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Autore: lightblue96    06/12/2014    1 recensioni
Cinque mesi. Erano passati cinque mesi da quando tutto accadde. Cinque mesi a cercare di rintracciare quel ragazzo che era stato importante per me. Quella città sarebbe stata l’ultima tappa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Com’è andata la visita?” mi chiese mia nonna.

“Bene” risposi io sorridendo. “Rebecca si è messa anche a piangere”

“Non è vero!” negò lei. Io risi e mi toccai l’enorme pancione.

“Che ti ha detto la dottoressa?”

“Che la bambina è in salute e che sto entrando nel nono mese. Ha detto che non devo agitarmi troppo” risposi io.

“Sei sicura di voler andare al concerto?” Questa volta fu Rebecca a parlare. Io annuii in risposta.

“Voglio andarci.” Dissi. “E poi non mi accadrà niente.” Rassicurai entrambe.

 

 

Fuori dallo stadio c’era una marea di gente. Io ero arrivata pochi minuti prima che aprissero le porte. Quindi ero, su per giù, l’ultima di quell’enorme fila. Le ragazzine erano eccitate e parlavano tra di loro.

“Ciao” mi disse qualcuno. Mi girai. Era una ragazza della mia età. Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi. Era alta e magra e portava una maglietta con le loro facce.

“Ciao” ricambiai io.

“Mi chiamo Chiara” disse

“Federica. Piacere.”

Nel frattempo le porte si erano aperte e il flusso di persone diminuiva man mano che entravano.

“In che posto sei?” chiesi.

“Nel prato” disse lei. “E tu?”

“Nelle prime file dei posti a sedere” risposi io.

“Capito” fece lei sorridendomi. “beh ora devo andare” disse.

Ci fecero entrare e ci dividemmo. Lo stadio era praticamente pieno ed io ero orgogliosa di loro. Sorrisi e mi toccai la pancia. –Tra poco sentiremo cantare il tuo papà- pensai rivolta alla mia bambina.

 

Harry’s Pov

Lo stadio si era riempito tutto. Speravo che da qualche parte in mezzo a quelle ragazze ci fosse lei. Volevo che ci fosse. Erano passati quasi nove mesi e non ero riuscita a trovarla. Era come scomparsa. Però sapevo che abitava vicino Roma e speravo che fosse venuta.

“Harry?” mi chiamò Niall. “È ora”

Sospirai. “Vengo” dissi.

 

Federica’s Pov

“Ciaoo Romaaa!” urlò Louis.

“Siete pronti?!” fece Zayn.

Urlarono tutti un grande  ‘si’ come risposta.

“Bene, allora iniziamo” urlò Harry.

-Eccolo- pensai. –Il tuo papà è lì-. Non era cambiato di una virgola. A parte i capelli, che si era fatto allungare, era sempre lo stesso. Sorrisi.

“Prima di iniziare questo concerto” iniziò Liam. Harry fece un passo avanti.

“Vi devo raccontare una storia” terminò Harry. “Un giorno, una ragazza e un ragazzo si scontrarono in un aeroporto. Quando lui la vide rimase incantato dai suoi occhi. Erano così grigi e così infelici. Si scusarono a vicenda e poi ognuno andò per la sua strada. Lui pensava di non rivederla più, ma dopo neanche cinque minuti la vide bagnata ad aspettare un taxi. Allora lui le offrì un passaggio. Per convincerla ci volle molto tempo, ma alla fine accettò. Quel gesto fu l’inizio del loro rapporto. Le settimane passarono e tutto andava a gonfie vele. Il ragazzo, senza accorgersene, si innamorò della ragazza, ma fece una scemenza”

Non riuscivo a fermare le lacrime di incredulità e gioia. Lui mi amava. Però ancora non capivo perchè. Perché se n’era andato così, senza dire nulla? Perché non si era fatto risentire? Perché?

“Ehi stai bene?” mi chiese una signora a fianco a me. Io annuii in risposta.

“Lui, senza una spiegazione, se ne andò. Senza lasciare traccia.” Continuò Harry. “La ragazza credeva che per lui fosse solo una delle tante, ma non sapeva che quella decisione gli era costata cara. Lui si rese conto solo più tardi della cavolata che aveva fatto. Aveva perso l’unica ragazza che l’aveva amato per quello che era, e non per l’apparenza. Aveva perso una parte di se stesso, una parte del suo cuore assieme a lei. L’ha cercata in lungo e in largo, ma lui non è riuscito a trovarla. Voglio dire a quella ragazza, se è lì con voi, che lui la ama e l’ha amata dal primo momento in cui l’ha vista. Voglio dirle che lui è stato un cretino a lasciarsi andare una persona così meravigliosa. E infine, voglio dirle che mi dispiace. E voglio dedicarle questa canzone.”

Le note di Strong riempirono lo stadio. Non sapevo cosa pensare, cosa fare. Anche io lo amavo. Appena la canzone iniziò, sugli schermi apparve una nostra foto e, dopo di quella, ne susseguirono altre. La prima volta in cui andammo a mangiare un gelato, noi al parco, al cinema, la serata in cui mi aveva fatto conoscere i suoi amici..

“Perché quando io non sono con te sono più debole. È così sbagliato che tu mi renda forte?” cantò lui.

 

Dopo cinque canzoni (Best song ever, Happily, You & I, Through the dark e Half a heart) non ce la feci più. Non mi sentivo bene e proprio non ci riuscivo a guardarlo. Le emozioni erano troppe ed io ero esausta. Mi alzai, ma non feci in tempo a fare un passo che mi si ruppero le acque.

“Merda” dissi. Cercai di andare verso la guardia, ma una fitta mi sorprese. Una ragazza mi chiese se stessi bene, ed io feci segno di no con il viso.

“Le chiamo la guardia” disse lei e se ne andò. Dopo pochi minuti ritorna la ragazza con due omoni grossi. Feci un sospiro di liberazione quando notai che nessuno dei due non era Paul.  Lui era l’unico delle guardie che mi conosceva. Chiesi loro di accompagnarmi fuori e dissi che mi si erano rotte le acque.

“L’accompagno io all’ospedale” disse l’omone con i capelli neri.

“Non c’è bisogno” dissi. “Posso guidare io o prendere un taxi.” Però un'altra fitta mi fece piegare in due.

“È fuori discussione” fece quello con i capelli biondi. “Va bene Marco” rispose a capelli neri. “Informo io Paul dell’accaduto”

“Bene” disse. Poi si Rivolse a me in tono dolce. “Andiamo”

 

Durante il tragitto, Marco mi fece delle domande.

“Come si sente?” fu la prima.

“Confusa” risposi sincera. “Ci mancavano ancora delle settimane, dannazione” ero arrabbiata e avevo paura. Il respiro accelerava sempre di più. E le contrazioni aumentavano.

“Cerca di calmarsi. Faccia dei respiri profondi” mi disse. “Siamo quasi arrivati”

Cercai di calmarmi. E per un po’ ci riuscii. Fino a quando non mi fece un’altra domanda.

“Sa, assomiglia molto alla ragazza delle foto” mi disse. “Come si chiama?”

“Non penso sia il momento giusto per questa conversazione” risposi eludendo la domanda.

E a risposta di quello che avevo detto, un’altra fitta mi attraversò. 

  
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