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Autore: Cocconut_N    04/12/2014    1 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Dodicesimo capitolo

Non esiste e non esisterà una predizione con più spirito nobile di quella di Elizabeta, le sue carte portano un mucchio di fortuna alla gente. Per questo, quando Elizabeta era ancora una piccola mocciosa, la nonna Yesenia che le insegnava le predicazioni le sgridava sempre, “Se per la buona fortuna degli altri, imbrogli le carte, un giorno tutta quella sfortuna cadrà sulla tua testolina, Liza!”
Però, Elizabeta continua ad imbrogliare, come una studentessa sfacciata, non ha ne vergogna che paura. All’inizio usava le sue vecchie carte di poker, poi la sua zanna malvagia passa verso tutto ciò che può spargerli a terra, tipo le foglie. Non importare del fango sulle foglie, che cosa che fin dalla preistoria che può manipolare il destino di un uomo non è sporcato dal fango?
“Ragazza con le corna, sei proprio una ragazza con le corna!” le aveva detto Francis Bonnefoy quando era appena arrivata, “Sembri sia Carmen che Esmeralda! Se tu fossi stata nel cinquecento anni fa, sicuramente venivi giustiziata!” Quando la ragazza aveva sentito queste parole, non poteva essere più contenta, può essere una delle frasi più ‘sagge’ che ha mai sentito nella vita.
Fino da quando il tedesco se ne va via con tutta l’ira, la zingara toglie la foglia dai capelli, come se fosse un ventaglio la sventola di qua e di la. Pian piano, iniziò anche lei a scuotere la testa, e deride di nascosto le parole dette da Gilbert: come aveva detto, gli universitari dicono solo cazzate! È impossibile che Elizabeta Héderváry piangesse, poi lei mica è una di quelle donne delle legende popolane che ogni lacrima che cade a terra crescono dei fiori, ma per favore!
Si siede di nuovo sulla sediolina per continuare a pulire gli ortaggi, e senza accorgersi, iniziò a cantarellare quella canzone assai popolare dei partigiani:
“E le genti che passeranno,
oh bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno,
ti diranno ‘Che bel fior!’

Gli italiani amano le leggende. Non importa quanti anni passerà, i vecchi abitanti di Milano, continueranno battere le mani, come hanno raccontato la storia di Enea, Spartaco e Giuseppe Garibaldi, racconteranno l’avventura di un ragazzo anonimo, di un ragazzo che nell’ottobre di 1943 viene scortato a Milano, con il passare del tempo non rimane più tanti dettagli, visto che tutti coloro che raccontano le storie di etnia latina aggiungono sempre la loro fantasia e specificazioni, tipo quando dici un tuo segreto ad un amico, e tra persone e persone, chi sa che cosa diventerà alla fine. Alcuni dicono che il giovane partigiano riuscì improvvisamente a prendere il fucile dal soldato, e dopo aver sparato a caso, scappò; altri dicono che il giovane scappò quando dei ladri fanno casino alla stazione, e per quel attimo, il soldato che lo sorvegliava perse l’attenzione su di lui scappò; e ci sono anche altri che dicono che quel soldato in realtà era una spia da parte dei partigiani che lo liberò di nascosto.
Ma tutte le versioni hanno una cosa in comune, cioè quel soldato che portava il ragazzo non è sicuramente tedesco: “Non ha potuto nemmeno sorvegliare un moccioso, non importa se l’ha fatto intenzionalmente o no, sicuramente è un italiano come tutti noi.” Dicono la gente.
Insomma, alla sera di quella giornata autunnale di 1943, i soldati fecero una confusione totale tra le vie di Milano. Si dice che l’hanno visto nell’Università di Milano, ma dopo tanti interrogazioni, capiscono finalmente che quel ragazzo è soltanto uno studente dell’artistico che assomiglia molto al condannato, lo studente ha appena finito le lezioni all’Università. I professori e altri studenti che stanno d’intorno possono essere la prova.
Quando vede che tutti i soldati sono andati via dalla scuola, l’innocente studente corre subito verso il suo dormitorio singolo con il cuore che batte ancora fortemente. Quando sta per aprire la porta della camera, vede un ombra all’angolo del corridoio. Così tutti i suoi dubbi sono risolti.
“Sei tu, Lovino?” Chiede all’ombra attentamente.
l’uomo nell’angolo si alzò di un tratto e dette “affettuoso” abbraccio all’universitario.

