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Autore: cuore di carta    04/12/2014    4 recensioni
Gwendolyn è una ragazza di sedici anni fisicamente nella norma, ama leggere e guardare film strappalacrime in compagnia della sua migliore amica Audrey Hepburn, una yorkshire. Ma non tutto è come sembra. Dall'età di nove anni soffre di una grave malattia che le ha impedito di vivere una normale vita, ed è proprio a causa di questo male che è costretta a trasferirsi nella grande città di Londra. La sua sola preoccupazione è quella di non far soffrire chi le sta intorno allontanando chiunque possa avvicinarsi al suo essere così distruttiva. Ma qualcosa cambierà, nel momento per lei più difficile, dove quel poco di felicità rimasta verrà messa a dura prova, avrà al suo fianco una piccola luce che la aiuterà regalandole un po' di quella vita che non ha mai potuto godere.
Riuscirà ad aprirsi mostrandosi in tutta la sua bellezza?
Ha messo un lucchetto nel suo cuore, chi sarà in grado di aprirlo?
A chiunque decida di immergersi nelle pagine della mia storia: buona lettura!
Tratto dalla storia.
[...] Vuoi sapere cosa sei Gwendolyn? Sei la debole e fragile margherita fiorita in un campo di rose rosse, così tanto invisibile, così tanto spettacolare.
COMPLETA.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Non era destinato a una vita facile. Si prendeva tutto troppo a cuore e troppo dentro.”
-Margaret Mazzantini..
CAPITOLO QUATTRO.
Odio la sveglia. E' una delle cose più fastidiose al mondo, dopo lo "scrocchio" delle dita e prima del frastuono creato dal trapano. Nella scala dei fastidi rientra al settimo posto. Anche Flo si alza di scatto ed inizia ad abbaiare puntando il muso contro quell'affare. Neanche lei sopporta la sveglia, si vede che è la mia cagnolina.
-Troppo rumore di prima mattina, vero Audrey? - La prendo in braccio cullandola un po', non potrei neanche immaginare una vita senza quel batuffolo di pelo.
Anche se con fatica mi alzo, vado in bagno e mi riempo la vasca. Appena mi immergo inizio a riflettere. Sembra che la verità mi stia piombando addosso solo adesso. Sto morendo... sto morendo. I miei occhi iniziano a gonfiarsi di lacrime che escono senza controllo. Sto morendo e non è uno scherzo.
Da quando abbiamo riscontrato la mia malattia i medici hanno sempre parlato di morte, tanto che col tempo ne ho avuto il terrore. Avevo cancellato la parola "morte" da tutto: dal mio vocabolario, dalla mia testa e dal mio cuore. Pronunciarla era diventato vietato. Ma adesso non posso farci niente, il mio subconscio continua a tirarmela addosso, sto morendo, è la realtà e ho paura! Ho una paura folle, ne ho sempre avuta e sempre ne avrò. Continuo a piangere, non credo di aver pianto tanto in vita mia. L'unica soluzione è il trapianto, ma ci sono le buone possibilità che io non superi l'operazione, il mio cuore sta andando a pezzi. Io voglio vivere, per mia madre, mio padre, i miei cari nonni, Audrey e me. Ho sedici anni, non voglio che la mia vita finisca qui, senza aver vissuto a pieno. Quanto vorrei guarire e fare tutto ciò che finora non ho potuto fare. Odio così tanto me stessa per essere stata così debole da permettere al cancro di prendersi il mio corpo, questo nella scala dei fastidi è sicuramente al primo posto. Ma non sono più una bambina, sono diventata forte, combatterò per me, è una battaglia che non posso permettermi di perdere.
Perché sto avendo questo sfogo solo ora e quando ero con Castiel no? E' così che una si sente quando è in compagnia di un amico? Solo felice? E' una sensazione così calda. Mi piace tanto.
Vorrei avere un amico accanto in questo momento, che mi aiuti ad asciugare le lacrime e mi faccia ridere, magari scherzando sul colore dei miei capelli chiamandomi "Castagna" o "Noce". Noce mi piaceva di più.
Ho gli occhi ancora un po' rossi, ma devo andare, è tardi. E' la prima volta, dopo tanto tempo, che non prendo le pillole prima di uscire, è bello sì, anche se preferirei delle pasticche alla iniezione che mi aspetta oggi.
Arrivo in ritardo, il cortile è semivuoto, vado direttamente in classe, ma un minuto prima di aprire la porta sento urlare il mio cognome da dietro.
