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Autore: Milady    31/10/2008    4 recensioni
Per poter accrescere il suo valore agli occhi del Signore Oscuro, Lucius Malfoy escogita un piano, che prevede un'incarico molto delicato per suo figlio Draco. Il giovane Malfoy, abituato ad avere tutto pensa di poter eseguire molto facilmente quanto affidalogli dal padre. Ma il destino... è in agguato!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ali di Fata

Ragazzi…   ebbene sì, la notte delle streghe è tornata, come ogni anno del resto…. E  guarda un po’ mi faccio viva pure io… ihihih

Vi dico sempre di non disperare, perché tanto prima o poi ritorno… e forse adesso, se tutto va nella mia vita come spero,  avrò un po’ di tempo da dedicare alla mia grande passione e a questa mia “creatura”  che ormai porto avanti da anni e anni e che prima o poi terminerò…

Beh, ora basta con le perdite di tempo,  vi invito a leggere e come sempre se potete, a commentare.  Un bacio a tutti miei fedelissimi… siete davvero degli angeli,  così pazienti e così puntuali… non vi dimenticate mai di me… ed io vi sarò riconoscente per sempre!    Un bacio con immenso affetto a tutti, e buona lettura.

Milady

 

 

Ali di Fata

Racconto a puntate

di

Mil@dy.

 

 

*** Capitolo    XXV ***

*** La  stanza delle necessità. ***

 

 

Era tardo pomeriggio,  pioveva ancora a dirotto ma lo stesso Hermione aveva pensato bene di fare un salutino ad Hagrid;  forse urtata dal comportamento “assente” di Ron  che l’aveva snobbata tutto il giorno,  preferendo parlare di Quidditch con Harry…  piuttosto che studiare  Pozioni con lei!

 

Arrivata  nei pressi della nota capanna ai margini della Foresta Proibita,  aveva notato un insolito bagliore illuminare per un attimo le finestre,  quasi vi fosse appena stato perpetrato un incantesimo lì dentro…

Che cosa stava combinando Hagrid?

 

Incuriosita ulteriormente si era avvicinata di soppiatto, aprendo  lentamente il grosso uscio e mettendo la testolina riccioluta dentro l’ampia  stanza che fungeva da cucina e soggiorno.

 

Fu solo allora - con enorme stupore - che vide,  seduta al consunto tavolone di legno oltre all’inconfondibile sagoma del guardiacaccia,  anche quella minuta ed indifesa di Ginny  così intenti a parlare fra di loro  da non accorgersi della sua presenza.

Sforzandosi di non pensare che stava facendo qualcosa di poco ortodosso -  tese la testa per origliare.

 

-  Ginny,  piccola, tu ci devi credere a me! Non è successo niente, davvero! Bevi tranquilla il tuo the  e non ci pensare,   domani mattina sarà un’altra giornata e tu non  ci ricorderai più nulla!

 

- Ma io non mi ricordo nulla già adesso, Hagrid! Ho solo come dei flash… Che strano,  eppure di solito la mia memoria funziona assai bene.  Ricordo di aver parlato… di aver detto qualcosa a…  qualcuno  quando siamo scesi dalla carrozza,  ma… non… non…   oh,  ti prego Hagrid, aiutami!

 

Con aria disperata la giovane si coprì gli occhi stanchi.  Le mani tremavano appena e le spalle parevano piegate sotto un invisibile ma immenso peso…

 

Hagrid,  ben attento a non farsi scorgere dalla ragazzina,  alzò gli occhi al cielo preoccupato,  e  con aria contrita lanciò una perplessa occhiata al suo prezioso ombrello rosa a pois  celandolo quindi alla vista di Ginny  dentro il grosso portaombrelli di ottone.

 

Avrò fatto bene a…  fare ciò che ho fatto ?  Pensò  dubbioso,  lisciandosi la lunga e folta barba corvina.

 

Hermione corrucciò la fronte perplessa:  che cosa diavolo era successo a Ginny? Che parte aveva Hagrid in tutto ciò ? E lui…

 

Tornò ad focalizzare la vista sul tavolo della stanza,  sperando di poter passare ancora per qualche minuto inosservata e ascoltare altri preziosi dettagli… ma non aveva fatto i conti con il grosso cane  del guardiacaccia, Thor,  un bestione tanto impressionante quanto innocuo.

