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Autore: Durhilwen    29/11/2014    6 recensioni
Qui non troverete nessun principe elfico, nessun mondo da salvare, e assolutamente nessuna damigella in pericolo.
Perché questa è la storia di come dalla Morte sboccia la vita, dagli errori il perdono, e dall’odio... l’amore.
E’ la storia di un Orco come mai l’avete visto prima d’ora.
-
E’ collegata in ordine cronologico a “la scelta giusta”; vi consiglio di leggere prima la Flashfic appena citata, se avete intenzione di continuare.
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galadriel, Nuovo personaggio, Orchi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo: domande, preghiere, speranze.

 

Erano passati alcuni giorni dal mio sogno, quando la terribile notizia giunse alle mie orecchie: Mordor sarebbe stata sguinzagliata*, ogni creatura  della Terra Oscura sarebbe andata a combattere.
Si avvicinava una nuova battaglia, questa volta presso il Nero Cancello.
Non avevo scelta, dovevo partecipare.
Mi sentii nuovamente solo, completamente inerme.
Tutta la gioia e la soddisfazione che avevo imparato a conoscere erano svanite, lasciando spazio ad un enorme vuoto nel petto.

Perché la vita si riduce sempre ad una guerra?
Contro i propri simili, contro il diverso, contro sé stessi.
Non si potrebbe trasformare la propria vita in qualcosa che conti davvero?
Ma soprattutto, se altri miei vicini non immaginano neanche lontanamente cosa sia la bellezza, perché questo miracolo (o questo fardello?) è dovuto toccare a me?
Cosa sono io per il mondo? Quale pezzo incarno, nel grande puzzle della Storia?
 
Erano domande che mi rendevano sordo a tutto il resto, e mai avrei potuto immaginare quando o come sarei riuscito a dare un senso alla mia esistenza.
 
Ora so che si può tornare indietro, so che il perdono trasforma le persone, e so che l’amore ne è la chiave.
Ma per quanto mi sforzassi, allora, di trovare una momentanea pace interiore, non riuscivo nel mio intento: una strana eccitazione si era impossessata di me, una fredda e spasmodica voglia di agire.
 
Le spade venivano affilate, i pugnali impregnati di veleno, la forgiatura di elmi e protezioni era l’attività più richiesta dalla situazione;
ovunque giravano squadroni pronti a marciare, frustati dai comandanti.
Il caos delle normali giornate aveva lasciato il posto al ritmico battere dei piedi sui sentieri.
 
Anche io ero tra quelle file, tremando e sperando: odiavo la marcia verso il fronte; la sua continuità rendeva tutto così… impossibile da scampare.
Tra le legioni viaggiava la Morte, accompagnandoci verso la fine.
La cosa peggiore? Insieme alla paura provavo una cieca rabbia, deleteria e feroce.
Era questa che sempre mi aveva spinto a combattere, che mi aveva fatto assaggiare la carne umana.
E ciò, mi piaceva.
 
•••
 
Dopo giorni interminabili, finimmo scaraventati nella battaglia.
Il sangue scorreva, impregnando la nera terra tanto temuta da coloro che chiamavamo “nemici”; le urla mi riempivano la testa e senza accorgermene, iniziai a gridare con i moribondi: ad ogni fendente, il mio cuore scoppiava e le mie braccia sussultavano.
Ero nella mischia, sballottato da una parte all’altra senza sosta.
Un troll mi urtò inconsapevolmente, ed io caddi a terra battendo violentemente la schiena.
Mi doleva la testa, e le mani avevano dimenticato come impugnare la spada.
Uno dei soldati di Gondor mi squadrò con orrore, poi caricò verso di me, brandendo la sua lama come se fosse l’unica salvezza.
E io smisi di gridare, rotolando su un fianco per allontanarmi:
pregai per una morte veloce, che mi avrebbe risparmiato dolore e sofferenza,
pregai per un futuro sereno, una pace duratura,
pregai per chi, come me, era riuscito a conoscere la forza di vivere.
Il soldato avanzava… e le mie preghiere furono ascoltate.
Un voce delicata rimbombò nella mia testa, obliando tutto il resto; la paura svanì all’improvviso, mentre tre parole riempivano il vuoto: “Lo vuoi davvero?
Strinsi i pugni, serrai le palpebre rispondendo di getto, e il mio “Si” echeggiò tra i silenziosi pensieri.
La Dama Bianca mi porse la mano con grazia, e per la prima volta vidi nitidamente la sua figura: alta, avvolta in un abito splendente, longilinea, dai capelli fluenti e dorati, come una cascata d’oro puro; gli occhi ricordavano il cielo, nei pochi momenti durante i quali le nuvole cedevano il posto al firmamento notturno.
Era bella, e sapeva riempirmi di calma.
Tutto il resto svanì, il campo di battaglia cedette il posto ad un’improvvisa luce che mi fece tenere gli occhi chiusi.
 
 •••
 
Li riaprii piano e mi accorsi di stare sdraiato su un prato, con la schiena ancora dolente appoggiata al tronco di un albero dalla chioma rigogliosa.
Una figura non molto alta, che non riuscii a mettere a fuoco in tempo, soffocò un grido mascherandolo con un singulto; in un lampo e un turbinio di stoffe, mi piantò il piede con forza sulla fronte: si dà il caso che portasse una calzatura particolarmente dura, o che probabilmente avesse solo un’esatta idea di dove il suo calcio avrebbe dovuto colpirmi.
Fatto sta che piombai in un improvviso e profondo sonno, quasi un sollievo rispetto all’emicrania che mi aveva seguito fin dalla battaglia.
Da qualche parte nella mia testa svolazzavano incessantemente mille domande che non ricevettero risposta.


 

*Si, mi sono ispirata alla frase de Le Due TorriIsengard è stata sguinzagliata…”; è stato più forte di me!
 
 
 

 
 
Angolo dell'autrice.
 
Era un'anonima sera di Novembre, quando l'idea per questa storia m'investì all'improvviso.
Ho iniziato a scrivere qualche appunto, un capitolo, due, poi ho deciso di pubblicare: che ne pensate?
Spero vi piaccia, perchè tra le righe di questa avventura nascondo delle piccole parti di me;
mi scuso per questo inizio un po' noioso, ma dovevo in qualche modo introdurre meglio il protagonista.
Ringrazio chi leggerà questa storia, e mando tanti bacini a tutti(?), che non fanno mai male.
Al prossimo capitolo!

 

   
 
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