Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: _BadWolf_9    01/12/2014    4 recensioni
-fratellone- disse con esitazione Sherlock, poi continuò. -mamma e papà non torneranno...quindi rimarrai tu con me?-
Mycroft restò in silenzo per un attimo guardando un punto indefinito della foresta poi rispose - si, stai tranquillo- lo rassicurò. -ora andiamo a dormire che ormai si è fatto tardi-.
A quel punto il piccolo annuì prontamente con un flebile sorriso sulle labbra che nascondeva una tristezza infinita e si rannicchiò nel sacco a pelo.
(Johnlock e un pizzico di Mystrade soprattutto nei capitoli seguenti)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il detective s'addentrò nella foresta agilmente fino ad arrivale al fiume dove John riempì il giorno prima la sua borraccia, poi si guardò per qualche istante intorno. - Chiara! Sono Greg – ùrlò senza ricever risposta, ma decise comunque di continuare. - lo so che ci sei, quindi dì al tuo capo che devo assolutamente vederlo -. Detto ciò, si sedette su una roccia poco distante e aspettò che la Ninfa si facesse vedere.

- seguimi Gregory...ti porterò da lui – pronunciò con voce soave la fanciulla spuntando da dietro un albero e porgendogli una mano che lui afferrò prontamente. Camminarono per una decina di minuti arrivando in un piccolo spiazzo dove trovarono un tavolino e due sedie ad aspettarli.

- bene Greg, lui arriverà a breve. Se hai bisogno, chiamami ed io comparirò – pronunciò la giovane con un lieve sorriso sul volto prima di dematerializzarsi.

Non fece in tempo a girarsi per salutarla, che davanti a lui, con immensa grazia, apparì Mycroft con un ombrello e il solito vestito elegante. - Buongiorno Gregory a cosa devo la tua presenza ad Arcadia? Sei venuto a cercare il giovane John? Lo sai che non può restare qui. Rischia di rovinare tutto ciò che è stato fatto per permettergli di vivere -.

-Ciao Myc, sono felice di vederti – pronunciò il Detective abbassando lo sguardo per non mostrare l'evidente rossore sulle guance. - so che non dovrebbe essere qui, dopotutto, sono venuto per riportarlo a casa. Sai dov'è? Meno sta qua e meglio è per tutti...- concluse sbuffando sonoramente. - per il momento è al sicuro con mio fratello e si stanno dirigendo a Baker Street, ma Sherlock non penso sappia chi lui sia veramente. E...è meglio che non lo venga a sapere. Non so se John possa segnare l'inizio della sua salvezza o la sua distruzione definitiva....Comunque, anche io sono felice di vederti Gregory- concluse con un leggero sorriso. Si guardarono per quello che sembrò un tempo infinito, poi Mycroft allungò la propria mano verso quella del Detective e la strinse osservando attentamente la reazione di questo. - pronto?- disse Holmes che ricevette un deciso movimento del capo dell'altro come risposta. - bene, ti porterò alle porte di Forah, ma come tu sai non posso andar oltre. Quindi, fa attenzione per favore-. Sconparvero in un istante, mano nella mano, ricomparendo a circa due chilometri da Forah dove pioveva copiosamente. - ecco a cosa serviva l'ombrello...- disse Greg scoppiando a ridere seguito dal maggiore degli Holmes. - non so come tu faccia a sapere sempre tutto, ma è strabiliante e disarmante, talvolta-.

-ora vai, sicuramente loro sono già in città. Cerca di stare attento e porta via Watson prima possibile. Quando avrai finito, vieni da me per favore -. concluse serio Mycroft; poi si sistemò per tornare alla casa nella foresta, ma prima che si potesse teletrasportare, venne bloccato dal brizzolato.
- Myc....aspetta...- disse avvicinandosi imbarazzato al nobile. Fu questione di pochi secondi. Il Detective tirò verso di se l'ombrello dell'altro facendo avvicinare le loro faccie e, come caduto in trans, poggiò le proprie labbra su quelle di Mycroft. Entrambi rimasero imbambolati per parecchio tempo, fino a che Holmes non approfondì il bacio. Respiri che si fondono, pioggia che cade e mani che si congiungono...

Appena di staccarono, un leggero rossore apparve sulle gote sempre fredde e distaccate di Mycroft -penso....be ecco...grazie. Quando hai finito con John, passa che parlerei anche di...di questo-. Concluse ricomponendosi un po' confuso, ma compiaciuto dell'accaduto.

