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Autore: thatswhatfriendsarefor    02/12/2014    11 recensioni
Dopo essere stata ferita al funerale di Roy, Kate si rifugia nella baita di suo padre e in se stessa.
Riuscirà davvero a rimanere da sola?
La nostra personalissima versione della 4x01 o meglio una ipotetica 3x25
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E se l'inizio fosse stato diverso?'
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Capitolo 8  - Innocente risveglio

 

Un raggio di sole mi colpisce le palpebre e mi riporta alla coscienza. Pur tenendo gli occhi chiusi, mi rendo conto immediatamente di essere in una posizione inusuale, non particolarmente comoda, ma tutto sommato percepisco una sensazione di benessere diffusa.

Piano piano gli altri sensi si risvegliano.

L’udito mi racconta il canto dei merli che nidificano sugli abeti intorno alla baita e conferma che ha smesso di piovere, come già preannunciato dalla luce.

L’olfatto mi regala la consapevolezza di un odore di uomo che adoro e mi aiuta a ricordare dove sono e con chi sono.

Il tatto accarezza la felpa della persona con cui ho dormito e le mani riposano sul suo torace, sentendolo andare su e giù mentre respira regolarmente, ancora immerso nel sonno. Realizzo che una sua mano è scivolata dietro la mia schiena e si è appoggiata sul mio fianco, dalla parte in cui mi hanno aperto per bloccare l’emorragia. Se ne sta lì, non lontano da una delle mie orrende cicatrici, separata dalla mia pelle solo dalla leggera camiciona che indosso e dalla fasciatura. Ed ecco che giungo alla consapevolezza che – tutto considerato – non mi dà alcun fastidio averla proprio in quel punto, non distante dal mio sfregio. Il calore che emana mi rasserena.

Apro gli occhi e la vista mi rassicura ulteriormente mostrandomi il profilo dell’uomo con cui ho trascorso queste ultime meravigliose ore: la fronte distesa, la bocca un po’ imbronciata.

Il gusto è seriamente tentato di approfittare delle sue labbra ancora addormentate, di ritrovare il loro sapore e di godere della loro morbidezza ma… forse è ancora troppo presto.

Troppo presto per le implicazioni e le conseguenze che possono scaturire da un solo bacio, che questa volta non potrebbe essere spiegato da motivazioni di copertura.

Ed io non sono pronta perché devo accettare il mio nuovo corpo segnato prima di poterlo condividere con lui.

Cerco di liberarmi dalla sua presa senza svegliarlo ma è inutile. Al mio più piccolo movimento apre immediatamente gli occhi e quell’adorabile broncio si trasforma in un sorriso.

“Ciao Kate, hai dormito bene?” mi chiede con la voce ancora impastata.

“Sì” Mentre lo dico, mi rendo conto che è la prima volta da non so più quanto tempo che posso affermare sinceramente di aver riposato. E’ questo l’effetto che fa svegliarsi fra le braccia di Richard Castle? E’ decisamente meglio di quando ho perso i sensi in quel container frigorifero… sebbene già allora fossi consapevole di provare un sentimento davvero profondo nei suoi confronti.

“Tu come stai?” mi informo. Questo divano non è esattamente il massimo della comodità.

Ci pensa un po’, quasi a voler fare un inventario mentale del suo stato di salute, poi dichiara: “Beh… ho collo e spalle intorpidite, la schiena mi sta uccidendo, in compenso non mi sento più il sedere e mi si sono gelati i piedi perché ti sei presa tutto il plaid…”

Non posso fare a meno di mettermi a ridere e rispondergli: “Castle, sei troppo vecchio per queste cose! E hai freddo solo perché ti si è bucato un calzino!”  

Colpito nell’orgoglio, trattiene a stento una smorfia di dolore e si sposta per guardarmi dritto negli occhi: “Beckett, appena il dottore ti darà il permesso, ti mostrerò che per certe cose sono ancora un ragazzino. Promesso.”

Questa frase è così densa di aspettativa e di impegno che un brivido mi percorre la spina dorsale e subito dopo mi mordo il labbro inferiore per evitare di sorridere.

Com’è che quest’uomo sa sempre cosa dire per farmi stare meglio?

Com’è che questa affermazione mi ha stuzzicato invece di mandarmi nel panico più totale?

Non sono forse la stessa persona che pochi minuti fa ha pensato di non essere ancora pronta a condividere questo mio nuovo corpo con qualcun altro?

