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Autore: CenereSpada5435    02/12/2014    2 recensioni
cosa sarebbe successo se... beh
dal testo: -Il capitano ci ha appena lasciato, e siamo qui al suo funerale... mi sento un po’ responsabile della sua morte, ma ho fatto le sue ultime volontà,-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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II


Un fastidioso rumore ad intermittenza mi risuona in testa, picchietta nelle orecchie e un moto di fastidio mi sale dallo stomaco... tento di riaprire gli occhi, ma è come se le palpebre non rispondano ai miei comandi... impongo alla mia mano sinistra di alzarsi e portarsi al volto, come di solito faccio dopo essermi alzato la mattina... ma ciò che ottengo è solo un leggero spasmo.
Continuo con altri due tentativi, ottenendo i medesimi, scarsi, deprimenti risultati... il fastidioso rumore si fa sempre più incalzante, facendomi infuriare sempre maggiormente ad ogni bip, comincio a sudare ed in un impeto d’ira mi sollevo in alto a sedere slanciando le braccia ed aprendo gli occhi
-e che diamine!
urlo con tutto me stesso... la luce del sole penetra dalla finestra ed illumina il silenzioso posto in cui poco prima giacevo.
Pareti celesti ed ampie vetrate, un letto singolo con attorno macchinari fastidiosi e delle sedie con una poltrona... poco ma sicuro mi trovo in una stanza d’ospedale, è giorno, ed sono da solo, i ricordi si presentano decisamente confusi, sicuramente per opera di qualche farmaco o antidolorifico come la morfina... la barba appena accennata mi suggerisce il fatto che non devo esser stato in coma o cosa per tanto tempo... uno due, massimo tre giorni.
ma tre giorni da cosa?
mi porto la mano destra alla fronte battendola un po’ con il palmo, come se quel battere, quello scuotere possa destarmi da quel fastidioso intorpidimento mentale... mi calmo e guardo la mano, sentendo un leggero fastidio sul dorso, e mi accorgo di esser collegato ad una flebo... sento una fitta al petto e mi osservo... un foro, si direbbe di proiettile, in bella mostra, rosso livido e ben ricucito, troneggiante in corrispondenza del cuore... ed ora ricordo.
Il volto che prima era solo una mera immagine calda e sfocata, ora si fa presente come la mia ragione di vita, come se ora sono in un qual modo completo... ma lei non è qui... dov’è? possibile sia stato tutto un sogno? no non credo proprio! eppure dove sono tutti... Esposito, Ryan, mia madre, Alexis? dove sono io di preciso? forse sono entrato in un programma di protezione?
mi porto le mani alle tempie, ora padrone del mio corpo, no, non può esser stata tutta immaginazione... sento tirare nuovamente la mano destra e infastidito mi strappo via ago e tubo... non l’avessi mai fatto! un dolore repentino e lancinante s’affaccia prepotente al petto, e ne deduco che ovviamente fare troppo sforzo o rapidi movimenti potrebbe non giovare alla mia salute e alla mia guarigione.
Ancora non ho visto alcun dottore, ne alcuno si è presentato nella mia stanza, decido cosi, seppur con enorme fatica, di alzarmi dal letto e andare a prendere un caffè in qualche macchinetta distribuita sul piano... non so in che reparto sono, ne tantomeno se mi reputano morto dato che non ho visto alcun fiore “di buona guarigione” nella stanza.
Era tutto sterile e quasi irreale... avrebbe fatto paura, impresso inquietudine se non fosse stato per la presenza di altri pazienti e delle rispettive famiglie e conoscenze... arrivo alla macchinetta situata vicino ad un ascensore e a delle scale, e mi accorgo che effettivamente prendere un caffè senza soldi è una sfida ardua... cosi mi arrendo e torno in camera.
Qualcosa è cambiato rispetto a come avevo lasciato l’ambiente quando ero uscito... la porta era spalancata ed un anziano medico di spalle si portava le mani ai capelli... o quel che ne rimaneva... bisbigliando un sorpreso “com’è possibile” mentre alla sua sinistra vi erano due rosse, che conoscevo fin troppo bene, con bocche spalancate ed occhi guizzanti di sorpresa e felicità.
-qualcuno mi cercava?
dico per attirare l’attenzione facendo un’entrata scenica sorridendo ed aprendo le braccia per accogliere gli imminenti abbracci, si sentì un sollevato e felice “oh  Richard” ed un radioso e urlante “papà!” mente il medico ancora a bocca aperta mi fissava.
Gli abbracci non tardano ad arrivare, e con essi arrivano anche inimmaginabili fitte di dolore tra sterno e costole che, per quanto mi sforzi a fare un sorriso, pare più una terribile e comica smorfia di dolore.
Si staccano capendo la situazione dall’immediato contrarsi ed irrigidirsi del mio corpo, sento il dolore cominciare ad aumentare inarrestabile e mi siedo sul letto mentre il medico mi aiuta e si ricrede della miracolosa guarigione che aveva immaginato, dev’essere finito l’effetto della morfina penso... tento di reprimere il lancinante dolore mordendomi il labbro inferiore e chiudendo le palpebre con forza, muovendo la testa in direzione del pavimento.
Rivolgo poi il viso in direzione delle due rosse... ed ora le guardo... ed ora la domanda fatidica...
-dov’è Kate?



parole dello scrittore:
buona sera/giorno a tutti! nuovo capitolo, un po più lungo, spero sia all'altezza del precedente e che ovviamente vi piaccia!

 
   
 
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