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Autore: Non ti scordar di me    29/11/2014    8 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo.
 
La sveglia produceva quell’insopportabile tic che mi stava dando alla testa. Così molto stancamente spensi con un colpo secco quell’aggeggio maledetto. Segnava le 6:00 del mattino, la lezione all’Università iniziava verso la mattinata inoltrata ma quel giorno impostai l’orario presto – anche più del solito –.

Mi tolsi le coperte di dosso, misi le pantofole e m’infilai la mia calda vestaglia viola. Mi stiracchiai e come ogni giorno – da due mesi a questa parte – diedi un’occhiata ai messaggi, nella speranza di vederne uno solo suo.
Era quasi – per non dire che lo era – da masochisti guardare ogni mattina il suo profilo su whatsapp e non avere il coraggio di mandargli un solo e semplice ciao per paura di scoprire la sua reazione. Il nostro non era stato un addio normale, non era stato strappalacrime né indimenticabile…Era stato freddo. E come avevamo deciso nessuno dei due aveva più cercato l’altro.

L’università era perfetta, meglio di come potevo immaginarmi e vivere con mamma era stata un’idea a dir poco geniale! Era sempre alla mano ed evitava di fare domande, rimaneva solo ad ascoltare o i miei pianti quasi sfogo o le mie piccole soddisfazioni per quanto riguardava il College.

Mi strinsi nella vestaglia e trascinai stancamente il mio corpo verso la cucina. Probabilmente mamma stava ancora dormendo, perciò presi quasi un colpo quando la trovai sveglia a preparare il caffè.
Perché era già sveglia?

«Non è presto?» Le chiesi sforzando un tenue sorriso. Lei arricciò le labbra e si spostò da davanti gli occhi una ciocca di capelli.
«Non dovrei chiedertelo io? Sono le sei del mattino ‘Lena, altri incubi?» Mi chiese chiudendo il gas e porgendomi la tazza di caffè che rifiutai gentilmente.

«No…Niente in particolare, volevo svegliarmi presto e basta.» Dissi con una scrollata di spalle e aprii il frigorifero. Presi il latte scremato e ne versai un po’ nel bicchiere.
Mamma mi fissava ancora incerta, la sua bocca era contratta in una linea dura e i suoi occhi erano assottigliati in due piccole fessure.

«Sai che non sei costretta a stare qui da me?» Aggrottai le sopraciglia. Cosa…Cosa significava? Nessuno mi obbligava a stare lì con lei, anzi, io avevo avuta quell’idea e ne ero più che soddisfatta e felice.

«Cosa ti fa pensare che non mi trovi bene da te?» Le chiesi, sedendomi di fronte a lei. Non mi ero mai lamentata, passavamo il pomeriggio insieme e a volte facevamo anche delle video chat con papà e Stefan…Ovviamente Damon non aveva voluto mai parlare con me o con mamma…La chiamava solamente in determinate ore del giorno ma non avevo mai voluto origliare i loro discorsi, sta di fatto che lui non le aveva mai chiesto di passarmi il telefono anche solo per chiedermi come stavo.

«Elena, amore, io…Ti vedo spenta, ti vedo più cupa...Cos’è successo quando siete ritornati a casa tu e Damon? Non mi scorderò mai il tuo volto quando sei ritornata dal cimitero.» Mi disse stringendomi forte la mano. Mi venne la pelle d’oca e gli occhi iniziarono a pizzicarmi lentamente…Di questo passo sarei scoppiata a breve.

«Non siamo più in buoni rapporti. Una litigata di troppo…» Lasciai il discorso in sospeso e feci un lungo sorso dal bicchiere di latte scremato. «Piuttosto…hai mai sentito parlare di una certa Katherine?» Le chiesi dirottando l’argomento altrove da me e indirizzandolo verso Damon.

Lei strabuzzò gli occhi e sembrò quasi colta alla sprovvista.
«Mh…Mi è familiare come nome…» Commentò calma e pacata come sempre.
«E’ la sorella di un mio amico…So che si vedeva con Damon…» La sfidai con lo sguardo. I suoi occhi brillarono un momento di puro terrore e deglutì profondamente. Non voleva dire niente, probabilmente non voleva tradire la fiducia di Damon…Forse era un loro segreto.

Nessuna delle due replicò più. Io bevevo in silenzio il latte, mentre mamma si alzò da sedere e iniziò a lavare lentamente la tazzina del caffè evitando il mio sguardo.

«Ecco perché ero sconvolta.» Ruppi il silenzio che si era creato, visto che stava diventando troppo imbarazzante. A quelle parole si girò di scatto e mi ricordò tanto Damon. Questi modi di fare a volte bruschi, erano tipici del corvino.
«Sconvolta?» Mi chiese pulendosi le mani su uno strofinaccio. Annuii semplicemente e le porsi il bicchiere ormai vuoto.
«Ho saputo di Ka-Katherine e della sua…» Come potevo dirlo senza suonare odiosa e insensibile? «Della sua deceduta.» Dissi infine deglutendo e abbassando a disagio lo sguardo.

«Era una brava ragazza.» Aveva un tono piatto. Sembrava aver rimosso i ricordi di quella ragazza dalla sua mente.
«Io…Be’…Sapere che Damon non mi ha mai…Oh, insomma non mi ha detto che la ragazza che ama è morta!» Suonava molto strano dirlo ad alta voce, anche perché io non avevo alcun diritto su di lui. Non più almeno.