Si fermò a guardare il capo di Scotland Yard anche lui rosso come un peperone. Quest'ultimo, aspettò ancora qualche minuto a guardare di nuovo in faccia l'altro, ma prima che potesse rispondere, si ritrovò a prendere una sigaretta dalla mano di Mycroft, gentilmente offertagli per smorzare la tensione creata.
- grazie...va bene, ora vado – sorrise e s'allungò poggiandogli un casto bacio sulle labbra, poi si girò e iniziò a camminare, accaldato, verso la cittadella del fuoco, mentre Mycroft scompariva per tornare alla radura.

 

 

Nel frattempo Sherlock e John arrivarono al 221 B di Baker Street senza troppi problemi e riuscendo anche a raccogliere qualche informazione sull'attuale sovrano.

Lo spilungone prese la chiave ed aprì la porta blu d'ingresso del condominio. salendo poi velocemente i pochi gradini che portavan all'appartamento.
- d'ora in poi, ti spaccierai per il mio coinquilino per non destar sospetti. La padrona di casa, la signora Hudson, è a conoscenza della mia identità, quindi, non servirà chiamarmi con un altro nome e sa già del tuo arrivo-.

L'appartamento doveva esser stato molto elegante, ma con tutto quel disordine, sembrava più un grade magazzino: fogli sparsi ovunque, un enorme faccione stilizzato giallo sul muro, il tavolo della cucina pieno di strani aggeggi scientifici e un teschio sopra il camino. No aspetta un teschio?

-ah si, lui è Billy. Un mio amico. Il mio unico amico a dire il vero- rispose Sherlock mostrandosi orgoglioso per avergli letto nella mente. Di nuovo. Poi proseguì sedendosi sulla sua poltrona e indicando l'altra – siediti John. Abbiamo alcune cose su cui discutere -. Il capitano s'accomodò sulla poltrona di fronte a quella del riccio con un sopracciglio alzato e fece per parlare ma venne interrotto da l'altro – allora, le persone di prima hanno detto che Moriarty sta soggiogando tutte le città limitando i poteri degli altri come se....come se si stesse proteggendo da qualcosa, ma cosa...- disse scattando in piedi e scrutando fuori dalla finesta. - hai del tè per caso? Magari potrei prepararne un po' per entrambi – domandò a quel punto John. Oramai era pomeriggio inoltrato e iniziava ad avere un leggero languorino, così, anche se il tè di certo non lo avrebbe saziato, lo avrebbe calmato un po'. - fai come fossi a casa tua. Anzi, d'ora in poi questa è anche casa tua.- rispose distrattamente lo spilungone sdraiandosi sul lungo divano poco distante dalle poltrone.

Quando John tornò dalla cucina col tè, trovò l'amico sdraiato con le mani unite sotto il mento e gli occhi chiusi, posò quindi la tazzina sul tavolino a fianco e si sedette osservandolo. Poco dopo, sentì le scale scricchiolare e s'alzò di scatto pronto a proteggere entrambi, ma appena la porta si aprì, il biondo si tranquillizzò. Era solo la signora Hudson. - buonasera John caro!- squittì – sono salita a vedere come stavate e a portarvi due biscotti fatti in casa, ma badate, non sono la vostra governante -. aggiunse con un enorme sorriso sulle labbra. John sorrise di rimando, ma non fece in tempo a dire niente, che la donna riniziò – non ti preoccupare, Sherlock è entrato del suo palazzo mentale, o almeno così mi sembra che si chiami, e sfortunatamente ci resterà per un po'...non sta male, sta solo....come dire... pensando! Ah! nel caso vi servissero due camere da letto, quella di sopra è libera- terminò ammiccando.
- certo che ce ne serviranno due. Ma che...- sbottò rosso in viso per l'imbarazzo.
Salutò ringraziando la padrona di casa e si accomodò sulla poltrona sorseggiando la seconda tazza di tè e assaggiando qualche biscotto. Poi decise di andare a fare compere per la sera dopo aver coperto il coinquilino con una morbida coperta azzurra e aver avvisato la signora Hudson.

Tornò un'oretta dopo e stranamente non fu troppo sorpreso nel trovare il riccio nella stessa posizione di quando se n'è andato. Appese la giacca, svuotò la sacca e iniziò a preparar la cena. Avrebbe cucinato una zuppa di fagioli e patate. Ma sarebbe piaciuta a Sherlock? Anzi, cosa piace a Sherlock? Avrebbe dovuto chiederglielo, ma stupidamente non ci aveva minimamente pensato....non fa niente, pensò in fine, se lo farà andar bene. Passarono minuti e John stava per terminare il suo “nuovo” lavoro di cuoco immerso nei propri pensieri, quando sentì un respiro caldo dietro il collo.

