiato appoggiando sul ginocchio sinistro il ghiaccio.
Wendy inarcò un sopracciglio scioccata,  si alzò di scatto e si piazzò davanti a lui. << Da quando in qua sei diventato così sentimentale? >>
Patrick fece una smorfia, di quelle amare e deluse che solo lui era in grado di fare. << E io credevo che fossimo dalla parte di buoni. >>
Il tono della ragazza si mutò in roco, sempre basso, ma più profondo, la sua faccia, adesso segnata da un labbro gonfio, era concisa in un'espressione amara.  << Ah, ho capito. Volevi fare l'eroe, Patrick? Beh, gli eroi non esistono. In questo mondo per sopravvivere o si è cattivi o indifferenti. >>
<< E noi che siamo? >>
<< Per ora tentiamo di essere indifferenti. Pur di non essere come loro. >>
Quando Patrick riuscì a sorriderle fu più che altro per il pensiero di passare una giornata acida a suo fianco, pensò che forse Wendy aveva ragione, riguardo all’indifferenza: perfino l’un l’altro si comportavano indifferentemente  davanti ai loro sbagli reciproci, pur di non litigare.
<< Batman ha voglia di un po’ di cookies? Sta per iniziare Spongebob in tv. >> Riemerse  lei dopo troppi attimi di silenzio.
Patrick rise di gusto, un po’ più malamente di quanto si aspettasse tutta via, dato il dolore alla bocca dello stomaco dovuti  ai pugni ricevuti poco prima. << Di tutti i supereroi che potevi scegliere, perché proprio Batman? Avresti potuto scegliere uno degli Avengers! Infondo abbiamo un Loki. >>
La ragazza si sedette accanto lui, spingendosi sempre più vicino, temeva fosse ancora un po’ scosso per la precedente discussione, così gli appoggiò la testa sulla spalla e passò lui i biscotti.
A Wendy piaceva l'odore di Patrick, e quella posizione non faceva altro che amplificarlo. Sapeva di fumo e di qualcos'altro di indecifrato  che riconduceva al suo essere. Quando suo padre non c'era gli permetteva di fumare in casa, il fumo passivo era un dolce profumo per lei, che le entrava lentamente nei polmoni e la soffocava dolcemente. Ogni tanto, in determinate giornate, chiedeva lui qualche tiro, ma solo quando ne sentiva il bisogno. Altre volte, invece, chiedeva lui di lasciarle qualche sigaretta, prima di andarsene, probabilmente quando si sentiva più strutta, e lui, non rispondeva mai, si limitava al lasciarle il pacchetto sul davanzale e ad andarsene, al suo interno lasciava solo due sigarette, mai di più. Patrick aveva covato il terrore che lei potesse morire dopo aver visto ciò cosa era successo alla madre della ragazza. Ma Wendy non aveva niente in comune con Eva, ne con suo padre, Wendy era un colore a parte.
<< Perché Batman? >> - Accennò lei ironica - << Devono essere i tuoi capelli corvini. E poi non ti ci vedo in nessuno degli Avengers. Pensaci: troppo gracile per Hulk, DECISAMENTE;  Non abbastanza egocentrico per IronMan; e non sei affatto uno stratega adatto per poter essere Capitan America, Neanche una ciocca bionda per Thor.. e decisamente non letale quanto occhio di falco e la vedova nera. E poi non abbiamo un Loki, non abbiamo neanche un Tom se è per questo. >>
Rise compiaciuto, forse perché se l’aspettava, una reazione del genere da Wendy, gli venne un dubbio, Wendy aveva sempre capito tutto,  per quanto se ne tenesse alla larga le persone e la loro psiche le erano del tutto familiari e facilmente esplorabili, e se lei avesse visto qualcosa in Tom? Qualcosa di profondamente sbagliato che una mente semplice come la sua non fosse riuscito a vedere, se mai avesse dovuto aver bisogno di qualcun’altro a suo fianco come poteva sapere se lui fosse la persona giusta?
<< Cos’ha che non va il novellino? >> Disse stringendole i capelli alla nuca.
<< Cos’ha di speciale? E’ solo.. come tutti gli altri.. >> Fece per aggiungere qualcosa e si fermò, non voleva dirlo a Patrick, non avrebbe mai osato condizionarlo.
