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Autore: 9CRIS3    01/12/2014    4 recensioni
Amanda è una ragazza madre, non del tutto soddisfatta del suo lavoro, ma deve tenerselo stretto per poter mantenere lei e il suo bambino.
Lei cerca in tutti i modi di dare al figlio più di quanto in realtà possa permettersi, ma la vita non è molto generosa con lei; o almeno non lo è stata fino a quando non fa un incontro piuttosto inusuale dopo un pomeriggio al parco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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NON SEI UNA CATTIVA PERSONA SE TI RIFAI UNA VITA


Amanda continuò a camminare, non curandosi del fatto che James fosse tornato lì.
Si impose di evitare di pensare al fatto che lui sapesse addirittura a che ora sarebbe tornata a casa, e sebbene il pensiero che forse era rimasto lì da quella mattina le passò per la mente, decise che quello non era un suo problema.
Se James non aveva di meglio da fare, poteva tranquillamente restarsene fermo in un parcheggio riservato agli abitanti del quartiere. In fondo non faceva del male a nessuno, almeno fino a quando qualche padre di famiglia non avesse deciso di chiamare la polizia e farlo sgomberare da dove si trovava.
Ma questo non interessava proprio per nulla Amanda. No, certo che no.
< Mamma, c'è di nuovo quel signore di stamattina > le disse Connor, indicandolo.
< Guarda avanti quando cammini, Connor > lo rimproverò lei, posando una mano sulla spalla del figlio e sospingendolo in avanti, facendogli di capire che doveva continuare a camminare.
< Non lo vai a salutare, mamma? >
Amanda sapeva che doveva tenere i nervi saldi. Non era colpa di Connor se James si era intestardito così tanto. < L'ho già salutato stamattina >
Connor continuò ad insistere, facendo una strana espressione con la bocca. < Ma lui è ancora qui >
< Chi è? > s'intromise Josh.
< Un signore. Credo che sia un amico della mamma > gli spiegò Connor, stringendosi nelle spalle.
< Ha una bella moto >
< Proprio come quella che avrò io da grande >
Amanda seguiva lo scambio di battute tra i due bambini, restandone quasi allibita. Si diede un pizzicotto sul braccio, giusto per assicurarsi di essere sveglia e quello strano quarto d'ora si stesse svolgendo davvero.
< Tu non avrai proprio nessuna moto > disse, rivolgendo un'occhiata a Connor.
Quando capì che i due bambini non si sarebbero mossi di un millimetro da dove si trovavano, troppo affascinati a guardare la lucente motocicletta nera di James, che in quel momento li  stava salutando agitando una mano e con un sorriso seducente sulle labbra, afferrò le loro mani e cominciò a camminare a passo spedito, trascinandoseli dietro.
Chiuse le porta di casa ed emise un sospiro di sollievo. "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Chiunque aveva detto per la prima volta quella frase era semplicemente un genio.
Non poterlo vedere le dava quasi l'impressione che lui non fosse effettivamente lì dove si era sistemato.
Si chiese cosa diavolo gli passasse per la testa e cosa ci fosse di tanto difficile da capire nel fatto che lei aveva deciso di non avere una relazione, scappatella, un' amicizia con benefici, o qualunque dannata cosa lui desiderasse da lei. Amanda non voleva proprio mai più vedere la sua faccia, perchè..
Già, perchè?
Sbuffò e cominciò a preparare la cena, pensando che non aveva bisogno di giustificarsi e trovare mille spiegazioni per una cosa che non era giusta fare. Punto e stop. James doveva farsene una ragione, anche se Amanda capiva bene che probabilmente non erano molte le donne che gli avevano detto di no nel corso della sua vita.
Come se quello dovesse farla piegare a dire di sì solo per soddisfare un suo capriccio!
Richiuse il cassetto delle pentole troppo violentemente, provocando un rumore secco che la fece sussultare.
Si appoggiò al ripiano della cucina, aggrappandovisi con entrambe le mani e facendo un respiro profondo.
Sapeva bene perchè era tanto agitata dal fatto che lui si fosse presentato due volte sotto casa sua quel giorno, ma ammetterlo le costava uno sforzo enorme. Dirsi la verità, significava affrontare la realtà, ed Amanda credeva che non ci fosse cosa peggiore, per lei, in quel momento.
