Due ore e mezza dopo...
«Cosa
ci fai tu di
nuovo qui?» esclamò Ben corrucciando la fronte
all’entrata del collega in
ufficio.
Semir sorrise sedendosi alla scrivania «Mi
mancavi.».
Il più giovane sorrise a sua volta notando che finalmente
l’amico rispondeva in
modo ironico ad una sua domanda. Quanto gli erano mancati i loro
stupidi
dialoghi, le battute, i battibecchi in quei mesi!
«Sii serio.» protestò mettendo il
broncio.
Semir alzò le spalle segnando con un dito il profilo della
tazza da tè che
aveva usato Aida e che era rimasta lì, immobile sulla
scrivania.
«Aida dorme, era stanchissima. Andrea è felice
come non mai e Lily non fa altro
che saltellare per la casa, se continua così non
lascerà nemmeno chiudere
occhio a sua sorella.».
«E non eravamo rimasti che te ne stavi a casa anche
tu?».
«Sì.» annuì il turco
«Ma poi ho pensato che dovevo parlarti.».
Ben chinò la testa da un lato e appoggiò le mani
intrecciate sulla scrivania,
mettendosi in posizione di ascolto «Mi devo
preoccupare?».
«No ma... ecco, tu mi hai chiesto un sacco di volte, in
questi giorni e anche
prima del carcere, tre mesi fa, di raccontarti di Gehlen ed io non
l’ho mai
fatto, semplicemente perché mi faceva troppo male rivangare
il passato. Ma
adesso penso che si farà vivo, o almeno è quanto
ha detto Aida, quindi è
arrivato il momento di scoprire le carte.».
«Vuoi raccontarmi della morte di Tom?»
intuì il più giovane appoggiandosi allo
schienale della sedia.
Semir annuì.
«Io e lui eravamo davvero tanto amici.»
cominciò, con un sospiro «Lui era
arrivato al comando dopo la morte di Andrè ed era stato
l’unico in grado di
tirarmi su di morale. Abbiamo lavorato insieme per anni ma poi lui ha
lasciato
la polizia a causa della morte della sua fidanzata, che era incinta.
Sono stato
io poi, anni dopo, ad andarlo a ricercare perché mi aiutasse
a risolvere un
caso e Tom finì per recuperare pistola e distintivo e
tornare a far parte della
squadra. Nel frattempo erano cambiate parecchie cose, era passato molto
tempo, io
e Andrea ci eravamo sposati, ma la nostra amicizia tornò ad
essere ancora più
forte di prima. Mentre lavoravo con lui nacque Aida...»
sorrise e fece una
pausa, rendendosi conto che adesso arrivava il punto più
difficile della sua
narrazione.
Ben lo intuì e rivolse all’amico un timido sorriso
di incoraggiamento. Gli
faceva piacere che gli raccontasse come erano andate le cose: in tanti
anni di
servizio accanto a lui aveva intuito quanto fosse stato importante
l’ex collega
per Semir, ma lui non gliene aveva quasi mai parlato apertamente.
«Poi un giorno cominciammo ad occuparci di un caso che
risultò complesso fin
dall’inizio ma che non pensavo avrebbe portato a... a quella fine.»
continuò il turco fissando un punto indefinito alle
spalle del collega «In realtà forse non avremmo
nemmeno dovuto occuparcene noi,
ma ci imbattemmo, fermandolo in autostrada, in un camion che
trasportava
clandestinamente una ragazza cinese, che venne subito trasferita in un
orfanotrofio su ordine del responsabile delle indagini. Quella sera io
e Andrea
avevamo organizzato una festa a casa nostra invitando tutti i colleghi
e
naturalmente anche Tom, che però volle, prima di venire,
andare a controllare
la situazione della ragazza. Andò
all’orfanotrofio, da solo, e scoprì che
alcuni uomini si erano messi sulle sue tracce, quindi provò
a portare la cinese
in salvo ma durante la fuga, appena fuori dall’edificio,
vennero uccisi
entrambi. Io arrivai giusto in tempo per... per salutarlo...»
la voce di Semir si incrinò appena ma l’ispettore
non
esitò a proseguire «Io cominciai a cercare il suo
assassino, convinto che si
trattasse di Chris, che invece era un agente sotto copertura e che poi
sarebbe
diventato il mio nuovo collega. Poi però finalmente riuscii
a capire, anche
grazie proprio a Chris, che in realtà dietro al traffico di
ragazze c’erano
Erik Gehlen e suo padre, e che era stato Erik a sparare a Tom. Non ti
sto a
raccontare come, perché sarebbe lungo e inutile, fatto sta
che io e Chris
arrivammo a quei due e alla fine sparammo a Gehlen da un elicottero,
ferendolo a
morte, o almeno così pensavo, e arrestammo suo
padre.».
Ben annuì mordendosi il labbro inferiore «Ma a
quanto pare Gehlen non è affatto
morto.».
«No. Ma quello che mi preoccupa è
Tom...».
«Tom?».
Semir annuì fissando il collega negli occhi «Ti ho
detto delle analisi di
Hartmut di due settimane fa, no? Lui continua sostenere che siano
assolutamente
corrette.».
«E pensi che sia possibile?» domandò il
più giovane, scettico.
«Fino a poco fa non volevo nemmeno pensarci, ma Aida ha detto
che Gehlen ha
parlato di un ospite, hai sentito? Però no, è
assurdo, è assolutamente
assurdo...».
«Magari è stato sotto copertura, magari
è vivo davvero.» ipotizzò Ben
muovendosi sulla sedia, agitato.
«Ma sono passati otto anni, Ben! A me sembra impossibile, è impossibile!».
Tra i due calò il silenzio, mentre entrambi tentavano di
concentrarsi su cosa
davvero potesse essere successo così tanti anni prima.
I loro ragionamenti furono interrotti dal ritmico bussare di Susanne
alla porta
dell’ufficio.
Ben le fece cenno di entrare e la segretaria aprì la porta
con sguardo a dir
poco terrorizzato.
«Cosa succede Susanne? Sembra che tu abbia appena visto un
fantasma.».
La ragazza non sembrò nemmeno ascoltarlo, rivolgendosi
direttamente all’altro
ispettore «Semir... ha appena chiamato un uomo che sostiene
di essere Erik Gehlen,
vuole parlare con te, te lo passo sulla tua linea.».
Ancora
calma prima
della tempesta. Ma ora entra in gioco Gehlen…
Un
bacio e grazie a chi mi segue e a Tinta, Chiara, Maty, Furia, Reb e
capitanmiki per le recensioni!
Sophie
:D