<< E?.. >>
<< E non capisco cosa - ..perché sei così ostinato nel volerlo insieme a noi. >> Farfugliò lei, sembrava che lo avesse detto quasi per sbaglio.
<< Non sono ostinato, - spiegò – mi sembra solo una brava persona. >>
La ragazza gli diede ancora di più le spalle, chiudendosi maggiormente in se stessa.  Non durò molto, perché lui la travolse subito, la guardò negli occhi, prima di rendersi conto del come uno dei suoi zigomi leggermente scolpiti fosse violaceo, e stampare un lungo e possessivo bacio sulla parte ferita.
<<  Non ti sostituirei mai, come potrei?  >> Subito dopo averle fatta mugugnare qualcosa per il dolore, prese a solleticarle la pancia. Wendy rise fino a non respirare.
Fu un suono familiare a catturare le loro attenzioni. Si guardarono tutti e due straniti, si sentirono colti in fragrante, nella loro testa balenò il pensiero che il signor Hughes potesse essere tornato in anticipo, ma non accadeva mai, al massimo sarebbe tornato in ritardo.
<< Aspettavi qualcuno, sweetie? >> Chiese il ragazzo.
La candida fece spallucce. << Sarà il postino.. >>
<< Il postino a quest’ora? >>
Alzò un sopracciglio scocciata. << Ma che ne so! Facciamo così vecchietto, tu rimani pure qui a leccarti le ferite io vado ad aprire.  >> Poi si diresse alla porta , raccolse un cappellino da baseball e se lo mise in modo da nascondere i danni di quel maledetto pugno. Sperò con tutta se stessa che avrebbe funzionato, come nei film.
Quando aprì la porta, e la luce fioca, oscurata dalla vanità delle nuvole, entrò in quella casa con così tanta naturalezza le sembrò che fosse arrivato da chissà quale luogo lassù di irraggiungibile. Ma poi si accorse che la naturalezza non esiste, la luce non era altro che un effetto ottico e Tom non era un Dio.
<< Niente paura, - sogghignò - è solo la tua fidanzata  >>
Lo sguardo di Hiddleston era torvo, tentava di scrutare lo sguardo della ragazza da qualche parte sotto quella visiera in modo così meticoloso, che quasi non si rese conto della battuta.
<< Wendalina Moira Hughes! >> Sentì urlare l’uomo dall’interno del salotto prima di scoppiare a ridere, come il bambino che si era dimenticato di essere stato. << Aspetta. Aspetta. Aspetta. Wendalina Moira?! >>
La ragazza mise su il broncio per un’indecifrata volta durante la giornata. << Ah. Ah. Ah. Ti pare che qualcuno possa scegliere il nome con cui nascere, Thomas William Hiddleston? >>
Patrick rideva come un matto. << No, no. Thomas William… non c’è paragone con Wendalina Moira. >>
L’uomo si soffermò un attimo sul cappellino che le copriva il volto in modo così esagerato, ne fu così infastidito da costringerlo a trovare una scusa. << Il cappello? Non c’è sole! >> Blaterò mentre le strappava via dalla testa quell’impiastro.  Fu diversa  la sua  reazione nel vedere quello zigomo sgargiante sul pallore della pelle di Wendalina.  Si voltò verso di Patrick con uno sguardo che non chiedeva altro che spiegazioni, ma quando si rese conto che il ragazzo era in condizioni altrettanto peggiori… << Che diamine è successo? >>
<< Quel simpaticone di George si è dedicato alla chirurgia. Non vedi? >> Sdrammatizzò il moro, con un cenno della mano.
<< Tu non centravi niente sorta di imbecille. >> Lo rimbeccò ancora la piccola del gruppo.
Tom si girò verso di Patrick in cerca di spiegazioni, il suo volto era sconvolto.
<< Si è arrabbiata perché l’ho difesa da George. Non le va a genio che mi metta in mezzo.  >> Chiarì poi.
Wendy accennò ad una falsa risata, alzando le braccia. << Certo, infatti non ha fatto altro che prenderle, se non fosse stato per lui, non avrei questo coso in faccia. >>
<< Ancora con questa storia? Dovresti prendere provvedimenti, o meglio, dovresti denunciarlo in presidenza, sarà meglio che John vada a parlare lui stesso … >>
Patrick poté vedere la ragazza lottare contro l’istinto di tirargli un pugno, ma Wendy era si diversa e strana, ma comunque composta.  Così non fece altro che accennare ad un << Ma sei scemo? Vuoi la terza guerra mondiale?! >> .
