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Autore: GirlWithChakram    30/11/2014    3 recensioni
Raccolta di OS legate alla fanfiction "Your Spanish Lullaby", che vedrà il ritorno di Brittany, Santana e la loro variegata compagnia, in diversi Missing moments, alle prese con le avventure non raccontate nell'opera originale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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THE ECHO OF YOUR SPANISH LULLABY
 
An hiril vuin,
gi melin nín thêl-dîs

 
Avvertimento: si consiglia di aver letto prima la fanfiction a cui questa raccolta fa riferimento. QUI il link diretto al primo capitolo.

 
LAST FRIDAY NIGHT
 
Venerdì. La conclusione dell’ennesima settimana di lavoro era finalmente arrivata.
Mi chiusi la porta alle spalle con un sospiro e tesi l’orecchio, aspettando di cogliere gli ormai consueti strilli di benvenuto della mia figliola, che veniva infastidita ogni volta dal rumore delle chiavi nella serratura.
«Sono a casa, amore» dissi, lanciando la borsa in un angolo e scagliando i tacchi in direzione della scarpiera.
Drizzai le orecchie: udii chiaramente il suono degli oggetti impattare contro il pavimento.
Nessun lamento di neonata.
Sentii un enorme sorriso farsi largo sul mio viso. Pace, finalmente.
Il senso di colpa mi investì subito dopo. Ero contentissima di avere Valerie, certo, ma da quando lei e Britt erano arrivate a casa dall’ospedale non ero più riuscita ad avere un momento per me stessa. Mi scapicollavo tra l’ufficio, il tribunale, il supermercato e casa, senza mai riposare. Avrei tanto voluto poter tornare alla mia confortevole dimora, sdraiarmi sul divano, accendere la tv e rilassarmi ad occhi chiusi, magari tra le braccia di mia moglie. Ma quello era ormai nient’altro che un sogno. Sogno che non potevo neppure sognare realmente dato che non dormivo praticamente più.
La quiete perdurò.
«Tesoro? Sei a casa?» ritentai, poco convinta.
Avanzai in punta di piedi, guidata dalla forza dell’abitudine che mi imponeva di muovermi silenziosa come una gatta per non disturbare Val.
Arrivai in cucina e trovai ad attendermi, fissato alla porta del frigorifero, uno sgargiante biglietto scritto con i pastelli a cera. Lo staccai con delicatezza e strizzai gli occhi per non essere abbagliata dal tripudio di colori.
Disperse tra improvvisati disegni di unicorni, occhi di Sauron, geroglifici e cicatrici a forma di saetta, riuscii a decifrare alcune parole: “Io e Val siamo dai Klaine a giocare con i gemelli. Goditi la serata di libertà. Ti amo, Brittany”
Risi. Non riuscivo neppure a ricordare quanto fosse passato dall’ultima volta che avevo avuto un venerdì sera solo per me. Solitamente, prima dell’arrivo di Valerie, uscivo a bere con Puck o mi univo alle maratone di film organizzate da Blaine, ma dalla nascita della bambina mi limitavo a buttare giù una birra, di nascosto perché Britt diceva che davo un cattivo esempio, per poi dedicarmi in tutto e per tutto alle due donne della mia vita.
Rilessi il biglietto, per sicurezza, con il timore di scoprire che si trattasse solo di uno scherzo. Ma non potevo sbagliarmi. Ero libera.
Estrassi dal fondo del frigo una bottiglia di Guinness che tenevo da parte per qualche occasione speciale. Mi ci volle un mucchio di tempo per riuscire ad aprirla, mi tremavano le mani dall’agitazione.
«Datti una calmata» mi ordinai «Sono solo poche ore di tranquillità.»
Alla fine vinsi la mia battaglia contro il tappo e potei, finalmente, cominciare a riempirmi di alcol, per quel poco che la singola birra mi avrebbe permesso.
«Potrei attingere all’armadietto dei superalcolici» commentai ad alta voce, osservando il mobile tentatore. Da dietro i vetri blu scuro si intravedevano i profili delle bottiglie, in attesa solo di essere svuotate.
«No, Santana» mi redarguii «Datti un contegno. Non puoi permettere a Britt di trovarti ubriaca marcia abbandonata sul divano.»
Mi zittii e riflettei su quanto stavo facendo: parlare da sola. Quella era una prerogativa di mia moglie, avevo finito per assumere da lei quel bizzarro comportamento. Speravo che Val fosse tanto intelligente da capire di non dover prendere nulla dalle sue mamme, perché entrambe erano classificabili come fuori di testa.