 
James vedeva chiaramente la luce accesa dell'appartamento di Amanda, e per un momento si chiedeva se quella sua strategia non fosse un enorme, gigantesco e controproducente, buco nell'acqua.
Per lo meno era riuscito a conoscere il figlio per cui lei si dava tanta bene. Lo aveva già visto un paio di volte.
La prima quando li aveva visti giocare assieme a calcio, quel pomeriggio al parco. Amanda gli era sembrava così spensierata, così felice, così.. giovane. E Connor non aveva smesso un attimo di sorridere, neppure quando la madre era riuscita a fare qualche goal.
La seconda volta lo aveva visto al bar, e anche quella volta aveva pensato che il bambino, pure se stava discutendo con la madre, aveva un sorriso veramente dolce.
Non sapeva esprimersi ancora con decisione su di lui, ma era sicuro di una cosa: non era così incasinato come Amanda gli aveva detto che fosse.
Con quella matassa di riccioli scuri, gli occhi color cioccolato e un sorriso vispo, il ragazzino aveva conquistato tutta la sua simpatia, soprattutto dal momento che era stato l'unico - fra lui e sua madre - a rivolgergli un sorriso cordiale. E James aveva sentito anche la conversazione che avevano avuto poco prima di entrare in casa; lo aveva definito un amico di sua madre e aveva detto che aveva una bella moto..
Sì, decisamente Connor sarebbe potuto essere un ottimo punto a suo favore.
L'unica nota stonata era il fatto che Amanda non sarebbe stata facile da conquistare tanto quanto suo figlio.
James rimase con lo sguardo incollato alla finestra illuminata dell'appartamento che sapeva essere quello di Amanda. Quella mattina l'aveva vista aprire le imposte, con ancora il suo pigiama indosso e i capelli arruffati. Non era mai stata tanto sexy e moriva dalla voglia di sussurrarglielo all'orecchio. Moriva dalla voglia di vederla più da vicino in quello stato confusionario, non vedeva l'ora di potersi perdere dentro di lei proprio alle prime luci del mattino e respirare il suo odore da appena sveglia, mentre lei sarebbe stata sotto di lui.
Si sistemò meglio sulla moto, cercando di evitare di andare troppo su di giri e di non farsi false illusioni. Sapeva che se si fosse impegnato, sarebbe riuscito ad ottenere Amanda, ma era meglio non correre troppo con la fantasia, visto che nulla era dato per scontato con quella ragazza.
Sentì una vibrazione nella tasca dei suoi pantaloni e tirò fuori il suo telefono per decidere se era il caso di rispondere o meno.
Sul display illuminato c'era scritta la parola MAMMA e si poteva distinguere anche il volto della donna.
< Ciao, mamma > disse, continuando a tenere lo sguardo puntato sulla finestra, sperando che Amanda prima o poi decidesse di uscire.
< Finalmente! > esclamò sua madre. < Sono giorni che cerco di contattarti >
James rivolse gli occhi al cielo. < E ora mi hai trovato >
< Non fare il sarcastico con me, giovanotto. Non funziona > lo rimproverò.
Prima di rispondere, inspirò ed espirò lentamente. < Come stai, Cicy? > la chiamò con il suo nome per irritarla un pochino.
Sua madre rispose con una domanda alla sua domanda. < Come mai mi stai evitando? >
< Non ti sto evitando > James notò che ogni volta che iniziava una conversazione con sua madre, quelle erano le parole che si rivolgevano continuamente.
< Io direi di sì >
Avrebbe potuto decidere. Poteva continuare a giocare a questo gioco di botta e risposta dispettoso e vedere chi l'avrebbe avuta vinta, oppure avrebbe potuto arrivare al sodo della discussione per poi tornare a concentrare la sua completa attenzione all'appartamento di Amanda.
Scelse la seconda opzione. < Mi dispiace averti dato quest'impressione. Cosa succede? >
< Mary McCall mi ha riferito che sua figlia vorrebbe fare una capatina in città per lasciare qualche curriculum qui e lì, giusto per vedere se riesce a trovare un buon posto come insegnante >
< Buon per lei > James non capiva cosa c'entrava lui in tutto ciò.