-Signorina Rossi! Si fermi! - E' una donna, emm, rosa. -Salve, sono la preside del Dolce Amoris Amelia Clapfert, ieri non ho avuto modo di incontrarla, la prego a seconda ora di venire nel mio ufficio, seconda porta a destra. - Mi saluta e se ne va.
Immagino che la preside\patata rosa sappia la mia attuale condizione fisica.
Entro in classe e faccio la conoscenza del professore Patskin, matematica, la mia materia preferita, poi gentilmente mi chiede di accomodarmi in uno dei posti liberi, bhè in realtà era uno solo. Rosalya è seduta con un certo Albert? Il ragazzo dai capelli azzurri, sì credo si chiami Albert. Castiel con Lysandro e le ragazze fra di loro, quindi mi siedo con Kyle? Il ragazzo moro... dovrò stare più attenta all'appello.
- Ciao - gli dico.
- Ciao Gwendolyn, sono Kentin - ricambia il mio saluto arrossendo leggermente.
Kentin! Non Kyle! L'ennesima dimostrazione che la mia memoria è paragonabile a quella di un cactus.
Non ci scambiamo molte parole, finché suona la campanella e devo andare dalla preside. Mi alzo e mi dirigo verso la porta quando Castiel mi chiama.
-Ehi Noce, non mi saluti nemmeno? - Mi ha chiamata Noce. 
-Devo andare dalla preside - dico liquidandolo subito.
Arrivo davanti la porta dell'ufficio, sto per bussare quando esce un ragazzo dai capelli neri, arrabbiatissimo. Dopo di che entro io.
-Gwendolyn, cara siediti. - Mi accomodo sulla sedia rosa morbidissima.
-Volevo parlarle, sono a conoscenza della sua condizione fisica, ne ho parlato con sua madre. So che ogni giorno dopo le lezioni deve andare dal suo medico, ma mi chiedevo se se la sentisse di fare parte di un club, noi la riteniamo una scelta obbligatoria, ma ovviamente per lei non sarà così. Può scegliere fra : giardinaggio, basket, disegno e musica. - Mi dice, aspettando una mia risposta.
Ma sì, perché no, mi aiuterà a non pensare. Vediamo: giardinaggio no, ho sempre fatto appassire tutte le piante in mio possesso. Basket no, negli sport faccio schifo. Disegno no, non riesco nemmeno a colorare dentro i bordi e musica è la mia ultima scelta, ho studiato pianoforte per un po' ma ho dovuto smettere, non ricordo assolutamente nulla, ma chissà, magari sarà la volta buona che imparo a suonare qualche strumento.
-Musica, ma posso venire i pomeriggi dopo le 4, prima ho la visita. - Le rispondo.
-Oh va benissimo, vuole iniziare oggi stesso? - Mi domanda entusiasmata.
-Okay - rispondo.
A quel punto mi ci salutiamo e me ne torno in classe, dove trovo Faraize, la ricerca! Gliela facciamo vedere e ci fa i complimenti, la scuola non è mai stata un problema per me. Penso che sia stata la prima sufficienza che Castiel prende quest'anno, perché lo vedo molto contento, anche se cerca di non darlo a vedere. Mi ringrazia sottovoce e torno a sedermi vicino Kentin. Suona la ricreazione ed esco fuori in cortile con Rosalya, Castiel e Lysandro. Sono felice di stare in loro compagnia. Castiel si mette a fumare, quindi, spiegando che sono allergica al fumo, io e Rosalya ci allontaniamo.
-Allora come ti sembra tutto questo? - Mi chiede aprendo le braccia per indicare la scuola.
-Molto bello, oggi ho scelto come club quello di musica. - Le dico.
-Davvero? Ma ci siamo anche io, Lys e Castiel! Vedrai ti divertirai un mondo. - Mi dice felice.
-Si? E cosa fate con precisione? - Le domando.
-Castiel, Lysandro, Kentin e Armin sono una piccola band di città, io faccio la costumista, e Alexy, il mio compagno di banco, il "manager" anche se non trova quasi mai ingaggi. Tu suoni qualcosa? - ALEXY? Ero sicura al 86,4% che si chiamasse Albert.
-No, ho studiato pianoforte all'età di 7 anni poi ho lasciato. - Le dico.
-Allora ti troveremo qualcosa da fare! - Mi sorride.
Vedo passarmi davanti Nathaniel, il segretario delegato, che mi saluta con la mano da lontano, io ricambio.
-E Nathaniel? Lui fa qualcosa?- Le chiedo.