Accesi la televisione, un po’ incuriosita da cosa ci potessi trovare, un po’ per avere qualcun altro che colmasse il silenzio che era calato in casa.
Non c’era nulla di interessante, ma lasciai comunque sintonizzato su un qualche talent show musicale, che mi avrebbe permesso di insultare pesantemente i ragazzini stonati che si credevano novelle promesse della discografia.
Ad un certo punto comparve sul palco una mocciosa di quindici, forse sedici, anni che annunciò di voler eseguire “un classico dei bei tempi andati”. Quando iniziò a cantare “Songbird” mi cadde la mandibola.
«Amore!» urlai senza pensare «Qualcuno si è fottuto la nostra canzone! E la cosa peggiore è che adesso mi sento vecchia!»
Nessuna risposta.
La tentazione di prendere il telefono per chiamarla fu forte, ma qualcosa mi distrasse. Il rumore di un’auto che veniva a parcheggiare nel nostro vialetto. Non potevano essere già di ritorno, era troppo presto.
Provai a ricordare se avessimo qualche visita in programma, ma i tre Puckerman erano a trovare la sorella di Quinn a Chicago, Sam era ancora in California sul set, Finn aveva raggiunto Rachel a New York per uno dei loro week end da matrimonio a distanza, i Klaine con i loro figlioli erano, immaginavo, con Brittany. Non avevo idea di chi potesse fare un’improvvisata un venerdì sera.
«Magari Ashley ha di nuovo litigato con i Pierce…» mormorai, ma era un’ipotesi poco credibile. Ormai la ragazza passava talmente poco tempo a casa da non aver tempo di discutere con i genitori.
Sentii suonare il campanello.
Non potevano essere i miei, che si erano presi una settimana di vacanza dal lavoro per andare a controllare la condizione della casa a Puetro Rico in cui, avevo stabilito, avrei portato la mia famiglia per le vacanze estive. Volevo che Valerie avesse fin da subito un buon rapporto con la mia terra natale e soprattutto con l’oceano, che restava una componente importante del mio essere. Ero diventata un avvocato e mi ero rivelata come nerd, ma in fondo restavo pur sempre una surfista, come mi ricordava ogni giorno la tavola appesa in camera della piccolina.
Un secondo trillo mi invitò ad accelerare per andare ad accogliere l’inaspettato ospite.
«Sorpresa!» esclamò qualcuno da dietro un enorme orso di peluche ornato da un fiocco rosso.
«Vivian?» balbettai sorpresa, vedendo comparire il viso di mia suocera da dietro il pupazzo.
«Ciao Santana, ero certa che fossi tu» mi salutò festosa «Mai una volta che quella scansafatiche di mia figlia venga ad accogliermi… Ma non perdiamoci in convenevoli. Dov’è la mia nipotina preferita?»
Fui sbalzata indietro dall’orso, che fece letteralmente irruzione, insieme alla signora Pierce. «Ash è a dormire fuori città dai nonni di Amanda e James è partito questo pomeriggio per una battuta di pesca con i colleghi, così ho deciso di passare a salutarvi e già che c’ero ho portato questo regalino per Val» disse, lanciandomi addosso il Teddy Bear troppo cresciuto, che come minimo doveva essere sotto steroidi.
«Vivian, lascia che ti dica una cosa…» provai a prendere la parola, ma lei proseguì cocciuta verso la camera della piccola, ignorandomi deliberatamente.
«Oddio!» gridò trovando la stanza vuota «Hanno rapito la mia stellina! Chiamiamo la polizia! Avvisa Poirot, Sherlock Holmes e la Signora in giallo!» mi ordinò cominciando a correre da una parte all’altra della casa «Manca anche Brittany! Ti hanno portato via moglie e figlia da sotto il naso!»
«Vivian, rilassati» borbottai, liberandomi del fastidioso ed ingombrante peluche, che abbandonai sul divano «Non sono scomparse. Sono andate da Kurt e Blaine a giocare con i gemelli» spiegai.
La donna tirò un sospiro di sollievo. «Vuoi dire che ho attraversato la città per niente?»
«Questa volta temo di sì» commentai, sperando che l’assenza di Valerie la scoraggiasse così da farmi tornare alla mia pacifica solitudine.
«Poco male» replicò «Vorrà dire che passeremo un po’ di tempo insieme, solo io e te.»