«E’ triste come storia. Venire a Mystic Falls gli ha fatto più che bene!» Disse mamma quasi sollevata. La pelle iniziò a diventare più rosea e il colorito quasi cadaverico stava lentamente scomparendo.
«Davvero?» La voce mi uscì più alta del previsto.
«Quando siete venuti qui l’ho visto così…così vivo. Non puoi immaginare come sono stata…sono stata contenta di vedere negli occhi di mio figlio l’amore nei tuoi confronti.» Disse con gli occhi che le brillavano. A quelle parole persi il respiro. Lei era contenta di vedere negli occhi di suo figlio l’amore per me, l’altra sua figlia?

Aprii la bocca ma mamma continuò il suo discorso prima che potessi dire qualcosa di cui mi sarei pentita.
«Il vostro legame lo ha salvato.» Sorrise. Stava alludendo al nostro legame fraterno. Senza ombra di dubbio. Lei non poteva sapere di…di noi.
«Anche se non capisco una cosa…Perché ti ha dato così fastidio il fatto che era innamorato?» Il suo tono prese una sfumatura più ironica e più maliziosa. Solo con mia madre potevo fare certi discorsi.

«Sono…Boh, non lo so…Definiamolo istinto di protezione.» Ci scherzai su mentre in gola si formava un grosso groppo in gola per quest’enorme bugia che avevo appena detto. Istinto di protezione? Altro che istinto di protezione. Ero gelosa, gelosa marcia di Katherine…E anche arrabbiata per le sue bugie.

Troppi sentimenti troppo contrastanti tra loro era difficili da controllare senza commettere un errore.
«Oh, è già tardi per me…» Disse alzandosi frettolosamente dalla sedia e sciacquarsi le mani. Diedi un’occhiata all’orologio. Era già passata una mezzoretta, ma per me era ancora presto per andare all’università.
Mi avviai così verso il bagno pronta per farmi una bella doccia calda così da rilassare tutti i miei muscoli intorpiditi.

Sfilai il mio caldo pigiama e anche la vestaglia e raccolsi i capelli in un altro chignon così da non bagnarli.
L’acqua scrosciava lentamente, mentre m’insaponavo con il mio bagnoschiuma preferito. Mi venne in mente quella volta in palestra…Mi stavo insaponando e improvvisamente mi sono ritrovata in doccia con Damon.
Cullata da quel ricordo mi sciacquai e sospirai pesantemente. Non  sarei andata da nessuna parte comportandomi così.
 

Le vie di Londra erano cupe e il cielo era coperto da grosse nubi grigie. Era il quarto giorno con quel tempo orribile. E pensare che era Aprile, a breve sarebbe arrivato Maggio e non c’era ancora uno sprizzo di sole.
Come ogni giorno passai davanti a quel luogo. Deglutii pesantemente e le lacrime mi pizzicavano gli occhi.

Ogni giorno passavo per quella strada e ogni giorno sentivo il macigno all’altezza dello stomaco farsi più opprimente. Quella lettera stava diventando un mio pensiero fisso e…non andava affatto bene.

«Elena, su! Vuoi passare il resto della tua vita davanti a questo maledetto cimitero?» Dissi sbattendo un piede a terra. Un momento…Stavo veramente parlando da sola?
In questo caso c’era solo una cosa da fare…Chiamare Caroline.
Mi sentii fortunata ad avere la promozione sui minuti America Europa, avevo a disposizione un tot di minuti ogni mese per parlare gratuitamente con la mia migliore amica.

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
- Pronto? Chi è? – La voce di Caroline mi arrivò alle orecchie in modo lontano, quasi stanco. Oddio, controllai l’ora all’orologio…Erano le otto, questo vuole dire che in America erano circa le due del mattino!

«Sono la tua amica…Non ti ricordi più di me?» Feci ironica. Di solito la chiamavo in orari decenti sia per me che per lei ma ora avevo bisogno di lei, a prescindere dal nostro fuso orario.

- Elena? Sai che ore sono? Le due e zero sei del mattino! – Disse stralunata. Mi morsi un labbro incerta…Forse potevo richiamarla più tardi. – Però se mi hai chiamato a quest’ora…ci sarà un motivo, giusto…- Suonò più come un’affermazione che una domanda. La sentii sbadigliare e farfugliare qualcosa.

«Con chi sei? Dimmi che sei sola, per favore.» La supplicai stringendo le mie mani in due pugni.
- Mh…’Giorno Elena, da’ te è giorno vero? – Subentrò una terza voce che riconobbi immediatamente. Alzai gli occhi al cielo e maledissi Caroline e gran voce.
«Enzo? Perché sei…» Non terminai neanche la frase. Caroline ed Enzo. Due di notte. La mia amica aveva avuto una notte…particolare.
- Devo proprio spiegarti tutto nel dettaglio? – Disse lamentandosi stancamente.

«Risparmia i dettagli. Care ho bisogno di parlarti…Io sono qui di fronte a…E sono tentata ad entrare…Però è sbagliato, io devo sapere cosa c’è…»
- Primo: smettila di balbettare. Tu non sei insicura. Secondo: sono passati mesi, possibile che la mattina passi sempre davanti a quel cazzo di cimitero? – Quasi urlò dall’altro capo del cellulare. Sbuffai e deglutii. Non ero riuscita a cambiare strada, era diventata un’abitudine.

