Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: GretaCrazyWriter    30/11/2014    2 recensioni
Mia prima storia Malec. Parla di Magnus e Alec, le stesse persone che conosciamo, ma l'universo non è più quello creato dalla Clare.
E' una Malec!Sherlock (e intendo la serie tv), con Magnus come Sherlock ed Alec come John.
In pratica, è la rivisitazione della serie tv in versione Malec (con qualche piccolo - o grande - accorgimento per adattarlo alla Malec).
Può essere letta da chiunque, ovviamente.
Spero che vi piaccia.
Genere: Angst, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Uno studio in rosa
Capitolo 8
Magnus prese un profondo respiro, cercando di mantenere la calma. Una piccola parte di lui gli diceva di mettersi in gioco, di rischiare, ma venne presto messa a tacere dalla sua razionalità. Tempo, gli serviva tempo. «Allora…» cominciò. «Lei ha rischiato la vita quattro volte solo per uccidere degli sconosciuti. Perché
Il tassista scosse la testa. «E’ il momento di giocare.»
«Oh, io sto giocando.» Sorrise, come un predatore che ha appena avvistato il proprio prossimo pasto. «Ora tocca a me. C’è della crema da barba dietro al suo orecchio sinistro. Nessuno gliel’ha fatto notare. Ci sono segni dove è già successo, quindi è ovvio che viva da solo. Non c’è nessuno che glielo dica. Ma c’è una foto strappata con dei bambini. La madre è stata tagliata. Se fosse morta, ci sarebbe ancora. La foto è vecchia, ma la cornice è nuova. Lei pensa ai suoi figli, ma non li può vedere. Un padre allontanato.» Mentre parlava, scrutava con occhi gelidi l’uomo davanti a sé, attento ad ogni reazione, ma lui rimase completamente immobile. «La madre si è presa i bambini. Ma lei li ama ancora e soffre ancora. Ah, ma c’è dell’altro. I suoi vestiti sono stati lavati di recente. Ma tutto quello che indossa è vecchio di almeno… tre anni? Mantiene le apparenze, ma non fa programmi. Ed eccolo qui, che agisce per un impulso omicida kamikaze. Come mai?» Ci furono lunghi attimi di silenzio, durante i quali i due si limitarono a scrutarsi a vicenda. «Tre anni fa…» riprese Magnus. «E’ stato allora che gliel’hanno detto.»
«Detto cosa?» Cercava di ostentare impassibilità, ma era ovvio che ormai si fosse messo sulla difensiva.
«Che è un uomo morto che cammina.» rispose Magnus, e sentì le proprie labbra guizzare all’insù.
«Anche lei
«Non le è rimasto molto tempo, però.» Inclinò il capo di lato. «Mi sbaglio?»
Lentamente, l’altro scosse la testa. «Un aneurisma.» disse, ed alzò una mano per picchiettarsi un dito sulla testa. «Proprio qui. Ogni mio respiro potrebbe essere l’ultimo.»
«E visto che sta morendo ha deciso di uccidere quattro persone… mi pare giusto.»
«Sono sopravvissuto a quattro persone.» lo corresse lui. «E’ la cosa più divertente che si possa fare, con un aneurisma.»
«No.» dissentì Magnus. «No, c’è qualcos’altro. Non ha ucciso quattro persone perché è amareggiato. L’amarezza è da paralitici. L’amore è una motivazione molto più terribile. In qualche modo, c’entrano i suoi figli.»
L’assassino distolse lo sguardo, annuendo tra sé. «Lei è proprio bravo, eh?» Scosse piano la testa e, per la prima volta, Magnus scorse della tristezza nella sua espressione. «Quando morirò i miei figli non otterranno molto. Non si fanno soldi a guidare taxi.»
«O con gli omicidi seriali.» aggiunse Magnus.
«Ne resterebbe sorpreso.» lo contraddisse lui.
«Mi sorprenda.»
