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Autore: Sel_OdF    05/12/2014    3 recensioni
Il regolamento dice di scrivere una trama, non sono brava in queste cose; non so mai cosa dire potrei partire col dirvi che la soria parla di Ace, di Ace e della sua vita, delle sue gioie e delle sue paure e di come una ragazza gli abbia cambiato la vita o di come lui l'abbia cambiata a lei, questo dipende dai punti di vista. Magari non è una novità, lo so ma l'ho scritta col cuore perchè non accetto che con la sua morte il sangue del Re dei Pirati smetta di vivere e di scorrazzare per i mari. Sel
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: In questo capitolo è presente una scena non-con (tag per rapporti non consensuali).


3- "Quello che non andrà molto lontano sei tu!"

Nelle settimane successive ci siamo visti quasi tutte le sere e a volte anche dopo pranzo; mi ha raccontato di lui, dei suoi fratelli e di suo padre, o meglio dei suoi padri: Roger e Barbabianca, e gli racconto di me; le sere che Marco non esce si ferma lì con noi e parliamo, scherziamo tutti insieme.

Un pomeriggio io e Jinny stiamo servendo il bar ma non c'è quasi nessuno e i pochi clienti sono già stati serviti; Ace e Marco sono seduti al bancone, stiamo chiacchierando del più e del meno quando Jinny espone una delle sue grandi idee.
"Dopodomani è il nostro giorno libero, se voi due non avete niente da fare potremmo andare al mare tutti insieme, non è neanche lontano. Vi va di andarci? Possiamo prendere il sole e fare il bagno... Che ne dite?"
Cerco di essere più vaga possibile e spero che non faranno domande "Io dico di no."
"Come mai?" domanda Marco, mi guardano perplessi. Ecco, lo sapevo che qualcuno lo avrebbe chiesto, devo trovare una scusa che sia abbastanza credibile...
"Perchè... Perchè non ho un costume..." resto molto vaga, è la prima cosa che mi è venuta in mente; è vero non è molto originale ma è anche una parte di verità.
"Te ne presto uno dei miei. Non mi dà fastidio, anzi..." Jinny è sempre così gentile e Marco il solito
genio "Beh volendo prima di andare in spiaggia possiamo fermarci a comprarne uno."
"Esatto! -gli fa eco Ace. Ma cos'è questa?! Una coalizzazione?!- A meno che il fatto che tu non abbia il costume sia solo una scusa... -mi fissa sospettoso e io mi sento a disagio- Guarda che se hai le tue cose puoi dirlo tranquillamente, non devi essere imbarazzata sai? E' una cosa normale, quando si cresce..."
Lo interrompo prima che il discorso degeneri "Non ho le mie cose! -lo fulmino attraverso gli occhi- La verità è che non so nuotare, non so stare a galla, ho paura per sino ad entrare nella vasca da bagno, va bene?! E' così difficile da capire?! Ho paura e basta!"
"Calmati, poi scusa tu una sera hai raccontato che con i tuoi amici facevate le gare a chi arrivava per primo alla boetta al porto..." Accidenti a me e alla mia lingua lunga! E anche a te, Marco, perchè oggi sei così ficcanaso?! Solitamente te ne stai sempre sulle tue! Mi sto arrampicando sugli specchi.
"Prima, ora non più!"
"Non puoi disimparare a nuotare! Come fai?"
"E' stata una conseguenza, Jinny. Non l'ho voluto io..."
"Potresti dirci la verità, per favore?" chiede Ace. Sì, gli devo qualche spiegazione. Sarebbe meglio dire la verità invece di cercare scuse senza senso... "D'accordo..."
Alzo il braccio destro e chiudo gli occhi; lascio che l'acqua prenda il sopravvento sulla carne, il mio braccio diventa acqua, pura acqua fluttuante. Ho mangiato un frutto del diavolo, il frutto MizuMizu, per sbaglio; un pomeriggio, quando ero in spiaggia con dei miei amici lo abbiamo trovato in mare, pensavamo fosse un frutto come un altro invece...
Apro gli occhi , uno alla volta, li guardo: Jinny è spaventata, Ace e Marco sono stupiti "Wow... Hai mangiato un frutto del diavolo!" esclama il più giovane.
"E' il frutto MizuMizu? -Chiede il biondo, annuisco mentre  il mio braccio torna di carne e ossa- ne avevo sentito parlare, anzi a dire il vero me ne ha parlato Teach. Era uno dei frutti che avrebbe voluto mangiare... Ace ti immagini la sua faccia quando verrà a sapere che anche questo è stato mangiato, e per di più da una ragazzina che ha la metà dei suoi anni!!" Ridono.
Jinny sospira "Ah un frutto del mare... Perchè non puoi nuotare?"
"Perchè appunto ho mangiato un frutto del diavolo."
"E ho capito. Ma perchè?!"
"Ma dove vivi?! Da sempre chi mangia un frutto del diavolo non può nuotare e non chiedermi il perchè perchè non lo so."
I due comandanti hanno smesso di ridere "Non devi preoccuparti non sei l'unica tra noi ad averne mangiato uno, lo sai. -sorride- Guarda... -il suo corpo ora è avvolto dalle fiamme, si me ne aveva parlato ma vederlo è meraviglioso. Torna 'umano'-  Meno male che non siamo nemici, altrimenti avrei avuto dei seri problemi con te!" scherza, stiamo ridendo tutti quando puntuale come un orologio svizzero, mezz'ora di ritardo, arriva la cuoca.
"La finite di ridere o no?! Mi avete acceso il forno, ragazzine?" Jinny mi guarda preoccupata: ce ne siamo dimenticate.
"No, non lo abbiamo acceso" le rispondo.
"E come mai non lo avete acceso?! Alle 19 si comincia a servire e manca solo un quarto d'ora! Dimmi: cosa gli portate da mangiare?!"
"Boh, non lo so è lei la cuoca..."
"Ti faccio licenziare!"
"Si, certo. Faccia pure poi le serve lei le stanze!"
Sta per replicare ma Ace prende parola "Senta, io tra un quarto d'ora voglio la cena in camera se non arriva in orario sarà lei ad essere licenziata su due piede. -si volta a guardarla in faccia- Ah! Cerchi di arrivare puntuale d'ora in poi, chiaro?!"
La cuoca lo guarda con un misto di odio, rispetto e terrore "Si, chiarissimo!" e si rifugia in cucina, Ace mi strizza l'occhio "Grazie, comandante!" gli sussurro all'orecchio sporgendomi dal bancone, sorride "Al vostro servizio, signorina."
Nel frattempo Marco si è alzato e si è avviato verso la porta "Dai Romeo andiamo. Saluta la tua Giulietta e vieni via." Romeo e anche Giulietta arrossiscono, Ace si volta per lanciargli un'occhiataccia poi si alza e mi dà un bacio sulla guancia "Ciao bella, ci vediamo domani."
"Ciao ragazze." saluta la Fenice
"Ciao, a domani."

