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Autore: MayaNp994    02/12/2014    6 recensioni
*Seguito di "Accettami per quello che sono"*
Sono passati dieci anni da quando Bella e suo figlio Edward hanno lasciato Forks. A Phoenix hanno una bella vita stabile e organizzata. Ma tutto si sgretola quando una chiamata dall'ospedale di Forks gli comunica che Charlie ha avuto un malessere ed ha bisogno di lei.
Come influirà questa faccenda con la vita dei due protagonisti? e Bella riuscirà a risolvere le questioni in sospeso?
Leggete e scopritelo!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ti accetto per come sei

Capitolo 7.Lauren.

 

25 Dicembre 2014

Forse non avrei dovuto dare il mio vecchio diario a quel ragazzino. Forse non avrei dovuto alimentare la sua curiosità in merito ad una questione ormai chiusa da dieci anni.

Bella non gli aveva mai parlato di me. Ne ero certo. Bella non gli aveva mai parlato di nessuno di noi.

Per il carattere che ha, lo avrà tenuto all'oscuro e sono sicuro che lo vorrebbe ancora.

Forse mi sono intromesso in una situazione che non mi riguarda. Forse mi sono intromesso di nuovo di forza nella sua vita.

Edward Cullen.

 

Chiusi il quadernino pieno di dubbi. Dovevo dormire, anche se sapevo benissimo che non ci sarei riuscito.

Bella era tutto quello che vedevo. E tutto quello che riuscivo a pensare era il piccolo Edward che leggeva schifato il mio vecchio diario.

Magari mi avrebbe disprezzato. Magari era giusto così.

 

Il giorno dopo mi risvegliai di soprassalto. Erano le sei del mattino. Mia madre era sulla porta che mi sorrideva.

-Avanti Edward, devi alzarti se no farai tardi.- e richiuse la porta molto dolcemente.

Chi avrebbe mai detto che Edward Cullen si sarebbe ridotto a vivere a casa dei genitori a 27 anni. Io non l'avrei detto di sicuro.

Mi vestii di malavoglia. Era natale ed avevo il turno in ospedale.

Bella ormai era a Forks da un mese e ci vedevamo più o meno spesso. Compreso l'ospedale. Quella ragazza era sbadata come sempre.

Aveva trovato lavoro in un negozio vicino Port Angeles e Edward Jay andava alla scuola media di Forks.

-Ciao papà- salutai uscendo.

-Edward!- mi chiamò dalla cucina. -Oggi se vedì la dottoressa Miller avvisala che la riunione del 4 gennaio è annullata. E che passi delle splendide vacanze.-

-Si, papà.-

La dottoressa Miller. Lauren Miller. Chi se lo sarebbe mai aspettato che la donna con cui fornicavo alle scuole superiori fosse diventata una stimata pediatra. Almeno ero sicuro che fosse più matura di quando andavamo al liceo. Almeno non aveva fatto la fine di Jessica Stanley.

 

Bussai alla porta di Lauren, un po' intimidito. Da quando era tornata a Forks non le avevo rivolto la parola e, a dire il vero, non riuscivo neanche a guardarla in faccia.

-Avanti.- disse la donna.

Aprii cauto la porta. -Salve Dottoressa Miller.- sorrisi, o almeno di provai.

-Edward Cullen. Cosa ti porta da queste parti?-

-Sono venuto per conto di mio padre, il Dottor Carlisle Cullen, per dirle che la riunione di Gennaio è saltata.-

Mi guardava fissa negli occhi da dietro quella scrivania insulsa. Sorrideva sotto i baffi, cercando di nasconderlo.

Io ero imbarazzato. Sapevo che si ricordava di me.

Scoppiò a ridere. -Dio, Edward.- aveva addirittura le lacrime agli occhi. -Sei diventato così serio. Non ti ricordavo così.-

Si alzò in piedi e, provocante, venne verso di me ancheggiando leggiadramente. Mi ricordavo il suo corpo alla perfezione.

Prima di Bella, era lei a farmi perdere la testa quando la vedevo. Ma di sicuro non per gli stessi motivi.

I capelli non erano più neri ma rossi come il raso. Aveva un paio di occhiali che teneva strategicamente sulla punta del naso. E, si, avevo notato anche la presenta di autoreggenti quando si era alzata.

Mi prese per il colletto del camice e si avvicinò al mio orecchio. -In effetti.. Sono ben diverse le cose che ricordo di te..- mi sussurrò come fece il serpente con Eva. La sua mano scese in basso verso il miei jeans che puntualmente slacciò.

 

Quando uscii da quello studio, mi sentivo sporco e terribilmente in colpa.

-Dottor Cullen..- si avvicinò l'infermiera Grace. -..Ha un po' di rossetto sull'angolo della bocca.- poi mi porse un fazzoletto.

Ennesima figuraccia. Accettai con un sorriso timido il pezzo di carta che mi aveva porto.

-Grazie Gracie.- le feci l'occhiolino. Era una bella donna. Alta e magra, con capelli che potevano fare invidia ad Angelina Jolie per quanto erano belli. Inoltre, aveva due occhi color grigio molto profondi e stimolanti. Vi starete chiedendo perchè non ci provo? Beh, Gracie è omosessuale.

Rise della mia faccia. -Su Edward ti ho visto fare di peggio in luoghi ben peggiori.- mi fece un pernacchia e se ne andò.

A volte mi ricordava Alice. Scossi la testa e tornai al mio lavoro.

 

Alla fine del turno tornai subito a casa. Dovevo fare ancora un sacco di cose.

Impacchettare i regali, scrivere i bigliettini. Si, avete sentito bene. Alice aveva bandito i bigliettini di augurio già fatti dalla nostra casa da tre anni. A quanto pare al posto di comprarle un biglietto di buon compleanno per i vent'anni, Emmett le aveva preso un biglietto per i cinquanta. Non potete immaginarvi la scena.

(Oh Alice, Melodrammatica Alice.)

Corsi in camera mia. E presi il piccolo tablet che avevo preso per Steffie. Un tablet per bambini ovviamente. Sono andato fino a Phoenix per trovarlo. Alla fine l'ho trovato solo online.

Bussò qualcuno.

-Entra.-

Sentii piano aprire la porta e altrettanto piano richiuderla. -Alice.. cerchi di spaventarmi?- Davo le spalle alla porta quando sentii la sua voce.

-No.. non cerco di spaventarti...- Mi voltai di scatto.

-Edward..- dissi stupito da quella visita. -..Cosa ci fai qui?-

Lui abbasso lo sguardo sul mio vecchio diario. -Te l'ho riportato...Ora so tutto quello che dovevo sapere sulla mamma.. e su di te..- alzò lo sguardo e mi sorrise.

Lo fissavo con occhi spalancati e con la bocca serrata. Aspettavo una parola cattiva o uno sguardo disgustato. Ma non avvenne nulla.

Disse solo poche parole prima di andare via.

-Avrei voluto anche io...- prese un respiro profondo. -..Che tu fossi stato il mio papà.. in questo modo la mamma sarebbe stata felice-

mi guardò negli occhi. -E lo sarei stato anche io.- poi chiuse la porta dietro di sé.

Lasciandomi ai miei pensieri e a qualche lacrima amara e dolce allo stesso tempo.

   
 
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