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Autore: J85    02/12/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13

“Ci risiamo”

 

 

 

“In quest’ultima prova, francamente, mi sono proprio divertita!” esclamò tutta sorridente Sara.

“Oh certo! Perché non torniamo indietro a ri…” ma la risposta di Rosa si troncò improvvisamente, appena vide la stanza in cui erano entrati.

“Eppure tutto questo mi ricorda qualcosa…” disse ironicamente Andrea.

La stanza, infatti, presentava delle identiche pedane metalliche, questa volta ordinate in maniera crescente di altezza, del terz’ultimo ambiente che avevano visitato.

“Dunque ora ci tocca risalire” osservò Oscar.

“Gente, temo che questa volta dovrete darmi una mano” constatò timidamente Tommaso.

“Tranquillo ragazzo” lo rassicurò Stefano “vorrà dire che ti unirai alla nostra allegra combriccola!” concluse mettendo una mano sulla spalla di Marco.

“Grazie”.

“Bene! Anche questa volta, toccherà a me andare per primo” esclamò il ladro con le mani in tasca.

“Se non te la senti, puoi sempre rimanere da questa parte…” gli propose ironico il poliziotto.

“Col cazzo!” rispose secco Lupo, mentre spiccava il salto.

“Ragazzi…” cercò di attirare l’attenzione Carla, mentre i piedi del fuorilegge avevano appena toccato il piano lucido della rampa.

Poi quest’ultima discese giù a gran velocità. Il movimento che tutti e dieci i presenti pensavano fosse svolto dalla pressa superiore, fu invece effettuato dal ripiano inferiore, con l’uomo che fluttuava senza gravità qualche centimetro sopra di essa. Poi la discesa terminò. I nove al di sopra erano ancora tutti sconvolti.

“Lupo, tutto bene?” urlò preoccupato Simone.

Nessuna risposta.

“Che dite? Sarà morto?” domandò non pensandoci Silvestri.

Una voce si levò dal basso “Non ancora!”.

“Oh grazie a dio!” sbuffò sollevato Sciullo.

Anche il volto di Santucci si rilassò, per poi corrucciarsi nuovamente “Che costa stavi dicendo, Carla?”.

La Wilson rimase inizialmente sorpresa, per poi riprendere il filo del discorso “Ah, giusto! Guardate là!” indicando con il dito “Ci sono delle scale”.

Il gruppo constatò la veridicità delle parole della dottoressa.

“Dunque questa volta sembra più semplice del previsto…” azzardò la promettente attrice.

“Beh, allora partiamo!” sentenziò il calciatore ferito.

“Si appoggi a me” ordinò il soldato, una volta vista l’andatura zoppicante dell’atleta.

Il gruppo scese tranquillamente i gradini, con Stefano che, forse a causa della tensione accumulata, rischiò di precipitare fino al pavimento sottostante.

“Comunque è strano che sia tutto così semplice…” espose il suo dubbio Sara.

“In effetti, signori, è meglio se rimaniamo con gli occhi ben aperti” consigliò saggiamente Oscar.

Una volta ripresa la marcia, il decimo membro si riunì alla combriccola “Però! Ve la siete presa con calma!”.

“Stai zitto, Lupo!” lo richiamò, senza mezzi termini, Santucci.

Nella compagnia si tenevano vicini il più stretto possibile gli uni agli altri, stando più cauti possibili ad ogni passo che effettuavano.

“Oh merda!”.

Tutti si voltarono verso chi aveva appena imprecato.

“Che succede, Marco?” chiese preoccupata Carla.

“Non so ma… temo di… di aver pestato qualcosa che non dovevo pestare…”.

A quelle parole, quasi balbettate, la squadra abbassò lo sguardo per vedere, con sinistra sorpresa, una delle mattonelle metalliche situata più in basso delle altre.

“Oddio gente prepariamoci…” esclamò, in piena crisi, Noro.

Come da preavviso, qualcosa cominciò ad accadere. Nella porzione di pavimento subito di fronte alla decina di persone, si aprirono dei fori con un diametro di cinque centimetri. I membri del gruppo allungarono all’unisono il collo, come rapiti da una preoccupante curiosità. Dopo una breve attesa, da essi emersero dei minacciosi spuntoni d’acciaio, tutti ovviamente ben appuntiti.

Qualche secondo di silenzio avvolse la comitiva.

“Tutto qua?” domandò perplessa Silvestri.

“Ma perché? Vorresti qualcosa di peggio!?” le urlò contro Rosa.