«No. Non è questo il punto. Io voglio sapere cosa c’è in quella lettera.» Le dissi chiaramente. Quel pensiero mi stava mangiando viva. La mente era occupata da quella lettera, perché Damon l’aveva scritta a Katherine? Era una specie di sfogo?
- Dio, stai diventando completamente pazza! Perché non apri quella stramaledetta lettera e ti togli il pensiero? – Mi chiese, sbadigliando.

Secondo lei non avevo mai pensato di andare lì ed aprirla? Non l’avrei mai fatto. Era qualcosa di Damon  per Katherine, qualcosa che lei non ha potuto leggere…Qualcosa di troppo privato per me.

«Ma è…E’ qualcosa di privato. Damon le ha indirizzato quella lettera e io non sono nessuno per…per aprirla e leggerla…» In realtà speravo che in quella lettere fosse menzionato almeno una volta il mio nome o almeno che avesse accennato alla mia esistenza. E sapevo che era un discorso egoista e insensato ma ero fatta così e nessuno poteva più cambiarmi.

- Mi hai chiamato per un consiglio, giusto? Aprila. Leggi solo le prime righe...Non ti dico di leggerla tutta, leggi l’inizio. Almeno ti togli il pensiero…- Sospirai. – Di cosa state parlando? – Intervenne Enzo. Scossi la testa e mi morsi un labbro incerta sul da farsi.

«Grazie del consiglio, Care. Scusami per l’orario. Ti stringo forte.» Chiusi la chiamata e tirai un po’ su col naso.
Non posso farlo, pensai.
Eppure anche sapendo che era una delle azioni più sconsiderate che potessi fare, mi ritrovai a camminare a grandi passi verso il cimitero, verso la tomba di Katherine.

L’angelo quasi soffocato dalle spine era sempre lì, i fiori erano sparsi un po’ ovunque per via del forte vento che tirava in quei giorni e una lettera bianca stropicciata spiccava su una delle radici dell’albero ricoperta da poche foglie.
Mi avvicinai e mi sedetti a terra.
«Katherine…Non ho idea di cosa dirti, so solo che voglio chiederti scusa.» Non era strano parlare con una tomba, no, sembrava di mantenere ancora un rapporto col defunto anche se non l’avevo mai conosciuta.
La sua storia era molto triste. Così triste che tutto veniva messo in dubbio. Le mie sicurezze erano state messe in dubbio…Non c’era peggio di niente della morte? No. Non c’era niente di peggio che essere ossessionati dalla propria morte.

Tremai leggermente e mi strinsi maggiormente nei miei abiti caldi.

«Scusa per tutto. Per come mi sto comportando, per il mio atteggiamento ostile, per come ho trattato Damon…Già, Damon…Ti chiederai perché ti sto chiedendo scusa per come ho trattato Damon? Perché forse da lassù – indicai il cielo che mi sovrastava – ora starai pensando che era meglio che Damon incontrasse un’altra ragazza.» La mia voce tremava leggermente. Forse in questo momento, Katherine ovunque si trovi mi stava ascoltando e stava sorridendo, o magari mi stava odiando per quanto possa essere egoista e interessata solo ai miei interessi.

«Una ragazza meno incasinata, più gentile, più dolce. Magari volevi per lui un amore più sano. Un amore meno malato, un amore più vivo e genuino…» Mi bloccai un attimo e presi una grande boccata d’aria. «Però ci sono io. Ci sono io con i miei problemi, con i miei difetti, con le mie colpe…E con tutte le mie bugie. Ci sono solo io. Un disastro. E so che forse ti sembrerò melodrammatica, perché tu, tu sai veramente cosa significa sentirsi oppressi da qualcuno…ma, in questo momento, mi sto sentendo oppressa, mi sto sentendo debole.» La voce mi uscì in un debole sussurro.

Accarezzai debolmente la lapide di Katherine e con coraggio continuai.
«Mi sto sentendo debole in confronto al…al mondo. Mi sento piccola, una piccola ed inutile particella che vaga nell’Universo ignara di ciò che le succederà. E mi sento persa, mi sento spaesata perché so che lui, l’uomo che amo, non potrà mai avere una vita con me. Perché so che, prima, due mesi fa mi sentivo al sicuro nelle sue braccia.» Gli occhi iniziarono ad inumidirsi e il cuore iniziò a battermi velocemente.

«Quelle braccia che mi accarezzavano erano le braccia del diavolo. E io stavo bene lì, nell’Inferno…Fin quando non ho…ho fatto la decisione che mi sembrava più giusta. E se questa decisione non ti piace o non la condividi scusami ancora, scusami per tutto.» Liberai quasi un peso dal cuore. Volevo sfogarmi e parlare con lei, anche se non la conoscevo. Anche se non l’avevo mai vista e non sapevo neanche della sua esistenza avevo il bisogno di farle sapere che mi dispiaceva per lei.

«Un’ultima cosa…Scusami se leggerò quella lettera, ma ho bisogno di leggerla. Vorrei solo percepire tutto l’amore che lui provava per te.» Avevo la voce ridotta ad un udibile sussurro. Intorno a me tutto era silenzioso. Non c’erano persone a quell’ora, era tutto un assordante silenzio.

