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Autore: littlebebe    06/12/2014    2 recensioni
Prima o poi si sarebbero appartenuti, lui lo sapeva. Il suo amore, quello che lei crede sia vero, non esiste più, ma si può amare di nuovo. Tutti e tutto hanno una seconda possibilità, anche l'amore.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel, Regina Mills, Robin Hood
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Seduto all’angolo più lontano dalla porta d’entrata, Robin aspettava il suo amico Will Scarlet, con una tazzina di caffè bollente ordinata subito dopo aver finito il suo panino gigante con dentro petto di pollo, insalata, pomodori e una cosa chiamata ‘maionese’. “Che razza di cibo è questo?” pensò subito dopo aver ascoltato Ruby che lo informava di tutti i tipi di panini che potevano preparare per una cena piena e soddisfacente. “Prendo quest’ultimo che mi hai detto. Non so cosa sia la maionese, ma questa sera ho talmente fame che potrei mangiarmi anche il pelo di un lupo.”
A quella frase la cameriera spalancò gli occhi come impaurita, e rimase a fissare l’uomo per circa due secondi, ma subito dopo, per non far notare la sua espressione intimorita, fece spuntare sul suo volto un dolce sorriso che stava a significare ‘certo, te lo porto subito’.
A quanto pare il panino e la maionese, che aveva scoperto essere una salsa, erano alquanto buoni, aveva divorato la sua cena in meno di un minuto e in maniera non disgustosa, ma nemmeno molto elegante, ma non se ne preoccupava, quella sera non avrebbe dovuto dare il buon esempio a suo figlio, Roland, dato che era all’accampamento nella foresta insieme al resto della squadra di Robin. Suo padre aveva bisogno di riflettere e stare un po’ da solo. Ovviamente avrebbe accettato la compagnia di suo figlio, ma quest’ultimo era molto stanco e decise di non muoversi insieme a lui ma di addormentarsi presto con una grossa figura accanto che gli leggeva una favola. Agli occhi di Roland l’uomo era molto grande, avendo lui una corporatura abbastanza robusta e essendo il bimbo molto piccolo fisicamente. Quell’uomo era uno degli amici più fidati di suo padre, Little John.
Robin aveva gli occhi fissi sul suo caffè, in attesa che si raffreddasse un po’ per berne un altro sorso, ma la sua mente viaggiava fra le strade dei suoi mille pensieri che lo preoccupavano. Aveva avvisato Will di raggiungerlo al Granny’s non appena avessero finito di cenare all’accampamento, ma lui come al solito, era in ritardo.
A un certo punto, finalmente, sentì la porta del locale aprirsi e spostò lo sguardo immediatamente in quella direzione sperando che il suo amico fosse arrivato per potergli parlare e farsi dare dei consigli, ma non era lui. Eppure Robin continuava a guardare verso la porta con l’espressione per niente sconsolata per non aver visto entrare di lì una persona che non aspettava. Anzi, il suo sguardo sembrava avergli fatto dimenticare tutte le preoccupazioni e il nervoso causato dalla fastidiosa e lunga attesa di Will.
La donna appena entrata si sedette all’angolo opposto al suo e vide che la cameriera con cui aveva parlato prima le si avvicinò. La osservava ancora, insistentemente, senza farsi vedere. Non avrebbe voluto che lei lo guardasse. Vedeva che aveva gli occhi rossi e gonfi. Aveva appena pianto e tutto quello che lui voleva fare in quel momento era alzarsi e sedersi di fronte a lei chiedendo gentilmente alla signorina dalle belle labbra rosate, di lasciarli un secondo soli. Ma non poteva farlo, non voleva presentarsi a lei in quel modo, sembrando un pazzo sconosciuto che la voleva consolare. Eppure non era proprio uno sconosciuto, o meglio, lei non era una sconosciuta per lui.
La porta si riaprì una seconda volta e per fortuna, questa volta era Will Scarlet che si avvicinò a lui con passo affrettato e chiedendo scusa all’istante. “Sono inciampato nella foresta mentre venivo e sono dovuto tornare all’accampamento per mettermi un cerotto alla caviglia.”