< Resterai in città, vero? Non hai in programma nessuna trasferta, mi pare >
< Sì, mamma >
Lei fece un versetto compiaciuto. < Bene, allora! Perfetto! >
James voleva sapere cosa era così perfetto da provocare una risata tanto serafica da parte di sua madre. < Cosa significa? >
< La potrai ospitare a casa tua >
< Cosa? No, no. Assolutamente > disse deciso.
< Perchè no, tesoro? Mi era parso di capire che ti fosse simpatica >Cicy parve cadere dalle nuvole.
"Simpatica come un palo dove non batte il sole", era quello che James avrebbe voluto risponderle. Si morse l'interno guancia e lasciò che la sua risposta colorita andasse a sbattere contro i suoi denti e poi se ne tornasse da dove era venuta, senza scandalizzare o irritare sua madre.
 Non era tanto per la virginale Claire, con i suoi nastrini e i suoi vestiti da puritana, quanto per la sua famiglia. I McCall erano dei cacciatori di doti fatti e finiti, inutile girarci intorno, e quando avevano colto l'occasione di presentare ufficialmente la loro unica figlia a James, avevano visto in lui l'agiatezza e un futuro roseo - almeno dal punto di vista economico -  per la loro perla.
James odiava quel tipo di situazioni.
< Diciamo che non c'è feeling, tra di noi > in fondo non era proprio del tutto una bugia.
< Oh > disse sua madre, delusa da quella risposta.
< Mi dispiace, Cicy. Credo proprio che Claire dovrà farsi la sua capatina in solitudine >
< Potresti quanto meno aiutarla ad orientarsi > ritentò.
< Sono impegnato >
< Non sai nemmeno quando dovrà venire! E poi mi hai appena detto che non devi andare in trasferta > ora Cicy era indignata.
< Come va con Bob? > le chiese James.
< Non sviare il discorso, giovanotto >
Forse il fatto che lui e il suo patrigno.. lo si poteva considerare tale? In ogni caso, i rapporti tra lui e Bob non erano migliorati dall'ultima volta che si erano visti e la sua domanda a proposito del compagno della madre, non aveva distratto Cicy. Proprio per niente.
< Il fatto che io non vada in trasferta, non significa che non abbia altre cose da fare >
< Ad esempio? >
< Devo occuparmi di alcuni affari > rimase sul vago, per evitare che lei potesse intromettersi nel suo lavoro.
Cicy non demorse. < Che generi di affari? >
James rispose in modo duro e freddo. < Non c'è bisogno di affrontare questa conversazione, mamma >
La donna trattenne il fiato e sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Sapeva che suo figlio si era addossato ogni responsabilità da quel giorno, ma lei voleva in ogni caso cercare di sollevare un po' del peso che si era caricato sulle spalle, aiutarlo, rendersi partecipe. Qualunque cosa, pur di non rimanere più nell'angolo in cui l'aveva confinata, ma James sapeva essere testardo tanto quanto suo padre e ciò la faceva sentire terribilmente ancora più in colpa.
La donna respirò rumorosamente nel telefono e cercò di formulare una frase di senso compiuto per evitare di far sentire al figlio quando quella frase l'avesse colpita, ma James l'anticipò. < Mi dispiace. Non volevo essere così brusco >
Cecilia sospirò. < Lo so >
< Posso dare a Claire il numero di Emma e chiedere a lei di aiutarla > disse poi, cercando di fare Ammenda.  
< Sarebbe carino da parte tua >
James annuì, dandosi poi dello scemo: sua madre non poteva vederlo.
Proprio mentre stava per aggiungere qualcos'altro, la porta finestra che dava sul piccolo balcone della casa di Amanda si aprì.
La ragazza si era cambiata ed ora indossava dei pantaloncini neri e un top bianco. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda alta che le arrivava fino alle scapole e James immaginò di poter passare di nuovo le mani tra quelle lunghe ciocche, ricordandosi di quanto erano morbidi e profumati.
Proprio in quel momento Amanda si voltò verso di lui, quasi come se si sentisse osservata e si bloccò con in mano un vasetto di qualcosa, e guardava dritto verso di lui.
< Devo andare, mamma > chiuse la comunicazione senza aspettare la risposta di Cicy e poi tornò a concentrarsi interamente sulla figura snella della bionda mozzafiato che era ancora ferma immobile a fissarlo.
