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Autore: Lily Liddell    28/11/2014    1 recensioni
Hayffie | Effie’s POV
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Ambientata durante alcuni momenti di Catching Fire, questa storia sarà divisa in due parti. La prima parte tratterà i momenti successivi all’annuncio dei Giochi della Memoria mentre la seconda parte tratterà i momenti precedenti all’entrata di Katniss e Peeta nell’arena.
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Dalla prima parte:
« Effie! » La voce di Portia arriva preoccupata alle mie orecchie e quando non le rispondo, si avvicina a me, prendendomi per le spalle e aiutandomi ad alzarmi. « Cinna, dammi una mano. Va a prendere un bicchiere d’acqua. »
È come se stessi vivendo un’esperienza extracorporea. Riesco a sentire le loro voci, avverto i loro movimenti accanto a me, li guardo confusa, ma non posso dire una parola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cinna, Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Portia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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We Are a Team, Aren't We?
Parte 1

 
“Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.”
~
Sono nel salotto di casa mia quando viene fatto l’annuncio. Non afferro subito il significato di quelle parole, resto immobile e confusa a fissare lo schermo della televisione.
Quando finalmente quella frase comincia ad avere senso, le parole pesano come un macigno nel mio stomaco.
Mentre il servizio in tv continua, la mia mente è altrove. Non riesco a concentrarmi su nemmeno uno dei pensieri che si susseguono velocemente nel mio cervello. Sono per lo più immagini, volti.
Ripercorro con la memoria tutte le morti, tutti i visi dei tributi che ho prima estratto e poi visto morire e alla fine vedo loro, i miei vincitori – no, la mia squadra – straziata e priva di vita, e non posso farci niente, anzi, sarò io a farli tornare nell’arena.
Katniss, Katniss e Peeta- non voglio, non posso. È in quel momento che realizzo, e il mio cervello si ferma.
Katniss è l’unica donna ma Peeta- non riesco a continuare questo pensiero. Devo fare qualcosa, qualsiasi cosa. Quando mi alzo, però, le mie gambe cedono sotto il peso del mio corpo e mi ritrovo per terra, accanto al divano.
Non ho la forza di rialzarmi, stringo le ginocchia al petto e cerco di respirare piano ma il respiro diventano presto singhiozzi incontrollati.
Non voglio far tornare Peeta nell’arena ma non posso farci tornare Haymitch. E mi sento un mostro, perché per un attimo, un breve attimo, non posso non sperare che sia il nome del dolce ragazzo del pane quello che estrarrò dalla boccia alla mietitura.
Questo fa solo peggiorare i miei singhiozzi, mentre poggio la testa sulle ginocchia, sperando che sia solo un incubo, che non sia vero, che non stia succedendo sul serio.
Il mio telefono comincia a squillare, ma non mi muovo. Non riesco più a muovermi, nemmeno quando smetto di piangere e rimango ferma a fissare un punto indefinito del pavimento.
Non so quanto tempo sia rimasta in questa posizione, finché qualcosa cattura la mia attenzione. È il rumore della serratura della mia porta di casa, qualcuno sta entrando nel mio appartamento e sono praticamente certa di sapere di chi si tratta.
Non sono in molti ad avere la chiave.
« Effie! » La voce di Portia arriva preoccupata alle mie orecchie e quando non le rispondo, si avvicina a me, prendendomi per le spalle e aiutandomi ad alzarmi. « Cinna, dammi una mano. Va a prendere un bicchiere d’acqua. »
È come se stessi vivendo un’esperienza extracorporea. Riesco a sentire le loro voci, avverto i loro movimenti accanto a me, li guardo confusa, ma non posso dire una parola.
Portia mi fa sedere sul divano e mi porta verso di lei, abbracciandomi e accarezzandomi la schiena. Cinna torna con l’acqua e mi aiuta a bere un sorso, poi mette via il bicchiere e comincia a fare qualcosa con i miei capelli.
Mi rendo conto che mi ha levato la parrucca solo quando la poggia sul divano, e subito mi stringe una mano, accarezzandomi i capelli con l’altra. « Abbiamo provato a chiamarti, ma non hai risposto. Volevamo controllare come stavi. »
Come sto? Non lo so nemmeno io. Chino lo sguardo, voltandomi verso Portia e nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla, senza riuscire a controllare un’altra ondata di singhiozzi.