Il tassista si chinò, come per afferrare qualcosa sotto il tavolo. «Ho un finanziatore.» spiegò poi. «Per ogni vita che prendo, ai miei figli vanno dei soldi. Più io uccido, meglio staranno loro. Vede? È meglio di quante pensasse.»
L’altro aggrottò la fronte. «Chi finanzierebbe un serial killer?»
«Chi sarebbe un ammiratore di Magnus Bane?» Ci fu una lunga pausa, poi riprese. «Lei non è l’unico a cui piace un bell’omicidio. Ci sono altri, in circolazione, proprio come lei. Ma lei è solo un uomo. E loro sono molto più di questo.»
«Che vuol dire ‘più di un uomo’?» lo spronò Magnus. «Un’organizzazione, cosa?»
«C’è un nome… un nome che nessuno dice. E non lo dirò nemmeno io.» Il suo sguardo si venò di qualcosa di simile alla pazzia. «Ora basta con le chiacchiere. È il momento di scegliere.»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Alec correva per i corridoi della scuola buia, aprendo varie porte a caso, con il cuore che batteva così forte da minacciare di esplodere, chiamando insistentemente Magnus ad alta voce. Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto fare più piano. Ma non gli importava, perché dentro di sé sapeva anche che non c’era tempo.
Tutto dipendeva da quanto velocemente si fosse mosso.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«E se non scelgo nessuna delle due?» chiese Magnus, con tono di sfida. «Potrei semplicemente andarmene.»
Senza esitare – come se non avesse atteso altro per tutto il tempo – l’assassino estrasse la pistola, puntandogliela contro, esattamente tra gli occhi.
Okay, probabilmente Magnus avrebbe dovuto imparare a considerare meglio le proprie possibilità…
«Può accettare una probabilità del cinquanta percento.» disse il tassista. «Oppure io le posso sparare in testa. Strano ma vero, nessuno sceglie mai questa opzione.»
Magnus sfoggiò un sorriso smagliante. «Io vorrei la pistola, per cortesia.»
«Sicuro?»
«Assolutamente.» Magnus sollevò il mento. «La pistola.»
«Ultime parole? Non vuole chiamare un amico?»
Scosse la testa. «La pistola.» ripeté.
Fu presto esaudito. Impassibile, l’uomo premette il grilletto.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Non partì mai nessun colpo. La canna della pistola emise uno sbuffo di fumo, ed una leggera fiammella ne uscì.
Con aria vagamente soddisfatta e annoiata, Magnus si appoggiò allo schienale della propria sedia. «Riconosco una pistola vera quando la vedo.»
Il tassista abbassò l’arma. «Nessuno degli altri l’ha riconosciuta.» disse.
«Evidentemente.» Magnus si alzò in piedi. «Beh, è stato davvero interessante. Non vedo l’ora di andare in tribunale.» Si diresse a passo svelto verso la porta. Quando aveva ormai posato la mano sulla maniglia, l’altro parlò.
«Prima di andare…» lo bloccò. «L’aveva capito? Qual è la bottiglia buona?»
«Certo.» Scrollò le spalle. «Un gioco da ragazzi.»
«Beh, qual è, allora?» chiese lui. «Quale avrebbe scelto? Almeno saprò se avrei potuto batterla… Forza. Giochi!»
Lentamente, come se stesse andando al patibolo – e, al cinquanta percento delle probabilità, era così – Magnus si avvicinò al tavolo. Afferrò la boccetta sulla destra.
Il tassista afferrò l’altra. «Interessante…»
Entrambi estrassero la pillola dalla propria bottiglietta, mentre l’uomo più vecchio continuava a sorridere.
«Allora, che ne pensa?» chiese. «Lo facciamo?» Si alzò dalla sedia, restando in piedi davanti all’altro. «Allora? È abbastanza in gamba da riuscire a battermi?» lo incitò.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Alec entrò in un corridoio a cui si affacciavano diversi uffici. Senza fermarsi a pensare, varcò una delle porte. Si guardò intorno freneticamente, come se Magnus potesse nascondersi sotto la cattedra o qualcosa del genere.