James si passò la lingua sul labbro superiore, tornando con la mente a quando si erano baciati la sera prima, alla sensazione del corpo di Amanda sotto il suo, delle labbra morbide che avevano ceduto immediatamente appena lo avevano riconosciuto, del suo profumo inebriante e di come le sue dita si fossero attorcigliate tra i suoi capelli.
Amanda aveva risposto a quel bacio e James aveva tutte le intenzioni di sentirla perdere di nuovo il controllo sotto di sé, magari senza nessun vestito addosso.
Decise che ora che lei aveva avuto la conferma che lui era rimasto per un bel po' ad aspettare anche solo che lei desse una sbirciata fuori, era arrivato il momento di andare via.
Infilò il casco e poi accese la moto. In meno di trenta secondi era sparito dalla visuale della ragazza.
L'unico posto da cui non poteva fuggire era il suo cuore bastardo, che aveva cominciato a battere decisamente troppo forte, e dalla sua mente che continuava a riproporgli l'immagine di Amanda con indosso quei pantaloncini succinti che rivelavano gran parte delle sue lunghe gambe e la canotta aderente, che faceva risaltare i suoi seni alti.
L'unica parola che gli venne in mente per potersi descrivere era decisamente calzate: fottuto.
Era decisamente fottuto.
 
 
< Ferma tutto > Hanna alzò una mano per bloccare Amanda e la guardò con gli occhi sgranati. < Lui ti ha riaccompagnata a casa dopo che ti ha preso il telefono per evitare che tu chiamassi qualcuno per farti venire a prendere >
< Sì >
< Poi ti ha detto che vuole continuare a vederti e tu gli hai detto che preferiresti di no per via di Connor >
< Esatto >
< Allora lui ti ha lasciato credere che avrebbe fatto come tu gli chiedevi. Arrivate a casa tua, lui ti afferra e ti bacia e poi se ne va >
< Lasciandomi lì impalata > precisò Amanda.
Hanna fece un gesto con la mano, facendole capire che non le interessava più di tanto quella parte. < E ieri mattina te lo sei trovato sotto casa?  >
< E anche ieri mattina > specificò Amanda.
< Ah > fu l'unico commento di Hanna.
Amanda afferrò una spugnetta e diede una seconda passata al bancone, raccogliendo le briciole lasciate da qualche cliente. < Ah? >
Hanna si guardò attorno per guardare dove fossero i bambini. < Mi sto eccitando per te > le disse poi, sottovoce.
< Hanna! > Amanda rivolse un'occhiata a Connor e Josh per assicurarsi che le loro orecchie fossero fuori portata della bocca di Hanna.
< Dagli un paio di anni e ne sapranno più di noi >
Amanda si morse un labbro, pensando che in realtà anche una tredicenne ne avrebbe saputo qualcosa in più rispetto a lei. Ma non era giusto trascinare Hanna nella tristezza della sua vita sentimentale, soprattutto perchè sapeva cosa le avrebbe risposto l'amica.
< Allora.. > Hanna la riportò al presente.
< Sì ? >
< Stamattina era sotto casa tua? >
Amanda scosse la testa. < No > però.. < Di solito il sabato e la domenica lo vedo sempre qui.. > si portò il pollice alle labbra e cominciò a torturare una pellicina.
< Uh - uh > fece maliziosamente l'altra. < Quindi tra poco lo vedremo entrare da quella porta >
< Tu dici? >
Hanna si strinse nelle spalle. < Perché darsi tanta pena di rimanere appostato sotto casa tua, altrimenti? >
< Magari sperava che io lo facessi salire su per fare.. > Amanda tornò a guardare i bambini < sesso > concluse.
Hanna scoppiò a ridere. < Cielo, Amanda! Lo hai detto come se fosse stata la parola più brutta di questo mondo >
La ragazza sgranò gli occhi. < Non è vero! >
< Oh, te lo posso assicurare >  Hanna si fece aria con una mano.
< Bé, è stato involontario > disse e poi si distrasse il tempo necessario per fare il conto a una ragazza dai capelli rossi.
Hanna aspettò che la cliente si allontanasse prima di riprendere il discorso. < Comunque, sono dell'idea che dovresti dargli un'opportunità >
Amanda riafferrò lo straccio e, sentendosi in dovere di dover ripulire il bancone, la strofinò sulla superficie con una diligenza quasi maniacale. Evitò di proposito di rispondere a quello che le aveva appena detto Hanna.