Già, un assordante silenzio. Perché io preferivo ad un silenzio assordante che un chiacchiericcio silenzioso. Perché lì in quel momento, da sola, senza nessuno c’eravamo solo io e Katherine. E nel silenzio sapevo che qualcuno mi stava ascoltando, qualcuno che poteva trovarsi a migliaia di distanza da me…Qualcuno che da lassù vegliava su di me e mi ascoltava lasciandomi da sola nelle mie amare certezze e nei miei grattacapi.

Il chiacchiericcio era silenzioso, perché nel suo rumore c’erano solo tante troppe parole che vagavano senza meta. Ed erano parole sprecate, frivole, erano i soliti cliché, le solite sciocchezze che non volevo più ascoltare.
Presi la lettera tra le mie mani e l’aprii lentamente. Era incrostata di un po’ di terra e ancora impregnata di acqua.

- Cara Elena, -

Presi quasi un colpo quando vidi l’intestazione di quella lettera. Perché era intestata a me? Non era una lettera per Katherine?

- Ora siamo in aereo e tu stai dormendo placidamente sulla mia spalla. Sinceramente, non ho la più pallida idea del perché sto scrivendo questa lettera. Anzi, so perché ti sto scrivendo…il punto è che non voglio ammetterlo. -
Aveva iniziato a scriverla durante il viaggio verso Londra, mi ero appisolata. Sorrisi leggermente e continuai la lettura.
- Quando ti ho guardato negli occhi, ho visto tutto quello che provavi per me. E ti giuro mi sono sentito una persona di merda, perché ti sto mentendo. Ti sto mentendo in continuazione, ma tu non lo sai. Non lo saprai fino a quando non te lo dirò e io non voglio dirtelo. Non voglio rivelarti la verità. Perché una volta averla saputa mi odieresti.
Odieresti per davvero. –

Si stava riferendo a tutte le sue bugie, ma ancora non capivo. Non capivo il vero motivo di quella lettera.

- Hai i capelli scompigliati e un tenue sorriso ad illuminarti il volto. Sembri così rilassata, sembri calma e in pace con te stessa eppure so, per certo, che dentro di te ci sono tanti spettri. Spettri che ti spaventano ma non vuoi ammetterlo.
Ognuno di noi ha dei fantasmi del passato, ognuno di noi ha dei segreti…Tu hai i tuoi e io ho i miei. Ma questi segreti mi stanno pesando troppo. E ogni volta che incontro i tuoi occhi mi sento un verme. Un brutto bastardo.
Uno stronzo. –

E lo eri, eri un bastardo e uno stronzo. Anche complicato e pieno zeppo di segreti. Ma io non ero di meno. Forse ero anche peggio di lui, ma quello era il problema minore.

- E so perfettamente che tu sei peggio di me. Sei ancora più stronza e lunatica di me, sei vendicativa e schietta. E forse è proprio questo che mi ha fatto – La frase era incompleta, ma la lettera continuava. Questa volta la scrittura era più delineata.

- Ti stavi svegliando e ho dovuto chiudere di fretta questa cosa che sto scrivendo. Ora siamo a casa, a casa mia. E io mi trovo nella mia stanza, nella stanza che ospita la maggior parte dei miei spettri.
Perché voglio aprirmi con te, ma non in modo diretto. Preferisco farti arrivare il mio messaggio in modo trasversale, attraverso questa “lettera”. – Era una delle sue caratteristiche. Ciò che faceva, tutte le sue azioni erano già programmate ed ideate, seguivano sempre una
loro logica…Proprio per questo volevo capire come mai lui avesse scritto questa lettera per me e l’avesse lasciata sulla tomba di Katherine.

- Inizio dalla bugia che…che è quella di cui mi pento di più.
Eri così bella in biblioteca, ti avevo osservato e mi avevi ipnotizzato. I tuoi capelli che ondeggiavano ogni tuo passo, i tuoi piccoli fianchi, il tuo profilo perfetto e l’espressione pensierosa dominava sul tuo volto. Così ho pensato ‘proviamo ad abbordarla’ ma tu al mio primo approccio mi hai capire chiaramente che detestavi questi modi di fare. E mi hai messo così la pulce nell’orecchio.
Poi quando ho saputo che quella ragazza che avevo accalappiato in biblioteca e che avevo aiutato in trigonometria era mia sorella si erano quasi aperte le porte del Paradiso.
Perché avevo capito che potevi essere la mia salvezza. –

Le sue parole calda e sofferte, calcate nel foglio duramente e leggermente sbavate, scivolavano dalla mia bocca lentamente. Elaboravo lentamente tutte le sue parole e le immagazzinavo nel cervello e le ripetevo fino allo sfinimento.
Potevi essere la mia salvezza. Quella frase mi dava i brividi.

