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Autore: Adeia Di Elferas    02/12/2014    1 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)]
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)][http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)][http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)]Se non conoscete il film di Lady Oscar del 1979 diretto da Jacques Demy , vi prego, cercatelo subito su Youtube (lo trovate pure doppiato in italiano e se volete vi passo pure il link in pm). Solo dopo averlo visto – o aver visto anche solo la parte riguardante il capitolo – o anche mentre si guarda il film, vi consiglio di provare a leggere questa mia parafrasi delle scene. La dedico a mio cugino, che ha coniato alcuni dei soprannomi e ha espresso alcune delle considerazioni che ho aggiunto, doverosamente, in determinate scene. E ora... che cominci lo spettacolo e che si accendano i titoli d'apertura scritti con i neon (nemmeno fossimo in un locale equivoco anni '70)!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '...ma in un attimo il silenzio c'è'
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                                                           ~~ [breve legenda: Kant è il soprannome che mio cugino ha dato fin da subito al padre di Oscar, per via di una somiglianza fisica – secondo lui – tra l'attore e il filosofo.]

 
 È il 1755, la casa della famiglia Jarjayes è immersa nel verde e gli uccellini cinguettano lieti come ogni giorno.
 Kant, il pater familias, si aggira con passo marziale per le sale marmoree della sua dimora, mentre tragicamente il pendolo gli ricorda che il tempo fugge e l'orologio cammina...
 L'uomo passa altero davanti alle figlie, schierate in ordine di altezza su una panca e tutte vestite di bianco, perchè a lui piace la simmetria.
 Improvvisamente, un orribile urlo squarcia il silenzio. Seguono in lontananza parole concitate, mentre Kant, ignorando volutamente tutta la prole che lo fissa attonita, esprime con forza il suo più grande desiderio: “Speriamo sia un maschio.”
 Ecco che finalmente udiamo il pianto di un bambino. Dunque il parto è andato a buon fine! Da una porta misteriosa fa capolino una domestica dai capelli scuri che porta in braccio il neonato. Ovviamente è stato il parto più veloce della storia. In meno di tre secondi netti, il bambino è stato fatto nascere ed in appena altri tre secondi è stato lavato e vestito ad hoc.
 Con la voce pregna di terrore – giacchè conosce bene il volubile carattere di Kant – la domestica si blocca e dice: “Avete un'altra bellissima figliuola, signore.”
 Cercando di trovare un pizzico di umanità del granitico uomo, la domestica alza gli occhi e balbetta: “Ma vostra moglie, la mia adorata padrona... Lei ci ha lasciati per un posto migliore.” A Kant serve un momento. Osserva la porta perplesso, chiedendosi cosa nascondono in realtà le parole della donna che ha di fronte. Sua moglie è forse partita per il viaggio premio nel Nuovo Mondo di cui gli aveva parlato? È andata di nascosto a Gardaland?
 Da uomo intelligente quale è, infatti, capisce subito che la lettura più classica della frase non è possibile. Con la certezza di chi sa le cose, dice: “Mia moglie non può aver perso la vita per la nascita di un'altra figlia.”
 A questo punto, Kant prende la decisione più logica del mondo. Forse aveva dormito poco perchè aveva lavorato tutta notte al suo nuovo libro, la Critica della Ragion Pura, o forse la parrucca gli sta oscurando i pensieri, fatto sta che, ruotando su se stesso come la migliore delle Carle Fracci, dichiara: “Questa creatura è Oscar François De Jarjayes, erede del mio incarico di comandante delle Guardie Reali.” La domestica, ben conoscendo i vaneggiamenti del vecchio, capisce subito dove sta il suo grande errore.
 La carica a generale delle Guerdie Reali non è ereditaria!
 Allarmata, tenta di farlo ragionare: “Ma mio signore, vi prego...” Kant, ormai ottenebrato dai suoi loschi propositi, prosegue imperterrito e con estremo tatto: “Fate venire qui quel vostro nipote orfano, Nanny. In questa casa piena di donne e di silenzio, mio figlio avrà una compagnia maschile.”
 E con queste lapidarie frasi, Kant sparisce attraverso la misteriosa porta da cui era apparsa poco prima Nanny.