Nulla, come in tutte le altre stanze.
Stava per uscire quando l’occhio gli cadde sulla finestra. Gli si mozzò il fiato in gola. Un vicolo buio lo separava dall’altro blocco dell’edificio. Dalla finestra parallela a quella a cui era affacciato, il ragazzo finalmente vide Magnus. Era di schiena e non poteva guardarlo in faccia. Ma vedeva la sua mano ambrata sospesa a mezz’aria, e la pillola bianca stratta tra le sue dite. Non fece molto caso all’altro uomo, si rese conto solo che era basso, di mezza età, e che indossava una divisa da tassista.
Capì cosa stava per succedere, e combatté contro il filo di panico che minacciava di impossessarsi di lui. «Magnus!» urlò.
Niente.
Non lo sentì.
Sentì il respiro accelerare, e si sforzò di mantenere la calma.
Merda.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Scommetto che si annoia, vero?» lo derise il tassista. «So che è così. Un uomo come lei… così intelligente. Ma che gusto c’è ad essere intelligente se non lo si può provare?» Magnus alzò la pillola, portandosela davanti agli occhi. «Però ne è dipendente, vero?» continuò l’assassino. «Questo è ciò di cui è davvero drogato.» Magnus portò la mano con la pillola più vicina alle labbra, sempre più vicina… «Farebbe qualsiasi cosa… qualsiasi… per smettere di annoiarsi. Ora non è annoiato, vero?» lo incitò. «Bello, vero?»
Venne interrotto da un rumore improvviso di vetri fracassati. Un sibilo vicino all’orecchio di Magnus. Un tonfo.
L’altro abbassò lo sguardo a terra, vagamente sconvolto. La pallottola aveva colpito il tassista al petto, vicino al cuore.
Si voltò di scatto. La finestra era in frantumi, e così pure quella di fronte ad essa. Qualcuno doveva aver sparato dallo studio buio a cui si affacciava la finestra. Aguzzò lo sguardo, ma non vide niente tranne che ombre.
Si voltò e si avvicinò all’uomo morente sul pavimento. «Okay.» disse, chinandosi. «Mi dica una cosa.» Aveva il respiro affannoso, come se avesse corso, e la voce di ghiaccio. «Il suo finanziatore, chi era? Quello che le ha parlato di me, il mio ammiratore. Voglio un nome.»
«No…» gemette l’altro.
Magnus serrò la mascella, alzandosi in piedi. «Lei sta morendo.» disse. «Ma non significa che io non abbia ancora tempo per farle del male. Mi dia… un nome…» Di nuovo, l’uomo scosse la testa. Lo stivale di Magnus si posò sulla sua spalla. L’urlo che seguì, quando Magnus premette con tutto il proprio peso, soffocò il nauseante scricchiolio delle ossa rotte e probabilmente si sentì in tutto l’edificio. «Ora. Voglio il nome!» sbottò Magnus.
Il viso dell’assassino aveva assunto una sfumatura quasi violacea, una smorfia di puro dolore ad alterarne i lineamenti. Con i suoi ultimi respiri, sussurrò un unica parola. «Morgenstern.»
Poi morì.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Magnus sbuffò, roteando gli occhi, mentre l’ennesimo paramedico gli posava sulle spalle per l’ennesima volta un’orribile coperta di un rosa smorto, che non solo stonava in un modo da considerarsi illegale con i suoi vestiti, ma era anche abbastanza inutile.
Will uscì in quel momento dall’edificio universitario e si diresse verso di lui, facendosi largo tra la calca di agenti e medici tutt’attorno.
«Perché ho questa coperta?» chiese subito Magnus. «Continuano a mettermela.»
Will alzò le spalle. «Per lo shock.»
«Non sono sotto shock.» ribatté stizzito Magnus.