< Mi hai sentita? >
< Forte e chiaro > la rassicurò, strofinando un punto più e più volte.
< E la tua risposta è.. ? >
Amanda ripose la spugnetta nel lavandino ed iniziò a preparare due cappuccini, ordinatigli da Elly.
< Allora? > la incalzò Hanna, quando capì che l'amica non le avrebbe risposto di sua spontanea volontà.
< Allora non lo so >
< Non lo sai? > Hanna sembrava confusa.
< No >
< E cosa c'è da sapere? >
< Tutto! > esclamò Amanda, iniziando a preparare la schiuma.
Hanna aggrottò le sopracciglia. < Non ti seguo >
Amanda sistemò le due tazze in un vassoio e poi, senza nemmeno degnare di uno sguardo l'amica, si diresse verso il tavolo a cui andavano serviti.
< Ecco qui i vostri cappuccini > rivolse ai due ragazzi un sorriso affabile e poi ritornò verso il bancone, facendo un deviazione verso i bambini.
Connor e Josh stavano giocando con  dei mostri dei lego, ed entrambi giuravano all'altro che il proprio guerriero era quello più forte.
< Tutto okay, ragazzi? > baciò la testa di Connor e sorrise a Josh.
< Sì! > dissero in coro.
< Mamma, > Connor si aggrappò alla sua maglietta e la tirò fino a quando Amanda non si voltò per guardarlo. < dobbiamo assolutamente comprare il nuovo mostro >
Amanda inarcò un sopracciglio. < Dobbiamo? >
Connor annuì. < Mm - Mm. Vedi, mamma, ha un sacco di roba in più rispetto a questo qui > le agitò sotto il naso il suo gioco. < E poi così posso essere per davvero più forte di Josh >
< Potresti iniziare a metterlo nella lista dei desideri per Natale > gli disse Amanda.
< Mamma! Manca un sacco a Natale >
< E allora per il tuo compleanno >
< Mancano tre mesi al mio compleanno! > Connor era sempre più scioccato.
Ad Amanda si strinse il cuore. Pensava di riuscire a cavarsela in questo modo, di riuscire a placarlo in questo modo, di eccitarlo all'idea del compleanno che sarebbe arrivato di lì a poco o magari del Natale, ma Connor era un bambino e come tutti i bambini voleva le cose, e le voleva subito.
Con le lacrime che le pizzicavano gli occhi, tornò dietro al bancone ed iniziò a svuotare la lavastoviglie, riponendo le tazze e i bicchieri al loro posto.
Hanna ripartì alla carica. < Proprio non mi vuoi dare nessuna risposta? >
Amanda sbuffò. < Non c'è nessuna risposta da dare. >
Hanna la guardò per un attimo. < Lui ti piace? >
La schiettezza di quella domanda colpì Amanda. Era il classico tipo di quesito a cui puoi rispondere o sì o no, senza dover aggiungere altro, ma il punto era che lei ne aveva di altro da aggiungere.
< Per favore, per favore, dammi una risposta e non tergiversare > Hanno le puntò un dito contro.
Amanda sospirò. Era inutile tentare di nascondere la verità, e poi ammettere la cosa non avrebbe fatto male a nessuno. Si sarebbe tolta quel peso dallo stomaco e poi avrebbe potuto voltare pagina.
< Sì. Sì, mi piace > ammise, le guance erano in fiamme e si sentiva come se fosse tornata un'adolescente in piena crisi ormonale.
Hanna sorrise vittoriosa e le rivolse un sorriso malizioso. < Quindi.. tu piaci a lui, lui piace a te. Siete già usciti una volta ed è andato tutto bene.. >
Amanda la interruppe. < Non proprio, corre come un pazzo su quella moto >
Amanda le rifilò un'occhiata eloquente. < Dettaglio eccitante >
< Vallo a dire a tutti quelli che hanno perso qualcuno per l'alta velocità > si mise a braccia conserte e fissò con aria di sfida l'amica.
Hanna rimase a studiarla per qualche momento. La postura era rigida, le spalle tese e lo sguardo fiero. Quella ragazza aveva bisogno di rilassarsi.