La serata passa tranquilla, io e Jinny siamo rimaste giù per chiudere il bar insieme a mia madre perchè Zaira si sente poco bene ed è andata a letto. Quando anche l'ultimo cliente se n'è andato abbiamo riordinato; stiamo solo aspettando che arrivi il guardiano e poi ce ne possiamo andare a dormire, ho i piedi distrutti. Vediamo arrivare un'ombra, non è il guardiano; tre loschi individui si avvicinano al bancone del bar dietro il quale ci sono Jinny e la mamma; io sono vicino a un tavolo da cui sto finendo di tiraere giù le sedie. Uno di loro ha un pugnale alla cintola oltre a un revolver che hanno anche gli altri due.
"Mi spiace ma il locale è chiuso. Non avete visto il cartello sulla porta?" dico cercando di stare calma alla vista di quegli armadi pieni di alcool. "Capo, ha detto che dobbiamo andarcene!?" sbotta l'armadio pelato.
"No -risponde quello con la barba- Ha detto che è chiuso non che dobbiamo andarcene... Giusto, piccola?"
"Il locale è chiuso" ripete mia madre.
"Appunto, ho detto che è chiuso di conseguenza non potete entrare; dal momento che però siete entrati ugualmente, ora, vi pregherei di girare i tacchi e uscire dalla porta che avete usato per entrare" rispondo nascondendo il tremore presente nella voce.
"Capo?" chiede il pelato.
"Hai la lingua lunga, ragazzina. -poi si rivolge hai suoi uomini- Procedete! Io intanto controllo se la ragazzina sa usare bene la lingua solo per parlare o anche per fare altro, magari anche più piacevole della sua voce..."
"Lasciala stare!" urla mia madre ma gli altri due sono già dietro la bancone e puntano le pistole in testa alle due donne "Vi conviene fare silenzio..." le imbagliano e le legano su due sedie.
Grandioso, perchè devo sempre parlare per niente?! Accidenti, adesso cosa faccio?! Sto andando nel panico. L'uomo si avvicina sempre più velocemente, arretro di un passo, lui scatta. Mi è addosso, sono schiacciata tra lui e il tavolo, le braccia bloccate sopra la testa da una delle sue mani. Puzza di alcool in una maniera allucinante, arriccio il naso disgustata. "Che hai non ti piace il mio profumo?! Peccato, a me il tuo piace..." sussurra con voce roca con la testa nell'incavo del mio collo mentre inspira.
"Fai schifo, puzzi peggio di un porco!" gli urlo in faccia dimenandomi. Ride, ride forte. Ho paura. "Che cazzo ridi?! Lo trovi divertente?! -ancora una volta la mia boccaccia ha la meglio- Sei solo un stronzo..." sussurro, mi arriva un cefone in pieno volto, sento il sapore del sangue sulle labbra.
Bastardo. Ho gli occhi pieni di lacrime per la rabbia, per la paura, per il dolore. Cazzo, non immaginavo così la mia prima volta, su un tavolo in un bar, insieme a un lurido maiale che mi spoglia e mi mette le mani addosso. A dire il vero non l'ho mai immaginata la prima volta... Forse mi sarebbe piaciuto con Ace, si Ace. Chissà dov'è adesso... In fondo tra di noi non c'è stato niente se non un semplice e profondo bacio qualche sera fa.
Mi riscuoto dai miei pensieri quando sento la mano libera di quell'uomo insinuarsi sotto la mia gonna e percorrere la mia coscia fino ad arrivare al mio sedere di cui stringe una chiappa, a quel punto non ci vedo più e gli sputo in faccia "Piccola mocciosa insolente! Come ti sei pemessa?!" tira via la mano e si pulisce la faccia, dopo di che con uno scatto inaspettato mi strappa via la gonna e la getta lontano. Avvicina il suo volto al mio e mi bacia con violenza, provo a girarmi di lato ma con la mano mi tiene fermo il viso, si stacca con un ghigno compiaciuto. Che schifo. Sputo di fianco, ride. Prende il pugnale lo fa passare sotto la maglietta e tira tagliandola dove c'è la lama e strappandola dove non c'è, così anche la maglietta va a far compagnia alla gonna. Mi accarezza la pancia fino ad arrivare ai seni, li tocca da sopra il reggiseno per poi baciarli appena dove termina. "Mi fai schifo!" ghigna "Tu no! Mi piaci invece..."