«Sì, ma alcuni dei ragazzi vogliono fare delle foto al corpo.» spiegò Will. Probabilmente si era reso conto della spalla rotta dell’assassino, ed aveva tratto le proprie conclusioni.
Magnus sospirò teatralmente. «Allora, nessuna traccia di chi ha sparato?»
«E’ sparito prima che arrivassimo.» rispose l’ispettore. «Ma un tipo come quello doveva avere molti nemici.» aggiunse con tono ragionevole. «In ogni caso, non abbiamo nulla su cui lavorare.»
L’altro fece un’espressione sprezzante. «Oh, non direi.» dissentì.
Will alzò gli occhi al cielo. «Okay, dimmi.»
«Il proiettile che hanno estratto appartiene ad una pistola.» iniziò a snocciolare lui. «Un tiro mortale da quella distanza, e con quell’arma… cercate un cecchino. Ma non un tiratore. Un soldato. Le sue mani non potevano tremare, quindi è chiaro che sia abituato alla violenza. Cercate un uomo con un passato militare, e...» spostò lo sguardo sull’alta figura che stava in piedi fuori dalla linea tracciata dalla polizia con il nastro isolante. «…nervi d’acciaio…» Incontrò lo sguardo di Alec, ed era consapevole che il proprio era diventato abbastanza assente da preoccupare Will. «A dire il vero,» disse, voltandosi verso l’ispettore. «sai che ti dico? Ignorami.»
«Cosa?»
«Ignora le mie parole.» Fece un gesto sbrigativo, forse un po’ troppo brusco, dato che rischiò di colpire un paramedico nell’occhio. «Sono solo… parlo perché sono sotto shock.» Si allontanò da lui con nonchalance.
«Aspetta.» Will lo fermò per un braccio. «Dove vai?»
«Devo… sapere una cosa sull’affitto.» si inventò sul momento Magnus.
«Ho ancora delle domande.» ribatté Will, esasperato.
«Sono sotto shock.» rispose Magnus. «Guarda. Ho una coperta.» E gliela sventolò sotto il naso come una bandiera.
Evidentemente, non risultò molto credibile, perché Will incrociò le braccia al petto, sbuffando. «Magnus…» iniziò.
«E ti ho pure preso un serial killer.» continuò Magnus, con lo stesso tono di chi raccontava di aver ordinato una pizza particolarmente buona. «Più o meno…» aggiunse sotto lo sguardo scettico di Will.
Questi scosse la testa, apparentemente capendo che non avrebbe vinto quella battaglia. «Okay. Ne riparliamo domani. Ora vai.»
Prima di oltrepassare il  nastro divisorio, Magnus appallottolò la coperta e la lanciò dentro il finestrino aperto di una macchina della polizia. Sperava fosse quella di Anderson.
«Donovan mi ha appena spiegato tutto.» disse Alec quando lo raggiunse. «Due pillole… una cosa terribile… terribile, sì.»
Magnus combatté l’istinto di scoppiargli a ridere in faccia – il ragazzo aveva ancora molta strada da fare per imparare a mentire decentemente. Invece chinò il volto verso quello di lui e mormorò: «Bel tiro.»
Alec gli rivolse uno sguardo vacuo.
«Beh,» disse Magnus. «Devi toglierti la polvere la sparo dalle dita. Non credo che finiresti in prigione, ma è meglio evitare un processo.»
L’altro si infilò di scatto le mani in tasca, come un bambino sorpreso a combinare qualche casino, ed arrossì furiosamente – non si capiva bene per quale motivo.
Adorabile, fu il primo pensiero di Magnus. «Stai bene?» gli chiese.
«Sì, certo che sto bene.» rispose Alec, apparendo confuso.
«Hai appena ucciso un uomo.»
«Già…» Alzò le spalle. «Ma non era un uomo molto gentile.»
«No, decisamente non lo era.»
«Francamente, un pessimo tassista.»
Magnus ridacchiò, iniziando a spostarsi verso la zona della strada meno affollata. «Vero.» assentì. «Avresti dovuto vedere che strada ha preso per arrivare fin qui.»