< Okay, Mandy. Tu hai veramente bisogno di uscire con un uomo >
Amanda strabuzzò gli occhi. < Non direi proprio >
< Oh, invece sì >
< Hanna.. >
< No, ora ascoltami. > Hanna alzò una mano per bloccarla. < Mi hai già rifilato la storiella di Connor, che ha bisogno di tutta la tua completa attenzione e che non puoi permetterti nessun tipo di distrazione, ma sinceramente credo che sia solo una grande stronzata >
Amanda era incredula. Dio, quanto tempo era che qualcuno non si rivolgeva a lei in quel modo? Quanto tempo era che un altro adulto non le sbatteva la verità dei fatti sotto gli occhi?
Troppo tempo, e sapeva con precisione anche chi era stata l'ultima persona a comportarsi così verso di lei.
< Dico sul serio, Amanda. Avere un figlio non significa privarsi di qualunque cosa. Connor ha la tua completa attenzione in qualunque momento, anche se tu dovessi decidere di uscire con James, cosa che io ti consiglio caldamente >
< Lui.. ecco, lui è un.. >
< Un cosa? Non lo conosci così bene per poter esprimere un giudizio che non sia affrontato su di lui >
Amanda inclinò la testa di lato. < Tu invece lo conosci talmente bene da poter parlare in suo favore? >
Hanna scosse la testa. < No, ma tutti meritano un'occasione > si strinse nelle spalle. < E rifarti una vita non fa di te una persona cattiva >
Quella frase fu come un fulmine a ciel sereno.
Rifarsi una vita non avrebbe fatto di lei una persona cattiva. Ovviamente no, e poi quante persone che avevano subito un lutto come il suo erano poi riuscite a rifarsi una vita? A sposarsi e avere dei figli? Molte, anzi forse quasi tutte, esclusa qualche eccezione.
Solo che..
C'era sempre un ma, nella vita di Amanda. C'era stato quando aveva varcato per la prima volta la soglia dell'istituto e le aveva detto che i suoi genitori le volevano bene, ma non potevano più tenerla con loro. Nemmeno un briciolo di spiegazione, ma in fondo ad Amanda non serviva nemmeno una bugia ben architettata per sapere per quale motivo sua madre avesse deciso di spedirla in quel posto squallido, e a dirla tutta, alla fine dei conti, le aveva fatto il regalo più grande della sua vita: era lì che aveva incontrato Luca.
Aveva ricevuto un "ma" anche quando era morto Luca. < Ci dispiace molto, signorina, ma, sono cose che capitano >.
No, queste non sono cose che devono capitare, non ad un ragazzo così giovane. Non ad una ragazza che ha trovato in lui la sua anima gemella e non ad un bambino che non avrà mai più l'opportunità di conoscere suo padre. Queste cose non devono capitare a nessuno.
E ora aveva di nuovo un "ma".  
L'intera situazione era troppo complicata e Amanda si rendeva perfettamente conto che non doveva badare solo a sé stessa, ma anche ad un bambino di cinque anni, che avrebbe potuto affezionarsi a quell'uomo e avrebbe potuto perderlo - nel caso le cose fossero andate male -, esattamente come aveva perso suo padre.
Voleva davvero sottoporre Connor a quello strazio per la seconda volta? Non era già abbastanza il fatto che stava elaborando solo in quel momento la morte di Luca?
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sul suo lavoro.
Quando l'amica se ne andò, Amanda la salutò con un cenno della testa, e per il resto della giornata si immerse in sorrisi falsi e un tono modulato della voce, così da non deludere nessuno.
Camminava tra i tavoli per portare le ordinazioni e per raccogliere tazzine e piatti sporchi, preparava i caffè e batteva gli scontrini. Si comportava da brava barista e cameriera, scambiando qualche battuta con i soliti clienti abituali e rassicurando Elly e Jas sul fatto che non era per nulla stanca e poteva lavorare ancora un altro paio di ore e che anche Connor stava più che bene.
Magari con quello straordinario avrebbe potuto comprargli il giocattolo che le aveva chiesto poco prima.
Continuò a lavorare fino alle tre del pomeriggio, quando arrivò l'altra ragazza per darle il cambio. Con un sospiro di sollievo, Amanda si tolse il grembiule e lo ripose al suo solito posto; recuperò la borsa e poi uscì per prendere Connor e tornare a casa.
Si sarebbe fatta un bel bagno caldo e rilassante e avrebbe letto un altro po' del libro che le aveva prestato Cassy e che lei aveva indegnamente abbandonato sul comodino del suo letto.