- Ma tu sembravi odiarmi. Anzi mi odiavi. Mi odiavi dal profondo e quando ho iniziato a costruire uno straccio di rapporto fraterno, mi sono praticamente scavato la fossa da solo. Sai perché? Perché avevo iniziato a guardarti con degli occhi diversi, occhi quasi più consapevoli. Perché ti giuro ho provato tutto per te, ho cercato di trovare dei sentimenti che cercassero di non farmi sentire completamente sbagliato.
Non era affetto. No. Non provo per te del semplice affetto, tantomeno del sano istinto di protezione fraterno. Perché un fratello normale non vorrebbe spaccare la faccia a tutti gli esseri presenti sulla faccia della terra che possono osservarti nei tuoi piccoli dettagli. Un normale fratello controllerebbe la sorellina minore e l’aiuterebbe, io non voglio aiutarti.
Non voglio vederti con nessuno.
Scartato l’affetto, passai all’odio. Come potevo odiare una ragazzina a cui non avevo mai parlato? Come potevo cercare odio in un sentimento completamente diverso? Sorpassato l’odio, mi soffermai sul desiderio. Eri solo quel pensiero perverso che aveva preso posto nella mia mente? Era solo volerti con me per una sera? Oh, no. Non lo era.
Non lo era perché ho visto passare dall’alloggio del mio college tante ragazze, ma nessuna di loro eri tu. Nessuna aveva quei maledetti occhi color cioccolato che ti scavano all’interno lasciandoti senza parole. Nessuna aveva quei morbidi capelli color mogano così lucidi dove quasi potevi specchiarti.
Nessuna aveva quel sorrisetto stronzo che si forma sulle tue labbra quando parli con qualcuno.
Nessuna aveva quei tuoi modi di fare, nessuna aveva la tua lingua insolente e la tua schiettezza.
Nessuna eri tu.
Perché tu sei tu e basta. Sei unica e fidati sei unica nel tuo genere, ma non perché sei la solita perfetta ragazza che dopo un po’ stanca.
Sei acida e cinica. Sei cattiva e vendicativa con me. Sei decisa nelle tue scelte, sei un’orgogliosa del cazzo, sei determinata e quando vuoi sei anche fredda.
Sei un maledetto concentrato di difetti che sono perfetti. Perfetti per me. Perché guardami. –

Dio, le sue parole erano quasi poesia. Non pensavo fosse così…così…Non trovavo una sola parola per racchiudere una parola per racchiudere quel talento che aveva. Riusciva ad esprimersi in una semplice lettera concetti e parole che io non sarei mai riuscita a spiegare in quel modo che sembrava semplice ma non lo era affatto.

Rilessi un passaggio che mi aveva particolarmente colpito. Si chiedeva cosa provava per me? Io non avevo avuto dubbi. Non riuscivo a vedermi con lui in altre situazione, non riesco a immaginarmelo come mio fratello né come mio amico.
Lui doveva essere il mio uomo e nient’altro. Allora perché ora non sono lì con lui? Perché lui è mio fratello. E non c’era niente che potessi fare per cambiare questo.

Definivo il destino una tela su cui dipingere, qualcosa che puoi scrivere e che se non ti piace potevi sempre cancellare e ricominciarlo. Ma non era così, perché nel caso mio era così e basta.
Non potevo fare altro.

Con il cuore a metà continuai a leggere.

- Ti sembro una persona normale? Non lo sono. Sono complicato, un rebus troppo complicato, così complicato che pensavo che nessuno sarebbe mai riuscito a risolverlo…Poi sei arrivata tu e hai fatto crollare le mie certezza. E’ giusto per te?
No. NON è affatto GIUSTO.

TU. TU NON ERI NESSUNO PER SMUOVERMI. PER SRADICARE IN ME LA CONVINZIONE DI NON POTER PIU’ AMARE. –
Qui si sbagliava, io non ero una semplice persona. Ero quella persona. Quella persona che s’incontrava forse una sola volta sulla vita, o forse ero l’ennesima ragazza che ha provato a fargli dimenticare Katherine ma non ci era riuscita.
Eppure nelle sue parole percepivo solo tanta tristezza e tanta sofferenza. Perché sì…Perché lui provava odio, odio non verso di me, verso sé stesso e verso i suoi sentimenti.

Una lacrima – seguita da altre – sfuggì al mio controllo.
Perché? Perché? Perché avevo pensato di venire qui e di leggere quella lettera? Come potevo alzarmi di lì e buttarmi alle spalle tutto quello che stavo leggendo?

- Già, perché ho amato. Credo di aver amato solo una ragazza. E quella ragazza non sei tu. -
Queste credo siano state le parole che mi abbiano ferito di più, chiusi di scatto la lettera con il petto che si muoveva ritmicamente ai battiti del mio cuore. Guardai la lapide di Katherine, le avevo promesso di leggere solo l’inizio della lettera…ma quella lettera era per me. E dovevo finire di leggerla, anche a costo di ritrovarmi il cuore in tanti piccoli pezzetti.

- Perché l’amore è un sentimento dolce, calmo, che ti fa sentire completo. Che ti fa sentire bene. Ed è qui che mi sbagliavo. Perché tra tutti i sentimenti che ho preso in considerazione per te, avevo pensato anche all’amore. Ma non era amore.
Sì, c’è stato un tempo in cui la parola amore sembrava essere l’unico sentimento adatto a noi due.
Ho amato una volta nella mia vita e credo che forse non potrò più amare. Ho amato Katherine e l’ho amata col cuore, l’ho amata come un fratello ama la sorella, come un padre ama la figlia e anche come un marito ama la propria moglie.