 Passano gli anni e la misteriosa porta su cui è dipinto un ameno paesaggio bucolico è ancora lì.
 Una bambina con indosso una camicia bianca, pantaloni marroni e un paio di stivali che arrivano al ginocchi, appare proprio dalla nostra cara porta. Apre e chiude l'uscio con discrezione, reggendo in mano un fioretto.
 Guarda con attenzione la stanza, forse temendo di imbattersi in Kant, che la costringerebbe certamente a leggere la Critica della Ragion Pratica, di cui ultimamente ha buttato giù alcuni capitoli.
 Appena vede che la via è libera, si mette a correre, come una gazzella che sente nell'aria l'odore del leone.
 Ora la casa dei Jarjayes non è più immersa nel verde della primavera, ma nella fredda neve invernale.
 Senza il minimo moto di freddo, la piccola esce in mezzo alla bufera e dà un'ultima sbirciata attorno a sé, consapevole delle capacità mimetiche di Kant. Per fortuna i suoi occhi non vedono il minaccioso vecchio, ma il rassicurante André.
 Oscar attraversa, dunque, di corsa il cortile, sfidando le intemperie, ed André, anche lui ancora un bambino (perchè, è bene ricordarselo, siamo solo nel 1767), salta giù da una carrozza dove evidentemente si era sistemato nell'attesa del congelamento.
 Salutandosi nel modo più normale che i due conoscono, Oscar ed André cominciano a duellare sotto la neve, mentre la solita drammatica pendola (la cui potenza acustica è decisamente invidiabile) batte i suoi rintocchi per ricordare anche ai due piccoli che il tempo fugge, l'orologio cammina...
 Oscar fa cadere André come un sacco di patate sulla neve. Lui si lascerebbe volentieri uccidere dal freddo, ma la bambina insiste nel suo insano proposito e gli si avventa contro. Proprio sul più bello, la cara Nanny, che in più di dieci anni non ha nemmeno cambiato la cuffietta, fa capolino e si mette a gridare: “Bambini! Bambini!” e qui userà la frase per cui noi tutti l'amiamo: “Vergognatevi di litigare in un giorno importante come questo! Oscar, André, venite qua, alzatevi da quella neve!”
 Loro malgrado, i due bambini si rimettono in piedi e corrono incontro alla vecchia, che sta già facendo il grande annuncio: “La famiglia reale ha annunciato il fidanzamento del Delfino con Maria Antonietta, la principessa austriaca!” dalla gioia con cui parla di questa unione, si comincia a capire che probabilmente Nanny diverrà una spia dell'Impero Austro-Ungarico, ma questa è un'altra storia...
 “Oh, dicono ch'ella sia luminosa com'un raggio di sole!” continua a decantare, sperando, forse, di essere sentita da Kant e quindi sponsorizzata per il libro di poesie auliche che da anni vuole pubblicare: “Ha solo dodici anni ed è bella come un gioiello!”
 I due bambini, a questo punto, la fissano accigliati. Nanny, però, prosegue imperterrita: “Questo è l'inizio di una nuova epoca! Un'epoca d'oro! L'unione della famiglia degli Asburgo e dei Borboni...” Sì, decisamente diverrà una spia per gli Asburgo... “La pace.” conclude, cercando di sondare i più profondi sentimenti dei due piccoli.
 Oscar e André, che, vista l'età, dovrebbero pensare solo ai loro giochi, appaiono invece molto interessati alla politica internazionale.
 Oscar, a questo punto, ha una visione. I suoi poteri extrasensoriali la mettono in contatto con la se stessa del futuro, che infatti parla con la voce di una ventenne: “E un giorno... Quando sarà regina... Rischierò la vita, per proteggerla.”
 Dopo un breve smarrimento, André si rende conto che la linea di pazzia di Kant deve essere stata trasmessa anche alla sua povera figlia, così le dà una pacca sulla spalla e l'asseconda: “Tu proteggerai lei, Oscar, e io proteggerò te.”
 E qui, come di consueto, i due bambini improvvisano una rissa, per la gioia della vecchia che può sfoderare il suo tono più contrariato: “André! Oscar! Vergogna! Credete che la principessa faccia dei giochi così stupidi?! Alla vostra età lei è già fidanzata! E in procinto di sposarsi!”
 Di fronte alle parole di Nanny, che necessiterebbe una lavata di capo da parte di una qualsiasi tata di S.O.S. Tata, visto che ritiene più normale che a dodici anni ci si sposi piuttosto che giocare, i due bambini scappano sotto la neve, correndo verso le stalle.
 In un locale buio e sicuramente infestato da fantasmi, una statua addolorata veglia un giacilio impolverato, mentre una gallina ci fa capire che è tempo di deporre l'uovo. Oscar ed André non fanno caso alla povera bestia e nemmeno al grande lampadario composto da centinaia di gocce di cristallo che sta sopra alle loro teste in precario equilibrio.
 In segno di sfida nei confronti degli eventi e di Nanny, Osar getta la sua spada in mezzo alla paglia. Recupera dal letto impolverato una bambola di pezza più grossa di lei e si corica accanto ad André, che sta guardando sconsolato il soffitto chiedendosi cosa mai lo abbia portato in quella casa abitata da pazzi.
 