L’uomo sospirò rumorosamente, teneva un pugno saldo, che ogni volta che guardava la ragazza stringeva ulteriormente.  << Allora gli andrò a parlare Io! >> Insisté ancora.
Per sua fortuna ci pensò Patrick a placarlo, a ricordargli che Wendy ancora non si fidava, che ci sarebbe voluto tanto prima che potesse accettare qualsiasi sua opinione al riguardo. Adesso era solo un pazzo che tentava di chiudersi in una gabbia di matti. E questo sapeva di stupido.
<< Suvvia Tom, non vorrai mica metterti in mezzo alle bambinate? Scaramucce, dico io. Per fortuna Wendy colleziona borse del ghiaccio vintage.  >>
Quando l’attore proferì uno sguardo al ragazzo non riusciva a credere a cosa stesse dicendo, non per ciò che affermava, questo era dannatamente da loro due, ma per le condizioni in cui era ridotto, riusciva a malapena a muoversi. Si limitò a scuotere il capo.
<< Io non colleziono borse del ghiaccio vintage. Mio padre le colleziona, dovresti vederlo montare le mensole, o gli addobbi di natale.  >>


Passarono una buona mezz’ora a guardare i cartoni, non che nessuno dei tre stesse realmente  seguendo qualcosa. Erano tutti persi nei loro pensieri: Patrick nei suoi rimorsi,  Wendy nei suoi rimpianti e Tom, beh, Tom nel fascino di Wendy.   
Ma Wendy era nata bella, il fascino lo aveva acquisito dopo: una macchia scura su tutto quel bianco si era impregnato in lei insieme al dolore, e alla fine non l’avevano mai abbandonata.
Wendy si distrasse dopo essersi resa conto che Patrick si era beatamente addormentato sulla sua spalla.
Stava quasi per svegliarlo quando anche Tom riemerse dai suoi pensieri e le afferrò il polso.  << No, lascialo dormire.. Ne ha bisogno.  >>
La reale domanda era quanto lei potesse averne realmente bisogno. Annuì, ma non lasciò spazio alle finzioni e rimase con uno sguardo incerto.
Conosceva Tom da più di un mese e ancora non si fidava, ed era chiaro, ma perché Patrick si?
Si disse che certamente sua padre aveva ragione, prima o poi tutte le amicizie si perdono per lasciare spazio ad altre e, con il trascorrersi del tempo, anche Patrick l’avrebbe abbandonata.
Dannato il padre, e la sua stramaledetta psiche.
Si alzò senza dire nulla, aprì il la porta e  uscì di casa. E lui la seguì silenzioso, quasi con la paura di farsi scoprire.
La trovò sotto lo stesso albero di limoni a cui si era appoggiato la prima volta che l’aveva guardata davvero, Wendy era ancora Wendy, non era cambiato niente, solo il cielo era più ceruleo. La ragazza sembrava stesse contemplando il tronco, anche lei appoggiata alla corteccia. Lo stavo ignorando.
Ripensò alla macchia viola contrasta dal suo pallore e le labbra sanguigne, e per un motivo che ancora non conosceva, strinse il pugno .
Allungò il braccio verso di lei e le afferrò il braccio spingendola verso di se con forza maldestra, così scoprì che Wendy non lo stava ignorando era semplicemente distratta e ciò che gli era sembrato un semplice modo per avvicinarla l’aveva spaventa, ciò la spinse a spintonarlo via da se con rabbia.
<< Sono felice che perlomeno tu ti sappia difendere, peccato che sia con le persone sbagliate! >>
<< Ma che diavolo vuoi? >>  Gli rispose Wendy superandolo  diretta verso l’interno.
<< Ok, ok. Scusa… - alzò le mani- scusa. >>
Wendy sospirò seccata, ma non fece nulla, da qualche parte, aldilà dei brutti ricordi, si nascondeva ancora la stessa ragazza gentile che Eva aveva plasmato.