 

Il cane l’aveva evidentemente “ sentita “  con il  potente fiuto  ed alzatosi di soprassalto dal consunto divano si era catapultato verso la porta abbaiando a tutto spiano.

 

-  Thor… Ehi,  pigrone che ti piglia, qui bello…qui! 

 

Hagrid sospirò  immaginandosi che il cane  volesse fargli qualche dispetto o attirare per qualche motivo la sua attenzione,  ma quando questi con una gran zampata  spalancò la porta svelando la figura imbottita nel paltò di Hermione,  persino il mezzo-gigante rimase sorpreso.

 

Hermione,  scaltra e perspicace come sempre  si  finse sorpresa,  e aggrappandosi lesta alla maniglia mimò il gesto di spingere la porta,  per evidenziare la sua intenzione di   entrare nella stanza proprio in quel momento.

- Ehi, Thor…mi hai sentito subito,  eh? –

 

Senza fra trasparire dal suo volto alcuna perplessità accarezzò il muso imbronciato del grosso cane,  quindi rivolse la sua attenzione ai due stupiti interlocutori che la osservavano silenziosi.

 

- Ehilà,  Hagrid! Oh, Ginny…eccoti qui. Tutto bene?

 

-Oh… ehm…, ciao Herm, sì b-bene grazie. – Sussurrò Ginny.

 

Ma Hermione  notò – senza difficoltà -  che il viso dell’amica pareva tutt’altro che disteso, bensì pallido e sofferente con occhiaie scure che spiccavano sulle gote esangui.

 

Hagrid bofonchiò a sua volta un saluto preoccupato… Quanto di quello che si erano detti lui e Ginny aveva sentito la furbissima ragazza,  ma  soprattutto,  quanto aveva visto…?

 

- Ehmm.  Ops… ehm…  vieni  Hermione dai,  piccola! Forza ho appena fatto un po’ di the. –

Sbottò sorridente e con la solita goffaggine riempì una ciotola, che per gli standard di Hermione equivaleva ad una vasca,  e la porse alla ragazzina che aveva preso posto a fianco di Ginny.

 

Cercando di sorridere e non dimostrare quanto poco gradiva gli intrugli di Hagrid,  Hermione iniziò a chiacchierare tranquillamente.

- Allora avete visto chi ha vinto alla fine la partita? Accidenti che ossi duri!

 

- Ohfum… perbacco,  io ero impegnato con il mio orto,  oggi,  e non sono sceso giù al campo. -  Farfugliò a disagio Hagrid, che sapeva mentire veramente male.

 

- Uhm? Davvero Hagrid? – Il sopracciglio di Hermione si arcuò in maniera decisa. – Ma pioveva a dirotto, che hai potuto combinare  nell’orto? –

 

L’omone maledisse mentalmente il solito acume di Hermione,  e cercò di trovare una valida scusa alla sua menzogna.

 

- Beh… le verze magiche si devono concimare proprio sotto la pioggia, piccola ehmh..ff… e oggi sì che ne viene d’acqua.

 

- Già, puoi ben dirlo, Hagrid! Non ha smesso un secondo.  E tu Ginny, eri alla partita?

 

Sentendosi chiamare in causa, la rossa alzò gli occhi mesti dalla tazza che reggeva tremolante fra le mani arrossate.

Hermione ebbe la netta sensazione che non avesse seguito una sola parole di quanto avevano detto.

 

- Come… come hai detto,  scusa? -  Sbiascicò difatti Ginny,  confermando quanto la giovane aveva supposto.

 

- Hai visto la partita?

 

- No. Non ho potuto, Herm.

 

La ragazza aggrottò la fronte perplessa. – E perché?  Io ti pensavo addirittura in panchina, pronta ad entrare…

 

- No, non posso adesso perdere tempo con il Quidditch… Ero in biblioteca, impegnata a studiare.

 

Solo a quel punto Hermione posò la grossa tazza sul tavolo ed afferrando per il braccio Ginny,  la costrinse a seguirla. – Va bene, Weasley… Io e te dobbiamo parlare e subito!

 

-  Hey..hey… Herm.- Intervenne Hagrid lesto -  Dove andate, non finite di bere?  Ginny, piccola,  torna quando voi!  Parlerò volentieri con te!