Forse il nome Katherine sarà familiare, per questo ti chiedo perdono. Perché ho mentito, ma ora…Ora se ritornassi indietro non cambierei niente. Lascerei le cose così come sono e non le cambierei, perché le scelte che ho fatto mi hanno reso la persona che sono adesso. E mi sta bene.
Sì, sarò sincero l’ho amata…E quello che provo per te non è quello che provavo per lei. No, perché i sentimenti per lei erano diversi. Erano genuini, buoni, mi avevano reso una persona migliore, una persona normale…Non andavo più a quelle gare che odiava tanto, avevo iniziato a bere di meno…Ero cambiato completamente, ma non so ancora se in meglio o in peggio.
Con te…Oh con te, ho mandato tutto a farsi fottere.
Perché con lei mi trattenevo, perché con lei avevo paura di ferirla, avevo paura di compiere la mossa sbagliata e l’ho fatta. Con Katherine ho sbagliato, lei sapeva cosa voleva farne della sua vita…Ero io che non sapevo cosa volevo fare della mia vita. E ancora oggi non ho la più pallida idea di cosa un giorno farò. Lei aveva una sua concezione della vita e io avevo la mia.
E con questo non voglio dire di non aver provato niente per te. Solamente quello che provo non è amore.
Perché l’amore è un sentimento che ti rende felice…Che ti fa sentire tre metri sopra il cielo.

E l’ho capito tardi, per te provo un sentimento che non credo sia stato provato da qualcun altro oltre a noi.
Tu mi rendi debole e vulnerabile. Mi fai sentire piccolo e senza parole, mi lasci con l’amaro in bocca. Ma un amaro sublime. Un amaro di cui sono dipendente, ne sono completamente schiavo. E so che tu sei schiava di me come io lo sono di te.
Siamo entrambi schiavi e non riusciremo mai a ribellarci. Non ce la faremo perché siamo troppo dipendenti da questo malsano sentimento che non si classifica sotto il semplice sostantivo di ‘amore’.

Questo strano sentimento che mi lega a te mi sta facendo uscire di testa. Perché non ti amo da impazzire, ma sono impazzito per amarti.
Perché ho provato ad amarti, ma non ho avuto risultati. Stavo impazzendo per amarti, ma non ci riuscivo. Non riuscivo ad amarti, perché non ti amo. Perché non so dare uno stramaledetto nome a noi e a quello che siamo. Non siamo l’incesto, non siamo il reato. Siamo Elena e Damon e siamo schiavi l’uno degli altri.

Noi siamo il proibito. E mi piace. Mi piace quel proibito. Non siamo le coppie normale che cercano l’altra metà, io non cerco la metà che mi completi. Perché noi non cerchiamo una metà, siamo due persone complete. Due persone con un passato, con mostri che ci tormentano e con storie mai gettate alle spalle.
Tu sei la mia ancora, la persona che mi dice di sbagliare, la persona che vuole sbagliare con me e per me.- Dio, no. Non poteva scrivermi questo. Non poteva dirmi veramente quelle cose. Non poteva dire tutto quello che io non volevo ammettere.

E ora stavo piangendo e stavo bagnando quella lettera, mentre il cuore batteva forte e la testa era piene delle sue frasi. Piena dei suoi sentimenti senza nome, piena del nostro proibito.

Piena di lui. Perché ora la mia testa pensava a lui, solo a lui e non potevo farne a meno. Aveva ragione. Completamente ragione. Non ero la ragazza da storie romantiche, né da storie zuccherose con un buon lieto fine.
Perché in questa merda di società, dove prima ti criticavano e poi quando morivi si fingevano tristi per te, non esisteva nessun lieto fine.

Lieto fine dove? Dove vedevano un lieto fine? Non c’era niente di lieto nella nostra fine. La nostra era una fine drammatica, dura e cruda. Una fine che ti faceva capire quanto la vita potesse essere ingiusta e come i buoni rimanessero fottuti nella vita.
Eravamo solo delle vittime. E le vittime erano vittime e rimanevano tali, dovevi avere solo la forza di provare a combattere e io quella forza non l’avevo più.

L’avevo esaurita. Avevo impiegato la mia forza per superare i sensi di colpa opprimenti per Matt, avevo continuato a resistere per superare il segreto della mia amica…E ora non avevo più niente.

Almeno mi sentivo vuota, ma non lo ero. C’era lui. Damon che mi era sempre accanto, accanto in modo strano ma c’era.
E la mia forza aumentava. Aumentava rispetto alla sua. Non ero mai stata brava in matematica, ma quelle poche cose che sapevo me le ricordavo.

La proporzionalità. La proporzionalità diretta eravamo noi, rappresentava noi, perché all’aumentare delle x aumentano le y e al diminuire delle x diminuivano anche le y.

Eravamo le x e le y. Lui diventava più forte, io producevo la mia forza che mi permetteva di combattere contro tutto e contro tutti.
Ma ora che eravamo separati, lui non produceva più la mia forza e io mi stavo spegnendo lentamente. Mi stavo spegnendo, il fuoco che mi alimentava si stava esaurendo e di me sarebbe rimasto solo la cenere.
Diedi un’occhiata veloce alla fine della lettera, ancora un’altra scrittura, ciò significava che l’aveva scritta in un altro momento.