Il cuore mi fa male, letteralmente. Una morsa mi stringe dolorosamente il petto e mi impedisce di fare altro se non piangere.
Ero così felice questa mattina… stavo organizzando alcune cose per il matrimonio. Il matrimonio. Le immagini degli abiti di Katniss che il pubblico avrebbe dovuto scegliere si susseguono davanti ai miei occhi. Immagino che sia tutto annullato.
Un’altra fitta mi stringe il petto e le lacrime tornano a rigare il mio viso; come se avesse potuto leggermi nel pensiero, Cinna si alza e si allontana.
Non mi chiedo nemmeno dove stia andando finché non torna con quella che riconosco come la mia cartellina. Senza chiedermi il permesso, la apre e tira fuori dei fogli – le foto di Katniss nei suoi possibili abiti da sposa. « Effie, ho bisogno che tu mi dica se ci sono altre foto in giro. »
Sono confusa, ma scuoto la testa. « N-no. » Riesco a rispondere, controllando appena la voce. « Ma-? »
Portia mi stringe più forte. « Cinna… » Sembra più un avvertimento che un rimprovero, ma lui prende le foto e le mette da parte, poi torna a sedersi accanto a me, poggiandomi una mano sul braccio.
È ormai buio pesto quando riesco a riprendermi un po’. Non mi fido ancora delle mie gambe, quindi rimango seduta. Cinna ha preparato del tè per tutti, Portia non ha lasciato neanche un attimo il suo posto accanto a me.
« Forse dovrei chiamarli, o andare a fare una visita di persona. » La mia voce è roca, rovinata dal pianto e non oso nemmeno immaginare in che stato sia il mio volto.
Cinna scuote vigorosamente la testa, con uno sguardo serio. « No, lascia passare del tempo. » Mi incita a bere un altro po’ di tè, poi comincia anche lui a bere dalla sua tazza.
« Cinna ha ragione, Effie. » Il tono di voce di Portia è meno duro, il suo sguardo più dolce. « Devi restare calma e limitarti a fare il tuo lavoro. »
« Limitarmi a fare il mio lavoro… » Ripeto, con un filo di voce, più a me stessa che ai due stilisti. Non mi sono mai limitata a fare il mio lavoro, se non forse il primissimo anno da accompagnatrice. Come potevo farlo con un mentore come Haymitch?
Quattordici anni. Per quattrodici anni, ogni anno, abbiamo lavorato fianco a fianco, litigando e stando uno alla gola dell’altra. Sono andata ben oltre i miei compiti da accompagnatrice; sono stata la sua balia, la sua amica e la sua amante… e adesso potrei firmare la sua condanna.
Alla fine del Tour della Vittoria temevo di dover affrontare i prossimi giochi senza il conforto che mi dava, temevo che sarei stata costretta ad insegnare a Katniss e Peeta come fare i mentori e questo mi devastava.
Adesso sto rischiando di perderlo per sempre… fino a qualche mese fa non mi ero nemmeno resa conto di quanto la presenza di Haymitch fosse diventata così essenziale nella mia vita.
Cerco di non ricominciare a piangere, anche se gli occhi mi pizzicano e le lacrime premono per uscire. Un singhiozzo strozzato sfugge dalle mie labbra e chino la testa, sconfitta, mentre sento che le mie guance si inumidiscono di nuovo, nonostante i miei sforzi.
Come potrò salire su quel palco durante la mietitura? Con che coraggio potrò guardare in faccia tutti loro?
Il mio corpo viene scosso nuovamente dai singhiozzi, mentre le braccia di Portia ritrovano il loro posto attorno alle mie spalle e mi poggia il mento sulla testa. « Su, su. » Cerca di consolarmi, non so come facciano ad essere così calmi entrambi.
« Bevi, ti aiuterà a dormire. » Cinna mi passa di nuovo la tazza di tè, ormai quasi freddo.
Io obbedisco, e pochi minuti dopo il mio corpo si rilassa e la mia mente comincia ad assopirsi. Comincio a credere che con quel “ti aiuterà a dormire” Cinna intendesse proprio il senso letterale delle parole.
Dormo un sonno senza sogni, che solo un sonnifero potrebbe regalarmi, e quando mi sveglio è da poco passata l’alba. Mi ritrovo nel mio letto, cambiata e avvolta dalle coperte.