“Figurati! Ho affrontato cose ben peggiori!” affermò spavaldo Andrea.

“Come la galera?” fu la frecciatina lanciata da Roberto.

Mentre i due sembravano riprendere il battibecco tra di loro, o anche peggio, il povero Sciullo stava, nel frattempo, ringraziando animatamente il cielo.

“Purtroppo, signori, ho come la sensazione che non sarà l’unico trabocchetto che incontreremo” esclamò preoccupato il politico.

“Dovremo essere pronti a tutto…” aggiunse lo scienziato.

“Al diavolo! Voi potete pure procedere con il vostro passo, magari finché non avrete il gas verde addosso, io vi precedo!” proruppe il ladro, staccandosi dalla comitiva.

“Aspetta Andrea…” tentò di fermarlo il medico donna.

“Ma lascialo andare, Carla” la bloccò seccato il poliziotto.

Improvvisamente, si udì un potente tonfo.

“Cos’è stato?” domandò, con gli occhi ben spalancati, l’attrice.

La ragazza bionda accanto a lei, indicandoglielo con il dito, le rispose “Penso sia stato il delinquente nella fossa”.

Di fatti, tutti gli altri constatarono l’improvvisa apertura sul pavimento in cui era caduto Andrea Lupo.

“Questa volta non sono stato io!” si discolpò immediatamente il giovane imprenditore.

“Scusatemi…”.

Subito tutti a voltarsi verso lo scusante.

Il calciatore si scusò rammaricato “Temo di essere stato io…”.

“Scusate anche me” aggiunse il soldato “è stato un errore mio”.

“Se non altro ci siamo liberati di Lupo!” sentenziò Santucci.

“Ti piacerebbe, sbirro!” urlò una voce dal sottosuolo.

“Sembra stare bene, allora” ipotizzò Wilson.

I nove si avvicinarono all’orlo della fossa.

Sotto di loro, il criminale li scrutava dal basso “Guardate che, se mi date una mano, non è squalifica!”.

“Per fortuna non è neanche tanto fonda…” osservò l’attrice.

“Abbia un attimo di pazienza che la facciamo uscire di lì” lo informò il politico.

Fu allora che Sarti, forse per riparare al proprio presunto errore, decise di mettersi in azione, lanciando una corda che aveva attaccata alla cintura.

“Afferri questa, signore”.

“Ma dove le tieni tutte queste cose?” chiese stupita Sara.

“Vuoi una mano?” domandò Stefano.

E fu così che, grazie anche all’aiuto dello scienziato e, sebbene più disinteressato, di Roberto, il gruppo tornò a riabbracciare il suo decimo membro.

“Grazie gente… bene, proseguiamo!” riprese l’uomo appena recuperato.

“Sicuro di stare bene, Andrea?” chiese immediatamente Carla.

“Sì sì, tranquilla”.

“Certo che, a questo punto, conveniva di più rifare il percorso lì sopra” ironizzò, ma neanche tanto, Marco.

“A me non sarebbe dispiaciuto…” aggiunse Silvestri.

“Al diavolo! Ormai siamo qui, quindi proseguiamo per di qua!”  tagliò corto Lupo.

“Francamente, non ce l’avrei proprio fatta ad affrontare un’altra volta quel percorso” confessò il calciatore infortunato.

“Di fatti, signori, non pensiamoci più” consigliò Testa.

Dopo qualche passo, la giovane Simone notò qualcosa di particolare davanti a loro “E quella che cos’è?”.

“Sembrerebbe una catena proveniente dal soffitto” cercò di darle una risposta, Santucci.

“Io di certo non la tiro per vedere che succede!” esclamò Sciullo.

“Penso che sia consigliabile per tutto il nostro plotone che nessuno, e sottolineo nessuno, prenda tale iniziativa” ordinò Sarti.

“Scusate… ma avete detto di tirarla o no, questa?”.

Questa frase fece gelare a tutti il sangue nelle vene.

Una volta diretto i proprio sguardi verso Noro, compresero il dramma.

“Oh merda! Scusate gente…” tentò di redimersi il colpevole.

Un’inquietante gorgoglio salì dalla parete a loro vicino, tra un clangore metallico e l’altro. I tre armati si prepararono a colpire, lasciando Orsi appoggiato al più anziano della compagnia.

Di colpo, il rumore sospetto sembrò estinguersi. Successivamente, sembrò ce ne fosse uno molto più leggero. Finché Rosa Simone non si ritrovò bagnata, da capo a piedi, da un getto d’acqua proveniente dall’alto.