«Addio venerdì di libertà» mormorai tra me e me, poi però, vedendo Vivian che apriva l’armadietto dei superalcolici, mi convinsi che la serata poteva ancora in qualche modo risultare interessante.
«Posso favorire, vero?» disse versandosi un primo bicchiere.
«Certamente, ma lascia che ti faccia compagnia» ammiccai, servendomi a mia volta.
La conversazione mantenne toni stranamente civili, in un primo momento, ma non appena entrambe fummo abbastanza brille, i nostri veri spiriti cominciarono ad emergere. Vivian non poteva trattenere la propria esuberanza, caratteristica di lei che apprezzavo sopra ogni altra. Ripensandoci non seppi mai da cosa ebbe origine quella discussione, so solo che mi ci ritrovai dentro da capo a piedi quando ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Con i bicchieri ancora mezzi pieni alla mano, ci accomodammo sul divano, accanto a quell’ingombrante orso che poteva essere il figlio di Godzilla e Baloo, mentre mi lamentavo di quanto mi mancasse il poter riposare tranquilla.
«Amo Val come non pensavo avrei mai potuto amare nessuno, ad eccezione di Britt, però lasciami dire una cosa: quando piange sembra la sveglia di Satana. Sono certa che gli strilli di neonato siano una delle torture infernali più sadiche e malvagie.»
«Hai ben poco da lamentarti» bofonchiò mia suocera «Tu almeno non dormi con un trattore. Jim ormai non smette di russare neppure quando tento di soffocarlo col cuscino.»
«Cosa è peggio: tuo marito che russa o mia moglie che parla nel sonno?»
«E tu tienila sveglia, no? Dovresti approfittarne finchè siete giovani e Valerie è ancora troppo piccola per fare irruzione in momenti sconvenienti.»
«Rimarrebbe traumatizzata a vita…» constatai «Come se, dopo averle consegnato la lettera da Hogwarts per i suoi undici anni, le dicessi che Harry Potter non esiste.»
«Oh, non tirare fuori anche tu quel ragazzino pestifero!» si lamentò «Brittany mi ha fatto una testa quadra con lui e le sue avventure… Mi ha persino costretta a vedere tutti i film! Quanti erano? Sei, sette?»
«Otto» la corressi «In ordine: Harry Potter e…» Vivian mi riempì il bicchiere con il chiaro intento di non farmi elencare i titoli. Sgolai in un sol colpo il contenuto rimasto di una bottiglia di sangria, cercando di reprimere i miei istinti di nerd.
«Alcol, sacro nettare di Sauron, mio Oscuro Signore!» esclamai, sentendomi bruciare la gola.
«Non avevamo detto basta con quella roba?»
«Ma Sauron è di tutto un altro mondo» obiettai.
«Ma dai, in Harry Potter c’è un Signore Oscuro… Quel Valdemiro, Vildemart… Voldecoso, insomma» balbettò intontita dal troppo bere.
«Oh, per le mutande di Merlino!» esclamai «Non devi nominare Colui-che-non-deve-essere-nominato!»
«Ma dai, ricordami come si chiama…» mi supplicò «Ormai la mia memoria comincia a fare cilecca.»
«No e poi no» risposi decisa «Porta male.»
«Santana, sai che posso ricorrere ad armi subdole» mi minacciò «Potrei divulgare segreti piccanti ai tuoi amici e so quanto la cosa ti imbarazzi.»
Arrossii in un lampo e balbettai chiedendo spiegazioni.
«Britt parla con me molto più di quanto immagini.»
«Io credo che tu origli molte più conversazioni tra le tue figlie di quanto loro immaginano» commentai «La mia mogliettina non va in giro a sbandierare i fatti nostri ai quattro venti, può averne parlato solo con Ashley.»
«Beccata» ammise senza tanti mezzi termini «Ora mi dici come si chiamava il pelatone senza naso?»
«Non nominerò mai Lord Voldemort con il rischio di attirare la sfortuna su di me» dichiarai, sbracciandomi in un gesto plateale. Ovviamente mi resi conto troppo tardi di aver nominato l’Innominabile e fu troppo tardi che compresi quello che sarebbe accaduto: la mia mano impattò violentemente contro il mobile su cui avevamo appoggiato le bottiglie.
Provai in dolore indescrivibile, non al mio arto ferito e contuso, ma al cuore, quando tutto quel prezioso alcol si schiantò sul pavimento, andando ad impregnare il prezioso tappeto persiano che mi avevano regalato i miei genitori di ritorno da uno dei loro viaggi.