 

 

Ma Hermione aveva in tutta fretta già raggiunto la porta  e una volta fuori dalla capanna,  aveva attivato velocemente un incantesimo respingi-acqua  afferrando l’amica sottobraccio; quindi aveva attaccato a  parlarle fittamente.

 

- Senti, Weasley, non raccontare balle a me! Tuo fratello da fuori di matto se non ti vede immediatamente, e io – credimi – fatico a pensarti tutto il pomeriggio in biblioteca! Dove sei stata, con me puoi confidarti, ti prego…

 

- Ehm… Herm mi meraviglio che tu non mi creda! Sai bene quali e quante pozioni debbo preparare per quel maledetto di Piton !

 

- Lo so bene,  Gin… ma  è possibile che ti sia ridotta a studiare anche nei giorni di festa, e quando ci sono le partite??

 

- Sì, è possibile! Quello schifoso di Malfoy vuole assolutamente prendere il massimo dei voti nel compito, ed io devo studiare!  Ho lasciato la squadra di Quidditch, e Angelina è d’accordo!

 

Hermione arcuò  il sopracciglio con fare perplesso – Uhm… ma davvero?  Peccato… mi piaceva come giocavi.  Dì,  ma c’era anche il serpeverde con te in biblioteca?

 

- Certo che no! Anche se –prima o poi – dovrò lavoraci insieme per completare la pozione.

 

Hermione sbuffò sdegnata, mentre entravano nel sontuoso corridoio del Castello  e con le scarpe inzuppate bagnavano il lucido pavimento di marmo.

 

- Che disdetta… ma dimmi un po’ dove pensi di andare a mescolare e perfezionare la pozione,  nello sgabuzzino di Piton?

 

Ginny finalmente fece un timido sorriso, mentre si accingeva a salire le scale al fianco di Hermione.

 

- Sarebbe…orribile!  No, pensavo proprio nell’aula di Pozioni.  Ovviamente andremo in orari dove non è prevista lezione ed  intanto che la pozione dovrà decantare, chiederemo a Piton di conservarcela lontana da altri studenti o curiosi…

 

Incrociando le dita,  nascoste dalla tasta dello spolverino,  Ginny sperò di aver depistato l’amica, e avere così esaudito tutte le sue perplessità.

Ma Hermione  era difficile da arginare  e  continuava imperterrita a domandargli di questo o quello,  dell’ingrediente più particolare o della difficoltà che pensava di incontrare, pertanto quando oltrepassarono il buco nel quadro della Signora Grassa e si addentrarono nella Sala Comune , Ginny era veramente sfinita.

 

 E… non pensava certo che di li a poco sarebbe finita … dalla padella alla brace!

 

L’improvviso silenzio di Hermione la fece insospettire.

 

Alzando gli occhi  colse distrattamente la strana situazione che si stava delineando:

dall’altra parte dell’ingresso Jill, la sua compagna di stanza stava confabulando con Ron … e lui aveva stampata sulla faccia l’aria contrita di chi sa di aver combinato qualche pasticcio.

 

Hermione finalmente decise di abbandonare la presa sul suo braccio e  con lunghe falcate raggiunse i due cominciando a parlare in modo concitato proprio con Ron.

 

Ginny se la filò alla chetichella,  ma proprio passando accanto al divano rosso posto di fronte al camino una mano l’afferrò per il polso,  bloccandola.

 

- Ehi, Ginny tutto bene?

 

Quella voce… quella mano delicata.

Per un secondo pensò  di sognare,  mentre un rossore diffuso le avvampava sul viso.

Ma era stato proprio lui a parlarle… Proprio lui a fermarla…

Harry…

 

Ginny alzò lo sguardo incontrando i suoi occhi di smeraldo e all’improvviso la sua mente rievocò confusa le strane e concitate emozioni che aveva provato solo poche ore prima a Notturn Alley,  quando un misterioso ed alquanto prodigo soccorritore era venuto in suo aiuto… Ma ricordava bene o ricordava male?  La sua memoria pareva essere passata sotto un rullo compressore, e le immagini,  distorte ed evanescenti,    riaffioravano quasi si trovasse in un sogno.

 

Ma che le stava succedendo???

