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Autore: _Kurai_    04/12/2014    1 recensioni
Manami, entusiasta, tira fuori una torcia dal suo zaino e invita gli altri a sedersi in cerchio, dopo aver spento la luce.
"Posso iniziare io? Ho in mente una storia che vi farà venire i brividi!" e accende la torcia, illuminandosi il volto dal basso, come in ogni maratona di racconti del terrore che si rispetti.
E così tutti si lasciano ingannare dal piccolo, angelico Manami, troppo stupiti dal vederlo animarsi così tanto per qualcosa che non sia il ciclismo. In fondo cosa sarà mai, possono anche accontentarlo ogni tanto.
Non hanno idea di quanto se ne pentiranno, di lì a poco.
Genere: Demenziale, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Team HakoGaku
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dietro la maschera

Una sfilza di nuove immagini raccapriccianti inizia a farsi strada nella testa di Jinpachi, e questa volta sfondano una porta aperta: il rumore è stato reale, e lì dentro ci sono (o c'erano?) DAVVERO i suoi compagni, da qualche parte. 
E Arakita? Quello sguardo di Fukutomi non poteva significare che... "No, non è possibile. Non è proprio possibile".

È come in trance quando segue Fukutomi insieme a Manami, che è stato in silenzio fino a quel momento - evidentemente troppo spaventato per parlare - dentro il ryokan, e subito il suo terrore aumenta: tutto l'edificio è immerso nel buio più totale. I tre avanzano piano a tentoni, alla ricerca della fonte del fumo che aleggia intorno a loro. Improvvisamente, con un ronzio, ecco che si attiva un generatore di emergenza, che fa accendere tante piccole lucine azzurre tremolanti sul soffitto, appena sufficienti a distinguere le loro stesse sagome nella penombra. Fukutomi cammina due passi avanti a loro, come a volerli proteggere con il suo corpo dall'ignoto, e non ha detto ancora nulla. Lui è il capitano, deve essere forte. Ma si sente sul punto di andare in pezzi, ora che il suo amato team si sta sgretolando sotto i suoi occhi. 

«Fuku... sembra che il fumo venga dall'onsen...» sussurra Toudou, indicando l'ultima porta in fondo al corridoio. Il biondo annuisce, facendo nuovamente segno di seguirlo. Se solo non si fossero divisi...

La porta è chiusa dall'esterno, ma la chiave è ancora nella serratura, come un invito a entrare.

La stanza, priva di finestre, è satura del fumo dell'esplosione, che con il vapore dell'acqua calda crea un'unica coltre che li confonde e li disorienta.
Fukutomi fa qualche passo in avanti, cercando di individuare i due sprinter. Se lo sente, sono lì.
«Shinkai? Izumida?» chiama Toudou, rimasto pietrificato sulla porta da un terribile presentimento, per poi iniziare a tossire per il fumo.
Si gira, e Manami non è più dietro di lui, ma la sagoma alta di Fukutomi si distingue facilmente, ormai al centro della stanza.

All'improvviso, il piede di Juichi incontra un ostacolo. La coltre si sta velocemente dissipando, grazie alla porta aperta, e la scena diventa a poco a poco sempre meno sfocata davanti agli occhi dei tre superstiti, sebbene sia illuminata solo dalle luci del corridoio.

Di colpo, le immagini che hanno tormentato Toudou fino a quel momento diventano la realtà.
Davanti a lui, Fukutomi ora è in ginocchio. La sua schiena trema violentemente, ed è come assistere ad un terremoto. È come vedere una montagna crollare davanti ai propri occhi. Toudou vorrebbe distogliere lo sguardo dalla visione che ha sconvolto a tal punto il capitano, ma non ci riesce. Trattiene a fatica un conato di vomito.

Vorrebbe urlare, ma la voce non vuole saperne di uscire. Il suo corpo è stretto in una morsa di panico che ha congelato tutti i suoi muscoli sul posto. Può solo assistere impotente alla visione di Fukutomi scosso dai singhiozzi davanti a quello che rimane di Shinkai e Izumida. E può vedere le loro mani sigillate in un'ultima stretta, in un lago di sangue. Questa volta non riesce a trattenere le violente proteste del suo stomaco.

Solleva lo sguardo un istante troppo tardi.
Manami è apparso come dal nulla, in piedi davanti a Fukutomi.
Negli occhi un bagliore sinistro, che lo rende irriconoscibile.
Stretta nella mano destra, una pistola con il cane già abbassato, il dito sul grilletto.

«Ero sicuro che stessi nascondendo il vero te stesso, Manami» Fukutomi si riscuote e alza gli occhi, fissandoli nel ghigno distorto dell'angelo caduto. 

Toudou non può fare nulla. La sua inutile chiave inglese perderebbe in partenza contro una pistola. Nella sua mente risuona solo un enorme "perché?", destinato a non avere risposta.
E di nuovo non riesce ad emettere un suono, quando un movimento millimetrico dell'indice di Manami taglia per la quarta volta il filo tra la vita e la morte. Fukutomi Juichi oltrepassa il traguardo finale per raggiungere i suoi compagni, come un comandante che affonda con la sua nave.

