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Autore: Saysomething97    01/12/2014    2 recensioni
KURTBASTIAN
Kurt come tutti i giorni scappa da Karofsky e dalla sua banda. Un semplice livido sulla guancia lo farà avvicinare a Sebastian e magari un semplice aiuto da uno sconosciuto si trasformerà in altro.
Dal primo capitolo: *“Okay, comunque sono Sebastian Smythe e sai dovresti metterci qualcosa su quel livido o continuerà a gonfiarsi”
“Cosa sei ora la mia infermiera?”
“Se per te va bene” mi rispose Sebastian facendomi l’occhiolino.
Mi prese per un braccio e mi fece uscire dal locale.
“Comunque non mi hai detto come ti chiami”
“Kurt, Kurt Hummel” risposi.
Non sapevo per quale motivo lo stessi seguendo ma tanto ormai la situazione non poteva peggiorare.*
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Hunter Clarington, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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P.O.V. Sebastian
Oggi era stata una di quelle giornate disastrose, una di quelle che vorresti dimenticare il prima possibile ma che sfortunatamente non hai la fortuna di farlo.

Ero stremato e la testa continuava a pensare a quelle dodici ore appena passate che erano state la cosa più devastante dell’ultimo anno. Oramai erano le sei del pomeriggio e per fortuna ero finalmente rientrato a casa. La mattina la passai alla Dalton, solite lezioni, solito Glee club e soliti ragazzini del primo anno che mi venivano dietro.

Fino a qui niente di strano. Tralasciando tutte le volte che pensai a Kurt ed a come quella notte avessimo dormito abbracciati. Nel pomeriggio, subito dopo scuola decisi di andare da mia madre visto che durante la settimana non c’ero neanche andato una volta. E quando arrivai lì e vidi l’infermiera con cui parlavo di solito del più e del meno che tutto il mio ottimismo di quel giorno andò a farsi fottere. L’infermiera, Julie, mi informò che mia madre stava peggiorando e che il suo stato di Alzhaimer si stava nettamente alzando. Lì per lì non le credetti visto che ogni volta mi dicevano così ma io trovavo mia madre sempre allo stesso stato, un po’ svampita e che ci metteva un po’ di tempo a ricordarsi di me o dei fatti che cercavo di ricordarle ma sempre mia madre. Solamente quando entrai nella sua stanza e la vidi capii veramente la situazione.

Stava seduta sul letto con la schiena appoggiata sulla spalliera dell’enorme letto che ormai la ospitava da molto tempo, le sue mani erano giunte sopra il bacino e fissava il muro davanti a lei, dove, come sempre, c’era un vaso pieno di fiori.

Bussai delicatamente alla porta aperta cercando di non spaventarla. Quando si girò per guardarmi feci un grande sorriso, davanti a lei cercavo sempre di essere forte e felice. Infondo avevo il mio appartamento dove disperarmi.

Entrai nella camera con passo leggero e lei continuava ad osservarmi con sguardo perso ed interrogatorio.
“Ehi” le dissi, poggiando il giornale che le avevo personalmente comprato sul comodino accanto ad una caraffa di acqua. Aveva sempre amato leggere il giornale probabilmente perché il suo più grande sogno era quello di diventare giornalista e di girare il mondo grazie a questo lavoro, cosa che sfortunatamente non si realizzò mai.

“Grazie giovanotto, adoro leggere il giornale” mi rispose felicemente mentre prendeva il giornale tra lemani e cominciava a sfogliarlo.

“Prego” dissi con un tono di tristezza. Come spesso succedeva non si ricordava di me.

“Sai ora puoi anche andartene, sono stata davvero felice del tuo gesto, ma mi piace stare da sola mentre leggo”

“Ma mamma sono io, Sebastian. Sono venuto a trovarti” dissi cercando di mantenermi calmo.

Ero stufo, ero stufo di quella situazione. Sapevo che ovviamente non era colpa di mia madre ma la consapevolezza non rendeva meno doloroso il fatto che mia madre non si ricordasse di me e che andava sempre peggiorando.

“Io non ho figli caro, a dire la verità non li ho neanche mai voluti o cercati. Ti starai sbagliando.”

Decisi di attuare la mia strategia che ormai mi ripetevo a fare quasi ogni volta che venivo a trovare mia madre. Le raccontai la sua storia con papà,  i nostri ricordi migliori e persino quella volta che portai a casa un cucciolo che lei non voleva ma che finimmo per tenerlo solamente perché papà era riuscito a convincerlo.