 

Sembrava essere passata una vita da quando aveva preso la carrozza quella mattina in compagnia di Hagrid e dell’odioso serpeverde, l’ultimo ricordo chiaro che conservava,  poi le ultime ore erano un’accozzaglia confusa di ricordi e sensazioni,  di occhi che la fissavano adoranti e di parole di fuoco che non riusciva a collocare giustamente.

 

Perché ora, nei suoi sogni più reconditi, cercava di entrare prepotentemente Harry?

Non poteva di certo essere stato lui a soccorrerla…

 

- Ginny…?  Ehy Ginny ti senti bene?

 

La voce dolcemente ansiosa  del ragazzo la strappò con forza ai suoi pensieri.

La mano di lui era scivolata dall’avambraccio lievemente come una carezza ed ora Ginny si  ritrovava,  inconsapevole,  a stringerla con forza quasi volesse aggrapparsi a qualcosa di tangibile e reale

Sensazioni di cui sentiva un immediato ed improvviso bisogno.

 

- No!  Ehm… cioè  sì, volevo dire sì.  Sì, sto bene Harry. Sono solo un po’ stanca… 

 

Harry l’attirò delicatamente a sedere sul vecchio divano e lei si sentì sprofondare nei cuscini consunti e logori manco fosse caduta in una sabbia mobile… sempre più confusa e in difficoltà.

 

Il respiro non era più regolare,  sentiva il rossore arroventarle il volto e temeva di fare qualche assurda gaffe per via della sua perenne e inguaribile timidezza… quando a parlarle era Harry…

 

- Ho sentito la novità di Angelina… Ma perché ti ha estromessa dalla squadra ?

 

- Ehm…ecco io…  - Tentennò confusa  Ginny;   con Harry non poteva mentire come aveva fatto con Herm!  In un impeto disperato  sperò semplicemente che i due non fossero in seguito tornati sull’argomento,  smascherandola.   -  Beh,  sai com’è fatta Angelina,  ho sbagliato qualche schema in allenamento, poi l’altro giorno sono arrivata in  ritardo e lei…

 

- Già- Sbuffò  Harry -  A volte è proprio un despota!   Ma spero sia una cosa temporanea, Ginny.  Tu vai davvero forte nel Quiddicht  io credo… che…

 

Probabilmente il cuore di Ginny  stava saltando qualche battito mentre osservava il volto serio di Harry fissare le fiamme che languivano nel grosso camino…

 

Lui le stava parlando… parlando con naturalezza e con la stessa palese disinvoltura le stava facendo persino dei complimenti!    

Ginny  non poteva crederci,   forse stava davvero sognando… poi qualcosa la fece bruscamente tornare con i piedi per terra :

                                   

Quella piattola di suo fratello!

 

Piombò fra di loro con la grazia di un elefante  mentre Hermione lo inseguiva come una furia.

 

- Eccoti qui,  piccola impertinente,  ma dico dove diavolo sei stata tutto il giorno!?

 

Ginny  ebbe l’impressione che - per l’ennesima volta in quella strana giornata - il mondo le cadesse clamorosamente addosso.

 

- Ehi, ma …che ti prende!?  - Cercò d’istinto  di mettersi sulla difensiva.                           

 

Hermione,  che nel frattempo li aveva raggiunti,  stava sbraitando all’indirizzo di Ron con frasi e parole  incomprensibili alle orecchie di  Ginny.

Pareva che fosse adirata, o ingelosita da un comportamento,  ovviamente tenuto dall’irruente fratellino.

 

La situazione s’infiammò all’improvviso lasciando tutti i partecipanti di quella discussione basiti e disorientati.

Nella mente di Ginny covava la sola implacabile voglia di prendere a schiaffoni il suo veemente familiare.

 

E lui,  approfittando  del suo silenzio impacciato,  pensò bene di rincarare la dose  incalzandola ulteriormente.

-  E’ tutto il giorno che ti cerco, e poi  il coach ti ha escluso dalla squadra di Quidditch!  Potrei sapere il motivo,  sorellina??

 

-Ma che dici,  Ron – Sbottò Hermione alzando la voce più di lui. -  E’ stata Ginny a chiedere di essere esclusa,  giungi sempre  a conclusioni sbagliate!

 

-  Non t’immischiare, Hermy.  E’  una discussione di famiglia…

 

-  Basta così,  Ron!  Non mi pare modo di rivolgersi a Ginny.  Di  certo c’è una spiegazione a tutto questo,  devi solo chiederglielo con le dovute maniere!