Mi accarezza il fianco. Mi balena in testa l'idea peggiore che potessi avere in questo momento, abbasso lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni: sono stretti, troppo stretti. Sono terrorizzata, schifata all'idea di essere da un energumeno ubriaco fino all'osso. Si accorge dove lo sto guardando e del fatto che io sia terrorizzata, guarda le mie intimità fortunatamente ancora coperte, istintivamente stringo le gambe; sposta lo sguardo sui miei occhi, ha uno sguardo perverso e ghigna, ghigna incessantemente.
"Nervosa?! Beh è normale, dopo tutto è la prima volta, no?! -lo guardo con odio- Mi sa che il mio intuito non sbaglia" comincia a giocare con l'elastico delle mutande. Ho solo voglia di piangere, provo a liberarmi ma non riesco, mi tiene inchiodata a quel maledetto tavolo. Ride "Hai un bel caratterino, mocciosa. Ma non andrai da nessuna parte, almeno non questa sera!" sto per scoppiare in lacrime, ho paura, le formiche alle mani e la schiena dolorante. Comincio a pensare che sia giunta la fine, chiudo gli occhi e calde lacrime mi scorrono sulle guance. Ho perso ogni speranza. E' la fine, basta non c'è più niente che io possa fare. Ora mi leverà anche l'intimo e poi... poi ciao...
Una voce ferma i miei pensieri "Quello che non andrà lontano, per lo meno tutto intero, questa sera sei tu!" Ace! E' Ace, sto sognando; apro gli occhi e lo vedo, è proprio lui. Lo prende per il colletto dietro della maglia che indossa, molla la presa sui miei polsi e viene scaraventato via. L'uomo si rialza ma Ace lo colpisce prima allo stomaco e poi al volto con un pugno, quest'ultimo tenta di rialzarsi nuovamente, non riesce: Ace gli è addosso, lo colpisce ancora e ancora, sputa sangue. Ace non si ferma, smette solo quando Marco lo richiama. E' a terra privo di sensi, i suoi uomini lo raccolgono e lo portano via.

Ho le mani premute sulla bocca e gli occhi sbarrati, Ace viene verso di me, mi stringe forte a sè e comincio a piangere come una bambina sul suo petto, mi bacia una tempia "Ssh. E' tutto finito, ci sono qua io adesso" mi accarezza i capelli mentre mi stringo di più a lui.
In un momento di lucidità mi accorgo di essere in biancheria intima e mi sento in imbarazzo; qualcuno, come se potesse intuire cosa provo, mi mette qualcosa sulle spalle, mi volto e vedo Marco senza camicia. Mia madre e Jinny con le facce rigate si avvicinano "Tutto bene, tesore?" mi chiede la più anziana accarezzandomi la guancia che non è appoggiata al petto del ragazzo di fuoco, annuisco senza staccarmi da lui; mi sento protetta e al sicuro, ora, tra le sue braccia. Il petto è caldo e la pelle morbida profuma di legna bruciata; la mia testa dolorante comincia a girare, ho i nervi a pezzi e prima di perdere i sensi sussurro un grazie.



ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve!!! Questo capitolo è un po'... come dire... crudo e intenso(?), spero vi sia piaciuto lo stesso. E' vero sono un pochino stronza ma succede, non siamo tutti degli angioletti u.u
A presto, baciux Sel
  
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