SPLASH!

Tutti si voltarono verso di lei, con i tre di prima già pronti allo sparo.

“CAZZO!” sbraitò la ragazza fradicia.

In molti iniziarono a reggere con difficoltà le risate spontanee.

“Rosa… tutto bene?” azzardò Carla Wilson.

“Perdonami” bisbigliò appena Stefano Noro.

“Speriamo almeno che sia acqua…” ironizzò Sara Silvestri, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

Mentre la giovane attrice imprecava in tutte le lingue possibili, Roberto Santucci notò le trasparenze venutesi a creare nella sua maglietta “Però! Devo dire che ti preferisco così, Rosa!”.

“Fanculo, brutto porco!” fu la risposta immediata da parte di lei.

“Ma che ti lamenti? Ti sei soltanto bagnata un po’…” la rimproverò Marco.

“Ma possibile che non ci sia niente con cui asciugarti?” chiese Carla.

“Aspettate!” richiamò l’attenzione di tutti Stefano “Qua si è aperto qualcosa…” indicando un vano che si era creato sulla parete.

Il più rapido nell’andare a controllare fu Andrea.

“Però, non c’è che dire, con te sono stati gentili…” constatò lui, mentre tirava fuori da esso un insperato asciugamano.

Lo stupore era visibile nel volto di tutti.

“Ma si può sapere a che gioco stanno giocando?” domandò, più perplesso che mai, Tommaso.

“Se non altro, ciò significa che, quasi sicuramente, non ci vogliono morti” concluse freddamente Simone, al suo fianco.

“Una ben magra consolazione, signori…” aggiunse rattristato Oscar.

La bionda si avvicinò alla vittima di quel particolare gavettone “Tutto bene, tesoro?”.

“Sì, per quanto possa valere…” le rispose l’altra, con ancora parte del volto coperto dall’asciugamano passatole dal ladro “Immagino in che stato sia il mio viso dopo questo…” disse, accompagnando il tutto con una  risata cristallina.

“Io continuo a preferirti così!” insistette Roberto.

“E basta!” fu l’urlo all’unisono del gruppo.

“Ok, allora procediamo!” tagliò corto, irritato da quella reazione collettiva, il poliziotto.

Dunque i dieci ripartirono, ancora più vicini alla possibile uscita.

“Mi dispiace dover essere un peso per te, Simone” si scusò amareggiato il calciatore.

“Non si preoccupi, non mi perdonerei mai di aver lasciato dietro un membro della mia squadra” lo rassicurò il militare.

“Ti capisco!” concluse l’infortunato.

“E quello ora cos’è?” urlò Sara.

Di fronte alla comitiva vi era una costruzione davvero singolare: pareva in tutto e per tutto un piccolo ponte ad arco, nonostante non vi fosse alcuna ulteriore fossa da superare, grazie al suo ausilio.

“Ah io ci rinunciò a capirci qualcosa!” sbottò l’attrice.

“Però sembra essere ben costruito” osservava scrupolosamente lo scienziato.

“Forse c’è il rischio che ci sia un’altra apertura del pavimento…” ipotizzò il giovane imprenditore.

“Non resta che verificare. Ci pensi te, Lupo?” domandò sarcastico Santucci.

La risposta non si fece attendere “Fottiti, sbirro!”.

“Calmatevi ragazzi!” li richiamò spazientita la dottoressa.

“E se, piuttosto, più semplicemente passiamo sopra al ponte?” propose il politico.

“Insomma, qualcosa dovremo pur fare! Volete di nuovo ritrovarvi a scappare dal gas verde?” spronò tutto il gruppo Rosa Simone.

“Io un’altra volta nella fossa non ci vado!” esclamò Andrea Lupo, mentre si avviava verso il ponticello.

Gli altri nove rimasero tutti con il fiato sospeso, mentre quest’ultimo tentennava nel poggiare il primo passo sulle assi di legno della struttura. Appoggiata appena la punta del piede destro, sembrò non esserci alcun cambiamento all’ambiente. A poco a poco, appoggiò tutta la pianta, fino a premerci contro completamente anche il tallone. Tutto rimase immutato.

“Pare che non succeda nulla…” osservò Stefano Noro, proseguendo la sua attenta analisi visiva.

“Non sembra ci siano pericoli…” concordò il criminale.

“Al diavolo! Ora ci passo anch’io!” ruppe gli indugi Sara Silvestri.