 

La voce secca e decisa di Harry – intromettendosi -  colse tutti alla sprovvista.

 

Persino Hermione si bloccò stupita,  arginando tutta la serie di epiteti che usciva dalla sua bocca come un fiume in piena.

Ginny sentì  salirle le lacrime agli occhi  e ormai preda di una  terribile confusione mentale   e di uno strano  e serpeggiante senso di vergogna,  si alzò,  affrontando il fratello con una decisione mai provata prima.

 

Il suo viso arrossato quasi sfiorava quello altrettanto alterato di Ron, e le parole che usò avevano l’intonazione più dura che avesse mai adottato.

 

- Ti risponderei Ronald,   se tu avessi più  rispetto per me o se mi chiedessi le cose con maniere più consone ad una sorella.  E ora scusami,  ma sono stanca e vorrei andare a dormire, con il tuo permesso,  ovviamente!

 

Ron deglutì  non riuscendo a replicare in nessuna maniera.  Con sguardo colpevole fissò alcuni istanti Harry quindi Hermione al suo fianco,  poi lasciò spazio a Ginny che con passo deciso si diresse verso il dormitorio femminile.

 

Nessuno parlò anche dopo diversi minuti “dall’uscita di scena” di Ginny, poi accomodandosi stancamente sul divano al fianco di Harry,  Ron decise infine di rompere l’opprimente silenzio.

 

-Beh… che avete da guardare?  E’ mia sorella ed ero sinceramente preoccupato per lei! – Cercò di difendersi,  ma  Hermione non abboccò.

 

- Hai il tatto di un elefante Ron  e le maniere di un buzzurro!  Credo che andrò di sopra pure io. Ci vediamo… 

 

Ron rimase basito e immobile.  Sprofondato sul divano con Harry al fianco che fissava ostinatamente le fiamme languire nel grosso camino  senza dire una parola.

 

Cercando di stemperare la tensione  che gravava ancora nell’aria come una nube oscura,  Ron diede di gomito all’amico,  cercando di trovare in lui  un sospirato sostegno.

 

-  Hey,  Harry…  dai non mi sono comportato poi così male.  In fin dei conti sono io che devo badare a Gin… qui a scuola.

 

Harry si assestò gli occhiali sul naso poi con uno scatto improvviso  si alzò dal divano. 

 

- Vado giù a mangiare un boccone  Ron;  farò in fretta,  anche perché non voglio fare tardi stasera. 

 

Ron lo squadrò grattandosi goffamente la punta del naso. – Beh,   vengo anch’io dai.  Mangiare qualcosa non mi  farà pensare a queste stronzate.

 

Ma Harry pareva di tutt’altro avviso.  -  Non ti disturbare Ron.  Preferisco andare da solo,  tanto non mi fermo neppure al tavolo,  prendo solo due cose da portar via.

 

- Bhe…mah… va bene,  ma andiamo insieme, no?

 

-  Fammi un favore Ron – Sbottò irritato Harry -  Sta un  po’  solo anche tu e pensa a come tratti le persone attorno a te. Ginny soprattutto…  Lei  credimi   sa badare benissimo a se stessa,  non gli serve la tua supervisione !

 

Detto questo il brunetto  si diresse con decisione verso il buco nel ritratto che conduceva fuori dalla stanza comune,  scomparendoci.

 

Ron rimase stranulato e basito,  sprofondato nei cuscini del divano  con lo sguardo fisso nelle fiamme del camino    Caspita… era una congiura!  Tutti parevano usciti di senno… Hermione,  Harry e soprattutto Ginny,  che era assolutamente cambiata da quando quel mostro di Piton gli aveva affibbiato quell’assurdo compito da portare a termine con Malfoy…

 

Già,  proprio così!  Era inutile che tutti gli ripetessero che Ginny era cresciuta,  che sapeva badare a se stessa.  Che quell’incarico non l’aveva plagiata.

Tutte baggianate! 

Lui era suo fratello maggiore, l’unico presente ad Hogwarts e ne era responsabile.

Doveva curarla…

Alla fine  tutti  gli avrebbero dato ragione!