-Oh no, lui è molto impegnato già da segretario e non è neanche in buoni rapporti con Castiel, vedi è una vecchia storia. - Mi risponde.
-Capisco. - Non mi va di chiederle cosa fosse successo.
Ci avviciniamo ai ragazzi e Rosalya annuncia la mia partecipazione al club di musica.
-Sarà divertente! - Dice Lysandro sorridendo. Sembra un piccolo schnauzer.
-Una Noce al club di musica? Ti permetto di entrare solo perché mi hai fatto prendere 7, ricordalo! - Sorride anche lui.
-Lo so che sei felice di passare del tempo con me, caro Pomodoro. - Gli sorrido, e lui ricambia il mio sguardo.
Ad un tratto si avvicina una ragazza molto carina, dagli occhi e lunghi capelli color oro, che va da Castiel e lo bacia, era fidanzato. Lui si stacca quasi subito.
-Ambra quante volte te l'ho detto che a scuola non ti devi avvicinare? - Ringhia lui alla ragazza.
-Ma come, Castiel... - dice lei visibilmente triste.
-Ho detto che te ne devi andare! - La ragazza a quel punto se ne va con le lacrime agli occhi.
Prima che potessi insultarlo in tutte le lingue di mia conoscenza, ovvero tre, italiano, inglese e tedesco, Lysandro si alza dal muretto e si siede vicino a Castiel.
-Sai amico dovresti smetterla di scopartela se poi la tratti così. - Dice Lys.
-Io mi diverto e basta. Punto. A lei sta bene così e anche a me. - Dice Castiel con uno sguardo a me sconosciuto.
Ricapitolando, Castiel faceva l'amore con Ambra, stessa ragazza che lui tratta di merda davanti a tutti. Ho capito.
-Sei una merda. - Dico a Castiel con tutta la delusione che provo.
-Io una merda? Tu non sai niente di me, capito? Non mi parlare come se fossi tuo amico! Io faccio quello che voglio. - Urlava a bassa voce e aveva uno sguardo strano.
-Io dico quello che penso. E' normale per te scopare qualcuno e poi trattarla così? Perché non ti metti nei suoi panni, testa di cazzo, capiresti cosa si prova! Sempre sei ha dei sentimenti, ma ne dubito. - Sono infuriata. Decido di andarmene.
Entro in classe, finisco la mia ricreazione lì, faccio le ultime due ore. Esco da scuola, vado a casa, mangio il solito cibo bollito, mi sistemo e prendo l'autobus per andare dalla dottoressa, l'iniezione fa malissimo, mi cerca il fegato con l' ecografia e mi fa la puntura in un punto ben preciso.
Al ritorno torno a scuola per il club di musica, ho deciso di andarci, farò vedere a Castiel che sono superiore.
Le attività iniziano alle 16:30, e sono ancora le 16:20.
-Oh abbiamo la bulla, sei arrivata presto? - Mi giro di scatto e trovo Castiel.
-Che vuoi?! - Rispondo.
-Avanti dai! Farai così ancora per molto Noce? - Mi chiede.
-Sì, quindi non mi parlare. - Non mi deve più chiamare Noce.
Sentiamo parlare, sono arrivati tutti gli altri, Armin è quello che ho visto uscire dall'ufficio della preside, nonché fratello gemello di Alb... Alexy.
-Allora ragazzi lei è Gwendolyn, Armin solo tu non la conosci! - Ci presenta Rosalya.
Scendiamo al piano di sotto e mi chiedono quale strumento voglio imparare, la tastiera è quella che si avvicina di più al pianoforte.
-La tastiera! - Dico.
-Bene, allora lavorerai con me. - Sorride Armin.
Sono felice che sia lui e non Castiel.
Mi siedo con Armin su un banco e mi aiuta a imparare delle note su un foglietto, me le ricordo dai tempi del pianoforte, ma lo lascio fare, mi piace la sua compagnia.
-Sei molto veloce ad imparare! - Sorride fiero, come se il merito fosse suo. 
Per tutto il tempo non potevo non notare lo sguardo di Castiel puntato su di noi.
Per il primo giorno va bene solo un'ora, sono molto stanca. Saluto tutti collettivamente ed esco. Quando mi sento toccare il braccio.
-Ti accompagno. - Mi dice Castiel.
-No grazie. - Rispondo io.
Giuro che non so come, ma mi ritrovo con il casco e sulla sua moto. Forse non ho opposto tanta resistenza, o forse semplicemente avevo voglia di stare con lui nonostante fosse una merda.
  
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