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Autore: _Gups_    01/12/2014    4 recensioni
Bra Brief, 25 anni e un inizio di una brillante carriera.
Come il padre ha un carattere difficile: è determinata e orgogliosa ma allo stesso tempo fredda e distaccata, chiusa in una corazza di ghiaccio.
A distanza di alcuni anni un incontro casuale le permette di ritrovare una vecchia conoscenza: Goten Son, migliore amico di suo fratello nonché figlio di Goku, l'ossessione del padre.
Goten è un ragazzo premuroso, dolce e innamorato di lei.
Bra invece è diffidente e fatica a fidarsi delle persone, soprattutto degli uomini.
Nonostante questo, il rapporto tra i due è destinato ad evolversi e a cambiare la vita della ragazza per sempre. Ma basterà l'amore? Sarà abbastanza per sciogliere Bra?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Goten, Trunks, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Questo capitolo è interamente narrato dal punto di vista di Trunks.
Siccome la protagonista della mia storia è Bra, sarà l'unico, ma ho dovuto inserirlo a questo punto perchè è un collegamento essenziale per andare avanti con la trama.
Detto questo, vi lascio alla lettura. 
_Gups













CAPITOLO V
















‘Magari potresti avere tu qualcosa da raccontarmi’

Io? Cosa mai potrei raccontare a mia sorella? Non abbiamo mai veramente parlato della mia vita privata. Di solito è lei a parlare di se. 
A lodarsi a dire il vero.
Un tipo auto celebrativo, esattamente come nostro padre. In effetti è proprio grazie a questo suo ego smisurato se è riuscita a soffiarmi il posto di direttore da sotto il naso. 
Niente da rimproverarle ovvio, è in gamba. E se devo essere sincero mi ha fatto un favore enorme.
Non sono mai stato realmente interessato a quel lavoro, credevo di doverlo a mia madre ma… che diamine era una tortura stare chiuso in quell’ufficio tutto il santo giorno.

‘C’è qualcosa che non va, Bra?’

A questo punto lo credevo davvero, non sembrava la solita persona.
Cosa diamine era successo?
Mi sorrise. 

‘Va tutto bene, sono semplicemente curiosa.’

‘Di cosa esattamente?’

Esitò nel rispondere, come se si stesse chiedendo se fosse la cosa giusta da fare. Incredibilmente, mi trovavo di fronte a mia sorella in un momento di insicurezza. È come se il mondo stesse girando al contrario.

‘Mi stavo chiedendo… insomma, perché abbiamo chiuso i rapporti con i Son? Insomma mamma e papà erano in buoni rapporti con loro, no?’

Cosa? Che cosa c’entra questo adesso?
Possibile che il suo problema adesso riguardasse una storia conclusa diversi anni prima? I Son… Beh si, sono sempre stati amici di famiglia ma si sa, con il tempo le persone cambiano, ne frequentano altre e ci si perde di vista. È così che va no?
O almeno, questa è la versione ufficiale.
Quello che successe realmente è più complicato. 
La mia famiglia non c’entrava niente e nemmeno loro in effetti. Il mio problema era lui. 
Goten Son.
Lui doveva essere lontano anni luce dalle nostre vite. Dalla mia e soprattutto da quella di mia sorella.
Guardai Bra con aria interrogativa, palesemente confuso. 
Lei non ne ha mai saputo niente. 
Insomma, nessuno ha mai saputo cosa successe quel giorno. 
Beh si, mi aveva colto alla sprovvista.

‘Trunks non guardarmi così, insomma è buffo no? Stavo lavorando e ho pensato “Hey, chissà che fine hanno fatto”’

‘No Bra tu non pensi a che fine fa la gente, a te non importa. Che ti prende?’

‘Importa invece, quando c’è la curiosità’

‘Nulla è successo, è semplicemente la vita. Abbiamo altri amici e mamma e papà hanno altre frequentazioni. Tutto qui.’

Sentivo un accenno di rabbia nella mia voce. 
A Bra non sarebbe di certo sfuggito. Perciò con tutta la calma che possedevo lasciai perdere il discorso e mi avviai verso l’uscita della cucina.
Adesso ero io quello che non aveva niente da dire.
Non avrei aggiunto altro. 

Parlare di quella storia mi rende nervoso. Non so perché ma avevo come l’impressione che il tutto sarebbe degenerato e non era proprio il caso.

Non feci in tempo ad arrivare alla porta che Bra mi si parò davanti.

‘Mettiamola in questo modo, perché tu e Goten avete litigato?’

‘Non credo di aver mai accennato ad un litigio.’

‘Chiamalo sesto senso.’

‘Oh certo, sicuramente…’

Mi fermai di colpo. 
Oramai c’ero dentro fino al collo e a dire la verità volevo vederci chiaro. Perciò, tirai un respiro profondo e glielo chiesi.

‘Tu come lo sai? Del litigio intendo.’