 

Caricato dai suoi nuovi pensieri,  s’accinse ad andare in sala Grande per mangiare qualcosa. E chissà perché, ma alla fine tutto quel trambusto gli aveva fatto venire fame!

 

 

* * * *

 

 

Mangiare ??

Non ci pensavo per niente!

 

Non avevo neppure avuto la forza di andare da Piton…  malgrado fosse una priorità a cui non potevo sottrarmi…

 

Sprofondato nel comodo divano della Sala Comune  fissavo stralunato  Goyle che attendeva visibilmente stupito una mia risposta… o anche solo un banale gesto della mia mano.

 

Io  in realtà non lo vedevo,  con lo sguardo lo trapassavo, manco fosse stato d’aria ed inseguivo un assurdo pensiero con la mente annebbiata dalla stanchezza…

 

Il volto della Weasley,  il suo corpo cedevole e formoso che avevo accarezzato,  stretto…  e che   si era plasmato sul mio,  così morbido ed arrendevole,  invitante… quasi  fosse stato  creato appositamente per me…

 

E lei…  la sua essenza,  la  sua paura,  la sua forza  mi avevano sfiorato,  aderendo al mio essere in profondità.

Toccandomi  l’anima.

 

Una sensazione così  coinvolgente da darmi l’impressione di percepire  ancora addosso la sua fragranza fiorita,  di rose e di  vaniglia… di fragilità e di forza…

 

Ma che andavo pensando?  Erano tutte assurdità senza senso,  partorite dalla mia mente stanca e deviata. Tutte stronzate assurde…

 

- Capo ehi…capo, allora andiamo ?  Mi è venuta una fame… Tiger ci sta aspettando. Gli ho detto di tenerci i soliti posti,  quelli migliori…

 

Sbuffai contrariato,  senza aver afferrato una sola parola blaterata da quel gran pezzo di imbecille.

Ero sul punto di mandarlo a quel paese,  quando fra meandri confusi della mia mente,  un pensiero si fece strada.

 

Come una luce improvvisa nella  notte più nera.

 

-  Dov’è  Zabini? 

 

-  Chi…?  Ma ti senti bene,  capo ?  - Goyle sbiancò  sinceramente preoccupato per la mia salute mentale.

 

Chissà che cosa pensava con il  suo ottuso cervello limitato…

 

Mi aveva visto entrare nella sala bagnato fradicio, con il bel pastrano nuovo di pacca impregnato come uno straccio vecchio.

Poi inseguito  fino al mio solito posto sul divano di fianco al camino ed infine tentato e ritentato di farmi parlare, inutilmente.

Ed ora me ne uscivo con una richiesta così inusuale;  mai infatti avevo chiesto apertamente di parlare con qualcuno che non fosse della nostra ristretta cerchia di amici.

 

Con la faccia dall’aria inebetita ebbe il coraggio di sbiascicare ancora poche parole. -  Ma chi,  capo… Blaise Zabini?

 

- Già perché tu ne conosci forse un altro ? – Replicai seccato.

 

-  No… ehm…  beh… credo di averlo visto uscire dalla sala,  all’incirca una mezz’ora fa, capo. Ma non so proprio dove potesse essere diretto. Voi che chiedo a qualcuno, capo? Uhm… vuoi che chieda ?...

 

Cielo, quella sua aria da lecchino cominciava a darmi sui nervi.  Ma forse tutto, in quell’assurdo momento pareva irritarmi,  più del dovuto.

 

- No,  lascia perdere,  me la caverò da solo.

 

Con un gesto secco che tradiva grande nervosismo mi alzai dal divano. 

Forse sapevo dove poter rintracciare quello stravagante ragazzo.  Forse con un po’… di fortuna.

 

-  Malfoy,  ehi,  Malfoy,  aspetta…

 

 

Lasciai che  Goyle, mi rincorresse ancora per un po’  per tutta la sala comune,  senza fregarmene più di tanto.

 

Quando mi ritrovai fuori nel cupo corridoio dei sotterranei,   lo seminai con poche e veloci manovre.

Non volevo un tale rompiscatole fra i piedi.

Non ora, non adesso…

 

Adesso avevo solo bisogno di parlare con qualcuno di altrettanto spostato e nevrotico… Qualcuno che mi avesse capito al volo, anche fra i meandri dei miei tanti contorti e strani pensieri.

 

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