Di solito raccontarle alcuni momenti della sua, anzi della nostra vita riusciva a farle ricordare anche solamente che io ero suo figlio e non un semplice estraneo che veniva a farle visita.

Ma questa volta purtroppo non funzionò. Finito il racconto la donna che amavo più di qualsiasi altra persona al mondo mi guardò senza un minimo di amore e cominciò ad urlare.

“INFERMIERA! QUESTO RAGAZZO MI STA IMPORTUNANDO! IO NON LO CONOSCO!”

Riuscii a vedere il terrore nello sguardo di mia madre, tecnicamente anche se fossi stato uno sconosciuto non l’avevo importunata, ma non potevo sapere quello che le stava passando per la testa.

Julie arrivò correndo e mi chiese ancora con il fiato mozzato per la corsa cosa fosse successo.

Io non riuscii a risponderle perché mia madre continuava ad urlare e guardandola comportarsi in quel modo mi stava spezzando il cuore e sentivo le lacrime farsi vicine.

Era una situazione critica, Julie non riusciva a calmare mia madre che urlava e che si muoveva nel suo letto ed io ero lì fermo a guardare quella scena impotente e triste.

Un’altra infermiera entrò in camera per capire la situazione e quando vife la scena mi accompagnò alla porta per farmi uscire. Non ci volle molta forza per costringermi ad uscire visto che ero senza forze e senza voglia di mettermi ad obbiettare.

Uscito dalla stanza riuscivo ancora sentire Julie parlare con mia madre.

“Signora Smythe si calmi è tutto finito”

<è tutto finito>

Quelle parole mi rimbombavano in testa, ero riuscito a far sentire mia madre ancora peggio del solito, e tutto per il mio egoismo. Volevo solamente che si ricordasse di me senza pensare alle conseguenze.

Stavo tremando e l’unica cosa che riuscivo a fare per calmarmi era quella di toccarmi il collo e guardare in basso, i miei pensieri furono interrotti da Julie che uscì dalla camera.

“Tua madre ora sta bene, ma sai Sebastian dovresti lasciarla un po’ in pace. È un periodo un po’ drammatico e la tua presenza come ricordo non l’aiuta molto. Con questo non voglio dire che non devi più venirla  a trovare ma di aspettare un po’ di tempo prima della prossima visita”

“Certo, ho capito” dissi con tono di rabbia prima di andarmene e incamminarmi verso la mia macchina.

Il viaggio in auto verso casa fu straziante visto che non facevo altro che ripensare alla reazione di mia madre e a come mi aveva spezzato il cuore vederla in quelle condizioni.

Quando arrivai finalmente a casa potei piangere senza sentirmi osservato e biasimato.

Era una cosa che odiavo, piangere davanti agli altri, ti rendeva debole. Manifestare la parte più sensibile e debole di me era assolutamente una cosa che cercavo di evitare sempre, avevo notato che anche con Kurt stavo facendo la stessa cosa anche se in quel momento era l’unica persona che volevo vicino in quel momento.

Continuavo a piangere prendendo a pugni il cuscino che si ritrovava sopra al letto, ero arrabbiato e il pianto ed i pugni sferrati sul povero cuscino colpevole di nulla mi stavano calmando.

Quando finii quella pazza lotta con il cuscino andai in bagno e il riflesso che mi si proponeva davanti agli occhi  quando mi guardai allo specchio non era per niente bello.

Avevo il viso completamente arrossato, stessa cosa per gli occhi e le labbra. Entrambi rossi e gonfi, per non parlare ei capelli che erano sfuggiti alla piega fatta la mattina e che ormai ricadevano disordinati sulla fronte. Passai la mano nervosamente mandando i capelli indietro, posizione in cui rimasero solamente per poco visto che appena mi girai per aprire l’acqua della doccia erano di nuovi tutti sparpagliati sulla fronte e sui lati del viso.

Appena le prime gocce di acqua cominciarono a cadere su pavimento bianco della doccia sentii il campanello suonare, chiusi velocemente la doccia. Chi poteva essere? In quel momento ed in quelle condizioni non volevo di certo incontrare qualche vicino venuto a suonarmi per chiedermi dello zucchero o del sale.

Ignorai il campanello e riaprii l’acqua quando un altro suono di campanello arrivò alle mie orecchio, il suono durò di più e sembrava più deciso, infatti fu accompagnato anche dal bussare.