‘Non ne so niente…’

Notai una certa incertezza nella sua voce.
Come me ne accorsi? Beh diciamo che mia sorella era davvero brava a mentire, in caso di necessità. 
Stavolta invece era stata una pessima bugiarda e ciò poteva significare soltanto due cose: o aveva subito una completa trasformazione in tempi record o era successo qualcosa di cui non ero stato messo al corrente.
Optai decisamente per la seconda ipotesi ma prima che potessi partire in quarta, con una serie di domande mirate mi venne in mente una possibile spiegazione.

Una spiegazione logica a dire il vero, ma giuro su Dio, pregai che non fosse la verità.

‘Bra… L’hai incontrato vero?’

Girò la testa per impedirmi di guardarla in faccia.

‘Non so di che cosa tu stia parlando Trunks.’

Merda.
Lo sapeva eccome.

‘Bra, ti prego dimmi che non è come penso, dimmelo.’

‘Non è assolutamente come pensi.’

Che cosa aveva fatto quel bastardo? Cercai disperatamente di non pensare a quello che poteva essere accaduto la notte precedente, ma il nervosismo che provavo qualche minuto prima tornò, accompagnato dalla rabbia e stavolta non mi lasciò via di scampo.
Certo, mia sorella è adulta ma non si è mai abbastanza grandi per commettere errori. E se veramente ci avesse passato la notte, qui qualcuno era nei guai fino al collo.

‘Cazzo Bra! Che cosa è successo? Dimmi la verità!’

Mi guardò sogghignando.
Evidentemente la mia scenata era proprio quello che stava aspettando.

‘Partiamo dal presupposto che questi non sarebbero, nel modo più assoluto, affari tuoi. E in ogni caso puoi dormire sogni tranquilli. Non è successo nulla e sicuro come l’inferno, non ho alcuna intenzione di rivederlo. Tuttavia, la tua reazione non mi lascia affatto indifferente.’

‘Non è… una brava persona. Ti prego fidati, fa che non ti baleni nel cervello l’idea di cercarlo.’

‘Non è una brava persona? Wow, ecco. Adesso sono apposto, grazie per l’informazione. Ora ci vedo più chiaro.’

‘Fregatene okay? Come hai detto tu, questi sono affari miei e non ti riguardano nel modo più assoluto.’

Mi stavo decisamente arrampicando sugli specchi. 
Non sapevo come uscire dalla situazione in cui mi ero cacciato. 
Si è vero, avevo esagerato, ma non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Che senso avrebbe avuto la sua ricomparsa? Che cosa voleva da lei?

‘Bra qualunque cosa ti abbia detto, ti prego, non credere ad una parola.’

‘Non mi ha detto niente. Solo che avete litigato. Nient’altro.’

‘Che cosa voleva?’

‘Solo chiacchierare, a quanto pare ha degli amici che frequentano il bar di Joe e mi hanno visto un paio di volte. Niente di strano a dire il vero. Mi sembra lo stesso di sempre.’

Oh, sorellina, augurati solo che non lo sia davvero.

‘Temo che si farà rivedere.’
 La mia voce uscì aspra e priva di qualsiasi emozione.
A questo punto non sapevo più cosa dire. 
Di una cosa ero sicuro però, se mai si fosse presentato lì, a casa nostra allora avrebbe dovuto vedersela con me.

‘Cristo Santo Trunks. Cosa mai può averti fatto per fare uscire a distanza di anni tutta questa rabbia repressa? Credevo fosse una ragazzata, ma a questo punto non ne sono più tanto sicura…’

Ne seguì un silenzio imbarazzante che fu interrotto dalla suoneria del telefono di Bra.

‘Si, pronto?… Cosa?…Ho capito… No, va bene…Arrivo.’
Chiuse la comunicazione e sbuffò, irritata.

‘Problemi?’

‘C’è uno per me in ufficio. Pensano che sia un giornalista ma non ne sono sicuri. Temo che sia per la conferenza stampa, si è sparsa la voce.’

Mise il telefono in tasca e si uscì dalla porta. Poi si voltò 

‘Io e te non abbiamo finito.’

‘Suppongo di no. Aspetta, vengo con te. Se è un giornalista ti servirà una mano.’

Fece per replicare ma poi si fermò.
A quanto pare, almeno per il momento, discutere con me era passato in secondo piano.


                                                     ***



Arrivammo nel suo ufficio pochi minuti più tardi e trovammo un tizio sulla quarantina, in giacca e cravatta che quando ci vide, ci sorrise e strinse la mano ad entrambi. Si presentò come Mike Grusson ma non aggiunse altro.
Non sembrava affatto un giornalista però.

Mentre entravamo in ufficio, gli dicemmo di accomodarsi, ma lui chiese di avere un colloquio privato con mia sorella. In veste ufficiale, come proprietaria della Capsule Corporation.
Bra accettò e io aspettai fuori.
Ripensai a quello che era successo poco prima e mi misi le mani tra i capelli, incapace di pensare. 
Fortunatamente Bra era piuttosto occupata con il lavoro e forse questo avrebbe impedito almeno per un po’ che lui si ripresentasse.
La mia mente divagò e per un attimo tornai a quando io e Goten eravamo bambini, quando giocavamo nel giardino di casa o sui monti Paoz.
Pensai al primo torneo di arti marziali a cui avevamo partecipato insieme, alla prima volta che riuscimmo a fare una fusione decente e agli allenamenti a cui mio padre ci sottoponeva con la forza, anche in momenti di pace.