Sono un mistero che nemmeno io so risolvere. Proprio come mi ha detto lui quella sera nella suite a Los Angeles…

Poi mi alzo con calma – anch’io non è che sia messa tanto meglio a dolori e indolenzimenti vari, e non posso dare la colpa solo alle ferite – e mi avvio in bagno, per dare inizio alla mia routine mattutina.

Medicazione compresa.

Nel frattempo sento Rick che, nella sua ormai consolidata veste di cuoco e cameriere, sta preparando la colazione.

Realizzo che questa potrebbe essere la prima e ultima volta che ci svegliamo insieme. Oggi dovrebbe rientrare mio padre. Uso il condizionale perché a questo punto non so più cosa pensare. Però magari Rick potrebbe tornare alla baita nel fine settimana, se non ha altri impegni con la casa editrice. Già, non gli ho nemmeno chiesto se è più stato al Distretto… Ho saputo che Montgomery è stato sostituito da una certa Victoria Gates, che proviene dagli Affari Interni. Chissà che tipo è. E chissà a che punto stanno con la ricerca del cecchino che mi ha sparato. In queste settimane ho cercato di non pensarci per non farmi prendere dal panico di essere ancora sotto tiro. E mi sono imposta anche di non tuffarmi di nuovo nelle ricerche del mandante dell’omicidio di mamma, anche se lei è sempre nel mio cuore, anzi, ora più che mai.

Immersa in questi pensieri non mi rendo nemmeno conto di aver eseguito la medicazione con una serie di gesti meccanici e di aver portato a termine questo ingrato compito in poco tempo e senza piangere.

Forse le cose stanno davvero prendendo il verso giusto…

Forse il principe azzurro invece di arrivare su un cavallo bianco con la spada sguainata, è uno che si sveglia la mattina su un divano, odora di uomo, si lamenta per il mal di schiena, ha un calzino bucato e ha il viso tutto stropicciato per la mancanza di sonno.

Oddio, ma che mi ritrovo a pensare! Non faccio questi ragionamenti assurdi da almeno venti anni.

Mentre finisco di sistemare garze e pomate, sento squillare il mio cellulare. L’ho lasciato in cucina.

“Rick, puoi vedere chi è?” gli urlo dal bagno.

“E’ tuo padre”

“Puoi rispondere tu? Io scendo fra un secondo” quei due si sentono anche alle mie spalle, tanto vale che si salutino. Senza considerare che è stato mio padre a mandarlo qui, quindi non si stupirà nel sentire la sua voce.

“Pronto, signor Beckett?” risponde Rick, con un tono titubante. “OK, Jim… Kate è in bagno in questo momento… sì, sta abbastanza bene, non ha più avuto problemi dopo quell’episodio di ieri” Poi scoppia a ridere e dichiara “già, come può sentire sono sopravvissuto e sono anche tutto intero!” Nel frattempo esco dal bagno e arrivo in cucina. Rick continua a conversare amabilmente con mio padre, finché si rende conto che gli sono di fronte con un sopracciglio sollevato, così saluta il suo interlocutore al volo e mi passa il cellulare: “Ciao papà”

“Katie, tutto ok?” si informa.

“Sì, tutto bene”

“Lo sento anche dal tono della tua voce. Sapevo che ti avrebbe fatto bene, bambina mia. Il vero amore si incontra una volta sola nella vita, fidati di me. Io lo so bene. Non darlo per scontato e non rifiutarlo mai. E’ un dono del cielo!” dichiara entusiasta. Alzo gli occhi al cielo davanti a Castle per tenere il punto ma in realtà faccio fatica a trattenere una lacrima di commozione, perché papà anche a distanza ha capito benissimo quello che sta succedendo qui. E ha maledettamente ragione. Però non mi va di affrontare questa conversazione al telefono, anche perché nonostante l’intimità che abbiamo raggiunto all’improvviso è ancora tutto così confuso e poco chiaro tra noi. Così mi schiarisco la gola e gli chiedo: “Quando torni?”

“Senti, ho un problema di lavoro”

“Papà, non tirare fuori di nuovo quella scusa…” faccio finta di essere scocciata ma in realtà spero che non possa rientrare fino a domani, regalandomi ancora un giorno da sola con Castle.

“No, Katie, questa volta non è una balla. Si tratta di un caso importante e sarebbe impossibile seguirlo dalla baita. Temo che andrà parecchio per le lunghe, pertanto vengo a prenderti e ti riporto a casa. Non puoi stare lì da sola.”

“Papà, ma tu saresti occupato tutto il giorno e sarei comunque per conto mio la maggior parte del tempo” provo a ribattere delusa.