 Il tempo, se non l'avete ancora capito, passa ed anche in fretta. La povera Nanny è sempre più stanca e tra neve che cade incessantemente e primavere che ritornano d'improvviso, Oscar e André si sono fatti uomini. No, cioè... Beh...
 André si è fatto uomo, mentre Oscar è rimasta rachitica e naniforme, con una tragica pettinatura a codino che la rende tristemente riconoscibile anche a distanza.
 Duellando, nel 1775 come nel 1767, Oscar e André si rincorrono nel parco di villa Jarjayes, nascondendosi dietro alle statue comprate da Kant dagli stessi rivenditori disonesti che gli hanno venduto l'antico vaso (che, sappiatelo, andava portato in salvo) che ora sta in sala da pranzo.
 André fa del suo meglio per dare l'impressione ad Oscar che il duello sia molto alla pari, anzi, che lui sia addirittura in difficoltà. Eh, allora, quando si deve compiacere la figlia del padrone si fa quel che si deve...!
 Ecco che, come al solito, proprio sul più bello, arriva Nanny. Battendo le mani infastidita, grida: “Ragazzi! Ragazzi! Su, su, smettetela! Tuo padre ha delle notizie importanti per te, Oscar!”
 Ed arriva Kant, di bianco vestito. Rigido, proclama: “Ora basta con i giochi.” Terrorizzati, Oscar e André si avvicinano all'uomo. Vorrà far loro leggere la Critica del Giudizio, che ha appena cominciato? O vorrà costringerli a rilegare la Critica della Ragion Pratica, che ha appena finito di scrivere?
 “Da oggi fai parte delle Guardie della Regina, Oscar.” dice invece Kant. Tutti tirano un sospiro di sollievo.
 “La tua preparazione e la tua fiducia sono state premiate.” continua Kant, con Nanny a lato che gli dà man forte con il suo sguardo d'incoraggiamento. “Figlio mio.” aggiunge Kant.
 Oscar, truccata come al solito in modo molto leggero e sobrio (solo un po' di rossetto, un quintale di fard, qualche chilo di matita per gli occhi e un paio di vagonate di fondotinta di vari colori), ringrazia di cuore: “Grazie signore.”
 André fissa l'assistita come uno psichiatra che si appresta a sottoporre una paziente ad un t.s.o., ma non dice nulla.
 Oscar rimarca: “Spero di meritarmi questa fiducia.”
 In netto contrasto col sorriso bonario della povera Nanny, Kant si irrigidisce ancora di più. Per cambiare in fretta interlocutore, si rivolge ad André: “Naturalmente, André, tu non potrai andare con lui.” Nanny vede il suo sorriso sciogliersi al sole, e rimpiazza la gioia con la tristezza più pura, scuotendo il capo affranta.
 “Comunque per te ho trovato un lavoro nelle stalle reale.” Et voilà! Ritorna il sorriso di Nanny, che non vede del tutto frantumarsi l'idea di una fulgida carriera per il nipote.
 Kant, visibilmente deluso dalla mancanza di entusiasmo di André, domanda: “Allora, cosa ne pensi, André?”
 Il ragazzo, per ora l'unico che non ha perso del tutto i contatti con la realtà, si guarda attorno in cerca di un appoggio morale, che, ovviamente non arriva. Così alza leggermente le spalle: “Niente, signore.”
 Nanny, che invece vede nel lavoro alle stalle la realizzazione dei sogni di una vita, lo riprende: “André, ricorda la tua posizione e ringrazia il generale.”
 “Grazie signore.” dice allora André, molto convinto: “Ho sempre sognato di lavorare nelle stalle.”
 Kant non si lascia fregare: “Fai del sarcasmo, per caso?!” “No signore.” risponde André, mentre Oscar, al suo fianco, sta pensando che forse doveva mettersi un po' più di rimmel, vista la giornata speciale...
 “Bene. Così questo giorno segna una svolta nella vostra vita.” va dicendo Kant: “D'ora in avanti assumerete delle responsabilità adeguate alle vostre diverse classi sociali.”
 Senza aspettare un commento o una domanda di spiegazione, Kant gira sui tacchi, in una riminiscenza di quando era meglio di Carla Fracci, e rientra in casa.
 Nanny, poveretta, si volta a dare un ultimo sguardo ai due ragazzi, scuotendo la testa, come a dire: perdonatelo, per la sua durezza, ma è stanco, sta lavorando da tre notti e tre giorni alla Critica del Giudizio, al suo posto anche voi sareste un tantino nervosi...
 Oscar non si cura di simili cose, e muove subito un passo verso André: “Ehi – dice, con la sua voce più provocante – Ehi, tu!”
 André, che avrebbe tanto voluto fingere di non averla sentita, viene richiamato all'ordine da un colpo al braccio.
 “Non merito una pacca sulla spalla?” chiede Oscar. André la fissa con astio, come pensando che una nana del genere lui la potrebbe ammazzare, con una pacca sulla spalla.
 “O un sorriso?” tenta Oscar, sperando che, magari, abbassando le pretese, qualcosa otterrà.
 In modo molto spontaneo, dunque, André dice: “Congratulazioni, Oscar.” Lei ride, apparentemente molto compiaciuta dalle sincere parole del ragazzo.
 Egli, però, non resiste ed aggiunge: “Stai per diventare importante.” Ben lungi dal capire che si tratta solo di una frase sarcastica, Oscar resta imbambolata sul posto, ancora sorridente di fronte a sì tanti complimenti.
 André, allora, ruota sul posto, forse nel tentativo di assomigliare a Kant e competere con lui nei prossimi provini per Amici, e pianta Oscar lì da sola. Meglio andarsi a leggere la Critica della Ragion Pura, piuttosto che avere davanti agli occhi ancora a lungo quel volto coperto dal trucco.

   
 
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