Alec si mise a ridere. Cercò di calmarsi, e diede un leggero schiaffetto sul braccio di Magnus. «Smettila.» sibilò, ma si vedeva che cercava ancora di trattenere le risate. «Non possiamo ridere su una scena del crimine!»
«Sei tu che gli hai sparato.»
«Abbassa la voce.»
«Scusa.» disse Magnus. «Sono… i nervi, credo.»
All’improvviso, mentre camminavano, Alec si fermò, fissandolo intensamente con i grandi occhi blu. «Avresti preso quella pillola, vero?»
Magnus si voltò a guardarlo, e all’improvviso decise istintivamente di non dire la verità. Forse, d'altronde, era davvero sotto shock... «No, certo che no.» mentì. «Stavo solo prendendo tempo. Sapevo che tu saresti arrivato.»
«No, non lo sapevi.» ribatté Alec, duramente. «E’ così che ti diverti, non è vero? Rischi la vita per dimostrare che sei intelligente.»
«E perché lo farei?»
«Perché sei un idiota.»
Non sapeva se ridere o sentirsi offeso. Gli ritorceva contro le sue stesse parole. «Cena?» disse invece. La propria convinzione di essere realmente sotto shock trovava sempre più conferma.
Alec sorrise. «Muoio di fame.»
Ripresero a camminare. «In Baker Street c’è un buon cinese. Tiene aperto fino alle due.»
Una voce a Magnus fin troppo conosciuta interruppe quella che sarebbe potuta diventare una conversazione piuttosto... interessante. «Un buon cinese si riconosce dalla parte finale della maniglia della porta.»
Alec tirò leggermente la manica di Magnus. «Magnus…» sussurrò concitato. «E’ lui… l’uomo di cui ti ho parlato.»
Magnus si liberò con un leggero strattone dalla sua stretta. Era irritato, ma non con Alec, bensì con l’uomo che gli si stava avvicinando. Possibile che si trovi ovunque?, pensò. E poi si disse che, sì, era possibilissimo. «So benissimo chi è.» rispose.
«Allora…» iniziò l’uomo. «Un altro caso risolto. Ottimo servizio pubblico. Anche se non è mai stata quella la tua motivazione, vero?»
«Cosa ci fai qui?» chiese Magnus, senza rispondere.
«Come sempre, mi preoccupo per te.» disse lui, e Magnus quasi ci credette. Quasi. Era passato un bel po’ di tempo da quando ci aveva creduto davvero.
«Sì, ho sentito parlare della tua preoccupazione.» ribatté con voce grondante sarcasmo.
«Sei sempre così aggressivo.» sospirò l’uomo, rassegnato. «Non ti è mai venuto in mente che io e te stiamo dalla stessa parte?»
Magnus finse stupore. «Che strano… no
«Abbiamo in comune molto più di quello che credi.» Si stava accalorando, come tutte le volte. «Questa meschina faida tra noi sta diventando tremendamente infantile. Delle persone soffriranno
«Ti sembra,» mormorò Magnus. «che me ne sia mai importato?»
«No.»
«E cosa dovrebbe cambiare ora?»
L’altro gli fece un sorriso e, chinandosi verso di lui in modo che Alec non potesse sentire, disse: «Ora mi pare proprio che tu abbia un motivo per non far soffrire qualcuno.» Si alzò.  «Delle persone soffriranno.» ripeté. «E tu sai quanto questo ha sempre sconvolto la mamma.»
Magnus sentì il desiderio di mollargli un pugno farsi sempre più forte. «Io l’ho sconvolta? Io? Non sono stato io a sconvolgerla, Ragnor.» Si voltò verso Alec, che aveva assunto un’espressione metà confusa metà scioccata.
«Lui è mio fratello, Ragnor Fell.» Si rese conto di aver marcato un po’ troppo la voce sul cognome. Non che gli importasse. Tornò a rivolgersi a Ragnor. «Stai ingrassando.» buttò lì, per cambiare argomento.