Imprecai contro tutti gli dei che conoscevo e probabilmente ne inventai pure alcuni di nuovi. Quello con cui me la presi di più fu, però, Tom Riddle, che era la causa scatenante di quello scempio.
«Presto, sistemiamo questo caos prima che pure il pavimento diventi sbronzo, non ho intenzione di sorbirmi le lamentele di Britt» biascicai, trattenendo a fatica le lacrime che sentivo sgorgare alla vista dei cocci di vetro.
«Perché hai tirato maledizioni ai Teletubbies?» mi sorprese Vivian mentre raccoglievamo le schegge.
«Teletubbies?»
«Sì» mi rispose con noncuranza «I tizi dai nomi buffi abbinati con i colori.»
Sgranai gli occhi, realizzando cosa avesse frainteso. «Per tutti gli Anelli del Potere!» imprecai «Non parlavo dei Teletubbies! Io ho citato i cinque Istar, i maghi del Signore degli Anelli, e tu li hai scambiati per quei mostriciattoli petulanti!? Oh, santo Radagast… Tolkien si starà rivoltando nella tomba…»
«Invece di darmi contro» mi fermò lei «Perché non ti spieghi meglio?»
Esaltata, dato che era da una vita che non mi capitava un’occasione simile, iniziai a spiegare la storia dell’universo di Arda, dalle origini fino alle mirabolanti avventure della famiglia Baggins. Se avessimo avuto della buona erba-pipa il tutto sarebbe stato ancora più suggestivo.
Ascoltando la storia di Smeagol, sembrò riemergere dai meandri della memoria di Vivian qualche vago ricordo inerente ai film, ma mi scoraggiai al sentirle gracchiare: “Il mio preziosssssso”.
Resistendo all’impulso di strapparmi le orecchie, le ricordai che la frase giusta era con “tesoro” e mi esibii nella miglior imitazione che si fosse udita dai tempi di Andy Serkys, storico interprete e doppiatore del subdolo e mostruoso Gollum.
Quando conclusi le peripezie della Compagnia dell’Anello narrate ne “Il Signore degli Anelli” fui costretta ad un forzato cambio di rotta, per spiegare come Gandalf, una volta distrutto l’Unico Anello, non si fosse ritirato nel Regno Unito per diventare preside di una scuola di magia.
Non mi rendevo quasi più conto di essere ubriaca. Mi sentivo finalmente libera di poter dare sfogo alle mie conoscenze nerd e la cosa più bella era avere qualcuno disposto ad ascoltarmi e sostenermi nei miei folli ragionamenti.
Avevamo lasciato perdere la pulizia e l’odore di liquore aveva ormai impregnato tutto il soggiorno, rendendo la mia testa ancora più pesante. Non sapevo per quanto sarei riuscita a resistere ancora, avevo mesi di sonno arretrato che gravavano su di me.
Mi abbandonai addosso all’orso Yogi dopo aver finito di spiegare la storia di Silente.
«Grazie, Santana» disse mia suocera, lasciandosi cadere vicino a me «Potresti essere quasi riuscita convincermi a leggere uno di questi libri.»
Sorrisi. Per me era una grande vittoria.
«Sai» continuò «Hai davvero la stoffa della racconta storie: hai il potere di incantare con le parole. L’ho notato dalla prima volta che Britt ti ha portato a casa, avresti potuto convincermi che tenevi nascosto un folletto sotto la felpa e io avrei finito col crederti.»
«Tutto ciò è molto lusinghiero» commentai, lasciando che le mie pesanti palpebre si chiudessero.
«In tutta onestà, se non fossi la moglie della mia adorata figliola, su di te farei un pensierino… Ah, se solo non fossi così vecchia!» scoppiò a ridere alla fine.
Io sogghignai e ormai nel dormiveglia mormorai: «Agli occhi dei figli, le mamme sono sempre bellissime.»
 

 
***
 
Blaine, che era passato a prenderci per andare a casa sua, riportò indietro Valerie e me fino alla nostra dimora. Lo salutai con un cenno e percorsi il vialetto tenendo in equilibrio la mia piccolina sul braccio sinistro, mentre la mano destra era impegnata nella ricerca disperata delle chiavi nella borsa, senza notare l’automobile parcheggiata davanti al nostro garage.
I deboli versi di impazienza della bambina si fecero più insistenti. Voleva vedere San, ne ero certa.
Entrai e fui subito investita da un forte odore di alcol.