In macchina, Connor la pregò di mettere il cd che gli piaceva tanto e Amanda lo accontentò, grata del fatto che suo figlio non disdegnasse i suoi gusti musicali.
Era la classica giornata lavorativa del fine settimana e non c'era nessun James in agguato.
Era esattamente quello che Amanda voleva per la sua vita. O forse no.
 
Solo alle nove di sera, dopo aver messo Connor a letto, la ragazza riuscì a ricavare un po' di tempo per sé stessa e fece esattamente quello che si era ripromessa di fare.
Riempì la vasca di acqua calda e poi versò una dose generosa di bagno schiuma alla vaniglia, in modo che si formasse molta schiuma.
Il libro era già accanto a lei, e tutto quello che doveva fare era spogliarsi ed aspettare che la vasca si riempisse.
Quando si immerse, sentì i suoi muscoli abbandonarsi al lieve dondolio dell'acqua e rilassarsi fu la cosa più naturale da fare.
Afferrò P.S. I love you  e riprese a leggere da dove aveva lasciato, ovvero dalla prima leggera che Gerry inviava ad Holly.
Non si era sentita pronta ed aveva immediatamente chiuso tutto perchè in fondo era più facile fuggire al fatto che persino un'eroina di carta stava vivendo durante un periodo schifoso come il suo un momento di pace e gioia pura.
Si chiese distrattamente se Luca le avesse fatto delle sorprese simili, se avesse saputo che di lì a poco sarebbe dovuto passare a miglior vita. Amanda sapeva che non era per nulla un uomo da lettere o cose romantiche, ma qualcosa si sarebbe inventato. Come aveva fatto quella volta per il loro ultimo San Valentino assieme.
Amanda aveva scoperto di essere incinta da poco, e sebbene entrambi stessero cercando un equilibrio per poter gestire quella situazione assieme, Luca aveva deciso che per quella non sarebbero stati Amanda e Luca i futuri genitori del mirtillo che lei aveva in pancia. No, assolutamente. Sarebbero stati Luca e Amanda, due pazzi innamorati.
L'aveva portata al parco dove aveva organizzato un pic-nic con i fiocchi e proprio mentre si stavano imboccando a vicenda, assaporando il gusto dolce delle fragole, con indosso i loro giubbotti per ripararsi dal pungente freddo di febbraio, quattro uomini con degli assurdi completi erano apparsi per fare una serenata mariachi.
Amanda era scoppiata a ridere e Luca l'aveva seguita a ruota. Sebbene fosse qualcosa di assolutamente ridicolo, quella era la cosa più bella che lui avrebbe potuto fare per San Valentino.
Al diavolo le solite smancerie, i regali costosi e le grandi dichiarazioni d'amore. Luca l'aveva portata in un parco in un giorno d'inverno per fare un pic-nic che prevedeva panini al prosciutto e formaggio e una lattina di tè ciascuno; il pezzo forte erano, appunto, le fragole, coltivate chissà in quale serra e chissà in quali condizioni. E poi, dal nulla, erano apparsi questi quattro uomini con indosso delle camicie bianche inamidate, stretti pantaloni neri e dei cappelli da fare invidia ad una vamp.
Decisamente lei e Luca non erano mai stati la classica coppia tradizionalista.
Tornò a concentrarsi sul libro e si divertì un mondo a leggere della famiglia di Holly, di come si stuzzicassero a vicenda, del fatto che seppure provenissero tutti dallo stesso seme, non andavano sempre poi così d'accorso.
Avrebbe voluto anche lei una famiglia di quel tipo, ma forse era chiedere troppo al suo destino.
Sua madre non era mai stata quel tipo di donna affettuosa che ti ispira fiducia e a cui avresti voluto raccontare i tuoi problemi e i tuoi segreti, ma quanto meno era una donna leale, una che le cose non te le mandava a dire. Amanda aveva sempre apprezzato quel lato del suo carattere e Luca le faceva notare spesso che anche lei lo aveva ereditato.
Il vero problema nella famiglia di Amanda, era suo padre.
Scosse la testa. Pensare a questo non l'avrebbe portata da nessuna parte e rischiava di far svanire l'effetto miracolo dell'acqua calda e del profumo celestiale del bagno schiuma.