"Sono il prossimo." 
È ormai una consapevolezza, una certezza. 
"Avrei almeno voluto gareggiare un'ultima volta contro Maki-chan, però"
Si sconvolge di riuscire a pensare con una tale freddezza, a questo punto.
E poi decide. Non cadrà senza combattere, in pieno stile Hakogaku.
«Manami-kun...» indietreggia piano, avvicinandosi alla porta. Solo il corpo senza vita di Fukutomi li separa «Perchè... perchè l'hai fatto?»
«Chissà... forse volevo solo sentirmi vivo.» Ride, per poi scavalcare senza pensarci due volte il cadavere di Juichi. Che afferra la sua caviglia.
«Tou...dou... vai! Devi essere... forte» raccoglie le sue ultime energie l'ace dell'Hakogaku, al limite della coscienza ma con un desiderio troppo disperato di salvare almeno lui dalla follia omicida del suo stesso team-mate.
Jinpachi approfitta della distrazione momentanea di Manami e si fionda fuori dall'onsen, riprendendo di colpo l'uso di tutti i suoi muscoli grazie all'adrenalina in circolo. 

"Fuku... arigatou" pensa, mentre le lacrime incapaci di fermarsi rendono il corridoio semibuio ancora più confuso davanti a lui.
Un secondo colpo di pistola. È finita. Deve nascondersi, e in fretta.
Manami si avvicina lentamente lungo il corridoio, guardando a destra e a sinistra per individuare il senpai nella penombra. Toudou raggiunge le scale e corre, corre sperando di trovare un posto qualsiasi per allungare la sua vita almeno di qualche minuto. 
Ed ecco, la porta della loro stanza ora è socchiusa. Lui è vicino, sente i suoi passi già alle spalle quando finalmente si chiude a chiave nella stanza e sposta in fretta sedie e  mobili per barricarsi dentro. 
Manami prende a pugni la porta per qualche minuto, ridendo, poi smette. Toudou è seduto, appoggiato con la schiena al cumulo di oggetti accatastati contro la porta, che cerca di far rallentare il battito esagerato del suo cuore e di smettere di tremare.

Poi, un suono inaspettato che suona alle sue orecchie come un coro di angeli lo fa prima sobbalzare, poi alzarsi di scatto e recuperare un po' di speranza.
La suoneria del suo cellulare.
QUELLA suoneria del suo cellulare. La suoneria personalizzata che ha impostato esclusivamente per Maki-chan, quella che non si sarebbe aspettato di sentire mai nella vita, soprattutto in un momento simile.
Il telefono è dal lato opposto della stanza, abbandonato sul futon, e trilla come impazzito. Sullo schermo appare una foto del climber della Sohoku che sorride, rubata dopo una delle tante gare a cui hanno partecipato uno contro l'altro. Toudou si piega, allunga la mano per agguantarlo, lo stringe, fa per accettare la chiamata e... alza lo sguardo.
Fuori dalla finestra, due occhi azzurri lo fissano.
E mentre il proiettile infrange il vetro in milioni di piccoli frammenti e un enorme fiore rosso si allarga sulla sua maglietta, Toudou perde la presa del cellulare, che cade a terra e continua a suonare, insistente. Troppo lontano per essere raggiunto, troppo lontano, anche se basterebbe allungare la mano di pochi centimetri. 
«Ma...ki...cha-n» rantola, prima di vedere tutto nero.
____
«MAKI-CHAAAAAAAAAAAAAN!!!!»
Toudou scatta a sedere, in un bagno di sudore. Si stropiccia gli occhi, cercando di mettere a fuoco la scena intorno a lui. Qualcuno, in un ryokan a qualche centinaio di metri da lì, starnutisce.
Nel futon a fianco, Manami lo sta fissando con un'espressione assonnata e interrogativa.
Toudou non riesce a trattenere un altro urlo.
«COSA CAZZO STRILLI, TOUDOU, IDIOTA!» sbraita Arakita, lanciandogli contro una bottiglia di plastica vuota «SONO LE 5, IO VOLEVO DORMIRE!»
«Ma... ma... Manami...»
«Nh?» il primino lo guarda ancora senza capire. Sbadiglia.
«Io... voi... era... un incubo?» farfuglia il climber del terzo anno, prendendo un sospirone.
«Tu e i tuoi cazzo di incubi... Tsk» borbotta Yasutomo, prima di alzarsi e dirigersi verso il bagno sbuffando.
Altre tre paia di occhi assonnati lo fissano, perplessi. 

 

Molti vorranno uccidermi dopo questa XDD E dopo un'accelerazione flash degna dei peggio sprinter, ecco che concludo questo mio piccolo delirio ^^ Come ho già scritto su facebook, è la prima volta che riesco a concludere una long-fic (ci ho provato milioni di volte, ma mi bloccavo sempre T_T) e anche se è una piccola cosa, mi sento felice di essere riuscita a farcela... mi sento come Onoda alla fine del training camp da 1000 km, è stata una faticaccia! (No non è vero, mi sono divertita un mondo a pensare a come far crepare i miei personaggi preferiti *coff*).

Comunque, un milione di volte grazie a tutti quelli che hanno letto, a Palketta e Sawako che hanno assistito a nascita, vita, morti (!!!!) e miracoli di questa roba non identificata, a Valerio che si è sciroppato una quarantina di episodi in pochi giorni e ha betato anche quest'ultimo capitolo e un grazie speciale anche a Giulia, con cui in questi giorni ho amabilmente delirato su headcanon vari :D

Alla prossima!


P.S. Manami vi osserva.



 
   
 
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