<< Voglio solo che non accada.. quello che è successo oggi a scuola. So’ che vuol dire, ci sono passato anche io. E non pretendo che tu gli denunci agli insegnanti, dico solo che potresti difenderti. Io posso aiutarti, per girare Thor mi hanno insegnato la capoeira..- >>
<< Hiddleston – Lo interruppe. – la capoeira è più una danza che un’arte marziale. Per intenderci, non è che mi metto a fare la ballerina di punto in bianco, mentre mi picchiano. >>
Tacque, indeciso sul cosa rispondere, se essere serio o sorridere, e buttarsi sull’ironia.
<< Tieni lottatore. – Disse lanciandogli un paio di guanti da cucina di un giallo acceso.- E’ il giorno della foresta. >>  Ancora una volta, lo aveva preceduto.






Epping Forest, per molti lo spazio più vasto di Londra, era diventato un altro di quei bei riti a cui due emarginati si erano aggrappati anni addietro.
Wendy aveva una vaga reminiscenza di quei tronchi antichi, in cui camminava con sua madre, lasciandosi andare fra gli scricchiolii delle foglie autunnali.
‘Cadaveri’ si disse, ecco cosa erano quei crepiti sotto i suoi piedi, proprio come i protagonisti delle storie che Eva le raccontava.
Il bandito Dick Turpin,  secoli prima si era rifugiato fra quegli alberi, in un’aria che oggi si chiama ‘ Turpin’s Cave’,  in quei momenti, si era perfino riuscita ad appassionare a quelle vicende, ma adesso  che camminava fra quelle stesse fronde, e non faceva altro che pensare ‘le foglie di 5 anni fa, ormai saranno humus dell’humus, e chissà quanti vermi ci avranno scavato dentro’, quelle situazioni avevano acquisito più un senso poetico che l’essenza di un bel ricordo.
Wendy, notò senza stupore, che Patrick si era già messo i guanti, molto probabilmente optava per un attacco a sorpresa.
Quando Patrick la guardò complice, si limitò ad un: << Tienimene fuori. >>
Erano appena arrivati sotto un castagno, nel fulcro del suo splendore autunnale, una quercia enorme, probabilmente più antica della leggenda di Turpin.
Tom sembrava compiaciuto, scattava foto qua e la non sembrava curarsi di quello che Patrick stesse facendo. Era una copertura. 
In realtà consumava le meningi, cecava e ricercava, dentro di se e fra gli alberi, il motivo per il quale lasciasse che quella ragazza gli imponesse simili malinconie.
Notti addietro aveva passato ore a pensarla, Wendy non si faceva dimenticare,  da qualche parte, pensò, doveva fargli particolarmente pena.
<< RiiiiiiccioooooMaaan! >> Disse Patrick prendendo un riccio con i guanti, ben attento  a non pungersi e scagliarlo dritto, verso di Tom.
<< Aih, ma che cos- sei scemo? >> Urlò l’uomo.
<< Patrick, mi vergogno per te. >> Replicò secca l’unica ragazza del gruppo.
Dopo un breve cenno d’intesa fra Patrick e Tom, Wendy si ritrovò a correre via, inseguita da i due con i ricci in mano.
 Corsero a lungo, ridendo, senza mai stancarsi. Si scambiarono battute finché non ne ebbero più il fiato.
Poco dopo Wendy, sparì, e lei era brava a sparire, a nascondersi.
<< Dai Wendy, esci, giuro che non ti tiriamo niente. >>
<< Eh che ci fate con quei cosi in mano? >> Rispose il nulla con voce affannata.
I due si guardarono, si fecero spallucce, si rigirarono indifferenti a scrutare la desolazione poi, inconsapevolmente, si voltarono all’unisono e si lanciarono i ricci addosso  contemporaneamente.
<< FSS- Le spine! >> Tom incolpò Patrick.
<< Non è che quello che mi hai lanciato tu non le aveva. >> contestò il ragazzo.
Quando notarono che Wendy non era ancora spuntata fuori, presero una direzione casuale nel cercarla.
Riemerse con la sua voce bassa dopo sette minuti pieni. << Di qua. >>
<< Ti sembra questo il modo di spa- >>
<< Pensi che sia la Turpin’s Cave? >> Disse la candida indicando un’incavatura artificiale, nel bel mezzo della foresta.
<< La Turpin’s Cave senza turisti? >> Chiese l’uomo.