- Hai capito che non potrei mai racchiudere il mio sentimento per te sotto la parola ‘amore’? Non riuscirei ad esprimere bene il concetto e definirlo amore era come minimizzare noi e quello che sentiamo.

Per Katherine era, invece, amore. Era un sentimento meno impellente, meno passionale, meno dipendente…Meno TUTTO.
E questo sentimento mi prende allo stomaco e mi attanaglia la testa.
Stasera ti ho osservata, ho assistito alla tua sbornia colossale e ti sono stato accanto e ti ho tenuto i capelli mentre vomitavi l’anima. E quando ti sei finalmente addormentata, ti ho visto piccola e finalmente ho visto in te quel pizzico di vulnerabilità che ti mancava.
Credo che questa sera mi sono reso conto di come potessi sorprendermi. Quel tuo sbaglieremo insieme ha acceso in me un sentimento che sono riuscito subito ad analizzare. Mi sentivo strano, con un nodo alla gola e con l’ansia che saliva alle stelle…I sensi di colpa.
Mi sento in colpa per tutto questo, sia per le mie bugie sia per questo sentimento. Un sentimento soffocante.

Tu mi soffochi, mi soffochi lentamente e rendi questa tortura più dolce e questa fine più leggera. Perciò continuerò questo gioco. E quel tuo Non distruggermi è suonato alle mie orecchie come una canzone dolce e velenosa al contempo, dolce perché ti ho sentito sotto la pelle, ti ho sentito dentro di me e velenosa perché so che ti sto avvelenando, con queste mie piccole dosi di ‘amore’ ti sto avvelenando.
E’ la prima volta che scrivo una lettera e credo sia un vero schifo. Spero solo che un giorno magari anche lontano da ora tu possa leggerla e possa comprendere quale sentimento mi lega a te. La lascerò nel luogo meno ovvio in cui cercare, nel luogo in cui nessuno potrebbe mai arrivarci ma so che tu una volta saputo di tutto questo saprai già dove cercare.

Siamo collegati e ormai non possiamo allontanarci, non più. Non ora che avverto tutto quello che provi sulla mia pelle. Sei una delle cose più odiose che mi siano capitate nella vita, sai? Eppure non lascerei mai che nessuno si prenda il mio piccolo diamante grezzo. Sì, tu sei il mio diamante grezzo.

Non sei appariscente, ma non ti nascondi. Non ti occulti dietro le persone, anzi hai la faccia tosta e sai farti valere…Ma la tua voce e le tue convinzioni rimarranno sempre sepolti dalla merda che ci gira intorno.
Siamo due diamanti nella merda, bambina.

E solo due persone come noi, potevano scegliersi tra tante.
Amarsi da morire fino a odiarsi a morte. Solo noi possiamo.
D S.

In quel momento mi sentii vuota. Inutile. Le lacrime scorrevano sulle mie guance ininterrotte ma non provavo ad asciugarle. I capelli mi oscuravano la vista ma non avevo intenzioni di scostarli. Il mascara mi dava un fastidio immane agli occhi, ma non volevo muovermi.
Intorno al cimitero regnava un fastidioso silenzio, non c’era un solo signore. Non c’era nessuno. Nemmeno una misera persona.

C’ero solo io, Katherine e Damon. E ora capii. Capii perché aveva lasciato quella lettera, capii perché Damon non cercò di occultarmi quella lettera. Lui voleva che io mi ricordassi di quella lettera perché sapeva che un giorno l’avrei letta, sapeva che un giorno avrei cercato quella lettera.

Perché Damon voleva che io fossi a conoscenza di quello che lui provava per me.
Chiusi gli occhi e sospirai. Nonostante tutto, nonostante i suoi sentimenti mi aveva lasciato andare. Aveva lasciato che io crescessi e imparassi a crescere da sola…Ma ora come potevo crescere senza l’uomo che mi aveva aiutato a cambiare?

Grazie Damon, grazie perché io sono ancora in piedi e perché in tutta questa merda io mi sono salvata. Grazie per il nostro proibito.
 