Andò avanti con il libro, fino a leggere che Gerry aveva sfidato Holly ad andare al karaoke e pareva che qualche episodio strano fosse successo in quel posto.
Gli occhi di Amanda si fecero più pensanti e arrivò fino al punto del compleanno di Holly, dopodiché si costrinse ad uscire dalla vasca, complimentandosi con sé stessa per essere riuscita a leggere una ventina di pagine senza scoppiare a piangere o arrabbiarsi profondamente con la protagonista perchè non sembrava poi così distrutta dal lutto.
Si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, immaginando che, come tutte le sere ci avrebbe messo un'eternità ad addormentarsi, ma non fu così. Il sonno la prese con un facilità sconvolgente, ma le lasciò l'amaro in bocca.
L'ultima frase che le rimbalzò in mente prima di addormentarsi fu quella che le aveva detto Hanna quella mattina al bar.
Non sei una persona cattiva se ti rifai una vita.
 
James sarebbe stato fedele alla promessa che si era fatto: corteggiare Amanda, ma da lontano.
Niente intromissioni nella sua vita privata. Se ne sarebbe rimasto lì, seduto sulla suo moto, sotto casa sua ad aspettare che lei uscisse di casa per andare a lavoro. Lo avrebbe visto, si sarebbe infuriata, avrebbe pensato a lui e quando sarebbe tornata a casa lo avrebbe trovato ancora lì, ad aspettarla e così avrebbe fatto per tutto il tempo necessario che Amanda avrebbe impiegato per avvicinarsi a lui ed inveirgli contro. Perchè era certo che quella sarebbe stata la precisa reazione della ragazza, e lui non aspettava altro.
L'avrebbe fatta parlare per un po', poi si sarebbe avvicinato cautamente a lei, le avrebbe infilato una mano tra i capelli e..
Proprio in quel momento, il portone del condominio si aprì e un Connor allegro si precipitò fuori per raggiungere per primo il vecchio catorcio che Amanda chiamava macchina.
< Piano, Con > gli gridò lei.
< Ho vinto! Ho vinto, mamma! > il bambino fece un altro giro attorno alla macchina e agitò un pugno in alto, in segno di vittoria.
James fece un gran sorriso e poi scosse la testa in fretta. Gli erano sempre piaciuti i bambini, non poteva nasconderlo, ma quel bambino.. Gli stava talmente tanto simpatico che avrebbe potuto rotolarsi nel fango e James l'avrebbe considerato il bambino più divertente del mondo.
< Mamma > la chiamò ancora. Amanda stava rovistando nella borsa in cerca delle chiavi della macchina e gli rispose senza alzare lo sguardo. < Hei, mamma! > tuonò Connor.
James si chiese cosa dovesse dirle di così importante da dover urlare.
< Non urlare, Connor > lo rimproverò lei, guardandolo finalmente.
Connor allungò un braccio nella direzione di James e con l'indice lo indicò. < C'è di nuovo quel signore con la moto >
La prima reazione di Amanda fu quella di abbassargli il braccio e fargli una ramanzina sul fatto che non si indicano le persone, ma quando voltò la testa verso il punto che le indicava suo figlio, la sua espressione divenne dieci volte più scura.
Scosse piano la testa e poi fece salire il bambino in macchina e si chinò per allacciargli la cintura.
Capì che Connor le aveva detto qualcosa perchè lei rispose con un < No > categorico e stizzito, ma non aveva idea di cosa il bambino le avesse chiesto.
James si morse il labbro per impedirsi di ridere. Forse poteva anche non aver sentito cosa il bambino avesse detto alla madre per farla reagire in quel modo, ma poteva scommetterci la moto che era qualcosa che lo riguardava in prima persona.
Amanda chiuse la portiera dell'auto e poi girò intorno all'auto per salire al posto del conducente. Mise in moto e fece retromarcia in fretta.
Quando la macchina gli passò accanto James le rivolse un sorriso seducente e si accorse di come le labbra della ragazza tremarono. Continuò a guardare la macchina allontanarsi e quando i suoi occhi incontrarono quelli di Amanda nello specchietto retrovisore, lui alzò una mano e la agitò in segno di saluto.
Amanda Allen avrebbe potuto fare la sostenuta per tutto il tempo che voleva, ma la verità era che ce l'aveva già in pugno.
 
  
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