“Sì, ma la sera saremmo insieme e potrei prepararti i pasti, o comunque potrei raggiungerti in pochi minuti qualora tu avessi bisogno.”

Prendo un respiro profondo e con gli occhi cerco Castle che si è allontanato per lasciarmi un po’ di privacy. Non me la sento ancora di tornare in città, o forse non lo voglio: le ultime 24 ore sono state magnifiche e mi sembra che tutto sia stato possibile grazie a questo posto. Oltre al fatto che trovarmi a New York senza andare al distretto sarebbe per me così strano. Ma papà ha ragione, attualmente non sono in grado di rimanere da sola, visto anche ciò che è successo ieri.

“A meno che…”

“A meno che cosa, papà?” gli chiedo incuriosita.

“A meno che il tuo attuale ospite non possa fermarsi ancora un po’. Ripassamelo, così glielo chiedo.” Dichiara gongolante, come se gli fosse appena venuta un’idea geniale. Tutta questa faccenda ormai ha preso una china surreale e mi pare che questi due mi considerino totalmente incapace di intendere e di volere, ma è pur sempre di mio padre che stiamo parlando, pertanto ubbidisco e dico a Rick: “Hey, papà vorrebbe parlare di nuovo con te”.

Castle mi rivolge uno sguardo stupito e io alzo le spalle, come a volergli dire che non c’entro nulla con questa storia, anche se nel mio intimo spero fortemente che Rick accetti.

“Jim, mi dica… no, perché? …. Sì, certo, anzi, sa che questo posto mi ha già dato un paio di ottime idee per il romanzo? … però devo scendere in città a prendermi qualche vestito… così le riporto la macchina… ah, d’accordo, se non le serve… certo, non si preoccupi…. Ok, gliela saluto io.” Chiude la telefonata e mi dice: “Jim ti saluta.”

“Jim? Vedo che tu e mio padre siete diventati amici…” constato indossando una maschera di assoluta e imperturbabile serietà.

Castle sembra quasi in difficoltà, come se si sentisse in colpa: “No… sì…. Ecco… vedi… insomma…io… lui…” E’ a dir poco adorabile quando balbetta.

Poi gli sorrido e lo tranquillizzo: “Hey, stavo scherzando. Come vi siete messi d’accordo?”

Mi guarda sereno e confessa: “Mi ha incaricato di farti da babysitter per un po’, intanto che lui segue un caso importante.”

“E’ quello che fanno i partner?” gli chiedo felice.

“Always! E poi a me fa davvero piacere, lo sai. Però devo scendere a Manhattan a prendermi altri vestiti. Starò via poco, Kate, te lo prometto.”

“OK. Mi ritroverai qui, non vado da nessuna parte.”

“Vuoi che ti porti qualcosa dalla città? Magari una rivista? O uno dei miei libri? Guarda che me ne sono accorto che non ne hai nemmeno una copia qui…”  dichiara risentito.

Sollevo gli occhi al cielo: quando fa il melodrammatico è insopportabile. Gli rispondo: “Castle, li possiedo tutti, ne ho persino uno autografato nel 2005. Ho letto la serie completa di Storm, per non parlare di quella di Nikki Heat. E anche tutti gli altri.”

“Davvero? Autografato nel 2005?” chiede sinceramente stupito.

Gli prendo le mani.

E’ il momento di dirgli la verità anche su questo fronte: “Sono sempre stata una tua fan, Richard Castle. Quando mamma è morta, mi sono rifugiata nel modo fittizio creato dalla tua narrativa. Mi hai aiutato tantissimo in quel periodo, sai? Anzi, non ti ho mai ringraziato per quello…”

Rimaniamo a guardarci, occhi negli occhi, per un periodo di tempo che non saprei calcolare. Poi lui si scuote e mi dice: “Dai, facciamo colazione così poi parto per Manhattan. Prima mi avvio, prima sarò di ritorno.”

 

Angolo delle autrici

Il nostro amatissimo Jim Beckett è tornato!!! L’innocente risveglio dei Caskett, dopo aver trascorso una meravigliosa notte abbracciati sul divano, viene interrotto dalla telefonata del papà di Kate che chiede a Rick di continuare ad occuparsi di sua figlia. Che sacrificio….

Un altro segreto viene svelato: adesso Rick sa che Kate è una sua grande fan!

Ormai non sappiamo più come ringraziarvi per l'affetto che ci state dimostrando con le vostre recensioni, sempre "saette" e piene di contenuto.

Ci leggiamo venerdì!

Debora e Monica

 

  
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