<< Turisti in periodo scolastico? >> Ribatté Wendy.
<< Pensionati? >> Intervenne Patrick.
<< Non avete capito. Una caverna artificiale nell’Epping Forest, che sia questa o meno quella di Turpin, c’è solo una zona della foresta con questo genere di scavi artificiali. >>
<< No, è impossibile. >> Si rifiutò di ammettere l’uomo.
<< Essex, come cazzo facciamo ad aver corso da Londra fino all’Essex. Il fantasma di Tupin, ci ha spinto fin qui, vuole te, Wendy. >>
<< Smettila, ci siamo solo fatti prendere dall’euforia, qualche scarica di adrenalina, e ci troviamo qui.  >>
<< La corsa del ritorno sarà meno faticosa, sta anche per fare buio. >>
<< Nessuno qui ha intenzione di correre. >> Lo riprese Patrick, mentre frugava nella tasca alla ricerca di un accendino per accendere una sigaretta che gli era magicamente apparsa fra le labbra.
Poi strinse forte la piccola, fredda mano di Wendy, era un altro di quei momenti in cui aveva paura di perderla.
Tom era rimasto indietro a guardarli, scoraggiato, ma abbastanza vicino da notare una foglia gialla dalle venature rosse intrecciata nel pallore dei capelli della ragazza, non aveva mai visto una persona così involontariamente poetica, lei era semplicemente l’opposto della falsità che ormai lui rappresentava, il mondo lo preferiva falso e così sarebbe rimasto, ma come lo voleva Wendy?   
Come terzo in comodo non era male, peccato che consumasse dentro quell’accenno di rabbia nei confronti di Patrick, che lo aveva incoraggiato con i suoi “aiuti” e demoralizzato nelle sue spinte indietro per arrivare a Wendy, sempre con quel dubbio però del perché lo stesse facendo.  
Ma se l’era promessa comunque, un giorno con Wendy sarebbe stato mille passi avanti a lui.




Tornato a casa la passeggiata lo aveva stancato più del dovuto, ma lo avrebbe fatto ancora, perché no? Per raggiungere quel misterioso obbiettivo questo ed altro. Come un bambino fantasticava frastornato, quasi morto sul letto,  sul bel podio dove avrebbe scoperto per cosa aveva gareggiato.
Wendy era quello stimolo a indietreggiare, forse era l’unico che poteva essere salvato dal passato, lei era la possibilità di riemergere dalle falsità che era diventato, il mondo forse avrebbe cominciato ad odiarlo nel vederlo come persona vera, ma a quel punto non gli sarebbe più importato, a quel punto sarebbe stato mille passi avanti a Patrick.

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Angolo Autrice.
Per essere chiari, non mi sono mai dimenticata, in questi troppi mesi, di Wendy, sono stata solo impegnata.
Impegnata in quelle che amo definire 'calamità vitali', ma sono tornata, più pronta a insulti di prima.
Volevo cominciare con lo scusarmi per gli errori che sicuramente ci saranno, ma che non ho corretto perchè se avessi riletto un'altra volta questo capitolo avrei cancellato tutta la storia.
Ah si, ed è per questo, e per il dubbio che dopo tutti questi mesi questa storia faccia schifo ( perchè a me a volte capita, soprattutto a rileggermi)  che vi chiedo di recensire in maniera sbudorata, e dirmi incoraggiarmi un'altra volta ad andare avanti.
Tralasciando l'argomento "suppliche" e oltre a ringraziare chiunque non mi abbia cancellata dai seguiti, ricordati, ecc.. ecc.. e chi mi ha recensita, volevo spiegare  due cose, ho deciso di rendere Tom un poì più vero complessando anche la sua psiche e, delineare, arrotondare, evidenziare l'intensissimo rapporto fra Patrick (che in questo capitolo rivela tutta la sua teatralità) e Wendy (ma Dio! Come la idolizzo!).
Anche questo è un capitolo di transito, perciò, placate gli ormoni, non ho intenzione di emarginare Tom per sempre.
Dopodichè aggiungo che, se mai dovessi riuscire a finire questa storia, ho finalmente deciso come farla finire (di ci tenevo a dirlo a qualcuno). Vi lascio a le critiche e vi ringrazio per la pazienza.
Vostra ( purtroppo)
- Discord


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