Robin non gli disse nulla ma dopo un po’ gli sorrise pensando a quanto a volte era stupido il suo amico, ma proprio per questo gli voleva bene e non avrebbe mai potuto fare a meno del suo migliore amico, che lo aiutava in tutto inoltre, come in questo caso.
-Allora, finalmente abbiamo l’occasione di parlare da soli e puoi raccontarmi come sta andando la tua ricerca o se hai già trovato quello che cerchi.-
-L’ho trovato eccome, caro Will.-
Robin sfilò un foglio dalla sua sacca e lo posizionò davanti all’amico guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno vedeva quello che aveva nelle mani.
-Guarda bene il profilo di lei in questa pagina, e poi girati verso l’ultimo tavolo all’angolo, senza farti notare.- sospirò il ladro.
Will fece ciò che gli aveva detto l’altro e si girò piano osservando attentamente la donna seduta a quel tavolo: una donna di classe e molto bella ai suoi occhi, e sicuramente il tipo di persona che potrebbe piacere a Robin.
-Ehy amico, è proprio lei, complimenti! Come hai fatto a trovarla?-
-Non l’ho trovata io, è stato un caso. Ero in libreria pochi giorni fa per cercare a quale libro appartenesse questa pagina e per capire come fosse possibile che ci sono io raffigurato a baciare una donna che non ho mai visto, mai incontrato. Così, guardando tra i scaffali, mancavano circa due o tre libri, e attraverso quei buchi ho visto dall’altra parte, e c’era lei, seduta davanti a un tavolo a sfogliare le pagine di un libro, pagine proprio identiche a questa.-
Si bloccò un secondo per riprendere fiato.
-Sembra quasi un segno del destino.- Gli sorrise il suo amico.
-E probabilmente lo era, perché a un certo punto le è squillato il cellulare, e doveva essere una cosa urgente a quanto pare, perché si alzò di corsa lasciando il libro su quel tavolo.-
-E questo che significa?-
-Come che significa? Ti ho detto che questa pagina è uguale a quelle del libro che sfogliava lei quel giorno. Quel libro in realtà è il suo, non appartiene alla biblioteca, perché quando se ne è andata, Belle, la bibliotecaria, ha preso il libro ed è uscita fuori urlando il nome di quella donna per ridarglielo, ma era troppo tardi. Così mi sono avvicinato a Belle, e le ho chiesto se poteva farmelo vedere, e lei me lo ha consentito.-
-Okay, sono un po’ confuso, ma ora, arriva al sodo.-
-Mi sono seduto a guardare il libro, ci sono una serie di storie raccontate che si intersecano tutte tra loro, ma non mancava nessuna pagina, nessuna ventitreesima pagina, ma sulla numero 23 c’era questa stessa donna che correva via da un posto a me molto familiare, era un locale che frequentavo tempo fa. E inoltre, ho scoperto chi è lei e la sua identità. Quel libro mi è stato di grande aiuto, per questo ti dico che probabilmente è un segno del destino.-
-E chi è lei? Biancaneve? Ha i capelli neri come la classica Biancaneve delle favole.-
-No, non Biancaneve, ma la sua matrigna.-
Will rimase a bocca aperta e sgranò gli occhi preoccupato.
-Che cosa?? La regina cattiva? Amico, sei impazzito? Qui ci sei tu che baci la regina cattiva e ti ingegni anche per cercarla ora? Io ti consiglio di lasciar perdere, in che guaio ti stai cacciando?-
-No, non posso lasciar perdere, ormai ci sono, e devo scoprire di più. E non è cattiva, Will, guardala. Hai mai visto una regina cattiva con gli occhi rossi dal pianto?-
-Potrebbe avere un problema alla vista e la sua amica la sta consolando perché probabilmente dovrà mettere gli occhiali.-
Robin fece finta di non sentire la stupida battuta.
-Ecco, ‘la sua amica’, allora come spieghi il fatto che la regina ha un’amica?-
-Ma lei ha rovinato la vita di tutta questa gente, Robin, compresi noi.-
-Sì, forse, ma le persone cambiano, e ho letto la sua storia. Lei non era cattiva, credimi. Ciò che ha fatto lo ha fatto solo per vendetta, e credo che ora stia cercando di rimediare ai suoi sbagli. Io andrò fino in fondo a questa storia.-
Robin appoggiò la schiena alla poltroncina su cui era seduto, sicuro di ciò che aveva appena detto, sorseggiando l’ultimo goccio di caffè. Il suo amico si arrese, non lo avrebbe mai convinto, ne era consapevole.