 
TO BE CONTINUED…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 -0
Ecco la fine di questa fan fiction.
Per una volta non voglio scherzare e non voglio neanche parlare o commentare questo capitolo/Epilogo, perché non c’è niente da dire.
E’ finita e voglio dirvi che ho amato col cuore questa fan fiction perché è quella fan fiction in cui ho messo tutto quello in cui credo fortemente.
Perché io credo in ogni singola parola che ho messo su penna e carta, perché so che un giorno le parole che ho scritto possano in un modo o in un altro arrivare a qualcuno. E sono contentissima del fatto che a voi sia piaciuta questa fan fiction perché non ci speravo veramente più di tanto.
Non ci sarà nessun conto alla rovescia e sapete, forse ora vi starete preoccupando. Starete forse pensando ‘Con questo vuol dire che non farà più un sequel?’ e la mia risposta è un sonoro NO.
E’ un no perché ho in mente un piccolo seguito che spero possa piacervi, ma per me – solo per me credo – Amore Proibito finisce qui.
Cè questa storia potrebbe concludersi qui. Anche la storia più tormentata non deve avere un lieto fine, non per forza. Perché non sarebbe molto realistica, per i miei Elena e Damon non ho mai optato per un comune lieto fine perché io non credo al lieto fine in questa società e non posso farci niente.
I buoni rimangono sempre fregati e in questa storia ci sono le mie idee…E so che molti di voi mi diranno magari ‘Io leggo ff perché voglio immaginare un finale positivo, qualcosa che magari non potrebbe accadere qui nel nostro mondo’ e io dico che allora questa non è la storia giusta, perché non sono una tipa che ama i lieto fine.
Lo metto in chiaro da subito: non ho idea se questi due poveri avranno un vero e proprio lieto fine.
MI SCUSO SE QUALCUNA DI VOI CI SIA RIMASTA MALE, MA VERAMENTE QUESTO FINALE MI SEMBRAVA IL PIU’ SENSATO.
E’ sensato perché nella vita reale è così. Le persone affrontano situazioni complicate e non sempre ne escono vincitori.
Spero vi sia arrivato il messaggio e che vi sia piaciuta la lettera di Damon a Elena. Personalmente non immaginavo un Epilogo così, perché non immaginavo di creare questo sentimento che per me NON è amore.
L’amore come ha già detto Damon è gentilezza, premura, è un qualcosa di buono che ti fa sentire sollevato…Che ti fa sentire una persona migliore, che ti rende migliore.
Ora…Guardiamo Elena e Damon. Vi sembrano persone migliori da com’erano? Per me sono le stesse, con storie e psicologie difficili da capire. E mi piacciono molto, mi piacerebbe perdere ore nelle loro mentalità un po’ chiuse e complicate da decifrare e ho intenzione di riscrivere questa storia approfondendo la loro mentalità perché rileggendo i primi capitoli ho notato che mancano alcuni dettagli che voglio chiarire.
Analizzando Elena: è una ragazza emotivamente complicata, la situazione familiare è quella che ha inciso sulla sua personalità e l’odio per Damon è solamente uno escamotage per giustificare quest’odio che prova per qualcuno e quel ‘qualcuno’ non ha un nome. Insomma nessuno di voi non ha mai provato odio senza un reale motivo?
Damon invece è più che altro traumatizzato, la morte di Katherine l’ha lasciato senza parole, si sarà chiesto perché la società spinge i ragazzi fino a quella situazione. Perché la tafofobia non è altro che la paura di morire e vivere ogni giorno con l’ossessione della sua morte può essere solo causata da una concezione di vita diversa dal normale.
Caroline, invece, è l’adolescente che crede di aver tutti contro senza un reale motivo. Pensa che essere innamorata di un ragazzo che la vuole solo per piacere sia la cosa peggiore che potesse capirle. NO, stare in macchina con una persona, farci un incidente e venire a sapere che tu sei sopravissuto mentre lui NO è traumatico. Elena ne risentirà in futuro di questo, perché ora è giovane ma immaginiamo tra un paio di anni…Certe cose hanno ripercussioni in futuro su una persona.
Stefan è l’adolescente comune, l’adolescente che tutti quanti vorrebbero essere diciamo pure così. Perché non ha problemi, vuole divertirsi e vivere appieno la sua vita.
E poi l’ultimo personaggio che voglio analizzare è Giuseppe Salvatore. Giuseppe è complicato, reduce da un matrimonio finito male e con troppi impegni per la testa per badare ai suoi figli. E’ il tipico adulto che cerca di sentirsi ancora giovane. Questo di solito capita con le persone che non hanno vissuto appieno la loro adolescente (il contrario di Stefan, in breve).
Ora dopo tutto questo… Chiarimento (?) Parentesi (?) Insomma dopo qualsiasi cosa fossero queste spiegazioni, voglio solo farvi capire che i miei personaggi sono reali e complicati perciò non possono avere un finale scontato per come sono fatta.
Accetto ovviamente altre opinioni! CHIUNQUE PUO’ DIRMI SE NON GLI E’ PIACIUTO QUESTO FINALE E OVVIO VORREI SAPERE PERCHE’.
Tutto qui, non ho altro da dire.
Uh, l’ultima cosa un ringraziamento va a quelli che mi hanno sostenuto, grazie ai 49 che hanno inserito la storia tra le preferite:
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E anche agli otto che l’hanno inserita nelle ricordate:
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E poi scusate se vi rompo ancora XD, un ringraziamento speciale a:
PrincessOfDarkeness (che segue tutte le mie storie con affetto), NikkiSomerhalder (spero che non ti abbia deluso questo finale), Horse_ (che ha azzeccato più o meno quasi tutti i segreti di questa storia), NadyDelenaLove (che mi segue dall’inizio, inizio), Smolderina78 (ti adoro <3), NianDelLove (con le sue recensioni adorabili *-*) e Bea_01 (che mi imbarazza sempre con tutti i suoi complimenti). E poi grazie anche a chi mi ha fatto sapere la sua opinione più in là, come Atlantide08, TheVampireHeart, BunnyDelena,
FallenInLove…E tutti gli altri! VERAMENTE NON RIUSCIRO’ MAI A DIRVI GRAZIE.
Per quanto riguarda il sequel, posterò un capitolo (anche se non sarà un vero e proprio capitolo XD) in cui vi farò sapere quando lo posterò o se l’avrò già postato.
PS: Grazie anche a Mostro che con le sue canzoni mi ispira sempre! <3
Alle recensioni, care.
Vi amo <3
Alessandra.
  
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