Spalancò gli occhi e si girò di scatto ritrovandosi faccia a faccia con l'amico.

-Sh-sherlock....potevo morire d'infarto....-. Riuscì a dire l'ex soldato con il respiro mozzato. - tecnicamente si, ma era molto improbabile data l'età e lo stile di vita che hai...- sputò come una macchinetta lo spilungone. - Sherlock, era un modo di dire- lo zittì il capitano.

-oh-. Si guardarono intensamente e John notò che il riccio sembrava perplesso, ma non osò chieder niente per non far uscire quella sua maledettissima voce al momento malferma. - siediti, John - ordinò con la sua intensa voce baritonale e il biondo lo fece mestamente. - cos'è un...un palazzo mentale?- azzardò infine. - oh, ecco una domanda non propriamente stupita. È un sistema mnemonico utilizzato da pochissime persone al mondo, con il quale catalogo tutte le informazioni e per l'appunto è un enorme palazzo con numerose porte. Dietro ogni porta, analizzo una determinata cosa o persona. Mi permette di ricordare ed elaborare tutto distaccandomi da ciò che accade realmente fuori, come prima avrai notato-. Concluse frettolosamente lasciando di nuovo di stucco il povero Watson. - fantastico...sei in grado di fare molteplici cose e tutte stupende-.

Si capiva che Sherlock non era abituato ai complimenti; difatti, ogni volta che John gliene faceva uno, s'irrigidiva e lo fissava come fosse un dilemma irrisolvibile, ma avrebbe dovuto abituarsi, dopotutto, avrebbero condiviso l'appartamento per un po'.

Ad un certo punto, Holmes si rabbuiò fissando la sacca dell'altro- John, ho bisogno di sapere una cosa -.

-v-va bene, dimmi-

-tua madre è morta circa un anno fa, giusto? Mentre tuo padre è scomparso anni fa...John H. Watson, per cosa sta l'H.?- chiese Sherlock corrugando la fronte.

-no, no-non posso dirtelo, non posso dirlo a nessuno. L'ho promesso molto tempo fa a mia madre. Disse che per la mia salvezza non devo rivelarlo a nessuno...- sputò il biondo alzandosi e indietreggiando fino al tavolo della cucina seguito dall'altro sempre più vicino. Il respiro si era fatto più corto e sudava freddo, era terrorizzato. Sherlock sapeva che John era un uomo forte data la carriera e sapeva anche che non era per niente facile spaventarlo, quindi quello che gli aveva chiesto era davvero molto importante per lui. Comunque doveva sapere assolutamente la risposta.

-John, lo sai che ti puoi fidare di me. Non ti farò alcun male. Guardami, John, guardami...- disse avvicinandogli una mano al mento per tirargli su la testa.

Non potevano sfuggire uno dall'altro quando i loro occhi si incatenavano. Erano persi nell'osservarsi, nel scrutarsi dentro, si perdevano nella bellezza del mare e del cielo fino a calmarsi entrambi. - John – riprovò

-ok, ok.... il mio nome è John Hamish Watson...ma non devi dirlo a nessuno. Chiaro?-

Sherlock rimase di sasso, con gli occhi quasi fuori dalle orbite e rigido come un paletto. - She-sherlock stai bene? Cosa c'è che non va?- fece per avvicinarsi, ma fu anticipato dall'amico che lo prese per le spalle, girando assieme per qualche secondo. - ora mi è tutto chiaro...che stupido che sono stato! John!- esclamò fermando il loro roteare. - John sei...sei...magnifico- continuò sorridendo. La felicità però, finì subito lasciando posto all'orrore e il giovane spilungone si rabbuiò nuovamente. - John, tu non lo sai vero? Non conosci tutta la tua storia e il perchè il tuo nome deve rimanere segreto?...comunque sappi che con me sei al sicuro, sopratutto in questo appartamento. Nessuno che non sia desiderato riuscirà ad entrare, te lo prometto.-

-aspetta, in che senso la mia storia? Sherlock...così mi spaventi. Parla dannazione!- lo aggredì furibondo.

-prima prepara del tè, il discorso sarà lungo- decretò il riccio.