Quando guardo fuori dalla finestra, Capitol City appare ancora addormentata. È troppo presto per la maggior parte delle persone, ma io non voglio di tornare a letto.
Le parole di Portia risuonano nella mia mente, non ho intenzione di restare ferma a fare solo quello che la gente si aspetterebbe da un’accompagnatrice.
Non sono solo vincitori, sono la mia squadra, sono amici.
Accendo la televisione solo per impostarla sul muto; non posso rischiare di perdere di nuovo il controllo a causa dei servizi e delle interviste. Il volto del nuovo primo stratega, Plutarch Heavensbee, riempie lo schermo. Sta parlando con Caesar e sulle sue labbra c’è disegnato un sorriso contento.
Il mio stomaco comincia a bruciare alla vista di quell’uomo… sono costretta a distogliere lo sguardo.
Mi concentro su quello che devo fare; prendo immediatamente il telefono e comincio a fare decine di telefonate. Tutti questi anni passati al fianco di Haymitch, mi hanno permesso di fare molte conoscenze, fra strateghi e sponsor.
Non oso provare a chiamare mia madre, non le è mai andato a genio il fatto che non mi sia mai limitata a sorridere davanti alle telecamere.
Nel giro di un’ora, grazie ad alcune persone che mi dovevano dei favori, riesco a recuperare il materiale che mi serve: le registrazioni sui vincitori ancora vivi. Mi è bastato dire che era stato Haymitch a chiederle.
Ho bisogno di tempo per prepararmi psicologicamente prima di provare a chiamarlo veramente, ma lui non mi risponde. Probabilmente ha bevuto fino a perdere i sensi e per una volta non lo biasimo.
Mi decido quindi a chiamare Peeta. Cominciamo a parlare, dopo avergli detto quanto io sia addolorata da questa orrenda situazione in cui si trovano, lo convinco con molta facilità a cominciare a comportarsi come dei Favoriti. Anche lui sembra essere della stessa idea, quindi accetta volentieri di ricevere il materiale che sono riuscita a procurargli.
Prima di congedarmi, mi racconta quello che è successo la notte precedente e le parole mi restano bloccate in gola, senza sapere come rispondere.
Non voglio nemmeno pensare a come possano sentirsi in questo momento. Tutti loro.
Quindi prendo un’altra decisione: nessuno di loro dovrà più toccare una goccia di alcool. L’ultima cosa che gli serve è una Katniss alcolizzata…
Faccio mente locale e racconto a Peeta ogni singolo nascondiglio di Haymitch, non deve restargli nemmeno una bottiglia di liquore bianco. Potrà prendersela quanto gli pare, ora come ora non potrebbe importarmene di meno.
Quando finalmente la telefonata finisce, io mi ritrovo di nuovo vuota, senza sapere più che cosa fare o come aiutarli.
Nei giorni che seguono, Portia e Cinna sono sempre più difficili da trovare. Stanno lavorando a qualcosa di segreto, e di nuovo non vogliono dirmi di cosa si tratti.
Ricordi dei giorni del Tour della Vittoria tornano alla mia mente, e così la sensazione che loro mi credano incredibilmente più stupida di quanto io sia in realtà.
Decido di non intromettermi, perché ho paura che la risposta alle mie domande non mi piacerebbe affatto, spero solo che nessuno dei due si cacci in guai seri. 

 
A/N: Salve a tutti! Era da molto che mi ronzava in testa questa storia, lo so che non c’entra molto con quello che ho scritto ultimamente, soprattutto visto che con l’uscita del Canto della Rivolta, uno forse si aspetterebbe storie che riguardano il film o gli anni successivi… ma volevo un po’ allontanarmi da Petrichor. Ci tornerò appena finirò la seconda parte di questa storia, che comunque arriverà prestissimo!
In effetti questa storia è pensata un po’ come il proseguimento di 13 Days, la storia che ho scritto mesi fa, sul Tour della Vittoria. 
E, dal momento che il prossimo capitolo tratta i momenti precedente all
arena, se volete - non è necessario per il prossimo capitolo comunque - qui potete trovare una one-shot che invece descrive la mietitura dei 75° Hunger Games. Solo, il rating di questa one-shot è arancione, non vado nello specifico, ma cè comunque una scena damore.
Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie per aver letto e alla prossima!
 

x Lily
   
 
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