«Veramente, sto dimagrendo.» lo corresse lui.
«Aspetta…» li interruppe Alec. «Tuo fratello
«Certo che è mio fratello.» disse Magnus.
Alec parve imbarazzato. «Quindi non è… che so… una mente criminale?»
Magnus si voltò verso il fratello con le sopracciglia inarcate ed uno sguardo che sembrava dire “Hai sentito? Lo dice anche lui”. «Ci sei andato vicino.» disse.
«Per l’amor del cielo!» lo rimproverò Ragnor, ma stava ridendo. Poi parlò ad Alec. «Occupo una posizione minore nel governo britannico.» spiegò.
«Lui è il governo britannico.» intervenne Magnus. «Quando non è troppo occupato nei servizi segreti e nella CIA come freelance.» Gli fece un cenno.
«Buonasera, Ragnor. Cerca di non far scoppiare una guerra prima che io arrivi a casa. Sai cosa fa questo genere di cose al traffico.» E se ne andò.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Prima di seguire Magnus, Alec si voltò di nuovo verso Ragnor. «Quindi…» iniziò. «Quando dice di essere preoccupato per lui, lei è veramente preoccupato?»
«Certamente.» fu la risposta. Non si prolungò in altri dettagli.
«Voglio dire,» disse Alec. «è veramente una faida infantile?»
Ragnor scosse la testa. «E’ sempre stato così pieno di risentimento.» disse, alludendo a Magnus, il quale intanto si era fermato a qualche metro di distanza, limitandosi a guardarli mentre aspettava Alec. «Si può immaginare le cene di Natale.»
«Sì…» disse Alec. Poi si interruppe. «No, Dio, no.» Sentì Ragnor ridacchiare mentre, dopo un rapido saluto, si voltava e si dirigeva verso Magnus.
Via via che si allontanavano dal fratello, l’investigatore parve sempre meno teso.
«Prevedo i biscotti della fortuna.» gli annunciò Magnus allegramente.
La voce di Ragnor li raggiunse a distanza. «No, non può farlo.»
«Quasi.» disse Magnus.
Quando furono troppo distanti per farsi sentire, Alec chiese a Magnus: «Perché sei così contento?»
«Morgenstern.» fu la risposta.
Alec aggrottò la fronte. «Cos’è Morgenstern?»
«Non ne ho assolutamente idea.»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Interessante, quel soldato.» disse Catarina, avvicinandosi a Ragnor, il quale annuì, pensieroso, continuando a fissare le due sagome che si allontanavano.
«Potrebbe tirare fuori il meglio da mio fratello…» disse. «…o renderlo peggiore che mai.» Sospirò. «Comunque, faremo meglio ad aumentare il loro status di sorveglianza. Grado tre.»
Catarina parve indecisa. «Lo status di chi?»
Ragnor rispose: «Magnus Bane e Alexander Lightwood.»
 


 
 
ANGOLO AUTRICE:
E... abbiamo finito Uno studio in rosa. Sì, con un capitolo prima del previsto. *si applaude*
Duuuunque. Il prossimo episodio di Sherlock, tanto per dirvelo, sarà The Great Game, Il Grande Gioco.
Dato che sono un panda buono, carino e coccoloso vi darò un miniminiminiminuscolo spoiler e un altrettanto mini snippet. Lo spoilerino (?) è "Morgenstern". Lo snippet è:

Magnus si limitò a fissarlo, abbassando il braccio. Sentì una leggera fitta di shock, mista a qualcos'altro: paura. Non poteva essere, non di nuovo. E certamente non Alec.

Suppongo che chi ha visto Sherlock sappia a cosa mi riferisco. In caso contrario: LOL.
Comunque - so di essere noiosa ma vabbè - ringrazio tutti voi delle recensioni o anche solo di seguire questa storia.

Al prossimo capitolo.




Greta
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: GretaCrazyWriter