 

Quando il tè fu pronto e i due si sedettero uno di fronte all'altro, Sherlock iniziò – vedi John, il regno fu creato da persone chiamate "gli Arcani" (da cui il nome Arcadia), coloro dai poteri sproporzionati che crearono la barriera invisibile che attualmente divide il nostro dal vostro regno. Il problema principale fu che erano pochi, quindi decisero di riprodursi con gli esseri umani. La mutazione genetica della prole, portò alla suddivisione attuale dei poteri, ma pochissimi di loro naquero con i poteri arcani originali e mano a mano che la popolazione cresceva, furono sempre meno. Così i grandi sovrani, decisero di riprodursi tra loro finchè si poteva, intendo senza incesto ovviamente. In seguito ci furono rivolte che portarono il loro confinamento ai limiti del reame. Una sola famiglia sopravvisse alle numerose battaglie; coloro chiamati da tutti Hamish.-

A questo punto, John era totalmente spiazzato, tremava e sudava freddo. Aveva una crisi di panico in poche parole.

-il loro potere era strabiliante, ma non volevano andare contro il proprio popolo, i propri figli, così si nascosero, cambiarono identità e trascorsero la loro vita come semplici esseri umani. Gli Hamish erano la famiglia più importante degli Arcani e quindi ricercati da tutti. Fino a qualche anno fa, credevan tutti che foste morti, ma Moriarty scovò tuo padre e, a quanto pare, lo uccise. La stessa cosa accadde l'anno scorso a tua madre, facendovi credere fosse una semplice polmonite. Tu e tua sorella siete gli ultimi Arcani. Per questo tua madre non voleva rivelassi il tuo nome completo. Con la vostra morte, sarà segnata la fine degli Arcani.-

-no aspetta....tu mi stai dicendo che io sono come te?- urlò quasi il biondo, portandosi poi entrambe le mani al volto. - no, tu sei molto più potente di me, John, però, si, in pratica fai parte di questo regno-.

Non fece in tempo a terminare la frase, che John scattò in piedi e corse fuori dal condominio. Corse, corse per molto tempo, fino a ritrovarsi in un grande parco giochi dove una miriade di bambini giocavano felici e spensierati. Ma possibile che in quel dannato reame piovesse sempre? Anzi più che piovere stava diluviando, ma a quanto pare, tutti ci erano abituati perchè nessuno si mosse di un millimetro. John era confuso, non sapeva se quello che Sherlock gli aveva appena detto fosse la verità o un brutto scherzo. A quel pensiero si bloccò. No, Sherlock non scherza mai, lui dice sempre quello che pensa, quindi.....quindi dev'essere per forza la verità. Rimase molto tempo seduto su quella dannata panchina, fradicio come un pulcino e senza nessuna giacca, iniziava a far freddo.

-John- pronunciò quella stupenda voce baritonale oramai famigliare. D'istinto il biondo si voltò, trovando uno Sherlock fradicio e ansimante.

-John, andiamo a casa o prenderemo un accidente. Non ti preoccupare, finchè ci sarò io, non ti accadrà niente-.

-aspetta....sono certo che quello che mi hai detto non siano balle, dopotutto siamo amici no? Ma ci sono due o tre cose che non mi tornano...aaaaahhhh...ethcù!- pronunciò poi il capitano.

-non qui, John. Tieni, prendi questo- disse togliendosi elegantemente il lungo cappotto e passandolo all'altro.

-ma così prenderai freddo. Tienilo tu!-

-posso scaldarmi col mio potere in questa città, non mi serve a molto il cappotto. Fa solo....più elegante ecco-. Concluse il riccio con una smorfia. John indossò l'indumento, ovviamente troppo lungo per lui, tanto da far ridere di gusto lo spilungone, seguito subito dal fedele amico.

Nessuno dei due proferì più parola fino davanti al 221 B quando salutarono la signora Hudson salendo velocemente di sopra per un buon e caldo tè.

-davvero siamo amici?- chiese perplesso ad un certo punto Sherlock. - certo! Perchè non dovremmo scusa?- ribattè l'altro.

-io non ho amici- pronunciò il moro con tono profondo e freddo.

-bè...dovrai abituarti, ora hai me- concluse Watson con un caldo sorriso.

-ah, dimenticavo..in questa città sono un consulente investigativo, quindi dovrai seguirmi in alcuni casi-.

-nononono, io ti seguirò in TUTTI i casi- sottolineò il biondo eccitato all'idea dell'avventura. Poi aggiunse -se io e mia sorella siamo di questo reame, ecco.....che p-poteri abbiamo? Cioè io non ne ho neanche uno apparentemente e tanto meno mia sorella- chiese curioso come non mai John.

-ottima domanda, John. I tuoi poteri, teoricamente, consistono nel....- Sherlock fu interrotto da una brusca entrata dalla porta dell'appartamento di un uomo brizzolato e zuppo come loro (che non si erano ancora cambiati).

- Lestrade!?- dissero all'unisono i due giovani.



                                                                                                          Continua

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: _BadWolf_9