Due furono i richiami alla sua sfrontatezza: uno da parte di Carla Wilson con un “Aspetta Sara!” e l’altro, proveniente da Oscar Testa, con un “Fai attenzione, figliola”.

Nel contempo, Rosa Simone la apostrofò con un “Scema!”.

In un attimo, i due erano già dall’altra parte del ponticello, incitando gli altri a fare altrettanto.

“Allora, chi va?” domandò perplesso Marco Sciullo.

Con un impercettibile sguardo d’intesa, fu la volta della coppia Simone Sarti-Tommaso Orsi di compiere la traversata.

“A questo punto” esordì Roberto Santucci “non ci sono altre trappole di cui temere, possiamo andare!”.

Con lui, anche i restanti passarono sopra alle solide assi di legno per percorrere quell’arco che, essi stessi, ipotizzavano evitargli ulteriori cadute nel vuoto.

“Ma poi, ci sarà stata davvero una nuova fossa?” chiese al gruppo Tommaso.

“Non dubitare mai delle tue scelte, giovane, l’importante è che la nostra compagnia sia ancora in marcia” gli rispose Oscar.

“Ci siamo, gente!” urlò euforica Rosa, indicando con il dito le scale dell’uscita, ormai prossime.

Immediatamente, la giovane attrice affrettò il passo per anticipare gli altri.

Roberto tentò di frenarla “Aspetta Rosa non…” ma non fece in tempo.

Il tacco delle eleganti scarpe della moretta premetterò eccessivamente su di una mattonella.

Uno spazio si aprì nella parete.

“State tutti pronti!” sembrò ordinare Simone.

Ma ciò che si proiettò dalla fessura fu appena percettibile ad occhio umano. In un secondo scarso, ora davanti alla compagnia si stagliava un muro alto più di due metri.

“Sembrava troppo facile…” ripiombò nello sconforto Marco.

“Oh cazzo, Rosa! Ma è possibile che crei solo problemi a tutti!” imprecò Sara.

Dopo questa provocazione, le due giovani donne venirono quasi alle mani, con la povera Carla a tentare di far da paciere.

“Ci si vede, stronzi!”.

A richiamare l’attenzione del gruppo, preso più che mai dalla lotta tutta femminile, fu la voce di Andrea che, aiutandosi con un balzo contro il muro metallico da cui era comparsa la muraglia, riuscì facilmente a scavalcarlo e passare oltre.

Tutti rimasero perplessi, finché non si udì una voce.

“Allora venite o no?”.

“Lupo ha ragione, signori! Quel muro non mi pare poi così complesso da superare!” si rinvigorì il politico.

Silvestri, una volta lasciata la presa ben salda sui capelli della Simone, non se lo fece ripetere due volte. Presa una lunga rincorsa, scattò verso l’ostacolo e, con un balzo felino, riuscì ad afferrarne appena la cima. Dopo fu un gioco da ragazzi tirarsi su ed atterrare dietro.

“Bene! Vediamo di fare un buon gioco di squadra!” detto questo, Santucci imitò il gesto atletico di Sara, rimanendo però, una volta scavallata la cima, qualche secondo a cavalcioni della barriera.

“Forza gente! Che non sappiamo quanto tempo abbiamo!” esortò gli altri sette, porgendo a loro le sue robuste braccia come aiuto supplementare.

Prima fu mandato Orsi, che cercò di trattenere i suoi lamenti di dolore. Dopo fu la volta di Testa, che ringraziò gentilmente il tutore dell’ordine per l’aiuto. Poi toccò a Noro, seguito a ruota da Sciullo. Tra le ultime due donne, Wilson tentò inutilmente di dare precedenza a Rosa che, essendo l’ultima a salire, omaggiò Roberto di una dolce carezza sul viso.

“È andata anche questa!” esultò Sara, mentre saliva le scale che conducevano alla porta chiusa.

“Certo! Io ne ho anche approfittato per farmi una doccia!” ci scherzò su l’artista della recitazione.

“Per questa volta non dirò nulla…” bisbigliò quasi il poliziotto.

“In fin dei conti, l’importante è che nessuno di noi si sia fatto male” aggiunse saggia la dottoressa.

“Infatti! Quei tuffi nel vuoto, per me, sono normale routine” le rispose il ladro.

Una volta che il calciatore infortunato, sempre aiutato nella deambulazione dal soldato, ebbe raggiunto gli altri di fronte all’uscita, la lastra si mosse per farli procedere alla successiva stanza.

 

  
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