Poi improvvisamente, queste immagini scomparirono e lasciarono spazio ad altre.
E lo rividi in quella sera di dieci anni prima.






Erano le due passate.
Vagavo per il pub in cerca del mio migliore amico, che sicuramente ne aveva combinata un’altra delle sue.
Gli avevo già salvato il culo due volte con la polizia. Purtroppo tende ad alzare un po’ il gomito e si sa, un sayan ubriaco non porta mai niente di buono.
Lo trovai dopo circa dieci minuti, seduto su uno dei divanetti con una ragazza che non conoscevo.
Stava parlando, ma il suo sguardo era vuoto. Segno che probabilmente, anche quella sera aveva esagerato.
‘Mi dispiace interrompervi, ma dobbiamo andare. Goten..’

‘Trunks sta’ calmo, beviti qualcosa e resta a farci compagnia.’

‘Col cazzo che ti paro il culo anche stasera, muoviti ti porto a casa prima che tu faccia danno. Di nuovo.’

La ragazza guardò me poi lui. 
Evidentemente era la prima volta che si incontravano, altrimenti avrebbe saputo dei suoi ‘precedenti’.

‘Non farci caso, Julia. È solo un po’ fuori…’
Non volevo litigare, ma stavo cominciando a perdere la pazienza.
Lo presi per un braccio e lo feci alzare dal divano, ma quando lo lasciai perse l’equilibrio.

‘Ma guardati, non ti reggi nemmeno in piedi.’

‘Trunks, ma che cazzo ti prende? Lasciami stare.’

Si alzò barcollando e tese la mano alla ragazza che fece per prendergliela ma io fui più veloce e tenendolo per il colletto della camicia, lo trascinai fino all’uscita.

Una volta fuori, a contatto con l’aria fredda, riuscì a schiarirsi la mente quel tanto che bastava per ricordarsi come stare in piedi, così mollai la presa.

‘Ma che ti prende eh? Mi stavo divertendo!’

‘Si lo vedo, sei messo male amico.’

‘Ma vaffanculo, io torno dentro. Vai a casa se vuoi.’

Fece per tornare verso la porta, ma lo fermai afferrandolo per un braccio.

‘Tu vieni a casa. Non farai casino anche stasera Goten, devi darti una regolata.’

‘Lasciami, cazzo!’

Lo lasciai. Stavolta ne avevo abbastanza.
Non ci sarei stato quando la polizia avrebbe chiamato, di nuovo per dirmi che lo avevano portato dentro, di nuovo.

Mi voltai e feci per andarmene.

‘Sei patetico Trunks. Sei peggio di tua sorella e ce ne vuole! Almeno lei è una gran scopata.’

Mi fermai di colpo.

‘Che cazzo hai detto?’

‘Quello che ho detto, anzi, la prossima volta porta anche lei. Così mentre tu rompi i coglioni, io posso farmela nel bagno del pub.’

A quel punto non ce la feci più. Aveva superato il limite.
Mi scagliai contro di lui e gli assestai un pugno in pieno volto. 
Lo colsi completamente di sorpresa e quando si voltò verso di me aveva il naso che sanguinava.
Rispose con un altro pugno che evitai, ma poi un calcio mi colpì sulla schiena.

‘Non osare parlare così di mia sorella, bastardo!’

Mi rispose con un ghigno e io gli tirai un altro pugno, poi un altro e un altro ancora.
Mi fece pena, era ridotto talmente male che non riusciva nemmeno ad evitare questi colpi così banali.
Nonostante questo però, si rialzava e rispondeva, così nonostante la tarda ora, in pochi minuti avevamo attirato un piccolo gruppo di curiosi che però non osava avvicinarsi più di tanto.

Qualcuno urlò di farla finita, ma ormai non sentivo più nessuno. 
Volevo solo fargli del male.
Così, mentre riprendeva fiato, gli tirai un calcio che lo colpì al collo e cadde di nuovo per terra, stavolta sfinito.

Lo afferrai per la camicia e dissi.

‘Se ti avvicini a di nuovo a noi, sei morto.’

Me ne andai volando, lasciandolo li, in mezzo alla folla che guardava la scena allibita. 
Quando rientrai, tutti erano già andati a dormire.
Mi chiusi in camera, e mi infilai a letto, senza togliermi i vestiti.

Nei giorni successivi silenzio, nessuno fece domande.








La porta dell’ufficio si spalancò e mi riporto alla realtà.
Bra salutò l’uomo col sorriso più falso che ebbi mai visto e poi venne verso di me.

‘Non era un giornalista, vero?’

‘No. 
E forse abbiamo un bel problema.’







______________________________

Eccomi con il quinto capitolo.
Spero innanzitutto che vi sia piaciuto e vi sarei grata se lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio chi segue la mia storia e mi auguro di non deludervi!
Alla prossima.
_Gups





 




  
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