Decisi di andare ad aprire, spostando con i piedi i vari vestiti sparsi per il pavimento dell’appartamento.

“Dannazione, devo dare una sistemata a questo posto” farfugliai mentre mi strofinai gli occhi ancora rossi dal pianto.

Appena aprii la porta mi ritrovai Kurt davanti, era esattamente nelle mie stesse condizioni e quando mi vide sembrò sorpreso.

“Kurt cosa succede?” chiesi facendolo entrare. Quel momento era così familiare.

“Potrei farti la stessa domanda” mi disse tirando su con il naso.

Anche lui aveva pianto, era assurdo come entrambi sembravamo così distrutti l’uno agli occhi dell’altro.

“Se sei venuto qui un motivo ci sarà, parla prima tu“ sinceramente non volevo che Kurt ascoltasse i miei problemi, ne aveva già tanti lui. E se piangeva un motivo lo aveva, dopo mi sarei inventato una scusa per il mio stato.

Kurt scoppiò a piangere ancora, mi chiedevo quante volte avesse pianto quel giorno.

Con la voce ricoperta di singhiozzi mi raccontò cosa era successo.

Non ci vedevo più dalla rabbia, sia per Karofsky che per Hunter.

Quel viscido verme di Karofsky dopo averlo maltrattato per tutto quel tempo ora si metteva a baciarlo? Ed Hunter invece? Che intenzioni aveva? Ero sicuro che in qualche modo si sarebbe messo in mezzo.

Kurt si accorse della mia rabbia e cerco di calmarmi massaggiandomi il braccio.

Fece un flebile sorriso e decisi di parlargli.

“Dai Kurt, calmati. Alla fine era solamente un bacio, vedrai che risolveremo questa storia con Karofsky, verrò io a parlarci. E poi penseremo ad Hunter.”

“Non era solamente un bacio! Era il mio primo bacio! E non so se per te questo sembrerà stupido ma per me era importante!”

Kurt era arrabbiato e quando disse questa frase si allontanò violentemente da me. Non ci avevo pensato a quanto potesse essere importante per lui e sinceramente non ci avevo pensato che quello potesse essere il suo primo bacio.

Ed ora che ci pensavo volevo essere io il suo primo in tutto.

“Kurt calmati”

“No! Non riesco a calmarmi! Tu non c’eri e non sai cosa io abbia passato.”

Kurt aveva indietreggiato così tanto che si trovava con le spalle alla porta di casa, aveva il respiro affannato e continuava a guardarmi.

Lo baciai.

Con uno scatto mi avvicinai a lui e lo baciai, sentivo che era la cosa giusta da fare. Io ne avevo bisogno.

Avevo entrambe le mani che avvolgevano il viso di Kurt e che gli accarezzavano lentamente l’attaccatura dei capelli vicino all’orecchio potei sentire il suo corpo irrigidirsi quindi mi staccai.

Lo guardai negli occhi e quei due piccoli pezzi di cielo mi scrutarono fino a farmi sentire in colpa del gesto che avevo appena compiuto.

Posai la fronte sulla spalla di quel ragazzo che mi stava rovinando la vita.

“Mi dispiace, non dovevo baciarti senza il tuo consenso.”

Finito di parlare sentii una leggera risata provenire da Kurt, quindi alzai lo sguardo e lo trovai a guardarmi sorridendo.

“Sinceramente puoi baciarmi ogni volta che vuoi, anche se non hai il mio consenso”

Sorrisi, Kurt era arrossito incredibilmente mentre diceva quella frase.

“Sai non importa a chi hai dato il primo bacio se poi quelli che si susseguono sono migliori e provengono da una persona che tiene a te”

Gli dissi mentre avevo la mia fronte appoggiata sopra la sua e mentre lo guardavo negli occhi.

“Hai ragione” mi rispose.

Dandomi un lieve bacio a stampo prima di abbracciarmi.
 
*Salve popolo di EFP! Sono tornata, oggi nuovo capitolo, più lungo del solito. Che vi devo dire mi sentivo molto ispirata e sono davvero fiera di questo capitolo spero che piaccia anche a voi. Finalmente questi due si sono dati una massa eheh. Detto questo ringrazio tutte le persone che seguono questa storia e che recensiscono, spero di riuscire ad aggiornare prima di Natale, ma ultimamente ho pochissimo tempo disponibile, quindi scusatemi se non aggiornerò. Vi saluto e ci sentiamo al prossimo aggiornamento. Un bacio. Dì*
  
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