La prima cosa che feci fu notare lo strano groviglio sul divano, ma ignorai la cosa per poter mettere immediatamente a letto la piccola, poi mi sarei sfogata con mia moglie. Come aveva potuto fare baldoria senza di me?
Ci misi un po’ a riconoscere Santana, sepolta sotto un elefantiaco pupazzo a forma di orso, ma a sorprendermi fu il riconoscere che la sua compagna di bevute era nientemeno che mia madre.
«Questa è bella» dissi tra me e me «Cosa avete combinato?»
Scossi, dapprima delicatamente, poi sempre con più forza, le due belle addormentate.
«No, Gandalf» mugugnò la latina «Sono ancora lontana dal mio cinquantesimo compleanno. Non è il momento per partire all’avventura.»
«Ci vengo io con te, Cinquanta sfumature di Mago» borbottò in risposta mia mamma «A patto che tu mi iscriva ad Hogwarts.»
Strabuzzai gli occhi. Tutto ciò non aveva senso.
Aggirai il divano e mi imbattei nei resti delle bottiglie che dovevano essere state protagoniste della serata, quello serviva a fare un minimo di chiarezza. «Vi siete date alla pazza gioia, eh?»
Entrambe emisero una serie di lamenti. Sarebbe stato più facile avere una conversazione sensata con il peluche.
Notai che mia madre, con estrema fatica, si era alzata e stava cercando di raggiungere la borsa, dove doveva avere le chiavi della macchina. Mi vidi costretta a fermarla. «No, Ma’, non vai da nessuna parte in questo stato e io non posso lasciare Valerie sola con quella spugna di Santana. Per stanotte resti a dormire con noi.»
«Visto, cara?» esclamò rivolta a San «Brittany ci sta a fare una cosa a tre.»
Spalancai la bocca, incredula per quanto avevo appena sentito.
«Vivian!» tuonò mia moglie, scimmiottando in tutto e per tutto suo suocero «Che proposta indecente è mai questa? Dovresti almeno aspettare che la biondina sia ben rincitrullita dal bere.»
Scossi la testa. «Io non appoggio questi vostri giochetti perversi» dichiarai.
«Adesso è restia» bisbigliò l’ispanica con fare cospiratorio «Ma se ti intrufoli nel nostro letto tra dieci minuti vedrai cose che neppure i più arditi Hobbit hanno mai osato immaginare.»
«Meraviglie che vanno al di là delle raffinate armi degli Elfi e ben più preziose dell’oro dei Nani?» ribattè, a sorpresa, Vivian.
In quel momento mi convinsi che dovevo essere anche io sotto l’effetto di qualche sostanza, perché mai mia madre avrebbe potuto pronunciare una frase simile.
Le due andarono avanti a scambiarsi battute mentre io riordinavo, tenendo sempre un orecchio teso per assicurarmi che la discussione non degenerasse.
Alla fine, quando ormai era notte inoltrata, riuscii a mettere a letto mamma nella camera degli ospiti e condussi San al nostro giaciglio, in cui la raggiunsi, dopo aver placato il debole pianto di protesta di Valerie che si era svegliata all’improvviso.
«Oggi niente ninnananna?» le chiesi.
«Ma come? Non la senti?» bofonchiò, lasciando che metà delle parole fossero smorzate dal cuscino.
«No, tesoro» risposi «Non la sento.»
«La stanno cantando tutte le creature magiche e Aslan dirige il coro… Sono bravissimi» concluse con un sospiro, crollando addormentata.
«Ma tu sei senza dubbio più brava» stabilii. Le poggiai un bacio sulla guancia e mi tirai la coperta fin sulle spalle, lasciando che la melodia del leone di Narnia mi accompagnasse nel mondo dei sogni.


NdA: Surprise! (Ma neanche tanto) Rieccomi con una nuova, piuttosto demenziale, OS. Non ho intenzione di dilungarmi, anche perchè non ho molto da dire, quindi passo a ringraziare i fedeli e instancabili recensori, a cui dovrei mandare dei fiori per il coraggio di continuare a sopportare tutto questo, ovvero: wislava, WankyHastings, strapelot e Mars__Twix. Ovviamente estendo la mia gratitudine a tutti gli altri lettori. Attendete e sperate, prima o poi (ma molto probabilmente "poi", visto che non ho più tempo per scrivere) arriveranno nuovi aggiornamenti. Per questa volta è tutto, se qualcuno di voi ha voglia di tradursi la dedica sappia che è in Sindarin (o almeno dovrebbe, non parlo correntemente l'Elfico), alla prossima.
   
 
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