Robin e Will si alzarono dal tavolo e uscirono dal Granny’s. La ‘regina cattiva’ era già andata via da un po’ dopo aver mangiato anche lei un panino. Robin sapeva, o meglio, intuiva il motivo per cui quella sera lei non era a casa sua a cenare, e anche il motivo per cui aveva pianto. Si ricordò della scena a cui aveva assistito il giorno prima, la scena che non aveva raccontato a Will.
Era dal giorno che l’aveva vista in biblioteca che non poteva fare a meno di seguirla almeno una volta al giorno, senza esagerare troppo, per non far diventare stalking quello che stava facendo, o forse lo era già diventato. Ma infondo, come anche il ladro, lo faceva a fin di bene.
Il giorno prima infatti, l’aveva seguita ancora una volta e in più, l’aveva in un certo senso salvata, con un semplice tiro di freccia. Era l’unica cosa che poteva fare in quel momento, non aveva voluto intervenire direttamente, ma in qualche modo doveva farlo. La stava vedendo soffrire e non voleva assolutamente vederla così. Il suo istinto gli disse di proteggerla, e lui lo fece. Se non lo avesse fatto, avrebbe avuto per sempre il senso di colpa.
Will salutò l’amico che aveva bisogno di ancora un po’ di tempo per riflettere e stare da solo e tornò nella foresta.
Robin si sedette su una panchina e appoggiò la testa all’indietro. Gli piacevano le stelle. Lo aiutavano spesso a pensare e a trovare le giuste soluzioni.
‘Regina’, ripeteva in continuazione quel nome nella sua mente, aveva scoperto che si chiamava così grazie a Belle, quando la sentì chiamarla fuori dalla libreria per riconsegnarle il libro.
Non sapeva se mettere Regina al corrente di quella situazione, di quella pagina comparsa nella sua sacca improvvisamente, per magia? Lui era sicuro di non averla mai vista da nessuna parte e di non averla mai avuta dentro la sacca che portava sempre con se.
Lui voleva parlarle, ma come avrebbe reagito lei? Non voleva spaventarla, non voleva rovinarle la vita. E se invece gliel’avesse migliorata?
Ma lei era fidanzata, e lo amava, lo ha letto nei suoi occhi quando lui le stava facendo del male e quando quella sera era entrata da Granny’s. Lo amava, eccome.
Robin per la prima volta, quella sera, si chiese per quale motivo aveva bisogno di andare così a fondo in quella storia, ma non trovava risposte precise. Voleva farlo e basta. Si sentiva legato a lei.
E se quella pagina fosse davvero un segno del destino? Ha sentito molte volte parlare del lieto fine, ma lui non ci credeva, da quando sua moglie era morta, aveva smesso di crederci. Ma poteva ricominciare a farlo. Vedeva del buono in quella donna, e secondo lui, lei era la persona più lontana da quella che deve essere considerata ‘la regina cattiva’.
L’aveva vista sorridere, mentre andava verso il molo il giorno prima, prima che accadesse ciò che era accaduto, e non riusciva a togliersi quel sorriso dalla testa. Ci pensava in continuazione. Pensava a tutto ciò che riguardasse lei, e quella occasione non voleva perderla, ci doveva provare, doveva credere nel destino, soprattutto nel destino nascosto dentro quell’immagine. Nessuno glielo avrebbe impedito, nemmeno il suo migliore amico. Per una volta, non gli avrebbe dato ascolto. Doveva solo trovare il modo per entrare nella sua vita. Magari il destino aveva programmato anche quello.
“Io so chi sei tu.”
Robin alzò di scatto la testa, spaventato per aver sentito improvvisamente un voce. Una ragazza dallo strano aspetto gli si era posizionata davanti.
Come faceva a conoscerlo se lui non aveva la minima idea di chi fosse e non l’aveva mai vista prima? Se non quando era a mangiare e lei era seduta al tavolo di fianco al suo. La guardò con occhi perplessi senza pronunciare alcuna parola.
“Ho riconosciuto il tuo tatuaggio.”
  
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