Lovino appena entrato nella camera, si stende sul letto singolo dell’altro ragazzo, e subito dopo non gli interessa più niente altro del mondo. Invece il “proprietario” della camera, un ragazzo che frequenta ancora l’Università artistico di Milano, Feliciano Vargas guarda con preoccupazione il corridoio, poi chiuse a chiavi la porta, prese una sedia e si sedette vicino al letto, e guarda affettuosamente il volto del ragazzo dormiente.
Vedendoli, i due fratelli della famiglia Vargas si assomigliano veramente parecchio. Sono come due fiori nati nello stesso vaso, ma cresciuto in due ambienti completamente diverso.
Quella con la pelle più chiara è il fratello minore, il suo volto soffice e sereno, sembra proprio un’opera d’arte sotto i pennelli di Raffaello. Invece il fratello maggiore ha la pelle più abbronzato, anche se sta dormendo così beatamente che non è una cosa facile da vedere, si nota comunque la stanchezza dovuta dal lunghi viaggi e missioni.
……il profumo della pasta pronta, sembra una mano di un bimbo tanto giocherello che tocca continuamente il naso di Lovino. Lui apre gli occhi, e vede il fratello che sta mettendo la pasta appena cucinata nei piatti. Si alza dal letto, ma invece di correre al tavolo come farebbe normalmente, si strinse le braccia, e inizia a tremare come una malato di malaria. Feliciano fece un sospiro, porta il piatto di pasta davanti al fratello, e guarda silenziosamente il fratello che mangia.
“Em… Tutto bene, Lovino?” Solo quando nota che il fratello posa la forchetta, e pulisce privo di riguardi la bocca con la mano, Feliciano lo chiese poggiando una mano sulle spalle del fratello. Ma quegli occhi castani gettò uno sguardo minaccioso su di lui, il ragazzo più piccolo si abbassò la testa aspettando la perdita della calma del fratello. Non ci sta una relazione molto stretta tra essi, ma riescono a capire benissimo ciò che pensa l’altro.
Ma questa volta, Lovino strinse solo fortemente la mano che ha sulle spalle e non parlò affatto.
“E Victoria? Come stanno i nonni?”
“La nonna sta bene.” Lovino rispose, “E anche il vecchio sia ancora vivo.” Senza nessun dubbio, vide il fratello che si aggrottò la fronte: “Non dire così sul nonno, Lovino, non è giusto…”
“Certamente, questo non è giusto, l’altro non è giusto. Il vecchio fin da quando ero piccolo ed ancora oggi continuò a ripetere questa stessa frase a me.” Lovino disse ridicolmente, “Ma mica è colpa sua. Devi per forza piacergli di più, sai dire dolci parole, sai cantare, disegnare e giochi anche abbastanza bene a calcio, sei tale e quale a quel vecchio da giovane.”
Un sorriso timido appare sul viso di Feliciano.
“Ma anche tu sai giocare a calcio! Ti ricordi quando stavamo a Victoria? Il nonno ci insegnava…” Si emozionò, e subito quel sorriso infantile appare sul suo raggiante volto.   “Ti devo portare a San Siro, non sai quanto è forte Boffi! Viene nominato il miglior goleador della stagione 1941-42, aveva fatto ben 22 goal. Ahi, peccato che Giuseppe Meazza l’anno scorso era andato nella Juventus, se no, noi Milan…”
“Che me ne frega di voi Milan! Io tifo Napoli!” Lovino alzò gli occhi verso il fratello, e gli disse come se fosse quale personaggio sapiente, “Non ci sei mai stato a Sud giusto, Feli? Un giorno il Dio starà dalla parte di Napoli, e schiaccerà tutti gli altri come se fossero degli insetti!”
“Anche il Dio gioca a calcio?” Feliciano cerca di trattenere la risata, “Okay, e quando starà dalla parte di Napoli?”
“Dieci anni, venti anni, trenta anni, quaranta anni…em… Al massimo tra cinquant’anni! Ne sono sicuro!” Lovino si stende di nuovo sul letto e si soddisfa veramente tanto di sé stesso, “A quel momento, ve lo faccio pagare!”
Proprio quando il luminoso destino di Napoli sta apparendo davanta agli occhi di Lovino, il fratello minore disse una frase inopportuno: “Però adesso da noi c’è ancora la guerra.”
Lo silenzio sfonda la camera dove si trova i due fratelli Vargas. Come se fosse un calcio tirato sulla faccia, il crudele mondo di fuori entra nella stanza, penetra il loro corpo e strinse i loro cuori.

 
Angolo della traduttrice:
Yahoo~ Ciao gente, come state? Bene, questa è il dodicesimo capitolo, spero che vi sia piaciuto, sempre la solita frase, se ci sono errori grammaticali o logici ditemelo please. E se vi sia piaciuto, lasciate una bella recensione, grazzzzzzzieeeeeeee ^^
Al prossimo capitolo all’ora che non so nemmeno io quando lo farò, credo che sto usando un po’ troppo tempo a tradurre, giusto? Giusto!
Grazie ancora perché vi sia piaciuto ^^ 
  
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